Appendino entra nell’inchiesta sulla notte di piazza San Carlo

simona lorenzetti, andrea rossi
torino

Giorno dopo giorno il numero è aumentato fino a formare un plico. Querele su querele che raccontano le storie dei feriti di piazza di San Carlo, travolti e schiacciati da una folla impazzita in preda a una psicosi collettiva la notte del 3 giugno. Denunce che puntano il dito direttamente contro chi ha organizzato l’evento, a cominciare dal Comune e da Turismo Torino, l’ente delegato dall’amministrazione. Ma c’è di più in quelle carte. Ci sono i nomi dei vertici dei due enti. Ed è così che la Procura di Torino ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati chi ha installato il maxischermo per la finale di Champions League e ha disposto le misure di sicurezza. Nel mirino dei pm è finita anche la sindaca Chiara Appendino, il cui nome da qualche giorno è iscritto nel registro degli indagati. Proprio le querele che la citano fanno sì che, in vista di un interrogatorio, la Procura debba ascoltarla in veste d’indagata e non più come testimone a conoscenza dei fatti. Il procedimento non riguarda il filone principale dell’inchiesta, quello sulla morte della 38enne di Domodossola Erika Pioletti, ma quello secondario relativo alle lesioni per i 1.526 feriti.

 

Un tecnicismo analogo a quello che lo scorso lunedì ha portato il presidente di Turismo Torino, Maurizio Montagnese, difeso dall’avvocato Fulvio Gianaria, a comparire davanti ai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo. Sentito in gran segreto negli uffici del capo della Digos in questura, Montagnese, che in un primo momento era indagato solo in relazione ad alcune querele per lesioni, si è visto «notificare» un nuovo avviso, questa volta nel filone principale dell’inchiesta. Sempre ieri ha ricevuto un avviso di garanzia anche Danilo Bessone, direttore generale di Turismo Torino. È il braccio operativo dell’ente, la cui firma compare in calce ad alcuni dei documenti acquisiti dai magistrati. Anche Bessone, assistito dall’avvocato Anna Ronfani, sarà interrogato.

 

Al momento Appendino non ha ancora ricevuto un avviso di garanzia. Un atto dovuto che molto probabilmente le verrà notificato solo alla vigilia di un interrogatorio. Non a caso a chi ieri le chiedeva conferme ha smentito seccamente: «Io non ho ricevuto nulla». A coinvolgere la sindaca sono sì le querele che a pioggia la citano, ma anche il fatto di aver mantenuto all’indomani della sua elezione due deleghe di peso: sicurezza e grandi eventi, i temi che toccano di fatto l’inchiesta della Procura. Il destino della sindaca non è ancora cristallizzato ma questa mattina verrà depositata una nuova denuncia, questa volta presentata da un tifoso che si è rotto il femore. Il suo legale, Stefano Gubernati, chiama in causa non solo Montagnese, ma anche «il sindaco pro tempore», il questore e il prefetto. Al momento l’indagine non lambirebbe i rappresentanti del Viminale, ma il fronte investigativo potrebbe allargarsi nelle prossime settimane.

 

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L’inchiesta sui fatti di piazza San Carlo si preannuncia tutt’altro che breve. Il compito che spetta ai magistrati è quello di individuare i responsabili dei vari aspetti della manifestazione e a chi toccavano i vari compiti nella gestione della piazza. Non basta aver firmato un documento con cui si delega a qualcuno un incarico: è necessario che la legge riconosca quella procedura, trasferendo la responsabilità da una persona all’altra. Ed è in questo contesto che si studia anche il ruolo svolto dalla Commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli. Alle 15 del 3 giugno, la Commissione ha ispezionato le strutture installate in piazza San Carlo. E le ha dichiarate idonee, a patto di rispettare 19 prescrizioni: dalle misure antincendio, alla capienza massima consentita (40 mila persone), alla presenza di personale sanitario, alle vie di fuga. Quasi tutte rimaste sulla carta.

LA STAMPA

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