Archive for the ‘Ambiente’ Category

Crollo sulla Marmolada, dopo sette morti e 13 dispersi c’è il rischio di altri collassi: area interdetta. Riprendono le ricerche con elicotteri e droni

martedì, Luglio 5th, 2022

PASQUALE QUARANTA

A due giorni dalla tragedia sulla Marmolada, il bilancio è di 7 morti, 8 feriti e 13 persone ancora disperse. Per i soccorritori «è impossibile trovare qualcuno ancora vivo». Intanto, l’area è stata interdetta a causa del rischio di altri collassi: «Un fiume di ghiaccio, sassi e rocce che rende difficile operare in sicurezza» spiega il presidente del Soccorso alpino Trentino, Walter Cainelli. Le ricerche proseguono con elicotteri e droni tra i 260mila metri cubi di montagna venuti giù con la slavina in soli dieci secondi.

Cosa sappiamo finora

  • Sono 7 i morti e ancora 13 i dispersi
  • Il bilancio delle vittime in aumento
  • L’area è stata interdetta per il rischio di nuovi crolli
  • Le ricerche proseguono con elicotteri e droni

Le vittime – Erica, Paolo e Tommaso: quei sogni infranti sul ghiacciaio
Il governo – Draghi: “Inquietante, non accada mai più”
L’analisi – Chiudere le montagne a rischio, gli esperti: “No a onde emozionali”
Il racconto – La voragine ci dice che il tempo è scaduto
Il podcast – Il ghiacciaio che ha inghiottito tutti

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08.30 – Riprendono le ricerche con 4 droni sul fronte frana
Riprendono stamani sulla Marmolada le ricerche dei dispersi nella frana di domenica con lo stesso sistema utilizzato nella giornata di ieri. Verranno utilizzati in particolare quattro droni, due nella parte alta e due nella parte medio-bassa del seracco precipitato. La base delle squadre e dei comandi dei droni sono al Rifugio Capanna Ghiacciaio, la struttura sfiorata dalla valanga. Oltre al Soccorso alpino Cnsas opera una squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf). Secondo quanto riferito, il monitoraggio prosegue negli stessi punti esaminati ieri dal volo dei droni in superficie; in caso di reperti si interverrà per i rilievi fotografici ed eventualmente poi per un veloce prelievo.

Planpincieux, riaperta la strada alle pendici del ghiacciaio: ma il rischio crolli resta elevato

08.13 – Rischio altri collassi: area interdetta
«C’è il pericolo che altri seracchi di ghiaccio possano staccarsi. Tutta l’area continua ad essere interdetta». Lo comunica l’unità di crisi allestita a Canazei che coordina le operazioni di ricerca dei 13 dispersi a seguito del collasso di un gigantesco seracco di ghiaccio dalla Marmolada che ha provocato 7 vittime accertate e 8 feriti di cui 2 ancora in gravissime condizioni. Secondo quanto si apprende «il monitoraggio dall’alto con droni ed elicotteri andrà avanti negli stessi punti esaminati ieri. In caso di individuazione di reperti si interverrà per i rilievi fotografici ed eventualmente poi per un veloce prelievo».

Quello che è accaduto ieri, la cronaca del 4 luglio ora per ora

Marmolada: la colata di neve, ghiaccio e roccia ripresa dall’elicottero

LA STAMPA

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Meteo, il caldo non arretra: nuova fiammata. Clima pazzo: in Lapponia oltre 30°.

venerdì, Luglio 1st, 2022

Roma – L’afa non arretra. “Le temperature nei prossimi giorni – rileva 3bmeteo – torneranno ad aumentare al Centro Nord e Sardegna, mentre perderanno temporaneamente alcuni gradi al Sud, pur in un contesto termico caratterizzato da valori sempre molto elevati”. 

Le città da bollino rosso

Oggi, per la terza giornata consecutiva, le città da bollino rosso sono 19, sulle 27 considerate nella rilevazione del ministero della Salute sulle ondate di calore. Il bollino rosso, che corrisponde al livello più alto (3) dell’allerta caldo, riguarda soprattutto le 10 città dell’Italia centrale in rosso da almeno due giorni: Ancona, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia, Pescara, Rieti, Roma, Viterbo. Ancora otto le città in rosso nel Sud e nelle isole: Bari, Cagliari, Campobasso, Catania, Messina, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. A Nord, Bologna è invece l’unica città con il bollino rosso.

