Archive for the ‘Vaticano’ Category

Gay, donne e sacerdoti sposati: il sinodo “arcobaleno” del Papa

mercoledì, Giugno 21st, 2023

Serena Sartini

Gay, donne e sacerdoti sposati: il sinodo "arcobaleno" del Papa

Le sfide che la Chiesa dovrà affrontare nel prossimo futuro sono un elenco puntuale e deciso di tematiche e quesiti sollevati direttamente dai fedeli e che vanno dall’accoglienza alle persone omosessuali fino alla possibilità di preti sposati. Richieste scritte nero su bianco nell’Instrumentum Laboris, una sorta di documento-guida su cui il Sinodo dei vescovi dovrà confrontarsi a ottobre prossimo. Il documento è stato presentato ieri in Vaticano, «sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei documenti finali delle Assemblee continentali» in quest’ultimo anno. «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione»: questo il titolo dell’Assemblea sinodale che radunerà in Vaticano i vescovi di tutto il mondo. Per la prima volta il documento contiene anche i suggerimenti arrivati dai fedeli.

Tra le richieste un’accoglienza verso le persone Lgbtq, la possibilità per i divorziati risposati di accostarsi alla comunione e un maggior potere alle donne nei ruoli chiave del governo della chiesa. «I Documenti finali delle Assemblee continentali menzionano spesso coloro che non si sentono accettati nella Chiesa, come i divorziati e risposati, le persone in matrimonio poligamico o le persone Lgbtq», si legge nell’Instrumentum Laboris.

Il documento contiene anche un lungo elenco di drammi: «dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta» alla «minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici» fino a «un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e scarto».

Il testo è la risposta ad alcuni quesiti (17 i principali), frutto delle esperienze e degli organismi aventi diritto (come le Conferenze episcopali), che hanno fatto sintesi di migliaia di contributi di organismi intermedi, inviati liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi di fedeli. Di queste risposte il Consiglio di segreteria, presieduto da Papa Francesco, ha fatto sintesi appunto nell’Instrumentum Laboris.

Il ruolo delle donne, in primis. «Le donne che hanno partecipato alla prima fase del Sinodo hanno espresso con chiarezza un desiderio: che la società e la Chiesa costituiscano un luogo di crescita, di partecipazione attiva e di sana appartenenza per tutte le donne. Chiedono alla Chiesa di essere al loro fianco per accompagnare e promuovere la realizzazione di questo desiderio. Le donne svolgono un ruolo di primo piano nella trasmissione della fede, nelle famiglie, nelle parrocchie, nella vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti e nelle istituzioni laicali, e come insegnanti e catechiste. Come riconoscere, sostenere, accompagnare il loro già notevole contributo?». Ritorna poi la richiesta di considerare la questione diaconesse.

Viene rinviata all’assemblea dei vescovi anche la questione di avere sacerdoti sposati: «È possibile, come propongono alcuni continenti, aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?», è una delle domande che verrà sottoposta ai lavori di ottobre.

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Il Papa esce dal Gemelli circondato dalla folla: lunga convalescenza a Casa Santa Marta

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Gian Guido Vecchi

Dopo nove giorni di ricovero per «un intervento di laparotomia e plastica della parete addominale», Francesco lascia il policlinico

Il Papa esce dal Gemelli: convalescenza a Casa Santa Marta. Folla di

CITTÀ DEL VATICANO Questa mattina, di buon’ora, Papa Francesco è uscito dal Gemelli dopo nove giorni di ricovero per proseguire la convalescenza in Vaticano, a Casa Santa Marta.  Era stato ricoverato il 7 giugno per «un intervento di laparotomia e plastica della parete addominale». Da mesi pativa dolori ricorrenti e sempre più intensi. All’uscita dal policlinico Francesco è stato circondato dalla folla in attesa per salutarlo.

