Archive for Giugno, 2020

Il contributo dei privati per curare il capitale umano

domenica, Giugno 28th, 2020

di   Ferruccio de Bortoli |

Gita Gopinath è la prima donna capo economista del Fondo monetario internazionale. Nella relazione alle previsioni (catastrofiche) del 2020, che vedono particolarmente colpita l’Italia, ha dedicato un capitolo alle perdite, non quantificabili in alcun bilancio, subite dalle giovani generazioni per la chiusura delle scuole in 150 Paesi. E, riprendendo una stima delle Nazioni Unite che parla di un miliardo e 200 milioni di studenti bloccati dal lockdown, si è soffermata su quello che paventa essere un danno pressoché irreparabile. Causa di ulteriore povertà e maggiore disuguaglianza. Originaria dell’indiano Kerala, Gopinath immaginiamo che scriva con cognizione di causa. Quando le chiesero che cosa consigliasse all’Italia, rispose di investire soprattutto sul capitale umano. Noi abbiamo discusso, nella settimana appena terminata, più di distanziamento, di adeguamento delle classi, di orari e contratti che di programmi di recupero e qualità dell’insegnamento. Del resto, i test Invalsi li abbiamo rimossi. E abbiamo dato così la spiacevole sensazione che sia tutta una questione di dove metterlo il capitale umano (senza peraltro riuscirvi), non di come farlo crescere.

Le reazioni al mio articolo pubblicato sul Corriere del 16 maggio (La classe dirigente che serve al Paese) sono state numerose e autorevoli. Il dibattito è stato ed è certamente utile. Non va disperso. Segno di una sensibilità crescente. Le proposte sono state molte, ma vorremmo concentrare l’attenzione su due obiettivi irrinunciabili. Primo: scongiurare un nuovo calo delle immatricolazioni universitarie, come accadde dopo la crisi finanziaria del 2008. Nei dieci anni successivi la popolazione universitaria è calata del 5 per cento in Italia, ma è invece cresciuta del 14 per cento in Francia e del 40 per cento in Germania. Lo si legge in un rapporto, in via di pubblicazione, di The European House Ambrosetticui ha collaborato Riccardo Pietrabissa, rettore della Scuola universitaria superiore di Pavia. Secondo: affrontare lo scandalo di tanti ragazzi che non studiano e non lavorano (i cosiddettiNeet, Not in education, employment or training) che secondo l’Istat erano nel 2018, nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni, 2 milioni 116 mila. Ultimi in Europa.

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L’Italia in vacanza scorda le regole: code, spiagge prese d’assalto (e tornano i turisti stranieri)

domenica, Giugno 28th, 2020

di Agostino Gramigna

L'Italia in vacanza scorda le regole: code, spiagge prese d'assalto (e tornano i turisti stranieri)

Solo fino ad un anno fa sarebbe stato considerato come un fatto normalissimo: un classico bollettino di incolonnamenti e sudore sulle principali rotte verso il relax vacanziero. Tipico di un week-end d’inizio estate. Ma non ora. In epoca Covid l’assalto a spiagge, laghi e monti fa notizia.

Il mini esodo

Ieri è stato così. Già dalle prime ora del mattino sulle autostrade della Liguria le lunghe code hanno snervato gli automobilisti. Identico scenario di attesa e di sudore su quelle dell’Emilia-Romagna. Nelle stazione Centrale di Milano, un eccessivo afflusso di persone verso le località balneari liguri e del lago di Garda ha costretto molte persone a scendere dai treni (ricordiamo che i posti sono dimezzati rispetto alla capienza normale). Le spiagge sono state prese d’assalto in Romagna: dai lidi ferraresi a quelli ravennati, giù fino a Rimini e Riccione. Si sono rivisti anche i turisti stranieri. Simile lo scenario sui lidi dei maggiori laghi. Sul ramo lecchese del lago di Como molte famiglie sono state costrette a far marcia indietro per eccesso di capienza. Tutto bene allora? Si riparte? Non è così. La voglia di mare o di montagna non cambia radicalmente un quadro che presenta diversi punti deboli. L’emergenza Covid non è sparita e i numeri sulle presenze di turisti nei prossimi mesi non fanno sognare.