Aumentano da quattro a sei le città con il bollino arancione, che corrisponde al livello di allerta 2. Il nuovo livello di allerta delle ondate di calore dovrebbe infatti scattare domani a Milano e Venezia; resta confermato in altre quattro città settentrionali: Bolzano, Brescia, Trieste e Verona.

Si trovano a Nord anche le due uniche città ancora in giallo: Genova e Torino. Le ondate di calore, rileva il ministero della Salute sul suo sito, si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Queste condizioni climatiche, osserva il ministero, “possono rappresentare un rischio per la salute della popolazione”.

E secondo l’ultimo bollettino nel weekend saliranno a 22 le città da bollino rosso: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Viterbo, Bolzano, Brescia e Trieste. Approfondisci: Caldo e animali da allevamento: le regole per il trasporto. Cosa succede sopra i 30 gradi

La mappa di 3bmeteo

(L’articolo prosegue sotto alla cartina)

Le temperature

Nel fine settimana dunque la colonnina di mercurio continuerà a salire, raggiungendo picchi di 44 gradi. IlMeteo.it ricorda che nel nostro Paese si registrino temperature sopra la media stagionale ormai dal 10 maggio, nonostante alcuni temporali violenti che rinfrescano l’aria per poche ore e creano solo danni. L’ondata di caldo africana, partita dieci giorni fa, è destinata a durare “almeno un’altra settimana, con i primi segnali di cedimento attesi al Nord non prima di mercoledì 6 luglio”. Dopo qualche pioggia, anche violenta, al Nord, “nel weekend si avranno temperature fino a 39-40 gradi a Firenze e Roma, 36-37 gradi anche a Milano e in Val Padana con valori ‘algerini’ anche al Sud. E come è successo negli ultimi giorni, il Centro potrebbe essere colpito in modo più intenso rispetto al resto dell’Italia: sono attese punte di 42 gradi nelle zone interne di Umbria, Lazio ed Abruzzo“.

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Allerta caldo, così le ondate saranno la norma e si sposteranno sempre più a Nord

mercoledì, Giugno 29th, 2022

di Massimo Sideri

L’esperto Antonello Pasini (Cnr): «Il ruolo svolto dall’uomo nel cambiamento climatico è innegabile. La parola d’ordine è gestire l’inevitabile ed evitare l’ingestibile»

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La grande secca del fiume Po tra Pieve Porto Morone (Pavia) e Castel San Giovanni, nel Piacentino (foto Ansa)

«La parola d’ordine è gestire l’inevitabile ed evitare l’ingestibile». Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr e docente dell’Università Roma Tre, non gira intorno al problema: il suo ultimo libro, non a caso, si intitola «L’equazione dei disastri». Di fronte alle ondate di calore «che viviamo ormai da due mesi», viene meno anche quella naturale prudenza che gli scienziati del clima hanno nel collegare troppo direttamente i fenomeni puntuali, come una giornata di caldo record. «Noi scienziati del clima siamo sempre molto cauti nell’attribuire all’attività antropica la variabilità estrema del clima, ma il problema è che ne vediamo così tante di ondate di calore che la relazione di fondo ormai è fuori di dubbio. Ciò che stiamo osservando rispetta ciò che i modelli ci avevano predetto».

Che succede?

«Il problema vero — continua Pasini — è che negli ultimi decenni abbiamo avuto non solo un aumento netto delle temperature ma anche delle ondate di calore soprattutto nel Mediterraneo. Il riscaldamento di natura antropica — e questo ormai lo sappiamo — si sta spostando verso Nord. Ora, mentre prima il semestre caldo era caratterizzato dall’anticiclone delle Azzorre, quello di cui parlava il famoso Colonnello Bernacca, oggi abbiamo l’anticiclone africano che prima rimaneva sul deserto del Sahara. È questa la ragione scientifica che crea queste ondate di calore che vediamo da quasi due mesi. Le stesse che portano con sé la siccità perché tipicamente l’anticilone crea una zona dove non piove mai».