Lunga convalescenza

Si trattava di rimuovere un «laparocele incarcerato», un’ernia che si era formata sulla cicatrice di un intervento precedente: non quello di due anni fa al Gemelli per l’asportazione di un tratto del colon, hanno detto i medici, ma un’operazione del 1980 alla cistifellea per una «cancrena della colecisti», raccontò lo stesso Bergoglio. La convalescenza, del resto, è appena iniziata e non sarà breve. Alla vigilia dell’intervento, dopo una Tac, era stato Francesco a decidere: «Mi opero domani, così posso rispettare i miei impegni». 

I prossimi viaggi del Papa
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Papa Francesco operato per tre ore: si sveglia e scherza con il chirurgo

giovedì, Giugno 8th, 2023

di Gian Guido Vecchi

L’intervento all’addome dopo quello di due anni fa. E chiede: «Quando facciamo il terzo?»

Papa Francesco operato per tre ore: si sveglia e scherza con il chirurgo

CITTÀ DEL VATICANO Lui stesso aveva spiegato di temere l’anestesia, che due anni fa gli ha dato fastidio, e per questo aveva poi rifiutato di operarsi al ginocchio. Ma stavolta il Papa non ha potuto dire di no.

 I dolori ricorrenti «da alcuni mesi» e sempre più intensi, «una sindrome subocclusiva intestinale dolorosa ingravescente», il pericolo di un’occlusione intestinale. I quaranta minuti di «controlli» al Gemelli, martedì mattina, erano gli ultimi esami prima dell’intervento. E quando Francesco si è svegliato, dopo tre ore di operazione in anestesia generale, ha trovato pure la forza di scherzare con il chirurgo Sergio Alfieri: «Quando facciamo la terza?». È stato il professore che lo ha operato, poco dopo le sette e mezzo di ieri sera, a scandire le parole più attese: «Anzitutto il Santo Padre sta bene, è vigile e cosciente. Mi ha già preso in giro».

Papa Francesco, arrivato al Gemelli alle 11.20, è stato operato ieri pomeriggio all’addome, «un intervento di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi» per la rimozione di un «laparocele incarcerato», ovvero un’ernia che si era formata sulla cicatrice dell’intervento precedente, a luglio del 2021, quando l’équipe guidata dallo stesso Alfieri gli asportò un tratto di colon («ho 33 centimetri di intestino in meno») per una stenosi diverticolare.

Non un intervento molto complesso, di per sé. Ma una faccenda delicata, per un uomo di 86 anni che il 29 marzo scorso aveva già dovuto ricoverarsi tre giorni per problemi respiratori, una «infezione» poi diagnosticata ufficialmente come «bronchite su base infettiva» che in realtà, ha spiegato poi il Papa, era «una polmonite acuta e forte, nella parte bassa dei polmoni».
Si dice che dopo l’udienza del mattino sorridesse sereno, «sono scherzi della vecchiaia». Ma alcune persone vicine a Bergoglio, ieri, tradivano una certa apprensione. Che si è sciolta quando la Santa Sede ha comunicato, alle 18,28, che l’operazione si era conclusa «senza complicazioni», con il paziente già rientrato in camera, e più ancora quando il professor Alfieri, un’ora più tardi, ha spiegato che Francesco sta bene e «tornerà a fare una vita normale»: la stenosi del 2021 «era per una patologia benigna da cui è completamente guarito», niente tumori, e «non sono state riscontrate altre patologie».

L’operazione era stata «programmata» dall’équipe, nel senso che si sapeva di doverla fare. L’intervento è stato deciso martedì dopo una Tac, «ma non è stata una decisione di emergenza», ha detto Alfieri: «Poi sapete che decide il Papa, e lui stesso ha deciso in prima persona di organizzare l’operazione oggi in base anche alla sua agenda». Tra l’altro, «il Santo Padre non ha mai avuto un problema con l’anestesia generale», ha aggiunto: «Chiaramente a nessuno fa piacere essere addormentati perché perdiamo la coscienza, ma non c’è stato nessun problema anestesiologico né due anni fa né oggi». Per un’operazione del genere, la degenza dura di solito «dai cinque ai sette giorni», ma in questo caso «trattandosi del Papa, un signore di 86 anni», verranno adottate «tutte le cautele possibili», considera il chirurgo: «Dateci qualche giorno».

