Allarme degli 007 stranieri Genova sorvegliata speciale contro il pericolo attentati

marco menduni
genova

Gl i uomini dei reparti speciali dei carabinieri si calano dai tombini e scendono nei cunicoli. Nel sottosuolo di Genova c’è una città parallela e invisibile, che si estende per chilometri tra tunnel e gallerie comunicanti tra di loro. I reparti speciali anti-terrorismo controllano tutto. Poi registrano con le telecamere a raggi infrarossi per realizzare una mappa completa, fondamentale in caso di attacco. Nemmeno ai tempi del G8, quando nel 2001 la città ospitò i Grandi della terra: allora ci si limitò a sigillare i tombini. Poi c’è la fretta, la corsa contro il tempo per blindare via Venti Settembre, la strada principale della città, e soprattutto la promenade genovese, corso Italia, che per quattro chilometri e mezzo corre lungo il mare di fronte all’elegante quartiere di Albaro. Verrà protetta con barriere di cemento, l’intervento sarà sponsorizzato dai titolari degli stabilimenti balneari.

 Genova è una sorvegliata speciale.

Lo è dopo l’attentato sulla rambla di Barcellona, dopo le ultime minacce dell’Isis all’Italia, dopo che la segnalazione di un servizio di intelligence straniero ha suggerito all’Italia particolare attenzione ad alcune città, tra cui appunto Genova. Perché, stavolta, il precedente inquieta più del passato: l’attacco a Barcellona è arrivato immediatamente dopo i video, i messaggi, la rivendicazione dei territori di El Andalusia, l’attuale penisola iberica, come musulmana: da riconquistare.

 

Sembrava la consueta paccottiglia mediatica del Califfato, invece stavolta alla minaccia è seguita subito l’azione. La paura è che la sequenza si possa ripetere tal quale anche nel nostro Paese dopo le minacce delle ultime settimane: i filmati con il Colosseo coperto di sangue davanti al quale è schierato un mujaheddin armato, il Pantheon e piazza della Repubblica. Nel video più recente appaiono il premier Gentiloni che incontra il leader libico Sarraj, i ritratti di Renzi e del ministro degli Esteri Alfano.

 

Quali sono i tasselli di un mosaico complessivo che suggerisce particolare cautela a Genova? La Liguria, in questo momento, è ritenuta una delle regioni a maggior rischio per la presenza di gruppi fondamentalisti. Sono due, divisi tra il capoluogo e il ponente della regione: undici persone in tutto, marocchini e tunisini.

 

Per il ministero dell’Interno e il pool antiterrorismo della procura sono pericolosi. Potrebbero entrare in azione; ma, soprattutto, far da sponda logistica ad altre cellule in arrivo dalla Francia e dalla Spagna. Oppure dal Nordafrica: è questo il motivo per cui, sempre a Genova, in porto, sono stati intensificati tutti i controlli sulle navi che collegano direttamente lo scalo con quelli della parte opposta del Mediterraneo. Anche qui, sono stati installati dei blocchi di cemento sulla rampa di accesso alla Stazione marittima. In questo periodo di rientro dalle vacanze, ogni nome va controllato con scrupolo, per evitare infiltrazioni di jihadisti.

 

In città ce ne sono già. Uno è stato scoperto pochi giorni fa per caso: un intervento per maltrattamenti sulla moglie ha permesso di scoprire che il marocchino arrestato era segnalato come fondamentalista da Olanda, Germania e Francia. Quattro frequentatori della sala di preghiera nel quartiere di Sampierdarena sono indagati dalle intercettazioni per i loro contatti con estremisti. Ancora: già nel dicembre 2015 erano stati fermati all’aeroporto Colombo due siriani con i documenti falsi. Vennero espulsi, l’ipotesi dei magistrati è che fossero impegnati in un test sulla sicurezza dello scalo.

 

A Genova c’è il porto, ma c’è anche il Porto antico, dove sorge l’Acquario: è la grande area recuperata alla città per le Colombiane del 1992, completamente pedonalizzata. Qui, negli ultimi giorni, si è ripetutamente concentrata l’attenzione del sindaco Marco Bucci, preoccupato per la vulnerabilità dell’area ad attacchi con camion e suv.

 

Bucci ha sollecitato l’adozione di misure di sicurezza particolari. È il clima di una città che attende, nella vicina Fiera del mare, l’inaugurazione del Salone nautico, l’appuntamento clou della città dal punto di vista del numero dei visitatori. Anche per questo appuntamento le misure di sicurezza sono al massimo.

 

Genova sorvegliata speciale, anche perché l’Isis, proprio nelle ultime settimane, ha cambiato piani d’azione, ha iniziato a dare istruzioni diverse ai suoi soldati. Non più solo le grandi città, non solo le capitali: gli attacchi «vanno portati dove le difese sono basse, dove c’è maggior possibilità di colpire e uccidere». Nella consapevolezza che nelle metropoli europee i dispositivi di sicurezza sono al massimo livello e rendono molto difficile realizzare azioni terroristiche senza essere intercettati e neutralizzati.

 

C’è un altro dettaglio che attira l’attenzione degli analisti delle intelligence, che rappresenta per ora un’inquietante suggestione ma potrebbe celare un significato più allarmante. Quando i commando e i cani sciolti non hanno colpito le capitali, hanno scelto grandi città affacciate sul Mediterraneo. È successo a Nizza, è successo a Barcellona. Una circostanza che, ancora una volta, pone Genova sotto una tutela particolare.

 

È un clima nel quale ha assunto un significato tutto particolare la firma dell’accordo tra la Regione e l’Arma, davanti al ministro della Difesa Roberta Pinotti, dei giorni scorsi. Il governatore Giovanni Toti e il comandante generale Tullio Del Sette hanno sottoscritto un protocollo. Primo obiettivo: più sicurezza per gli abitanti della Liguria. Con il riconoscimento che, in piena emergenza terrorismo jihadista, occhi e orecchie sul territorio sono un’arma indispensabile.

LA STAMPA

 

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