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Dobbiamo avere paura dei focolai di Covid? «No, ma sono la prova che il virus c’è»

domenica, Giugno 28th, 2020

di Margherita De Bac

Dobbiamo avere paura dei focolai di Covid? «No, ma sono la prova che il virus c'è»

1. Che cos’è un focolaio?
La definizione classica si riferisce a uno, 2 o più casi di infezione associati tra loro, quindi che si dimostrano avere un comune filo conduttore. Secondo Stefania Salmaso però questa classificazione non può valere per il Covid 19 «in quanto nel 30% delle situazioni si è trattato di trasmissione domestica, all’interno dello stesso gruppo familiare che ha contagiato i contatti durante l’isolamento. La definizione andrebbe riformulata».

2. E il cluster?
Si tratta di casi concentrati in una stessa area e ravvicinati nel tempo che non possono essere messi in collegamento fra loro. Sono molto temuti proprio per l’impossibilità di avere dati certi.

3. Nell’ambito di una pandemia i focolai sono eventi attesi?
Sì, i focolai epidemici fanno parte della naturale evoluzione di una pandemia. Lo sforzo iniziale è stato quello di trasformare la circolazione generalizzata del virus a circolazione limitata nel tempo e nello spazio. Questo obiettivo è stato raggiunto con il lockdown e l’adozione di contromisure individuali (distanziamento, mascherina). Ora la pandemia in Italia si manifesta con una serie di focolai che vanno circoscritti ed estinti. La capacità di un sistema sanitario di tenere in pugno la situazione si misura proprio con la tempestività con la quale riesce a intervenire sui punti di riaccensione delle infezioni e a impedire che si propaghino.

4. Gli episodi che stanno caratterizzando l’andamento estivo della pandemia si potrebbero ripetere?
Sì, è probabile che si ripetano in altre zone del Paese. I dipartimenti di prevenzione sul territorio stanno lavorando per monitorare la situazione a livello locale e intervenire non appena c’è il sospetto del rischio che il virus si riprenda.

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Riapertura delle frontiere europee, la Ue blocca americani, russi, israeliani: la lista dei «buoni» e dei «cattivi»

domenica, Giugno 28th, 2020

di Paolo Valentino

Come alle scuole elementari di una volta, le liste sono due: quella dei «buoni» e quella dei «cattivi». Quella dei Paesi i cui cittadini verranno accettati alle frontiere dell’Unione europea a partire dal 1° luglio. E quella dei Paesi i cui residenti non potranno entrarci.

Ultime trattative

Ma come alle elementari, le due liste continuano a cambiare perché gli ambasciatori dei 27 dopo due giorni di trattative non sono ancora d’accordo su chi sia «buono» (cioè non potenziale portatore di contagio) e chi sia «cattivo» e rischia di trasmettere il Covid19. Così, l’Australia, il Canada o il Giappone sono nell’elenco dei «buoni». Ma gli Stati Uniti, la Russia, Israele, il Brasile, l’Arabia Saudita e la Turchia sono in quello dei «cattivi». La Cina, che ufficialmente dichiara tasso di contagio 0, è un caso speciale: i suoi «national» potranno entrare in Europa ma solo a condizione che anche le autorità di Pechino facciano altrettanto con gli europei a casa loro, il che al momento non succede. Da notare che il Regno Unito, dove la pandemia continua purtroppo a registrare alti tassi di contagio, non è in alcuna lista: nonostante la Brexit infatti, durante il periodo di transizione Londra fa ancora formalmente parte dell’Ue e viene trattata come Paese membro. Ergo, niente blocco, siamo inglesi.

Lo scontro sui criteri

I due elenchi non sono ancora definitivi. Ma andiamo per ordine. Iniziata giovedì a Bruxelles, la riunione del Coreper (il Comitato dei Rappresentanti permanenti alla Ue) è proseguita venerdì fino alle 22:30. Ed è ripresa sabato mattina. Probabilmente andrà avanti per tutto il fine settimana.