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Francesco manda in soffitta la “Costituzione” di Giovanni Paolo II

domenica, Maggio 21st, 2023

Nico Spuntoni

Lo scorso sabato, mentre l’attenzione di tutti era concentrata sull’udienza a Volodymyr Zelensky, Francesco ha promulgato la nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano. Il testo regola l’organizzazione interna dello Stato di cui è sovrano il Papa e va a sostituire quello precedente entrato in vigore il 22 febbraio 2001 al posto della Legge fondamentale del 1929.

Le novità

Leggendo il testo e facendo un confronto con quello del 2001, salta subito agli occhi l’utilizzo del termine “funzioni” anziché quello di “potere” che viene riservato soltanto al Pontefice per rimarcarne la pienezza della potestà di governo. Secondo Maria D’Arienzo, ordinaria di Diritto Ecclesiastico, Diritto Canonico e Diritti Confessionali all’Università degli Studi di Napoli Federico II interpellata da IlGiornale.it, questa modifica denoterebbe la volontà di presentare la funzione legislativa, esecutiva e giudiziariacome “espressioni del potere strumentale all’azione del Pontefice” e sarebbe una conferma della “natura strumentale di Città del Vaticano alla missione della Chiesa cattolica, essendo uno Stato che ha una sua peculiarità e una sovranità sui generis”.

Il Papa al centro

La centralità del Sommo Pontefice nel governo dello Stato rimarcata dall’esclusività della parola “potere” va in una direzione leggermente diversa rispetto al testo del 2001 che pur mantenendo l’esercizio del potere legislativo, esecutivo e giudiziario come prerogativa del Papa, ammetteva diverse deleghe e attribuzioni a commissioni e tribunali dando continuità a quello smarcamento del Successore di Pietro dal governo ordinario avviato nel 1939 da Pio XII con la costituzione della Pontificia Commissione per lo Stato Città del Vaticano chiamata a governare lo Stato in suo nome. La nuova Legge non cambia quest’impianto e lascia intatta, ad esempio, la Pontificia Commissione soprammenzionata ma non prosegue su quella strada di alleggerimento al Papa del peso dell’esercizio dei poteri a lui attribuiti nel governo ordinario, come si può evincere dall’articolo 1.

L’apertura ai laici

A proposito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, con quattro parole (“e da altri membri”) all’articolo 8 si ammette la possibilità che a farne parte siano anche non cardinali. E quindi anche laici. La professoressa D’Arienzo spiega a IlGiornale.it che questa scelta va inquadrata “all’interno di una visione ecclesiologica diversa rispetto al passato” che presuppone “un’apertura a quello che noi chiamiamo il Popolo di Dio”.

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Papa Francesco, l’incontro con Zelensky e il comunicato di poche righe che certifica lo stallo: intesa solo sugli sforzi umanitari

domenica, Maggio 14th, 2023

di Gian Guido Vecchi

Il pontefice cauto, dopo le difficoltà. L’ipotesi di inviare a Mosca e Kiev due cardinali come emissari
Papa Francesco, l’incontro con Zelensky e il comunicato di poche righe che certifica lo stallo: intesa solo sugli sforzi umanitari

CITTA’ DEL VATICANO — Il cielo sopra San Pietro è grigio come le prospettive di pace. Quando Volodymyr Zelensky arriva nel cortile dell’Aula Paolo VI, poco dopo le 16, si sa già che l’udienza con il Papa non sarà delle più semplici. La prima volta era stato ricevuto da Francesco l’8 febbraio 2020, sono passati poco più di tre anni ed è come fossero dieci, il giovane presidente che si mostrava un po’ intimidito in giacca e cravatta si presenta ora con la felpa militare, incanutito, l’aria tirata. Si stringono la mano nell’auletta dietro la Sala Nervi, «è un grande onore per me essere qui», dice Zelensky accennando un inchino, «la ringrazio per questa visita», sorride il Papa.

