Il Papa all’Ilva, “Il buon imprenditore non è uno speculatore”

di NADIA CAMPINI

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“Ill sistema politico a volte sembra avvantaggiare chi specula e non chi investe”. E anche : “A volte si pensa che lavoratore lavora bene solo perchè è pagato, ma questa è grave disistima dei lavoratri, il lavoratore inizia a lavorare bene per dignità, il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori perchè lavora con loro, l’imprenditorere prima di tutto deve essere un lavoratore,nessun bravo imprenditore ama licenziare la sua gente, chi pensa risolvere problemi licenziando la sua gente non è un buon imprenditore, non deve confondersi con lo speculatore”. Sono parole forti quelle che papa Francesco rivolge ai lavoratori genovesi nel capannoni dell’Ilva, la sua prima sosta nella giornata genovese e i lavoraotri lo ripagano con applausi e ‘bravo, bravo’.

In fabbrica è arrivato accolto da cori da stadio ‘Francesco, Francesco’, appena sceso dall’auto si è soffermato davanti alla mostra di Massimo Minella poi è entrato nel capannone. “E’ la prima volta che vengo a Genova ed essere così vicino al porto mi ricorda da dove è uscito il mio papà” sono le prime parole al suo ingresso,
Il cardinale Angelo Bagnasco nel benvenuto ha ricordato che l’attenzione al mondo del lavoro genovese risale addirittura al 1943. Poi tocca alle parole dei rappresentanti del mondo del lavoro. Papa Francesco parla delle “tipiche proprietà dell’imprenditore, la creatività, la passione per le opere delle proprie mani e dell’impresa. Non c’è buona economia senza buoni imprenditori””.

Gli applausi scrosciano anche quando il Papa cita l’articolo 1 della Costituzione: “L’italia è una repubblica fondata su…”  . e fa una pausa per dare il tempo ai lavoratori di completare urlando “sul lavoro”, poi ancora più applausi scrosciano quando Francesco dice che l’obiettivo deve essre “non il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti” e neanche la pensione anticipata.Alle sette ll magazzino-capannone dell’Ilva è già affollato, in prima fila gli uomini dell’Ilva, elmetti gialli e tute arancioni e blu, in mano la bandierina bianca e gialla con la scritta ‘viva il Papa’ distribuita all’ingresso, i pullman hanno continuato ad affluire in modo ininterrotto per oltre un’ora, portando i tanti lavoratori che vogliono vedere Francesco, 3500 sono quelli ammessi, ma le richieste sono state molte di più.Il palco è coperto di sagome di lamiera a forma di mezzi rotoli, il simbolo dei laminati che qui ancora si producono e mezzi rotoli fanno da sfondo al magazzino che si estende dietro al palco quasi a perdita d’occhio. Non è la prima volta che questo stabilimento, che allora si chiamava Italsider, oggi Ilva, accoglie un Papa, ma l’attesa di Francesco ha qualcosa di diverso.

In fabbrica in rappresentanza del mondo del lavoro sono arrivati anche il segretario della Camera del lavoro Ivano Bosco, il segretario della Fim Alessandro Vella, Edoardo Garrone, Giampiero Mondini, il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Signorini, l’assessore regionale Gianni Berrino e tanti altri ancora. Su un grande schermo alle spalle del palco scorrono le immagini del filmato che racconta come lo stabilimento si è preparato all’arrivo del Papa.
Quattro le domande preparate per l’incontro, a rivolgerle sono stati Ferdinando Garrè, imprenditore del distretto riparazioni navali, Micaela, rappresentante sindacale, Sergio, un lavoratore in formazione, Vittoria, disoccupata, al centro il tema del lavoro che non c’è, che è intralciato da burocrazia e ostacoli, che fatica ad affermarsi come valore.

In risposta alle sollecitazioni delle domande papa Francesco sottolinea che non tutti i lavori sono buoni, non sono buoni quelli che si occupano di traffico d’armi, di malavita e dalla parte dei lavori cattivi mette anche il gioco d’azzardo, poi aggiunge che “cattivo è anche il lavoro di chi è pagato per non avere orari”, e critica anche ‘i culti di puro consumo e piacere’, come la scelta di negozi aperti 24 ore su 24, che favoriscono il culto del consumo, mentre “il lavoro è fatica, ma una società edonista non capisce il valore della fatica e del lavoro’.

Poi termina con una preghiera sul lavoro, la benedizione a “lavoratori, imprenditori, disoccupati’ in tanti rispondono con il segno della croce e poi di nuovo parte l’applauso e il coro “Francesco, Francesco”

REP.IT

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