Il Nasdaq da record non spinge l’Europa. A Milano corre Azimut

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Chiusura contrastata (segui qui i principali indici) per le Borse europee nonostante la pubblicazione di alcuni dati macro che testimoniano la ripresa e nonostante il Nasdaq americano si sia diretto su nuovi record. Oggi è emerso che l’indice Markit Pmi composito finale del mese scorso è migliorato a 56,4 punti, dai 56 di febbraio, grazie all’andamento favorevole anche dell’indice Pmi ai servizi migliorato a 56 da 55,5 di febbraio. Quest’ultimo, tuttavia, in Italia è sceso a 52,9 rispetto al valore record su 14 mesi di 54,1 di febbraio, indicando un incremento più lento, anche se sempre consistente, della produzione del settore terziario. Negli Stati Uniti Adp ha indicato che il numero di posti di lavoro nel settore privato a marzo sono aumentati di 263mila unità, livello ben superiore alle attese degli analisti e buon preludio per il dato sul mercato del lavoro che verrà pubblicato venerdì. Sempre negli Usa però è emerso che l’indice Ism, termometro dell’attività dei servizi, è calato a 55,2 punti. Intanto mentre sale l’attesa per la pubblicazione del verbali della Federal Reserve sulla riunione del 15 marzo, quella che ha ritoccato al rialzo il costo del denaro, gli investitori si interrogano sull’esito dell’incontro previsto domani e dopo domani tra il presidente americano Donald Trump e quello cinese Xi Jiping. Milano ha terminato le contrattazioni sulla parità.

Bene Azimut, riflettori su risparmio gestito
Il miglior titolo del Ftse Mib è stato quello di Azimut (+4,4%), spinto al rialzo dalle indicazioni fornite dalla società per i conti del primo trimestre. Contestualmente al lancio del riacquisto delle obbligazioni convertibili con scadenza 2020, prevede un utile netto fra i 57 e i 67 milioni di euro a fronte di ricavi compresi nella forchetta 198-215 milioni e nuova raccolta per oltre 1,7 miliardi di euro. La guidance fornita da Azimut ha acceso i riflettori sul risparmio gestito, con Banca Generali gettonata nel durante della seduta, anche se ha frenato in chiusura, e Banca Mediolanumsalita dello 0,3% nel giorno dell’assemblea dei soci. Assemblea nel corso della quale è emerso che «La raccolta netta di marzo è stata molto buona», come indicato dall’ad, Massimo Doris. Il fondatore Ennio Doris ha anche precisato che: «E’ sicuramente oltre la media dei primi due mesi». Ennio Doris ha anche detto che «Cercheremo di lavorare per vedere se riusciamo a ripetere quello che abbiamo fatto per il 2016 e dare i 40 centesimi di dividendo anche quest’anno e più avanti, se non ci sono disastri, per renderlo sostenibile, grazie agli incrementi delle masse».

Banche in ordine sparso, rialza la testa Telecom

Hanno chiuso in ordine sparso le azioni delle banche.Sono infatti salite le Banco Bpm e leUnicredit, mentre hanno chiuso sulla parità le Banca Pop Emilia Romagna e hanno perso quota le Intesa Sanpaoloe le Ubi Banca . Hanno invece rialzato al testa le azioni di Telecom Italia, dopo la frenata della vigilia. I titoli sono stati spinti in alto dalle rassicurazioni dell’ad, Flavio Cattaneo, che rimarrà al di là di chi verrà nominato presidente. «Sono in Tim per realizzare un grande progetto e rimarrò qualunque sia il presidente che gli azionisti vorranno indicare in quanto sono sicuro che mi metteranno in condizione di lavorare bene», ha infatti dichiarato, sottolineando per altro che con Vivendi non c’è nessuna divergenza. Intanto sale sempre più l’attesa per la lista di nomi che entro domenica deve presentare l’azienda di Oltralpe per la composizione del nuovo cda che dovrà essere nominato dall’assemblea di inizio maggio.

Exor in retromarcia dopo conti, male anche Fca

Le Exor (-1,17%) hanno ingranato la retromarcia, nel giorno della diffusione dei conti del 2016 chiusi con un utile in calo a 588,6 milioni rispetto ai 744,5 milioni.

La cedola, comunque, è rimasta stabile a 0,35 euro. Della galassia Agnelli sono andate male leFiat Chrysler Automobiles e leFerrari, mentre le Cnh Industrial hanno messo a punto un progresso del 2,8%.

Cattolica sotto la lente dopo collocamento

Cattolica Assicurazioni (-1,2%) sotto la lente dopo il collocamento del 6% da parte della Popolare di Vicenza, subito dopo lo scioglimento degli accordi di bancassurance. In effetti la compagnia ha esercitato la put che obbliga la banca a rilevare le quote detenute nelle tre diverse partnership di Berica Vita, Cattolica Life e Abc Assicura valutate 186 milioni di euro, a cui si aggiungono poco meno di 10 milioni di euro in penali. Così l’istituto ha subito deciso di rispondere con la cessione del 6,02% di Cattolica con una procedura di Accelerated Book Building. L’operazione si è conclusa a un prezzo di 7,25 euro per azione per un incasso complessivo di 76,1 milioni di euro. La Popolare di Vicenza resta comunque ancora azionista di Cattolica Assicurazioni con una quota del 9% e su tale posizione si interroga il mercato, che tra l’altro guarda a possibili nuovi accordi di bancassurance o anche a possibili acquisizioni che potrebbe avere allo studio la compagnia. Intanto, secondo indiscrezioni, Fondazione Cariverona avrebbe bussato alla porta della popolare veneta per comprare una quota di circa il 3% del capitale di Cattolica.

Euro stabile sul biglietto verde, petrolio in rialzo
Sul mercato dei cambi, l’euro è stabile nei confronti del biglietto verde (segui qui i principali cross). Va su il prezzo del petrolio, a dispetto dell’inatteso rialzo delle scorte di greggio americano (segui qui Brent e Wti). Secondo le rilevazioni del Dipartimento dell’Energia americano nella settimana conclusa il 31 marzo le scorte di petrolio sono salite a sorpresa di 1,566 milioni di unità a 535,543 milioni, mentre gli analisti attendevano un calo di 200.000 di barili dopo la salita di sole 867.000 unità della settimana precedente. Lo spread rimane sopra i 200 punti, esattamente a 201 punti.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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