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La tassa sui conti correnti si paga entro giugno: ecco cosa sapere

sabato, Giugno 27th, 2020
La tassa sui conti correnti si paga entro giugno: ecco cosa sapere

Premessa: non si tratta di una nuova tassa, anzi. Ma molti cittadini — visto il rinvio di alcune scadenze fiscali a causa dell’emergenza Covid — avevano ipotizzato che anche per la tassa sui conti correnti potesse esserci uno spostamento. Non è così: entro la fine di giugno si pagherà il balzello su conti correnti e libretti postali.

A quanto ammonta? Per le persone fisiche, a 34,20 euro; per gli altri soggetti giuridici, a 100 euro. Il pagamento avviene in modo automatico: non occorrerà fare nulla. Chi ha una rendicontazione bancaria trimestrale pagherà 8,55 euro a giugno; se ad avere questo tipo di rendicontazione sono altri soggetti giuridici la spesa a giugno sarà di 25 euro.

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Mes, quali sono le condizioni per incassare 40 miliardi dell’Europa?

sabato, Giugno 27th, 2020

di Federico Fubini

Angela Merkel, in una intervista alla Süddeutsche Zeitung ha affermato che la decisione di utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità — Mes — è e resta «italiana»: «Ma non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato». Le dichiarazioni della cancelliera — accolte con freddezza dal premier italiano, Giuseppe Conte — tradiscono una forma di sorpresa: perché uno strumento messo in piedi a un costo politicamente molto elevato sembra essere così osteggiato in uno dei Paesi più colpiti in Europa dalla pandemia di coronavirus?

Per capirlo occorre spiegare che cosa sia il Mes: e a quali condizioni possano essere incassati i soldi messi a disposizione da questa istituzione.

Che cos’è, dunque, il Mes? Di per sé, il Meccanismo europeo di stabilità è un ente intergovernativo la cui base legale è un trattato fra i Paesi dell’area euro, che ne sono azionisti in quote più o meno pari al loro peso economico: ed esiste legalmente dal 27 settembre del 2012. Lo scorso aprile, durante un Euroogruppo, è stato raggiunto un accordo sul «Pandemic Crisis Support», gestito dal Mes: una linea di credito dal valore, per ogni Paese, a somme non superiori al 2% del suo prodotto lordo del 2019. Per l’Italia, circa 40 miliardi di euro.



Il tasso d’interesse sarebbe negativo (l’Italia dovrebbe rimborsare meno di quanto ha preso in prestito) nel caso di una scadenza a sette anni; e praticamente zero (0,08%) nel caso di una scadenza a dieci anni. Un prestito a dieci anni del Mes, ai rendimenti attuali dei titoli di Stato, farebbe dunque risparmiare all’Italia 4,8 miliardi rispetto a un prestito che l’Italia dovesse cercare sul mercato collocndo titoli di Stato. Quei 4,8 miliardi sarebbero dunque un margine che questo governo o più probabilmente governi futuri potrebbero investire nella scuola, nella spesa sociale, in grandi opere o nella riduzione dell’enorme debito pubblico.

A cosa dovrebbero servire questi fondi del Mes?
La sola condizione prevista per accedere questo strumento è che esso venga utilizzato solo per «spese sanitarie dirette e indirette». In altri termini, quel prestito potrebbe essere speso per rafforzare i presidi ospedalieri, assumere personale medico e paramedico, ma anche per la prevenzione sanitaria in altri campi: la messa in sicurezza di aziende che riprendono la produzione, l’edilizia scolastica adesso che ci sarà bisogno di più aule per classi più piccole. In altri termini questo nuovo strumento del Mes richiede che si aumenti, anziché diminuire, la spesa sociale.

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Coronavirus, focolaio a Fiumicino: chiusi due ristoranti

sabato, Giugno 27th, 2020

Due ristoranti sono stati chiusi a Fiumicino, dove è stato individuato un nuovo focolaio di coronavirus. La Asl Roma 3 “ha disposto la chiusura di un secondo ristorante nel Comune per la positività del titolare di entrambi i locali. Tra i 400 tamponi eseguiti venerdì al drive-in di Casal Bernocchi, 8 sono risultati positivi: due titolari del locale, due dipendenti e 4 conviventi del paziente del Bangladesh ricoverato allo Spallanzani”.