Sul tavolo c’è un crocifisso, seduti uno di fronte all’altro è come se si studiassero, il colloquio riservato dura quaranta minuti. E il primo segnale di quanto sia stato faticoso è nelle prime parole della Santa Sede, affidate al portavoce Matteo Bruni: poche righe per dire che si è discusso della «situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso», salvo aggiungere che «entrambi hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione». La convergenza si mostra quindi sugli aspetti «umanitari» e non sulla situazione «politica», come a limitare, almeno per ora, lo spazio della «missione di pace» di cui Francesco aveva parlato a fine aprile.

Una differenza confermata da ciò che Zelensky dirà più tardi a Porta a Porta , sillabando che il suo Paese non ha bisogno di mediatori e l’unico piano di pace è quello ucraino. No alla mediazione vaticana, insomma. E in ciò che il presidente ucraino aggiunge in un messaggio, «ho chiesto di condannare i crimini russi in Ucraina, perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore», si nota una certa insofferenza che in questi mesi ha accompagnato in Ucraina i tentativi di Francesco di «costruire ponti»: aprire tutti i canali di dialogo possibili verso «la strada della pace» e favorire una mediazione, fino a mettere a disposizione il Vaticano per colloqui tra le parti.

Il Papa non ha mai mancato, ogni settimana, di pregare per «il martoriato popolo ucraino». Del resto lo aveva detto senza veli di ritorno dal Kazakistan, lo scorso settembre, ai giornalisti che gli chiedevano se ci fosse un limite alla disponibilità al dialogo con Mosca: «Io non escludo il dialogo con l’aggressore, a volte il dialogo puzza, ma si deve fare». I comunicati della Santa Sede non fanno cenno all’invito al Papa ad andare a Kiev: ha già detto che lo farà solo se potrà andare anche a Mosca. Francesco ha donato una scultura in forma di ramoscello d’ulivo, Zelensky ha ricambiato con un’opera ricavata da una piastra antiproiettile e un quadro sull’uccisione dei bambini.

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Papa Francesco e l’agenda di sabato lasciata vuota: così apre la porta a un incontro con Zelensky in Vaticano

venerdì, Maggio 12th, 2023

di Gian Guido Vecchi

Non ci sono conferme ufficiali, ma i segnali che arrivano dal Vaticano fanno capire che l’incontro è possibile

Papa Francesco e l’agenda di sabato lasciata vuota: così apre la porta a un incontro con Zelensky in Vaticano
Papa Francesco e Zelensky nel 2020

Di conferme ufficiali non ce ne sono, il momento è delicato e meno si parla meglio è, «qualsiasi parola, anche pronunciata con le migliori intenzioni, rischia di diventare un ostacolo più che un aiuto alla pace», ma insomma ai piani alti della Santa Sede fanno notare che nella giornata di sabato l’agenda ufficiale del Papa è vuota, il che accade assai di rado. Lo spazio per un incontro è aperto.

Del resto le indiscrezioni su un’udienza al presidente ucraino Volodymyr Zelensky in arrivo a Roma si sono moltiplicate ieri pomeriggio e Oltretevere il «possibile» è diventato «probabile», accompagnato della certezza che Francesco, nel caso, non aspetta altro ed è pronto a riceverlo: perché «la pace si fa sempre aprendo canali», osservava a fine aprile, di ritorno dall’Ungheria, annunciando una «missione» riservata per «aprire una strada di pace» tra Mosca e Kiev.

Così la missione è in corso e «andrà avanti», ha confermato l’altro giorno il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, aggiungendo una considerazione che suona come un indizio: «Sì, ci sono novità, ma naturalmente a livello riservato». Per dire quanto sia difficile, dopo che Francesco ne aveva parlato ai giornalisti sia Zelensky sia il Cremlino avevano detto di «non sapere» di missioni di sorta. Era stato lo stesso Parolin a confermare che, in effetti, «le due parti a suo tempo sono state informate», poi la faccenda si è risolta: «Non erano smentite, ci sono stati contatti in cui si è chiarito da entrambe le parti che si è trattato di un misunderstanding, un equivoco», ha detto il capo della diplomazia vaticana.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

Resta tutta la difficoltà di una «missione» che appare più che mai ardua, dopo quattordici mesi di tentativi. Francesco ha già ricevuto Zelensky ma era un paio d’anni prima dell’invasione russa, l’8 febbraio 2020, anche se già allora la Santa Sede scriveva che i colloqui in Segreteria di Stato «sono stati dedicati principalmente alla situazione umanitaria e alla ricerca della pace nel contesto del conflitto che, dal 2014, sta ancora affliggendo l’Ucraina».

