Nordio, Grillo, l’ironia (non) è sempre dissimulazione

di Aldo Grasso

Sorte dell’ironia. Il ministro Carlo Nordio fa una battuta sulle contraddittorietà della nostra tassazionee viene bollato come istigatore dell’evasione. Beppe Grillo parla di «brigate di cittadinanza» formate da pensionati e viene scambiato per un terrorista. A cosa è dovuto questo fraintendimento? Allo spirito dei tempi, al dilagante analfabetismo funzionale, ai sempre più preoccupanti problemi di comprensione del testo, ai danni della «disintermediazione digitale», all’odio che circola sui social? E dire che Twitter era una palestra di battute ironiche, ma basta leggere i commenti per franare nello sconforto.

Leonardo Sciascia nell’Affaire Moro (1978) scrive parole definitive: «Nulla è più difficile da capire, più indecifrabile, dell’ironia. E se si può impiccare un uomo muovendogli come accusa una sola sua frase avulsa da un contesto, a maggior ragione, più facilmente, lo si può impiccare muovendogli contro una sua frase ironica».

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