Primarie Pd, ai gazebo si sceglie il segretario

Hanno aperto alle 8 i seggi delle primarie del Pd: si vota in bar, bocciofile e in 10 mila gazebo in tutta Italia, fino alle 20, e il partito spera in almeno un milione di partecipanti. Nel 2013 furono quasi tre milioni. «Le primarie restituiscono potere ai cittadini» è l’appello di Renzi, che avanza «proposte concrete italiane per cambiare l’Europa». «Non si decide solo quale candidato guiderà il Pd, si decide anche tra centrosinistra o un’alleanza con Berlusconi’, sottolinea Andrea Orlando. Per Emiliano «non è detto che Renzi vinca», e comunque gli impedirebbe «di votare il prima possibile con questa legge che rende ingovernabile il Paese».

 

Renzi, lo sprint finale è con Franceschini

Niente piazza per Matteo Renzi il giorno prima delle primarie. L’ex premier ha scelto Internet e il Tg1 per l’ultimo giorno di campagna elettorale. «Dicono che se solo un milione di persone andrà a votare, sarà un flop. Ignorano che un milione di persone rappresentano una forza strepitosa». È questa l’incognita più grande del voto di oggi, il confronto con i 2,8 milioni che andarono a votare nel 2013. Renzi mette l’asticella molto in basso stavolta, ma assicura: «Facciamo di tutto perché si possa superare questa cifra». Su Facebook, poi, si concede un’oretta di faccia a faccia in diretta con gli elettori, affiancato da Dario Franceschini, prima di tornare a casa a Rignano per un pomeriggio in famiglia, interrotto solo dalla registrazione di un’intervista al Tg1, ultimo appello prima del voto di oggi. Renzi fa gli auguri a Silvio Berlusconi, leggermente ferito per una caduta in casa, e polemizza con M5s che cerca di «lucrare qualche voto» con le polemiche contro le Ong. Soprattutto, torna a farsi sentire su Alitalia: «Dobbiamo non lasciarla andare in malora, no agli spezzatini, il Pd presenterà una proposta entro il 15 maggio». Niente attacchi agli avversari, ma una risposta all’accusa più velenosa, quella di puntare all’accordo con Berlusconi: «Fa un po’ ridere, la larga coalizione l’hanno fatta quelli che hanno detto di votare no al referendum. In Parlamento si sbrighino a fare la legge elettorale e lasciamo da parte la fantasie». Oggi voto al circolo vicino casa, prima di rimettersi in macchina per Roma dove attenderà i risultati.

Alessandro Di Matteo

 

Orlando: con me rinasce l’idea del centrosinistra

La scelta è secca: con me rinasce il centrosinistra, con Renzi il Pd farà le larghe intese con Berlusconi. Io non ho dubbi su quale sia la preferenza tra i nostri elettori». Andrea Orlando chiude la sua campagna per le primarie alla mensa della comunità di Sant’Egidio a Trastevere, luogo simbolo dell’Italia concreta e solidale che non dimentica gli ultimi. «Il Pd con Renzi ha raccontato l’Italia che ce la fa, anche nelle eccellenze, e non ha guardato alla sofferenza. Questo viaggio per tutta la Penisola ha confermato quello che pensavo: se non torniamo a occuparci degli ultimi, il Pd perde la sua ragione sociale e lascia campo libero ai populisti». La mensa dei poveri, dove accanto ai profughi mangiano molti italiani che non arrivano a fine mese, per il ministro è il simbolo di un Pd che «deve tornare a essere il partito dell’uguaglianza, del riscatto, non quello di un leader solitario che cerca una rilegittimazione dopo la sconfitta del referendum». «Negli ultimi anni il Pd ha avuto un atteggiamento di sufficienza e di arroganza. In questo tour ho trovato un partito prostrato, incapace di dialogo con la società italiana». Il tono è pacato, i concetti durissimi. «Il partito non ha promosso le primarie», «è stata una campagna clandestina, a Modena hanno trovato dei manifesti per le primarie in un sottopassaggio, almeno lì spero che ci sia una buona partecipazione», sorride amaro. «Conto sulla perspicacia dei nostri elettori, che troveranno i seggi in questa specie di caccia al tesoro». Oggi alle 11 lo sfidante voterà a Spezia, poi in serata sarà al suo comitato in corso Rinascimento a Roma.

Andrea Carugati

 

Emiliano, l’ex premier ci precipita al voto

Sulla sedia a rotelle, perché il tendine d’Achille lesionato in campagna elettorale non è ancora a posto, ma Michele Emiliano non ha voluto sprecare nemmeno l’ultimo giorno di campagna elettorale per provare a rimontare il distacco accumulato da Matteo Renzi nella prima fase del congresso. Il presidente della Puglia ha scelto Polignano per l’ultimo comizio delle primarie, la bella città di Domenico Modugno affacciata sull’Adriatico. Da un palco con la bandiera del Pd sullo sfondo, Emiliano attacca Renzi, lo accusa di lavorare ad un nuovo accordo con Silvio Berlusconi: «Vero Matteo che stai pensando di precipitare il Paese al voto, di non cambiare la legge elettorale perché questa ti dà una scusa perfetta per fare il governo con Berlusconi?». Renzi, secondo Emiliano, vuole far cadere il governo Gentiloni: «Ci proverà a votare il prima possibile. Ma noi glielo impediremo». Il presidente della Puglia prova a galvanizzare i suoi, li chiama alle urne spiegando che «non è detto che Renzi vinca». In realtà, anche lui sa che la “remuntada” è ai limiti dell’impossibile: «Non so se riusciremo a vincere adesso, ma so che non smetteremo mai di combattere». Di sicuro, ribadisce, lui non seguirà Pier Luigi Bersani e gli altri che sono andati via: «Io dal Pd non me ne andrò e continuerò a combattere: non lo lascerò a chi vuole strumentalizzarlo al dominio di un uomo solo». Emiliano è pronto a combattere da domani e, come ha detto nei giorni scorsi, «farò impazzire Matteo».

A.d.m.
LA STAMPA
Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.