Milano al palo, Carige e Creval danno filo da torcere ai bancari

–di ed

Tornano in territorio positivo i mercati europei, dopo alcune sedute all’insegna dell’alta volatilità e delle prese di profitto. Con l’euro tornato sotto il livello di 1,18 dollari, l’azionario europeo sta recuperando terreno (segui qui l’andamento dei principali indici). Incoraggia l’andamento di Wall Street, con gli indici in vivace rialzo. Tuttavia Milano rimane un passo indietro rispetto agli altri listini del vecchio Continente, risentendo della debolezza dei bancari, messi all’angolo dai casi degli aumenti di capitale a rischio di Carige e Creval. In Europa ieri l’indice Stoxx 600 aveva chiuso in calo per il settimo giorno consecutivo, con ribassi generalizzati, mentre Milano aveva inanellato la nona seduta con il segno meno.

Rimbalzano le Borse dopo la correzione

Tornano a salire quindi le Borse europee, dopo la correzione delle ultime sette sedute. Indici in territorio positivo, trainati dalle costruzioni, dai servizi finanziari, dalle auto e dalla tecnologia (segui qui l’andamento dei settori in Europa). A Piazza Affari, il FTSE MIB ha cambiato più volte direzione, zavorrato comunque dai bancari. Tra i titoli che sostengono il listino, va bene ma sotto i massimi di giornata Fiat Chrysler Automobiles, dopo i dati sulle immatricolazioni europee. In ottobre le immatricolazioni di nuove auto hanno registrato una variazione positiva del 5,9%. Fca è andata peggio rispetto al mercato (con solo +1,5%), ma ha migliorato su un orizzonte temporale di 10 mesi Positivi i commenti degli analisti. Bene anche Ferrari. Nel settore delle costruzioni, in linea con l’Europa, sale Buzzi Unicem. Recupera Ferragamo dopo la recente debolezza mentre ha preso a correre Mediaset. Ben comprati i titoli del risparmio gestito. In moderato rialzo Eni, dopo che il ministero dell’Economia ha avviato la vendita del 3,3% e del 50,37% di Enav a Cassa Depositi e Prestiti. L’operazione ha un controvalore atteso per le casse statali di 2,8 miliardi di euro. Torna a scendere Leonardo – Finmeccanica, dopo il rimbalzo di ieri. Fuori dal listino principale, in altalena Astaldi che dopo un forte calo di quasi il 6% in avvio segna una delle performance migliori del listino, in recupero dal la debacle dei giorni scorsi sulla notizia del rafforzamento di capitale da 400 mln di euro.

Banche sotto i riflettori: preoccupano i casi Carige e Creval

Attenzione ai bancari a Milano: i casi Carige e Creval, entrambi alle prese con aumenti di capitale a rischio, rallentano il settore, con il Banco Bpm e Bper in difficoltà (citata quest’ultima tra le possibili partner del Creval). Carige resta sospesa in Borsa mentre è riunito il consiglio di amministrazione straordinario convocato dopo la mancata formazione del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale. Gli operatori temono che lo stop odierno all’aumento apra un’altra strada per la banca genovese: «Date le attuali condizioni di mercato, non escludiamo che Banca Carige sia posta sotto risoluzione dal Supervisore – spiega un broker – Ne conseguirebbe probabilmente una separazione degli asset sani da quelli deteriorati con una ‘banca-ponte’ ricapitalizzata con l’intervento dello Stato e aggregata a un gruppo più ampio mentre i crediti problematici verrebbero trasferiti a un investitore specializzato». Intanto, il Credito Valtellinese non arresta la sua discesa ed è stato fermato in asta di volatilità poco dopo l’avvio delle contrattazioni. Il 6 novembre, il giorno prima che iniziassero a circolare le prime voci su un possibile aumento di capitale, il titolo aveva chiuso in area 2,9 euro, mentre oggi è a quota 1,3 euro, con un crollo di oltre il 55%. La banca ha annunciato un aumento di capitale da 700 milioni di euro, pari cioè a quasi 5 volte la capitalizzazione attuale. Ieri in serata l’agenzia di rating Dbrs ha deciso di ridurre il rating sulle obbligazioni, ponendolo in revisione con implicazioni negative. A questo punto, le ipotesi sulla stampa e tra gli analisti, sono quelle della ricerca di un ‘cavaliere bianco’ che possa salvare la società. Debole anche Bca Mps che lascia sul terreno il 3%.