Poi la situazione è precipitata, all’indomani dell’invasione Francesco andò di persona all’ambasciata di Mosca, il 25 febbraio 2022, e il giorno dopo parlò al telefono con Zelensky, tornò a parlargli un mese più tardi. Nel frattempo telefonate e contatti con le parti sono stati continui.

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Apparizioni mariane, una task force vaticana contro imbroglioni e bufale dei falsi veggenti

giovedì, Maggio 4th, 2023

Domenico Agasso

CITTÀ DEL VATICANO. In Vaticano nasce l’Osservatorio internazionale sui fenomeni collegati alla Madonna. È una task force allestita per scongiurare le bufale, gli imbrogli e le fake news nell’ambito delle apparizioni della Vergine. La squadra anti-truffatori del sacro sorge dalla Pontificia Accademia Mariana: protezione dei più fragili e formazione sono le principali linee guida. E in occasione della presentazione, suor Daniela Del Gaudio, direttore del comitato scientifico, si esprime sul caso di Trevignano puntualizzando che «non è di nostra competenza, c’è una commissione che sta lavorando», ma, sottolinea, i veri mistici «non lucrano»; e la moltiplicazione degli gnocchi? «È meglio non scherzare».

Di solito «i veggenti sono semplici perché questo, ed è un dato scientifico, favorisce meglio la comunicazione del messaggio» divino; non è un caso infatti che nelle apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa i veggenti sono spesso dei bambini, afferma suor Del Gaudio. I bimbi «non elaborano, sono una tabula rasa. La semplicità, per fare un esempio, è di per sé una garanzia di veridicità».

Altro criterio, per capire se ci si trova di fronte a un fenomeno mistico o a una «bufala», è il guadagno. Se c’è vantaggio economico si può sospettare sulla veridicità, «ed è un criterio stabilito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede». Suor Del Gaudio non si sofferma su Trevignano perché «c’è una Commissione che sta lavorando sul caso». Ma, sollecitata rispetto ai presunti miracoli di Gisella Cardia, come la presunta moltiplicazione degli gnocchi, commenta: «È meglio non scherzare su queste cose. Quando i santi lo facevano era in tempo di fame, per un bisogno concreto. E lo facevano in umiltà». Una dote che Cardia pare conoscere poco – osservano alcuni prelati Oltretevere – come i suoi seguaci che, in fila per salutare e baciare la sedicente veggente, ripetono: «La Madonna qui ci parla da anni».

L’Osservatorio internazionale sulle apparizioni e i fenomeni mistici si pone come obiettivi «fornire un supporto accademico interdisciplinare che coinvolga teologia, mariologia, comunicazione, medicina e legge – spiega il sito della Santa Sede Vatican News – Formare operatori pastorali e mondo dei media e, soprattutto, porsi al servizio delle persone più fragili e che più facilmente possono essere ingannate».

Solo in Italia «sono state migliaia negli ultimi decenni le persone che hanno riferito di avere avuto rivelazioni private della Madonna, ma solo poche di queste sono state riconosciute dalla Chiesa». Del Gaudio afferma che «la nostra ambizione è quella di aiutare a formare una conoscenza critica. Quando la Madonna appare migliora la nostra vita cristiana», ma c’è anche «una devozione popolare che nasce su una base non corretta, quindi che va dietro a queste false credenze e non è ancorata biblicamente e ecclesiologicamente».