Cosa è cambiato?

A cambiare tra l’anticiclone delle Azzorre e quello africano che ha allargato il proprio campo di azione è la maggiore potenza e durata. L’equazione del disastro è molto complessa, ma gli effetti si vedono. Il primo, declina Pasini, è che «quando ci troviamo sul margine occidentale dell’anticiclone, come sta accadendo in questo periodo, entrano i venti dello scirocco che possono essere anche molto poderosi. È vero che non esiste l’autocombustione ma questa situazione favorisce l’espansione degli incendi e anche la difficoltà a spegnerli. Non è un caso che lunedì Roma fosse accerchiata dai roghi».

L’anticiclone

Non finisce qui: «La temperatura che aumenta fa sì che la neve cada sempre a quote più elevate e questo alimenta la siccità della Pianura Padana: due o trecento metri di neve in meno coincidono con una grande quantità di acqua che ci perdiamo perché la pioggia violenta scorre e non viene immagazzinata». L’effetto domino potrebbe continuare: meno acqua significa meno possibilità di usare le centrali idroelettriche, dunque meno energie rinnovabili. «Quando infine, come è accaduto a Nord Ovest negli ultimi due giorni,— conclude Pasini — l’anticiclone si ritrae un po’ entrano delle correnti fredde e a causa del contrasto con il mare caldo e il suolo caldo accadono i disastri».

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La Protezione Civile è in allerta per la siccità. L’allarme di Fabrizio Curcio: “Acqua razionata di giorno”

martedì, Giugno 28th, 2022

Gianni Di Capua

Non accenna a migliorare l’emergenza siccità in Italia. Entro un paio di settimane, assicura Fabrizio Curcio, a capo del dipartimento della Protezione civile, sarà decretato lo stato d’emergenza. È il tempo che serve, due settimane al massimo, a «chiarire le misure da applicare». «Ci stiamo lavorando con le Regioni che ci aiutano a capire le misure» necessarie nelle aree più colpite, ha spiegato intervistato da Sky Tg24. Non è da escludere «un razionamento dell’acqua, nelle fasce diurne», ha poi aggiunto. «Quest’anno abbiamo dovuto sopportare il 40-50% di acqua in meno e la siccità è un problema diffuso in tutta Italia. Bisogna capire le misure da mettere in campo per mitigarlo. Stiamo lavorando con le Regioni. Lo stato di emergenza va dichiarato dopo averle definite», ha aggiunto. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha ribadito di aver già preso contatti con la Protezione civile. «Se la situazione va avanti così – ha affermato il governatore del Friuli Venezia Giulia – verrà proclamato lo stato d’emergenza». Fedriga si è detto preoccupato della situazione nella sua regione: «Penso che non abbiamo mai visto una situazione del genere qui». Il rischio di una razionalizzazione è reale, come spiega Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali. «La risorsa idrica è carente e c’è una necessità di utilizzo dell’acqua consapevole e diversificato, individuando quali sono le priorità che la legge individua già in modo chiaro: uso civile in primo luogo, uso per abbeverare gli animali in seconda battuta, agricoltura e poi parte industriale», afferma. Il livello del Po è a -3,4 metri rispetto allo zero idrometrico, oltre mezzo metro più basso che a Ferragosto di un anno fa, con la siccità che colpisce i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le coltivazioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina. Il Po appare intanto irriconoscibile con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume fondamentale per l’ecosistema della Pianura padana dove per la mancanza di acqua. Le Regioni corrono ai ripari. Dopo aver decretato lo stato d’emergenza, Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha fatto sapere di essere in contatto con la Svizzera. «La richiesta che abbiamo avanzato è alla Svizzera per quanto riguarda il Ticino e l’acqua che scende dai loro bacini idroelettrici». Un po’ di sollievo dovrebbe arrivare nelle regioni del Nord già da oggi. Dalle prime ore, infatti, ci sarà il passaggio di un fronte perturbato che interesserà le regioni settentrionali e l’alta Toscana, con forti temporali, grandinate e associate raffiche di vento. La ventilazione, dai quadranti occidentali, determinerà un progressivo calo delle temperature, dapprima al Nord e, successivamente, anche al Centro-Sud. Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

