Aggressioni sui treni: 49% delle volte è colpa di uno straniero

C’era una volta l’Italia che viaggiava verso il futuro. Erano gli anni Cinquanta e tra le macerie fumanti dell’ultimo conflitto iniziavano a correre le prime rotaie dell’alta velocità.

Nessuno immaginava che la destinazione nuovo millennio sarebbe stata così spaventosa. Sui convogli moderni, infatti, si consuma quasi un’aggressione e mezza al giorno e, come fotografa Quotidiano.net, 49 volte su 100 la responsabilità va ascritta agli stranieri.

Le vittime sono quasi sempre i capotreno ed il personale di bordo. Come nel caso di Carlo Di Napoli, 32 anni ed una figlia di pochi anni che, ancora incredula, gli domanda: “Papà chi ti ha fatto la bua?”. Sono le 21.37 dell’11 giugno di due anni fa quando, sul treno partito dalla stazione di Rho e diretto a Rogoredo, si scatena l’inferno. Il capotreno Di Napoli viene aggredito a colpi di machete da un latinos sprovvisto di biglietto.

C’è anche la storia di Carlo, i dettagli di quella sera ed il suo braccio tranciato di netto nel dossier coralmente presentato dalle organizzazioni sindacali al Ministero dell’Interno per chiedere un “daspo trasporti” a chi aggredisce fisicamente lavoratori della mobilità e passeggeri ed “un numero unico, tipo 112, per segnalare in tempo reale gli episodi di violenza”.

Dal 2014 ad oggi, infatti, i casi sono stati 1.721. Quasi sette volte su dieci il delinquente è stato individuato, 49 volte su 100 era straniero. Mentre, sommando i numeri di Trenitalia e Trenord, nella forbice che va da gennaio 2017 allo scorso 20 agosto è stata denunciata quasi un’aggressione e mezzo al giorno: 303 episodi in tutto (265 sui treni, gli altri a terra).

“Le aggressioni – secondo Nicola Settimo, segretario nazionale Uil Trasporti – sono in aumento e scattano quasi sempre quando si controllano i biglietti”. L’ottimismo della ripresa, oggi, ha così lasciato il passo “alla paura e ad una grande frustrazione perché “ogni volta esci di casa ma non sai come torni e – conclude Settimo – per le colleghe è anche peggio”.

IL GIORNALE

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