La Boldrini insiste sullo ius soli. Ma in 300mila firmano contro

Dopo il tramonto della norma voluta dalla sinistra e osteggiata dagli italiani, lo ius soli sembra ormai essere tornato nel cassetto.

Ma non è così. O non per molto. Non è un caso infatti se Laura Boldrini ha definito un “grande tradimento” non aver approvato la legge che avrebbe permesso a “800mila ragazzi e ragazze” di fiondarsi sulla cittadinanza italiana. E visto che anche Paolo Gentiloni crede sia arrivato “il tempo” per approvarla, c’è da aspettarsi che il tema tornerà di gran carriera sulla campagna elettorale. Con la Boldrini pronta schierarsi in prima linea.

Eppure, c’è un motivo se lo ius soli non è stato votato in questa legislatura ormai al tramonto. Non è una questione politica, ma sostanziale: gli italiani non vogliono regalare la cittadinanza ai figli degli immigrati. A dimostrarlo ci sono i numeri e per schiarirsi le idee basta confrontare le due petizioni sul tema lanciate online qualche tempo fa. Da una parte il popolo, dall’altra intellettuali, docenti e registi. L’intellighenzia contro i “populisti”, direbbero alcuni.

Sette mesi fa Michela Monferrini aprì una raccolta firme su change.org con l’intenzione di far arrivare un “appello al Parlamento” per dare la cittadinanza ai figli degli immigrati. Tra i firmatari appaiono nomi altisonanti, che vanno da Dacia Maraini a Roberto Saviano, passando per Erri De Luca e Ivano Dionigi (ex rettore dell’Università di Bologna). “Siamo un gruppo di scrittori, registi, docenti universitari, attori e autori teatrali, musicisti, traduttori, professionisti della creatività e dell’editoria. Siamo italiani e italiane. E siamo feriti dall’atteggiamento di chi in questi giorni vuole negare ai figli di migranti nati e cresciuti in questo Paese il diritto di essere cittadini“, si legge nel testo della petizione. Che continua con il solito ritornello degli italiani emigrati negli anni ’70. “Ci pare evidente – concludono gli illuminati redattori – che non approvare questa legge significherebbe invece negare non solo un diritto, ma la realtà di un Paese. Ci appelliamo ai senatori e alle senatrici affinché non temano la forza dei diritti e facciano presto una scelta di civiltà che vada al di là delle appartenenze politiche“. Firme raccolte: 74.300. Non poche, ma neppure molte.

Già, perché nello stesso periodo, sempre su change.org, Filippo Sciortino si è permesso umilmente di promuovere una raccolta firme per radunare tutti gli italiani che “dicono no allo ius soli”. Il testo della sua petizione sarà meno bello e meno forbito di quello siglato dai professori, ma di certo più efficace: al suo fianco si sono schierati 308.011 cittadini contrari alla cittdinanza facile ai figli degli stranieri, anche se nati in Italia. Il rapporto è di 4 a 1. Schiaccante. Con i “ribelli”, sebbene senza aver apposto la firma, ci sono anche Paolo Diop, Kawtar Barghout e il 18enne Josef Lushi. Ovvero quegli stranieri nati in Italia (o arrivati nel Belpaese da piccoli) che considerano la legge tanto voluta dalla sinistra “una sciocchezza” e “un’offesa” a chi, come loro, ha faticato 10 anni per ottenere il passaporto. Boldrini (e compagni) farebbero bene a tenere a mente (anche) questi numeri. O la campagna elettorale sarà in salita.

IL GIORNALE

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