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Previsioni meteo choc: caldo record per 15 giorni. Verso un inizio luglio infernale

mercoledì, Giugno 22nd, 2022

Roma – Temperature eccezionali: picchi di 43 gradi in Puglia, 41/42 a Caltanissetta ed Oristano, 40 a Cosenza, 38 a Firenze, 37/38 a Bologna, Ferrara e Terni: è quanto gli esperti di previsioni meteo annunciano per i prossimi giorni con la terza ondata di caldo dell’anno, che potrebbero portare a nuovi record per il mese di giugno. Il meteorologo de ilMeteo.it, Lorenzo Tedici, precisa come la durata dell’anticiclone ‘Caronte’ sarà da primato, dato che attraverserà il Mediterraneo con la sua vampata calda verso l’Italia per almeno 10 giorni. Alcuni record, sottolinea peraltro il meteorologo, “saranno probabilmente imbattibili, come ad esempio i 47 gradi del 25 Giugno 2007 a Foggia, quando incendi disastrosi spinsero vampate eccezionali verso le pianure pugliesi. Anche i 40 gradi dei Mondiali di Calcio ‘Italia 90’ a Firenze saranno probabilmente irraggiungibili, mentre i 39 gradi di Ferrara del 27 Giugno 2019 potrebbero essere ritoccati come tanti altri valori lungo tutta la nostra penisola”. 

Una veduta del fiume Po in secca (Ansa)
Una veduta del fiume Po in secca (Ansa)

Le città da bollino rosso

E quindi bollino rosso, che indica un livello massimo di allerta per le ondate di calore, è previsto per mercoledì 22 giugno a Bologna e Bolzano, mentre le città con afa a livelli critici saliranno a 5 nella giornata di giovedì 24 giugno, ovvero Ancona, Bologna, Bolzano, Firenze e Perugia. A indicarlo è il ministero della Salute sul portale dei bollettini sulle ondate di calore in Italia, che monitora 27 città italiane. Il bollino arancione è previsto domani in 9 città: Ancona, Campobasso, Firenze, Latina, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti e Roma. Infine, per la giornata di giovedì, saliranno a 10: Brescia, Campobasso, Catania, Latina, Milano, Palermo, Pescara, Rieti, Roma e Verona. Le ondate di calore si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Queste condizioni climatiche possono rappresentare un rischio per la salute della popolazione e soprattutto dei soggetti vulnerabili, ovvero anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza. 

Previsioni meteo: ondata di caldo nei prossimi giorni
Previsioni meteo: ondata di caldo nei prossimi giorni

Allerta per i temporali

Ma sono in arrivo anche temporali, che potrebbero essere intensi, causare danni, e risultare comunque inutili sul fronte della siccità. Un flusso di aria umida, relativamente più fresca in quota, di provenienza sud-occidentale sta portando una corrente instabile che investirà progressivamente le zone pianeggianti del Nord. Allerta della Protezione civile in Lombardia. A Milano dalla tarda mattinata di domani e fino alla sera sono previsti temporali; per questo il Centro funzionale monitoraggio rischi ha diramato un’allerta meteo gialla, di rischio ordinario.

Anche in Veneto il Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile regionale ha emesso un avviso di criticità che aggiorna alla mezzanotte di domani la dichiarazione dello stato di attenzione per criticità idrogeologica nel bacino idrografico dell’Alto Piave bellunese e del Piave Pedemontano, nelle province di Treviso e Belluno. Stato di attenzione anche per la rete secondaria dei bacini Basso Piave-Sile- Bacino scolante in laguna e Livenza-Lemene-Tagliamento.