9 positivi in totale – Inizialmente era stata decretata la chiusura di un bistrot, che si trova accanto al Comune, dopo la positività di un dipendente. Poi è stato chiuso anche un secondo locale che appartiene al medesimo proprietario. I casi di positività al coronavirus per le conseguenza di questo focolaio sono dunque 9 (1 nel priumo locale chiuso e 8 nel secondo). 

Il sindaco invita a fare il tampone – Il sindaco di Fiumicino Esterino Montino ha spiegato che fino a questo momento non risultano esserci contagi tra i clienti. “La Asl RM3 sta proseguendo i controlli e, dato il grande afflusso di persone, ha deciso di tenere aperto il drive-in di Casal Bernocchi fino alle 20 anche oggi, domani e per i giorni a seguire”, ha detto invitando a recarsi a fare il tampone coloro che si sono recati nei due locali, “Indispensa” e “Spuma” dal 21 giugno.

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Il Paese cola a picco. Ma Gualtieri gioca alla lotteria scontrini

sabato, Giugno 27th, 2020

Gian Maria De Francesco

A guardare gli indicatori macroeconomici sembrerebbe che l’Italia si sia affacciata pericolosamente sul baratro con il rischio di cadervi irrimediabilmente.

Il commento dell’Istat ai dati del primo trimestre è scoraggiante. La pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in crescita di 0,5 punti rispetto ai primi tre mesi del 2019. Il rapporto deficit/Pil è salito al 10,8% dal 7,1% di un anno fa per «la riduzione delle entrate e l’aumento delle uscite», che includono «le spese straordinarie per cassa integrazione e varie tipologie di indennità relative al mese di marzo», finalizzate ad affrontare l’emergenza. Nel primo trimestre, infine, del 2020 il reddito in termini reali delle famiglie, ovvero il potere d’acquisto, è calato dell’1,7% su fine 2019 e la spesa per consumi finali si è ridotta del 6,4% con una propensione al risparmio stimata al 12,5% (+4,6 punti percentuali sul quarto trimestre 2019).

A fronte di questo quadro desolante dell’Istat (che ha, tuttavia, evidenziato che senza le misure emergenziali dei dl Cura Italia, Imprese e Rilancio la situazione sarebbe sta peggiore), si è tuttavia dovuta registrare l’ennesima giornata all’insegna dell’inerzia sul fronte politico-parlamentare. Una giornata che si è aperta con le sinistre dichiarazioni del ministro dell’Economia; Roberto Gualtieri, ad Agorà. Il titolare del Tesoro ha confermato che l’anno prossimo partiranno alcune misure antievasione, volte a rafforzare i controlli, che erano state rinviate causa Covid. Dopo il lockdown ripartirà la lotteria degli scontrini, «probabilmente a gennaio», ha annunciato, aggiungendo che il governo vedrà se si potrà «anticiparla ulteriormente». Anche la seconda riforma fermata per il Covid, quella che premia i pagamenti effettuati in moneta elettronica (con annessa riduzione del tetto al contante) è destinata a partire all’inizio dell’anno prossimo. Una preoccupazione oltremodo superflua, quella del rafforzamento dei controlli fiscali, dinanzi a un Paese dove contribuenti e imprese stanno combattendo una dura lotta contro i postumi della crisi.

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Il Ponte dei record bloccato dal governo

sabato, Giugno 27th, 2020

Questa è la storia di un ponte. Anzi del ponte. Tirato su a tempi record per un’infrastruttura in Italia. A Genova, sulle macerie di un altro ponte, il Morandi, crollato il 14 agosto del 2018. Questa è la storia di un ponte che sarà pronto a fine luglio, ma che non si sa ancora quando potrà essere utilizzato. Perché per essere aperto al traffico ha bisogno di una verifica di agibilità. La verifica può iniziare già subito, in parallelo alla conclusione dei lavori e al collaudo, ma non è partita. E non è partita perché la verifica la deve fare il concessionario, cioè chi custodirà e gestirà l’opera. Il Governo, però, non ha scelto il custode. E dato che il custode avrà bisogno di almeno un mese per la verifica, ecco che a fine luglio, quando sarà pronto, il ponte sarà lì. Pronto, ma chiuso. 

