Meloni-Conte, flirt sulle riforme

Dunque, ben venga, dice Fazzolari, se altri come Conte invece approfitteranno di questa disponibilità. Il presidenzialismo, anzi il semi-presidenzialismo, aggiunge, «è un punto di partenza», non per forza di arrivo. «L’importante per noi è dare un sistema finalmente stabile all’Italia, alle istituzioni, al governo. Certo fa sorridere che proprio il partito della vocazione maggioritaria dica no al semi-presidenzialismo. Eravamo sicuri che gli sarebbe andato bene: era stata la bicamerale di D’Alema a proporlo nel 1997, e in archivio si ritrovano facilmente dichiarazioni a favore di Romano Prodi e di altri esponenti del Pd quando era Letta a guidare il governo».

Anche il premierato è un’alternativa su cui Fdi «è pronta a ragionare». Avrebbe il vantaggio di mantenere una divisione istituzionale più simile a quella attuale, perché resterebbe la figura del presidente della Repubblica. Era stato Matteo Renzi a lanciare il sindaco d’Italia e dunque si dà per scontato che il leader di Italia Viva non si sfilerà. E infatti ha già accolto bene l’idea di Meloni, definendola «tutt’altro che disprezzabile», tanto più ora che, come vuole fare Conte, può approfittarne per isolare il Pd. Alla fine anche il leader di Azione Carlo Calenda ha detto sì. Dopo una stroncatura un po’troppo frettolosa, l’altro inquilino del cosiddetto Terzo polo, ha corretto il tiro: «Una commissione bicamerale è una buona proposta di metodo. Basta che non rimanga una boutade da campagna elettorale. Se si farà ci impegneremo».

LA STAMPA

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