Il Viminale farà requisire gli edifici pubblici vuoti (se non si muovono i sindaci)

ROMA Per evitare vuoti di potere come quello che s’è visto nello sgombero di via Curtatone, con famiglie abbandonate alle aiuole del cento storico, la direttiva a cui pensa il Viminale conterrà una misura forte, quasi estrema. Quella della requisizione di edifici vuoti (pubblici ovviamente) utilizzabili per ospitare nuclei familiari da sgomberare. Una misura da prevedere laddove le amministrazioni siano riluttanti a farsi carico della situazione. Una regola pensata per le grandi città soprattutto, dove l’emergenza alloggiativa è stanziale e le decisioni faticano ad arrivare. Ma più in generale (e considerato il precedente), un provvedimento ideato per superare l’ostacolo di sindaci inerti o peggio, politicamente ostili. In questo caso la palla passerebbe nelle mani dei prefetti.

La direttiva rafforza significativamente le loro prerogative. E prevede che una volta individuati gli sgomberi più urgenti si provveda ad alloggiare le persone titolate ad avere una casa. Parliamo di migranti regolari non clandestini, ma anche di cittadini italiani sfrattati e inseriti in qualche graduatoria comunale (solo a Roma sono decine di migliaia) per l’edilizia residenziale pubblica. Fra le altre cose bisognerà anche coinvolgere le associazioni di volontariato e la Croce Rossa nel percorso.Una volta emanata la direttiva (domani) i prefetti sono chiamati a realizzare una fotografia aggiornata della situazione, convocando tavoli per la sicurezza e l’ordine che coinvolgano i rappresentanti comunali e decidano cosa e come fare per liberare edifici soggetti a provvedimenti dei giudici. Le regole basilari sono tre appunto: 1) offrire un’alternativa alle famiglie 2) assicurare la disponibilità di ospedali a farsi carico di eventuali malati 3) garantire la presenza di strutture per ospitare bambini.Alla fine non siamo lontani dalla direttiva emanata da Francesco Paolo Tronca due anni fa. Il prefetto (non a caso) che amministrò Roma dopo l’uscita di scena di Ignazio Marino aveva già deciso: «Le occupazioni verranno liberate man mano che si renderanno disponibili gli alloggi per l’emergenza abitativa». Quel piano, fra le altre cose, prevedeva lo sgombero di 16 immobili occupati fra i quali via Curtatone. Immobili, precisava, «individuati sulla base di criteri di priorità fissati dal tavolo tecnico istituito presso la Prefettura di Roma in quanto pericolanti, interessati da sequestro o causanti danni erariali». É chiaro che anche quella della requisizione sarebbe una misura temporanea ma almeno garantirebbe il rispetto delle persone sgomberate.

Ieri, si è svolto il corteo dei movimenti per il diritto alla casa, al quale erano presenti anche i profughi sgomberati da piazza Indipendenza: «siamo in cinquemila» hanno detto gli organizzatori chiedendo la convocazione di un tavolo in prefettura per l’emergenza.Dal centrodestra è pressing contro il ministro Marco Minniti. «Se non procedesse agli sgomberi lo denuncerò per omissione di atti d’ufficio», attacca il leghista Roberto Calderoli. La Procura, intanto, ha aperto un fascicolo sulla vicenda «subaffitto»: le ricevute trovate durante lo sgombero farebbero pensare a una sorta di «racket» delle occupazioni. Non sarebbe la prima volta.

CORRIERE.IT

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