Questa è la storia di un ponte preso in ostaggio da una non decisione – quella sul concessionario – che a sua volta è legata a un’altra non decisione, sempre in capo al Governo: togliere o no il ponte e le autostrade ai Benetton? La decisione non matura perché il Pd e i 5 stelle la pensano in modo opposto. Quindi non si decide sulla revoca e a sua volta non si decide sul custode del nuovo ponte. Il cortocircuito è qui, nella contesa tra il Governo e Atlantia che infetta anche quella che dovrebbe rappresentare una pagina nuova, pulita. E invece di voltare pagina propone e amplifica le dinamiche di due anni fa, quando Giuseppe Conte si precipitò a Genova per dire che andava fatta subito giustizia, che bisognava avviare immediatamente la revoca della concessione. La foga della politica e poi la non decisione, lo stallo, i balletti tra i partiti. E questo cortocircuito non chiude la ferita di quella tragedia, la memoria delle 43 vittime, il dolore dei familiari, il dramma degli sfollati. Perché non decidere chi sarà il custode del nuovo ponte e allo stesso tempo sulla concessione tiene in campo i Benetton. E questo i parenti delle vittime non lo accettano. Il Comitato che li rappresenta non sarà all’inaugurazione del nuovo ponte: “Quel momento, in quel luogo, non può essere parte di noi”. E nella diserzione emerge la ragione del non essere lì e cioè proprio il rischio di ritrovarsi a fianco dei manager di Autostrade, scelti nel frattempo come custodi. 

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Un patto sul Quirinale per salvare la maggioranza. Renzi teme che tutto possa saltare davvero

sabato, Giugno 27th, 2020

Il campanello d’allarme è scattato lo scorso 19 giugno. Al Senato nella sala del governo sono riuniti i capogruppo di maggioranza insieme al ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà”. Pallottoliere in mano, contano febbrilmente i numeri dei senatori che sono riusciti a rientrare a Roma per partecipare alla fiducia sul decreto intercettazioni, dopo che un pasticcio sul numero legale aveva portato all’annullamento del voto della sera prima. Il Partito democratico dice che un senatore è out, per il resto il gruppo è a ranghi completi, stessa identica situazione per Italia viva. E i 5 stelle? “Dovremmo essere novantuno, anzi no, forse novantatrè, a breve lo sappiamo”.

Un navigato conoscitore delle dinamiche di Palazzo Madama sbotta: “In quel momento si è capito che non controllano più niente lì dentro”. E la conferma arriva da una fonte al vertice del Movimento: “Non governiamo più niente del gruppo, non c’è un capo, gli altri sono militanti, sono organizzati per correnti, da noi non si riesce non dico tanto a controllare, ma nemmeno più a monitorare nulla”. E’ allarme sui numeri. Pallottoliere alla mano, la maggioranza conta 165 senatori, più i colleghi a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo, presenti nei momenti decisivi. “Ci aspettiamo altri arrivi, anche da M5s”, ha spiegato oggi Matteo Salvini, annunciando il proseguio di una campagna di arruolamento che ha portato quattro grillini a fare armi e bagagli e a traslocare nella Lega. Ne basterebbero altrettanti per mettere la maggioranza sull’orlo del burrone.

Inaspettatamente è stato Matteo Renzi a cercare nel modo più deciso possibile di calmierare le acque, proponendo un patto di legislatura a Pd e M5s, con obiettivo l’elezione del presidente della Repubblica nel 2022, da non lasciare a una maggioranza sovranista. I suoi la motivano con tutto l’armamentario retorico del caso: “Matteo è stato il primo a volere questo governo”, “Matteo è il leader di una forza responsabile come Italia viva”, “Matteo come tutti noi vuole solo che l’Italia torni a crescere”. Ma nel clima di sospetti in cui vive e di cui si nutre la maggioranza una lettura “propagandistica” delle parole dell’uomo dei penultimatum non bastano. Ecco che un uomo vicino all’ex rottamatore va più a fondo: “Abbiamo capito due cose: la prima è che non è questa la fase in cui far cadere il governo, la seconda è che rischia seriamente di cadere per lo sgretolamento dei 5 stelle e l’incapacità di Giuseppe Conte di gestire la situazione”.

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