Riforme, caos alla Camera: maggioranza battuta, il tabellone mostra i franchi tiratori. Il Pd: “La legge elettorale è morta”

di SIMONA CASALINI

ROMA – Legge elettorale, vacilla il patto tra Pd-M5S-Fi e Lega. In tarda mattinata il dem Emanuele Fiano scandisce: “La legge elettorale è morta, e l’hanno uccisa i 5 Stelle”. Non promette niente di buono. Fiano è il relatore della riforma e parla dopo la débacle in Aula del patto a 4, nel voto a scrutinio segreto che per un attimo si è fatto vedere a tutti. Ma i grillini lasciano una porta aperta: “Da irresponsabili far cadere la legge elettorale per colpa del Trentino” dichiara Roberto Fico, riferendosi all’emendamento diventato il casus belli di una mattinata politicamente complicata.

Legge elettorale, quel pasticcio con il tabellone che ha reso palese il voto segreto

Tutto è iniziato intorno alle 11, al primo voto segreto della mattina in aula alla Camera, sulla nuova legge elettorale. È stato un emendamento minore di Forza Italia, presentato dalla bolzanina Biancofiore – riguardava l’applicazione della riforma anche nei collegi elettorali del Trentino Alto Adige, i relatori avevano espresso parere contrario, e quindi si attendeva un no compatto – a mandare il patto della ‘maggioranza’ a spasso: a sorpresa i favorevoli sono stati 270, i contrari 256 e gli astenuti 1.

Momenti di confusione, caccia ai malpancisti, accuse rinfacciate. Con in più il problema tecnico sul tabellone dei risultati, che ha reso “palese”, visibile a tutti, la suddivisione dei voti con cui la maggioranza è andata sotto e che doveva essere segreta. Imbarazzi, scuse, proteste. La presidente Boldrini parla di “disguido tecnico”, i grillini che dai loro banchi urlano: “Libertà, libertà”.

Legge elettorale, Rosato (Pd) ai 5 stelle: “Vostra parola non vale nulla”

Il tabellone per un attimo ha mostrato con chiarezza chi del cosiddetto “patto a 4” aveva “tradito”. Sull’immagine che fotografa per sbaglio il sì e il no dei diversi partiti sull’emendamento Biancofiore, si vedono, tra l’altro, praterie di voti verdi nei banchi grillini, all’opposto dei voti rossi espressi dai dem. Dunque i grillini diventano gli accusati numero uno, ma mancano anche 59 voti dai banchi di Pd, Fi, Lega e Svp. Inevitabile che intorno alle 11,30 in aula scoppi la bagarre.

“Oggi l’ M5s ha dimostrato che la sua parola non vale nulla”, ha attaccato il capogruppo Pd, Ettore Rosato, mentre dall’assemblea si levavano proteste. Rosato ha quindi chiesto di sospendere i lavori “per verificare se ci sono le condizioni” per procedere con la discussione del provvedimento o “se si debba rimandare il testo in commissione”.

Durissimo Emanuele Fiano, il dem relatore della legge, che su twitter si scaglia contro i presunti colpevoli: “Sono stati i Cinquestelle a far fallire la Legge elettorale. Per pochi secondi il voto è stato palese, loro hanno votato a favore e questa è la prova”. E pubblica lui stesso la “foto incriminata”, la prova del presunto tradimento. Più tardi, ai cronisti accorsi in Transatlantico dirà: “La legge elettorale è morta. Non siamo abituati a fare accordi politici con persone che dicono una cosa e ne fanno un’altra”.

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A scusante, in casa M5s c’è chi però sottolinea che il gruppo aveva sostanzialmente annunciato quel voto favorevole all’emendamento della contesa, con un intervento di Riccardo Fraccaro in Aula alla Camera poco prima del voto segreto. “Si tratta di un emendamento largamente condiviso ma non si vuole fare passare per non fare saltare l’accordo, e quindi la legge elettorale si ferma a Borghetto…”, aveva sottolineato Fraccaro. Ma il dem Rosato in aula replica ai pentastellati: “M5S in commissione aveva votato contro questo emendamento”. Però poi smussa: “Ma non me la prendo solo con M5S,  io condanno tutti i franchi tiratori in quest’aula che non hanno il coraggio di assumersi la propria responsabilità”.

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E Roberto Fico, in Transatlantico, ribalta la storia ma non chiude le porte: “L’emendamento applicava l’impianto della legge al Trentino Alto Adige, uniformandolo a tutte le altre regioni italiane. Se il Pd fa cadere il discorso della legge elettorale per questo emendamento, non solo è irresponsabile, ma trama qualcosa che non conosciamo…”, così il capogruppo pentastellato. E argomenta: “Sembrava un emendamento normalissimo,  la maggioranza aveva tutti i numeri per bocciarlo. Sono quattro anni e mezzo che ci bocciano le cose, è impossibile che non riescano a bocciare un emendamento sul Trentino Alto Adige…Noi andiamo avanti, chiediamo di continuare i lavori così come abbiamo deciso ieri in conferenza dei capigruppo”. Abbiamo già chiuso tutto in commissione, non si capisce dove sia il problema”.

“E’ troppo facile farsi belli di fronte alle telecamere – ribatte il dem Fiano – Il parere contrario a questo emendamento era frutto dell’accordo in commissione e se il M5s ci avesse detto che era un tema fondamentale ne avremmo preso atto. E’ da incoerenti dire una cosa e poi cambiare idea al momento del voto”.

Come andrà a finire? La legge elettorale tornerà in commissione o salta il patto a 4 con tutta la riforma? Questa è la domanda che in questi momenti si rincorre in Transatlantico. Intanto è stata annullata la seduta del Comitato dei Nove, il gruppo ristretto di deputati che esamina gli emendamenti della legge, riunione che era convocata  per queste ore.  Ma dagli alfaniani arriva un segnale: Maurizio Lupi (Ap) definisce quanto accaduto un “incidente marginale”, e aggiunge che “questo Parlamento è assolutamente in grado di fare il suo mestiere, fare la legge”.

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L’ordine ai pentastellati: “filmatevi”. Sembra una beffa ma, prima del caos sul voto segreto-palese, il Movimento 5 Stelle aveva invitato i suoi deputati a riprendere il voto e dimostrare al Pd che nel loro gruppo i franchi tiratori non esistono. Accusa che era stata già mossa dal Pd dopo i 100 voti mancanti ieri alla Camera.

L’ordine di scuderia però ha lasciato perplessi in molti. Tant’è che qualcuno ha dovuto chiedere delucidazioni a Rocco Casalino, responsabile della comunicazione di M5s, e che ha dovuto rispiegare a più di una persona le istruzioni al voto-filmato.

“Dovete votare con un dito solo, non infilare tutta la mano nella fessura dove si trovano i tre pulsanti del sì-no-astenuto, in modo che si capisca da che parte votate e dopo aver cliccato togliete subito la mano. Se possibile, filmatevi”, aveva spiegato Casalino ad alcuni portavoce in cortile alla Camera prima dell’inizio dell’Aula. Aggiungendo: “Bisogna fugare ogni dubbio”. Poco meno di un’ora dopo, la clausola si è sciolta, travolta dalla forza (o dalla sfortuna) di una foto che ha rivelato chi ha votato cosa.

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