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Siccità, allarme agricoltura: «Il rischio di 1 miliardo di danni»

mercoledì, Giugno 22nd, 2022

di Claudia Voltattorni

Nel Distretto del fiume Po e quello dell’Appennino centrale, il Dipartimento della Protezione civile registra le situazioni più gravi causate dalla siccità per «precipitazioni al di sotto delle medie del periodo e temperature superiori alle medie stagionali». Ma è quasi tutta l’Italia a continuare a soffrire la carenza di acqua. Non piove e le temperature non accennano a calare mentre la soglia di allerta cresce.

Verso lo Stato di emergenza

Le Regioni mercoledì incontrano il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio per definire gli interventi da mettere in campo e non si esclude un tavolo con il governo già entro la fine della settimana. La richiesta dei governatori all’esecutivo resta quella di dichiarare lo stato di emergenza nazionale che permetta così alle Regioni di prendere provvedimenti in maniera più rapida. E intanto sul territorio aumentano razionamenti e divieti, inclusi inviti a non sprecare e stop notturni. In Piemonte, la regione più colpita, sono oltre 200 i Comuni ad aver deciso limitazioni. E anche i parchi acquatici hanno paura, tanto da proporre di utilizzare l’acqua di mare per evitare razionamenti o chiusure anticipate.

I danni per l’Agricoltura

Ma è l’agricoltura a destare le maggiori preoccupazioni. In questi giorni, spiegano gli addetti del settore, si decidono i raccolti dell’anno. La Cia-Agricoltori italiani calcola che i danni complessivi potrebbero superare il miliardo di euro, solo nel bacino del Po è a rischio il 50% della produzione agricola, e se per mais e soia già si calcola un calo del 50% (già in difficoltà per la guerra in Ucraina), per altri frutti e verdure la coltivazione potrebbe non partire. In Lombardia l’Enel ha lanciato l’allarme: «L’acqua è finita – ha spiegato Giovanni Rocchi di Enel Green Power, in audizione in Regione – tutta la disponibilità è stata impiegata per coprire le necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni, è stato fatto il possibile». Il governatore lombardo Attilio Fontana assicura che «per ora» non ci saranno razionamenti dell’acqua per usi civili – «ora stiamo intervenendo per risolvere i problemi degli usi agricoli» -, ma l’assessore a Enti locali e Montagna Massimo Sertori è chiaro: «Se il raccolto dovesse andare in malora, saremmo pronti a chiedere lo stato di calamità».

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio chiede al governo immediati sostegni all’agricoltura «le colture sono in una fase cruciale: l’acqua così come le misure straordinarie servono ora». E chiede più fondi per nuovi invasi: «Da mesi stiamo lavorando per la realizzazione di piccoli invasi in grado di poter rilasciare acqua in casi di emergenza, bisogna accelerare e destinare ingenti risorse, dal Pnrr, fino a 4 miliardi di euro, oggi sono 400 milioni». In Emilia Romagna è stato dichiarato lo stato di crisi regionale e i Comuni sono invitati ad emettere ordinanze locali per il risparmio idrico: «Non è il momento di lavare l’auto», dice l’assesssore all’Ambiente Irene Priolo. Il Po è sceso di 8 metri e l’acqua del mare – il cosiddetto cuneo salino – continua ad avanzare con rischi anche per l’acqua potabile. Martedì per mancanza di acqua, Enel Green Power ha dovuto spegnere temporaneamente le turbine della centrale idroelettrica di Isola Serafini di San Nazzaro, nel piacentino.

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L’Italia a secco, le Regioni pronte al razionamento dell’acqua

martedì, Giugno 21st, 2022

di Riccardo Bruno

L’allarme in Pianura Padana, il Po ai minimi storici. Il 40% dei terreni agricoli in estrema siccità. Tra le ipotesi, il divieto di riempimento delle piscine. Ancora ondate di caldo per i prossimi 15 giorni

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Il Po a Ostiglia, Mantova, in una foto del 20 giugno (Riccardo Dalle Luche/Ansa)

Non c’è scampo per chi vuole sfuggire al caldo. Sabato scorso, alle due del pomeriggio, sul Col Major, poco sotto la vetta del Monte Bianco, la colonnina è salita a 10,4 gradi. Considerando che eravamo a quota 4.750 metri, è facile capire la portata dell’ondata bollente che sta investendo tutta l’Italia e non solo. Il dato più allarmante è che ormai da diverse settimane le temperature rimangono sopra la media e in più arrivano dopo un inverno mite e poco piovoso, soprattutto al Nord. Il risultato è una condizione di siccità che si trascina da mesi e fa temere il peggio.

