Il governo è preoccupato: il Campidoglio non risponde

Il caos in Campidoglio preoccupa il governo. Non sono solo i quattro assessori al Bilancio sostituiti in un anno e l’allarme commissariamento lanciato dal titolare dei conti capitolini (appena silurato) Andrea Mazzillo a far suonare l’allarme.

Il vero nodo è la difficoltà di comunicazione che – fanno filtrare da Palazzo Chigi – esisterebbe tra l’esecutivo e la giunta guidata da Virginia Raggi. Un problema emerso anche in occasione dello sgombero da parte della Prefettura dello stabile occupato da anni a piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini.

Un’operazione che avrebbe dovuto essere realizzata di concerto con il Comune di Roma a cui sarebbe spettato trovare alloggi alternativi per i richiedenti asilo. Invece da parte del Campidoglio ci sarebbero stati ritardi nell’individuazione dei siti alternativi.

I rapporti tra Comune di Roma e Palazzo Chigi sono pressoché azzerati. Si dice che l’esecutivo mantenga i contatti con l’assessore alla Cultura e vicesindaco, Luca Bergamo, che ha una solida storia di sinistra. Paolo Gentiloni, però, non ha mai avuto un vero faccia a faccia con Virginia Raggi. Nel marzo scorso, in occasione della celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma la freddezza dei rapporti emerse in maniera evidente. E si racconta che anche nella fase organizzativa l’individuazione di interlocutori non fu facilissima. Alla fine, però, la sindaca fu presente alla cerimonia e ottenne di prendere la parola davanti ai 27 capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, con tanto di siparietto con Angela Merkel, con il famoso «lei è il sindaco, suppongo. Possiamo darci la mano?».

In questi mesi di forzata convivenza istituzionale la Raggi ha scritto due lettere a Gentiloni: una per denunciare lo spostamento di buona parte della redazione di Sky da Roma a Milano, dopo la pressione dei lavoratori dell’azienda che chiesero la mobilitazione delle istituzioni nazionali e locali. Una missiva girata al titolare delle Comunicazioni Giacomelli che ricevette il vicesindaco e prese atto, spiegando che per il governo era difficile intervenire sullo spostamento di una azienda da una città italiana a un’altra. La seconda più recentemente per protestare per il rischio di una interruzione idrica nella Capitale e chiedere al governo di garantire il servizio ai romani. Una polemica che alla fine produsse una sorta di accordo a tre tra Regione Lazio – che minacciava di bloccare i prelievi dal Lago di Bracciano – Comune e ministero dell’Ambiente.

L’ultima querelle governo-Campidoglio – quella sulla sistemazione degli occupanti irregolari dello stabile romano sgombrato dalla polizia – si sta gradualmente risolvendo. Il Campidoglio aveva fatto sapere di avere individuato due edifici a Boccea e Torre Maura, rifiutati dagli occupanti. Ora la società che ha in gestione lo stabile sgombrato metterà a disposizione per sei mesi altri suoi edifici. La polemica continua e sotterranea, però, è destinata a ripetersi. Tra Campidoglio e governo ci sono incroci obbligati che dovrebbero essere gestiti sul piano del rispetto istituzionale. È chiaro, però, che l’approssimarsi delle elezioni nazionali, con lo scontro ossessivo e frontale tra Pd e M5s, non promette niente di buono per i cittadini romani.

IL GIORNALE

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