Europa debole dopo downgrade Cina. A Milano (-0,2%) crolla Ferragamo

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Seduta fiacca per le Borse europee, penalizzate dal downgrade al rating cinese decretato da Moody’s (il primo da 28 anni), mentre il petrolio – alla vigilia del vertice Opec – avanza dello 0,1% dopo il calo oltre le attese delle scorte americane di greggio con il Wti a 51,5 dollari al barile. L’agenzia di rating ha motivato la decisione con il rallentamento della crescita economica e l’aumento del debito governativo proiettato verso il 40% del Pil per il 2018. Intanto, l’attenzione dei mercati torna sulle banche centrali. Sul fronte delle banche centrali, invece, c’è attesa per le minute della Fed mentre il numero della Bce, Mario Draghi, parlando a Madrid, ha ribadito l’orientamento espansivo dell’istituto di Francoforte. Così, con Wall Street leggermente positiva, Milano ha chiuso in ribasso dello 0,21% nonostante una buona performance del settore bancario, in cui brilla Banco Bpm (+4%) col mercato che scommette sulla cessione, a valori superiori alle attese, di un pacchetto di Npl da 750 milioni. Leonardo chiude a +1,5% dopo il miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s mentre in coda al listino i realizzi colpiscono soprattutto le utility con Italgas (-1,9%, ma protagonista di un lungo e recente rally) e Terna (-1,5%). La peggiore, tuttavia, è Salvatore Ferragamo, che lascia sul terreno il 5,2% dopo la prudenza sull’outlook 2017 espressa dal management in un incontro con gli analisti a Parigi. Sul titolo pesa anche il downgrade cinese, vista la significativa esposizione a livello di fatturato sul Paese asiatico. Sul mercato valutario, l’euro è sceso sotto quota 1,12 e si attesta a 1,1187 (da 1,123 ieri in chiusura) e sfrutta il calo dello yen salendo a 125,2 (da 124,8). Il dollaro/yen è a 111,98 (da 111,14). lo spread Btp-Bund risale leggermente a 173 punti base.

In calo le auto ma Fiat limita le perdite

Prevale la cautela, insomma, sull’azionario europeo che continua a muoversi sotto i massimi da 21 mesi appena toccati (segui qui l’andamento delle principali Borse europee). Settore auto sotto pressione (qui l’andamento dei settori in Europa) compresa Fiat Chrysler Automobiles a Piazza Affari, che comunque limita le perdite dopo la partenza pesante sulla scia delle notizie della causa civile Usa sulle emissioni diesel. Secondo gli analisti il worst scenario è poco probabile e il caso è molto diverso da quello, più grave, di Volkswagen. Male anche Exor. In coda al listino Salvatore Ferragamo che risente, secondo un operatore, delle indicazioni date dal management in un incontro con gli analisti a Parigi e dei timori per gli effetti del possibile rallentamento dell’economia cinese. Ancora sotto i riflettoriBanco Bpm dopo il rally di ieri grazie al giudizio positivo di Barclays e mentre i broker citano le indiscrezioni sulle offerte vincolanti per il portafoglio di sofferenze ipotecarie (Rainbow) pari a 750 mln. Le offerte dovrebbero collocarsi tra 250 e 300 mln. Gli investitori sarebbero Blackstone, Cerberus, Bain Capital Credit e Algebris. Le valutazioni porterebbero il prezzo di cessione su valori superiori a quanto previsto nel piano strategico. Le altre banche viaggiano a due velocità. Scatta Leonardo – Finmeccanica che festeggia il miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s: l’agenzia di rating ha passato l’outlook da neutrale a positivo confermando il rating e considerando la buona performance della società negli ultimi tre anni in un contesto difficile. Possibile, per Moody’s, un miglioramento del giudizio nei prossimi 12-18 mesi. Fuori dal listino principale, continuano a correre le Ecosuntek .

Bce: Praet, senza nostro sostegno inflazione in rallentamento o ferma

«Anche se stiamo vedendo una ripresa economica più solida, ampia e resiliente, sull’inflazione abbiamo bisogno di avere a disposizione una base di informazione adeguatamente ampia e solida cosi’ da assicurare che il percorso previsto dell’inflazione sia robusta, durevole ed autonomo». Lo ha detto Peter Praet, direttore esecutivo e capo-economista della Bce, in un discorso a Sofia, in Bulgaria. In primo luogo, le pressioni inflattive di base «non danno sufficienti indicazioni di un trend convincente al rialzo anche perché le pressioni sui costi interni, in particolare la crescita dei salari, restano deboli» e, in secondo luogo, «la ripresa economica e l’outlook per la stabilità dei prezzi restano fortemente dipendenti da un livello molto elevato di accomodamento monetario, ivi compresa la nostra forward guidance. Senza questo tipo di sostegno, i progressi verso un aggiustamento sostenuto dell’inflazione, così come stimato nelle nostre previsioni, rallenterebbe o addirittura si fermerebbe».

L’euro sotto 1,12 sul dollaro. Petrolio in stallo in attesa dell’Opec

Nella giornata di ieri abbiamo assistito a prese di profitto sull’euro/dollaro, dopo il forte rally degli ultimi giorni, mettono in evidenza da Mps Capital Services. Il cambio è così tornato sotto quota 1,12, in un contesto di tendenziale rialzo dei tassi governativi statunitensi, dopo aver comunque aggiornato in mattinata nuovi massimi dell’anno sopra quota 1,1250 (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali divise e qui quello del dollaro). Debole anche lo yen con il cross contro il dollaro che questa mattina si sta avvicinando ad area 112. . In rialzo il prezzo del petrolio, col mercato che scommette su un proseguimento del taglio della produzione dell’Opec che si riunisce domani (segui qui l’andamento di Brent e Wti). Varie indicazioni di importanti ministri di Paesi produttori lasciano intendere la possibilità di un prolungamento del taglio di nove mesi. Il mercato sembra muoversi in tal senso ed una decisione che preveda solo ulteriori sei mesi di taglio alla produzione si rifletterebbe in violente vendite di oro nero.

DoE, scorte settimanali petrolio -4,432 mln brl (a 516,34 milioni)
Nella settimana conclusa il 19 maggio le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono calate di 4,432 milioni di unità a 516,34 milioni, mentre gli analisti attendevano un ribasso di 2,2 milioni, dopo la discesa di 1,753 milioni di unità precedente. Secondo i dati diffusi dal dipartimento all’Energia, gli stock di benzina si sono attestati in discesa di 787.000 unità a 239,882 milioni, dopo il ribasso di 413.000 barili dei sette giorni precedenti e la frenata di un milione di unità prevista. Le scorte di distillati, che includono il combustibile da riscaldamento, sono diminuite di 485.000 unità a 146,339 milioni di barili, dopo la discesa di 1,944 milioni di barili della settimana precedente e la frenata di 600.000 unità prevista. L’utilizzo della capacità degli impianti si è attestato al 93,5%, più del 93,4% del dato precedente e in linea con quanto previsto.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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