Razionamenti

Per questo le Regioni hanno rotto gli indugi e si stanno muovendo rapidamente, intanto per chiedere lo stato di emergenza (il Lazio ha annunciato che domani decreterà quello di calamità), ma anche per uniformare le decisioni su tutto il proprio territorio. Le ipotesi a cui si sta lavorando riguardano nell’immediato la riduzione dello spreco, con il razionamento fino allo stop dell’erogazione durante la notte, dando priorità all’uso per fabbisogni primari (ad esempio vietando di riempire le piscine). Sono provvedimenti che già in molti Comuni sono stati presi. Almeno in una decina in Piemonte, dove da giorni si ricorre alle autobotti e alle chiusure notturne della distribuzione. E ancora nelle province di Savona e di Imperia, o a Tesimo, in Alto Adige, dove il sindaco ha disposto che l’acqua si possa «usare per bere e fare la doccia» ma non per innaffiare i giardini.

Laghi e il Po

La situazione è particolarmente difficile in circa 145 centri del Novarese e dell’Ossolano, ma anche in provincia di Bergamo e nell’Appennino Parmense. E lungo tutta la Pianura Padana. «Il Po è un rigagnolo, quelli che venivano chiamati fiumi ora li chiamo torrenti» è l’amara considerazione di Alessandro Folli, presidente lombardo dell’Anbi (l’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari). Sul Delta, il cuneo salino (l’acqua del mare che risale lungo il fiume) è arrivato a raggiungere i 21 chilometri. A Pontelagoscuro, nel Ferrarese, la portata è scesa a 180 metri cubi al secondo, cifra più consona a un piccolo corso d’acqua che non al Grande fiume. I laghi del Nord Italia non stanno meglio: quello Maggiore ha un riempimento al 20%, quello di Como al 18% con un livello di meno 9 centimetri rispetto allo zero idrometrico. Non è ancora in emergenza il lago di Garda, con un riempimento al 60%, mentre il lago di Bracciano, nel Lazio, è a meno 25 centimetri rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Desertificazione

L’ultimo bollettino dell’Osservatorio siccità del Cnr, pubblicato il 10 giugno, mostra gli effetti soprattutto sul settore agricolo, con oltre il 40% dei terreni irrigui interessato da siccità severa o estrema nel medio e lungo periodo (ultimi sei mesi/un anno). Con una fascia di popolazione esposta a queste condizioni limite che è raddoppiata passando dal 14 al 30%.

Proprio sabato scorso, Copernicus, il servizio dell’Unione europea che effettua il monitoraggio del territorio, ha rilevato in Sardegna il record della temperatura del suolo con ben 51 gradi. Mentre l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) avverte su un altro rischio, quello della desertificazione. «Interessa già un quarto del suolo italiano, ma la situazione può peggiorare a causa della siccità, soprattutto se persiste» ha spiegato Francesca Assennato, coordinatrice dell’Area monitoraggio integrato suolo e territorio dell’istituto. Altra conseguenza non trascurabile sono gli incendi, triplicati dall’inizio dell’anno rispetto alla media storica secondo uno studio della Coldiretti.

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Siccità, quell’anomalia nel Mediterraneo e la tendenza choc dei modelli matematici: caldo torrido e secco almeno fino a settembre

