L’Isis firma la strage di Istanbul Identificato l’attentatore: 25 anni, di etnia uigura. Nessuna vittima italiana

di Monica Ricci Sargentini

Alla fine è arrivata la rivendicazione dell’attentato compiuto la notte di Capodanno nella nota e blasonata discoteca Reina, a Ortakoy nella parte più europea di Istanbul. Nella strage sono morte 39 persone, una settantina i feriti. La firma è quella dei terroristi dello Stato Islamico (Isis) che, per la prima volta, hanno diffuso il comunicato anche in lingua turca: «Per continuare le operazioni benedette che lo Stato Islamico sta conducendo contro la protettrice della croce, la Turchia, un soldato eroico del Califfato ha colpito uno dei più famosi nightclub dove i cristiani celebravano la loro vacanza apostata».

dentificato il killer, forse uiguro. Maxi-operazione a Zeytinburnu

C’è, intanto, una pista che sembra farsi concreta. Dopo l’errore di domenica (quando è stata diffusa la foto di un presunto sospetto che in realtà non aveva nulla a che fare con la strage), la polizia turca ha diffuso altre immagini riprese da video di sorveglianza. Secondo la Cnn turca il killer sarebbe stato identificato. Si tratterebbe di un 25enne dello Xinjiang, regione autonoma della Cina nord-occidentale abitata dagli uiguri, etnia che parla una lingua simile al turco e di fede musulmana, già nota come Turkestan Orientale. E c’è un video-selfie che lo ritrae, secondo quanto diffuso da alcune testate locali come il Daily Sabah, mentre gira nel centro della capitale turca e guarda fisso in camera. Non è ancora chiaro se il video sia stato girato il giorno della strage, ma intanto sono stati ricostruiti gli ultimi spostamenti dell’attentatore di sabato sera.

Il giovane avrebbe preso un taxi nel quartiere di Zeytinburnu, nella parte sud del versante europeo della città, e si sarebbe fatto portare in quello di Ortakoy, più a est, dove è situata la discoteca Reina. C’era traffico, però, e per questo sarebbe sceso lontano dal locale che avrebbe poi raggiunto a piedi. E proprio nel quartiere periferico di Zeytinburnu, dove vivono circa due milioni di persone tra cui popolose comunità di immigrati siriani, afgani, uiguri, balcanici e centroasiatici, la polizia ha compiuto una maxi operazione: una retata che potrebbe far lievitare il numero degli arresti (dodici) già effettuati finora. Fermata una persona che ha tentato di fuggire saltando da una finestra, secondo quanto riporta il Daily Sabah. Ma quanto è successo durante l’azione delle forze speciali non è ancora chiaro: secondo alcuni, l’operazione mirava alla cattura del presunto killer sulla base di una soffiata. Ma la retata si sarebbe conclusa con un nulla di fatto.

La festa demonizzata
Un poster anti-Babbo Natale
Un poster anti-Babbo Natale

Erano settimane che in Turchia giravano appelli contro il Natale e il Capodanno: «Müslüman Noel kutlamaz», «Müslüman yilbasi kutlamaz» («Un musulmano non può festeggiare il Natale»,« Un musulmano non può festeggiare il Capodanno»). Un’opinione diffusa non solo dagli estremisti islamici ma anche da autorevoli organi religiosi come la Diyanet che il 30 dicembre, per voce del direttore degli Affari Religiosi, Mehmet Görmez, molto vicino all’Akp, aveva fatto girare in 80mila moschee un sermone del venerdì in cui dichiarava illegittimi i festeggiamenti del 2017 perché non musulmani. In tutto il Paese l’atmosfera era ostile al Natale e alla fine dell’anno tanto che nei giorni scorsi un uomo vestito da Babbo Natale ha rischiato il pestaggio. Subito dopo l’attentato n0n sono mancati i tweet e i post di giubilo da parte di chi considera le feste cristiane da disprezzare.

L’allerta Usa e la nota di Alfano: «Nessuna vittima italiana»

Il 30 dicembre le autorità turche avevano ricevuto informazioni dagli Stati Uniti, che avvertivano del rischio di un attacco da parte dello Stato islamico durante la notte di Capodanno a Istanbul o Ankara. Un’allerta che non è bastata a scongiurare la strage in cui sono morte 39 persone. Nella notte al Reina Club erano presenti anche alcuni italiani che si sono miracolosamente salvati. E dopo due giorni di ricerche e frenetiche identificazioni, il ministro Angelino Alfano ha alla fine potuto escludere la presenza di vittime italiane: «Le autorità turche hanno comunicato di aver terminato le operazioni di identificazione di coloro che sono stati coinvolti nell’attentato e si può, quindi, escludere la presenza di italiani tra le vittime. In questi giorni, il nostro Consolato Generale a Istanbul e l’Unità di Crisi della Farnesina hanno lavorato, con grande impegno e senza risparmio di energie, per assistere adeguatamente i nostri connazionali che si trovavano sui luoghi dell’attentato e i familiari e gli amici che chiedevano notizie dei loro cari» scrive la Farnesina in una nota.

I proiettili

Nel locale colpito sono stati trovati 180 proiettili. Gli esperti ritengono che il killer si sia comportato in modo «professionale, addestrato e a sangue freddo», dimostrando di aver in precedenza fatto sopralluoghi sul posto per raccogliere informazioni. Il terrorista è arrivato al Reina in taxi all’una e un quarto, ha preso una borsa dal bagagliaio da cui ha estratto un fucile automatico e ha cominciato a sparare colpendo prima un poliziotto e un agente di viaggi che erano fuori dal locale e poi , dentro alla discoteca, ha scaricato tutta la sua rabbia sui 600 avventori, in gran parte stranieri che stavano festeggiando l’arrivo del 2017. L’assalto è durato almeno 7 minuti, il killer si è tolto il cappotto prima di lasciare la scena e far perdere le sue tracce.

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