Roma, bomba davanti alla caserma dei carabinieri a San Giovanni

Attentato all’alba di giovedì fuori da una caserma dei carabinieri a San Giovanni. Un ordigno, sul quale gli artificieri dell’arma stanno indagando per ricostruirne la composizione, è esploso davanti al portone della stazione San Giovanni dei carabinieri in via Britannia. Non ci sono stati feriti ma solo danni alla porta.

Analizzati i video delle telecamere

Sul caso sono immediatamente scattate le indagini alle quali partecipano anche gli investigatori del Ros. Sul posto e accorso il comandante provinciale dell’Arma, generale Antonio De Vita che sta coordinando gli accertamenti. Analizzati anche i video di alcune telecamere esterne che si trovano sulla strada. Per il momento si indaga a tutto campo per capire il movente del gesto.

L’obiettivo era proprio la caserma

Secondo i primi accertamenti l’ordigno è stato depositato accanto alla porta sul marciapiede. L’esplosione è stata particolarmente potente ed è stata udita a centinaia di metri di distanza. Lo spostamento d’aria ha mandato in frantumi una finestra e danneggiato un’auto parcheggiata nelle vicinanze, ma se qualcuno si fosse trovato a passare in quel momento le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi. Le indagini prendono in considerazione qualsiasi ipotesi anche se appare chiaro che l’obiettivo di chi ha lasciato la bomba fosse proprio la caserma dei carabinieri, un ufficio molto importante in quella zona della città, protagonista di operazioni che vanno dal contrasto allo spaccio della droga a quella all’abusivismo commerciale, dalle indagini sulla criminalità comune e organizzata fino a quelle sulla galassia anarchica e antagonista nonché sul fronte dell’estrema destra.

Il movente estremista: i precedenti

Fra le ipotesi più concrete c’è quella di un movente estremista. Un episodio analogo era già avvenuto fuori dalla stessa caserma quasi trent’anni fa. Di recente, nell’aprile scorso, un’altra esplosione si era verificata nel parcheggio dell’ufficio postale di via Marmorata, a Testaccio, e anche in quel caso si è parlato di un gesto legato agli ambienti dell’antagonismo, pur non escludendo altre piste. A Roma strutture dei carabinieri sono già state prese di mira in passato, come nel 2003 quando il maresciallo Stefano Sindona rimase gravemente ferito per lo scoppio di un plico recapitato nel suo ufficio nella stazione dell’Arma vicino piazza Vescovio. C’è stato poi l’incendio doloso causato da un ordigno nella sede dell’Associazione carabinieri in congedo a Vigne Nuove, episodio poi rivendicato dalla «Cellula Mario Galesi», brigatista morto in un conflitto a fuoco con la polizia nel 2003 nel quale perse la vita anche l’agente della Polfer Emanuele Petri.

Le indagini

Atto di terrorismo con ordigno esplosivo il reato contestato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale. L’indagine è al momento a carico di ignoti e in giornata arriverà a piazzale Clodio l’informatica su quanto accaduto, redatta dai carabinieri del Comando provinciale e del Ros.

Gabrielli: «Abbiamo idee chiare»

L’esplosione «è un episodio gravissimo, che ricondurrei nella dimensione di quello che è stato, non deve essere motivo di allarmismo: questi episodi sono avvenuti anche nel passato». Lo ha detto il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, sottolineando che la risposta dello Stato a questi episodi «è in quello che facciamo tutti i giorni». «Filoni che ci indirizzano verso ipotetiche matrici – ha aggiunto Gabrielli – ce ne sono quante ne vogliamo. Ovviamente seguiamo con attenzione. Nello specifico stanno operando, e non potrebbe essere altrimenti, i colleghi dell’Arma. Abbiamo idee abbastanza chiare su chi possa essere e quindi svilupperemo queste idee, che non mi sembra il caso di esplicitare». E ha concluso: «Vorrei dare un messaggio di rassicurazione:non stiamo parlando di situazioni di allarme particolarmente importante. Per certi aspetti ritengo molto più grave la piazzata che è stata fatta ieri nei pressi di una redazione di un gruppo editoriale importante».

CORRIERE.IT

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