L’inganno delle startup: (tante) troppe parole ma pochi fatti e (soldi)

Startup è la parola chiave dell’ultimo decennio, in Italia come nel resto del mondo. Anche nel nostro Paese ne sono sorte tante, di nuove imprese, non solo nella tecnologia avanzata. Un buon segno di una confortante vivacità imprenditoriale, soprattutto giovanile. Ma poi si scopre che il capitale di rischio, che dovrebbe sostenerle, ha dimensioni modeste, irrisorie. Una delusione. Tant’è vero che lo stesso ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha ammesso — nel presentare il quadro di insieme delle iniziative legate a Industria 4.0 — che la crescita del venture capital è insufficiente. Eppure, l’Italia ha una delle normative più avanzate.

Promuove le startup con forti agevolazioni fiscali, deroghe al diritto del lavoro e a quello fallimentare. Sono disposizioni contenute nella legge 99, approvata definitivamente il 9 agosto del 2013, fortemente voluta dal predecessore di Calenda, Corrado Passera.
E allora l’impegno, da qui in avanti, deve essere quello di lavorare più sui fatti, e meno sulle parole. Nell’Economia in edicola lunedì, l’analisi di Ferruccio de Bortoli.</div>

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