L’euro resta sotto la soglia di 1,18 dollari

Il dollaro sta cercando di recuperare terreno, dopo essere sceso ieri sui minimi da ottobre verso l’euro, grazie ai dati macro e all’attesa per la votazione della riforma fiscale alla Camera Usa. L’euro/dollaro si è così spinto fino in area 1,1860 per poi ritracciare e tornare a scambiare sotto 1,18 (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali divise e qui quello del dollaro). Ancora debole la sterlina con il cambio euro/sterlina che ieri si è temporaneamente portato a 0,90. Sul fronte macro, nel pomeriggio dagli Usa arriveranno i dati sui sussidi alla disoccupazione e la produzione industriale di ottobre.

L’inflazione europea rallenta all’1,4%

L’inflazione nell’Eurozona rallenta a ottobre con il tasso annuale che passa a +1,4% da +1,5% di settembre. A livello congiunturale, il tasso di inflazione a ottobre è a +0,1 per cento. Nell’Ue l’inflazione annuale a ottobre si contrae a +1,7% da +1,8% di settembre. Il principale impatto sull’inflazione annuale di ottobre, sottolinea Eurostat, arriva dai carburanti per il trasporto, dai servizi ricettivi e dalla categoria alimentare ‘latte, formaggio e uova’ mentre guidano il ribasso le telecomunicazioni, gli indumenti e il comparto protezione sociale.

Dagli States batteria di dati deludenti, eccetto la produzione

Negli Stati Uniti sono stati pubblicati dati macro che hanno deluso le attese degli analisti. Nel dettaglio nei sette giorni conclusi l’11 novembre, il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti à’ cresciuto oltre le previsioni. Secondo quanto riportato dal Dipartimento del Lavoro, le richieste sono salite di 10.000 unità a 249.000, contro le 239.000 della settimana precedente (invariato rispetto alla prima stima).. Il valore si attesta comunque in media sotto quota 300.000 da oltre due anni e mezzo, la serie migliore dal 1970. La media delle quattro settimane è cresciuta di 6.500 unità a 237.750. I prezzi import a ottobre sono aumentati dello 0,2%, facendo meno di quanto avessero pronosticato gli analisti. Infine le condizioni del settore manifatturiero nell’area di Filadelfia hanno rallentato il passo in novembre, attestandosi a un livello inferiore alle previsioni. L’indice di riferimento calcolato dalla Federal Reserve di Philadelphia è sceso a 22,7 punti, dai 27,9 punti di ottobre (invariato rispetto alla prima stima). Il dato è peggiore delle previsioni degli analisti.

Ha invece battuto le attese la produzione industriale, che secondo le rilevazioni della Fed, a ottobre è cresciuta dello 0,9% su base mensile, dopo il +0,4% di settembre (rivisto al rialzo dal +0,3% della prima stima). Segno che il comparto si sta rimettendo in carreggiata dopo gli uragani che hanno colpito il sud del Paese tra fine agosto e inizio settembre. . Su base annua la produzione è in aumento del 2,9% rispetto a ottobre 2016.

Petrolio volatile in attesa di chiarezza da parte dell’Opec

Un’altra seduta volatile per il greggio, che dopo aver aperto le contrattazioni in calo è tornato a perdere terreno (segui qui l’andamento di Brent e Wti in tempo reale). Se i dati Eia hanno evidenziato un aumento delle scorte molto inferiore rispetto a quello testimoniato dall’Api, sottolineano gli analisti di Mps Capital Services, la produzione di greggio a stelle e strisce ha invece registrato un nuovo massimo storico (9,65 milioni di barili al giorno). I mercati guardano alla riunione dell’Opec in programma per la fine del mese, per capire se i Paesi del cartello decideranno o meno di prolungare l’accordo per la riduzione della produzione.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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