sabato, Giugno 18th, 2022

Giampiero Maggio

Fiumi asciutti, ghiacciai in ritirata, caldo e secco ad oltranza. Che effetto fa vedere un fiume come il Po in condizioni che, probabilmente, non si vedevano da secoli (il parametro dei 70 anni c’è solo perché le misurazioni sono iniziate 70 anni fa, appunto)? Chi dice che «è solo estate e che è normale che faccia caldo» vive fuori dalla realtà. E non si rende conto di cosa ha di fronte.  Le nevi perenni di Ciardoney e Valsoera, fra la Cima Occidentale di Valeille a nord-ovest e la Piccola Uia a sud-est, non esistono quasi più, i fiumi sono in secca e non da ora, perché basta ricordare, lo scorso inverno, il bacino del lago artificiale di Ceresole Reale trasformato in un deserto per rendersi conto che la situazione è drammatica. E siccome le notizie cattive non arrivano mai sole, ecco che secondo gli scienziati questa mancanza di pioggia durerà a lungo. Ad annunciarlo è l’allineamento – raro – di tutti i modelli matematici che analizzano miliardi di dati al minuto e tracciare una linea di tendenza delle condizioni meteoclimatiche a grande scala che va anche a due o tre mesi.
Tutti, da Ecmwf a Gfs a MeteoSwisse per citare i due più importanti e quello che maggiormente si osserva per chi vuole capire il tempo sulle Alpi e nelle aree immediatamente a ridosso, ci rimandano una sentenza per niente tranquilla: almeno tutto giugno e poi luglio e agosto e addirittura fino a settembre non lasciano intravedere lunghi periodi di pioggia e temperature almeno gradevoli e che diano una tregua ai tropici piombati nel mediterraneo e in Italia in particolare. Usa parole apocalittiche Daniele Cat Berro, meteorologo, della Società meteorologica italiana: «Le conseguenze di tutto questo? Presto i Comuni in emergenza idrica aumenteranno e milioni di persone si troveranno rubinetti asciutti, perderemo intere coltivazioni, i ghiacciai continueranno a ritirarsi ancora di più facendoci perdere le riserve per la prossima stagione invernale». Secondo la Cia è a rischio il 50% circa dell’intera produzione agricola nel Nord. Il problema dell’irrigazione è però ormai un’emergenza anche nelle regioni del centro. Non soffre solo l’agricoltura, ma anche gli allevamenti ittici: la siccità, la temperatura dell’acqua superiore anche di 5 gradi rispetto alla media sta mettendo a rischio le coltivazioni di vongole, cozze e ostriche. Ad aggravare la situazione non c’è solo la carenza di pioggia, ma anche il caldo che in questi giorni sta interessando praticamente tutta l’Italia. E le previsioni dicono che continuerà, soprattutto da domenica e fino a mercoledì. Le temperature raggiungeranno i 40 gradi in molte città della pianura padana, come Bologna e Ferrara e inizierà a fare caldo anche al sud.
Le stagionali e le analisi dei principali modelli matematici
Ma è al lungo termine che dobbiamo guardare con forte preoccupazione. Oggi i modelli matematici, anche sulla lunga tendenza, danno una affidabilità che è migliorata rispetto a qualche anno fa. La scienza, in questo senso, ha fatto passi da gigante. E quello che oggi i modelli intravedono non è positivo: temperature in forte sopra media (e questo favorisce l’evaporazione di fiumi e laghi) e precipitazioni nel migliore dei casi in media (ma soltanto nel mese di luglio). «Il problema è che dovrebbe piovere continuativamente da qui all’autunno per ripristinare questo deficit mostruoso – dice Cat Berro –, la gente non si rende conto di quello che stiamo vivendo e che potremo vivere da qui alle prossime settimane e mesi. Purtroppo ci si è abituati ad estati sempre più calde e siccitose, anche se livelli di questo genere non sono mai stati raggiunti». Nemmeno nella fantomatica estate del 2003, quando l’Europa fu colpita da una massiccia ondata di caldo. Un fenomeno eccezionale sia per la durata che per l’intensità, rese particolarmente insopportabili dall’alto tasso d’umidità dell’aria con record di caldo battuti in diverse aree del Continente. «Questa rischia di essere peggio, perché partiamo da un inverno molto secco e, dunque, da diversi mesi di totale scarsità di precipitazioni».

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Terremoto in Bosnia 5.7, sentito anche in Italia. Un morto e danni a Mostar

sabato, Aprile 23rd, 2022

Un terremoto di magnitudo 5.7 ha scosso la regione meridionale della Bosnia ed Erzegovina. Secondo le stime preliminari dell’European-Mediterranean Seismological Centre, l’epicentro è stato registrato a 10km di profondità. La scossa è stata avvertita in molte zone d’Italia.

