Pagamenti alle imprese, l’Italia è ultima in Europa. Tre mesi per una fattura

fabio de ponte
torino

A pagare e morire c’è sempre tempo. Il detto viene preso alla lettera dallo Stato italiano. I tempi di pagamento della nostra Pubblica amministrazione sono i più lunghi d’Europa, insieme a quelli del Portogallo. Peggio di noi fa solo la Grecia, che però in questi anni ha avuto bisogno di due salvataggi finanziari e ha subito una crisi economica pesantissima. Se in Francia una fattura mediamente viene pagata in 57 giorni e in Spagna in 78, in Italia bisogna attenderne 95. Impietoso il confronto con i paesi più virtuosi: Germania 23 giorni, Regno unito 22, Finlandia 22.

 Italia e la Corte Ue

La questione è sotto la lente di Bruxelles già da tempo. La prima lettera della Commissione Ue all’Italia sull’argomento risale al giugno 2014. All’epoca, secondo i dati in possesso di Bruxelles, la Pa italiana pagava a 170 giorni beni e servizi e addirittura a 210 i lavori pubblici. Da allora la situazione è significativamente migliorata, i tempi sono praticamente dimezzati grazie alla riforma della pubblica amministrazione. Ma ancora non basta: secondo le norme Ue le amministrazioni pubbliche dovrebbero pagare a 30 giorni. E solo «in circostanze molto eccezionali» a 60. Il che avviene se la media Ue è di 43 giorni. Così nei giorni scorsi la Commissione ha rotto gli indugi e ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea. Pur «riconoscendo gli sforzi fatti dal governo italiano», ha scritto, «più di tre anni dopo il lancio della procedura di infrazione, le autorità pubbliche italiane ancora impiegano mediamente circa 100 giorni per liquidare le proprie fatture, con picchi anche considerevolmente più alti».

 

Le lumache

Il premio lumaca per l’ente più lento d’Italia (tra quelli che almeno li hanno dichiarati) va al Comune di Scicli, nel ragusano, che a pagare una fattura ci mette mediamente poco meno di due anni, 658 giorni. E questo non vale solo coi fornitori, ma persino con le famiglie. Sul sito del Comune, in un avviso del 10 agosto scorso, si legge che sono in pagamento i contributi per i libri di testo scolastici dell’anno 2014/15. Ma Scicli è in buona compagnia. Seguono in classifica il Comune di Poggio Nativo (Rieti), con 508 giorni, quello di Torrebruna (Chieti) con 445, quello di Cerreto Sannita (Benevento) con 432. Sono 75 gli enti che dichiarano di pagare le fatture a oltre 200 giorni.

 

La polemica

Ma il Tesoro non ci sta. Un deferimento, quello alla Corte Ue, «ingiustificato e penalizzante – scrive – in un contesto in cui le pubbliche amministrazioni stanno procedendo sistematicamente verso i tempi di pagamento previsti dalla normativa europea». E contesta i numeri, mettendo avanti quelli rilevati dalla Piattaforma per i crediti commerciali (Pcc). Si tratta di un sistema digitale al quale si è registrato la maggior parte degli enti, mettendo così in condizione via Venti Settembre di tenere la situazione sotto controllo.

 

I numeri del Mef

Nell’anno 2016 sono state registrate oltre 27 milioni di fatture – scrive il Mef – per un importo totale pari a circa 138 miliardi di euro. In base alle informazioni fornite dagli enti, la piattaforma ha rilevato pagamenti relativi a circa 18,6 milioni di fatture, per un importo pari a 118,1 miliardi di euro, che corrisponde all’85% del totale ricevuto. I tempi medi di pagamento sono pari a 60 giorni, a 13 quelli di ritardo. Ritardo, segnala il Mef, in diminuzione del 50% rispetto al 2015. Numeri da prendere con cautela, segnala però lo stesso ministero sul proprio sito, in un aggiornamento del 25 settembre, spiegando che «il tempo medio di pagamento effettivo del totale delle fatture è con ogni probabilità più lungo di quello registrato tra gli enti che comunicano i dati». Il ministero ha elaborato così «una stima dei pagamenti mancanti ottenuta con metodologia statistica». Risultato: 64 giorni.

 

«Solo i più virtuosi»

È guerra di numeri. Che nasce, riassume il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, dal fatto che sulla piattaforma del Mef «si registrano solo le Pa più virtuose». C’è da dire che per venirne a capo il Tesoro sta mettendo a punto un nuovo sistema, Siope+, che dovrebbe dare risultati più certi.

 

Le cause del problema

Ma perché la Pa paga così in ritardo? Spesso per mancanza di liquidità – denuncia la Cgia – ma molte volte anche per semplice inefficienza delle amministrazioni. E a volte persino per «ritardi intenzionali». Ci si mettono poi anche i ricorsi, che inevitabilmente scaricano i dilatati tempi della giustizia civile sulla Pubblica amministrazione.

LA STAMPA

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