E’ finora di almeno un morto e numerosi feriti il bilancio provvisorio Stando ai media regionali, la vittima è una giovane donna di Stolac, la località dell’Erzegovina (sud del Paese) vicina all’ epicentro del sisma di magnitudo 5.7, individuato a Liubinje. La donna è morta in ospedale a Mostar per le gravi ferite riportate nella sua abitazione interessata da crolli.  Diversi i feriti condotti negli ospedali di Mostar.

I media riferiscono di danni a vecchi edifici e a diverse auto colpite da calcinacci e ciminiere crollate. A Mostar, città storica capoluogo dell’Erzegovina (sud del Paese), numerose persone in preda al panico si sono riversate per strada dopo la forte scossa che ha fatto tremare gli edifici. In tanti trascorreranno la notte all’aperto. Le autorità locali parlano di possibili danni strutturali a vecchi stabili, che potranno essere verificati con la luce del giorno. Grande paura ha provocato il sisma nei Paesi vicini della regione – Croazia, Montenegro e anche talune regioni della Serbia. La scossa è stata avvertita distintamente in grandi città quali Sarajevo, Tuzla, Spalato, Podgorica.

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Piogge e neve dopo quasi 120 giorni di siccità: al Nord arriva il maltempo

martedì, Marzo 29th, 2022

Giampiero Maggio

Dopo quasi 4 mesi di siccità al Npord Ovest in particolare, torneranno piogge e nevicate a partire da mercoledì. Sul Piemonte, la regione certamente più colpita dalla scarsità delle precipitazioni, non saranno però piogge intense (saremo sull’ordine dei 10 millimetri), mentre questa prima perturbazione sarà particolarmente significativa dalla Lombardia verso Est e sulle regioni Tirreniche, con accumuli pluiviometrici di circa 60 millimetri. Diverso il discorso, invece, se spingiamo lo sguardo un po’ più in là, al fine settimana: in questo caso non è ecluso che il Piemonte possa essere colpito in modo più deciso, con precipitazioni più intense e limite neve in deciso abbassamento grazie ad un contributo di aria fredda.

Emergenza siccità, il lago di Ceresole è diventato un deserto: le immagini dal drone

Si interrompe la siccità
Secondo i dati forniti dal Cnr e dallAutorità di Bacino del Po, il trimestre invernale ha avuto un contributo in termini di precipitazioni inferiore del 40% rispetto all’ultimo trentennio. Questo a livello generale, come dato italiano. Se invece guardiamo, più nel dettaglio, al Piemonte e in particolare su zone come Torino, Biella, Cuneo, qui siamo a -84%. «In sostanza – spiega Daniele Cat Berro, meteorologo della Società meteorologica italiana – ha piovuto il 16% di quanto in realtà avrebbe dovuto». Le immagini del lago artificiale di Ceresole Reale in secca e trasfromato in una valle desetrica sono emblematiche. Ora, finalmente, torneranno piogge e nevicate. L’ultima vera precipitazioni, infatti, risale all’8 dicembre scorso, quando la neve imbiancò con un paio di centimetri anche la città di Torino.
Cosa aspettarsi
Come detto la prima perturbazione in arrivo da mercoledì porterà piogge e nevicate in quota. Gli accumuli a fine evento potranno risultare importanti sopra i 1300 metri, con quasi 30/40 cm di manto bianco. Ci sarà spazio per nevicate anche sugli Appennini, sempre da venerdì, sopra i 1200 metri. Questa fase di maltempo farà calare le temperature, quanto meno quelle massime. I valori termici, attualmente sopra la media di 4/5 gradi centigradi, scenderanno di circa 10 gradi centigradi, portandosi non oltre i 10/12 gradi centigradi di giorno, segnatamente al Nord. Al contrario, i valori notturni, a causa della copertura del cielo e dei venti miti, cresceranno di quasi 8 grdi centigradi. Al Nord le piogge saranno via via più diffuse ma dalla Lombardia verso Est, mentre il Nord Ovest dovrebbe restare in ombra pluviometrica almeno in questa prima fase.

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