Le persone «vanno tutelate dagli imbrogli, dalle truffe e anche dal tentativo di plagio perché alle volte un falso veggente con la scusa di dare un messaggio da parte della Madonna o di Dio, può plagiarle veramente le persone e condizionarle – avverte la Suora – Noi vogliamo creare questa coscienza critica, anche per i fedeli laici, non solo per gli operatori pastorali e i sacerdoti perché tutti possano essere veramente autonomi nel saper discernere le vere dalle false apparizioni».

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Wojtyla, lo scudo di Francesco

lunedì, Aprile 17th, 2023

Domenico Agasso

Città del Vaticano. Il monito di Francesco è perentorio: giù le mani dalla figura e dalla storia di Karol Wojtyla. «Rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate», con allusioni a un suo potenziale coinvolgimento nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Il Papa lo scandisce al Regina Coeli, affacciato alla finestra del Palazzo apostolico, in mondovisione, rispondendo così duramente alle recenti affermazioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza d’Oltretevere sparita nel nulla 40 anni fa. E l’applauso immediato di piazza San Pietro può rappresentare simbolicamente il pensiero della Chiesa schierata in difesa del Pontefice polacco, come premette lo stesso Bergoglio, che si dice «certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo». Italiani compresi, assicura una nota della Conferenza episcopale in cui i vescovi sostengono che «non ci possono essere mezzi termini per definire i recenti attacchi». Nel frattempo sul sito Vatican News la Santa Sede parla di «accuse infamanti legate al caso Orlandi, mosse sulla base di anonimi “si dice”, senza testimonianze o indizi». Pietro reagisce immediatamente, ribadendo che «mai ho accusato Giovanni Paolo II» di abusi e pedofilia, e considerando «giusto che Francesco lo difenda».

Come ricordano – con disapprovazione – i Media vaticani, Pietro Orlandi e il suo avvocato Laura Sgrò hanno «raccolto le “voci” sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione di Martedì, “la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi” e “non andava certo a benedire le case”». Parole che «Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco».

Pietro Orlandi garantisce all’agenzia LaPresse che «delle presunte uscite serali del Papa me ne hanno parlato molte persone, ma la principale che me lo ha riferito è morta. Quell’audio è uscito il 9 dicembre, questo casino è un pretesto». Mentre su Facebook scrive di considerare «giusto che papa Francesco abbia difeso Wojtyla dalle accuse fatte attraverso un audio. Per questo ho deciso di depositarlo al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, affinché convocasse Marcello Neroni, autore di queste accuse». E poi precisa che «non può spettare a me dire se questo personaggio abbia detto il vero oppure no. L’unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia».

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Il Papa e l’udienza al freddo (dopo l’infezione e il ricovero): «Sono ancora vivo»

giovedì, Aprile 6th, 2023

di Aldo Cazzullo

L’udienza all’aperto, nonostante il ricovero per un’infezione polmonare. Bergoglio gira in sedia a rotelle per i saluti e risponde alle domande: «Santo Padre, ci ha fatto spaventare. Come sta davvero?»

Il Papa e l’udienza al freddo (dopo l’infezione e il ricovero): «Sono ancora vivo»

Alle 9 meno 10 del mattino, quando Francesco appare sulla Papamobile circondato da bambini in cappellino bianco, fa più freddo che a Natale. Eppure l’udienza del mercoledì prima di Pasqua è prevista all’aperto, qui in piazza San Pietro. E il Papa è reduce dall’infezione polmonare e dal ricovero al Gemelli.

«Quest’udienza l’ha organizzata padre Georg o qualche altro nemico» scherza un fedele. Gli altri però non colgono l’ironia e appaiono sinceramente preoccupati. Sono migliaia, ma ci sarebbe stato posto nell’Aula Paolo VI, al coperto. Invece il Papa si siede sotto il baldacchino, riscaldato dai pannelli elettrici del tetto, ma esposto al vento e al gelo; e comincia a tossire. I fedeli seguono con apprensione ogni suo movimento. Ora Francesco ha chiesto un bicchiere d’acqua. È tutto un brusio: «Il Papa sta male, il Papa sta male…». «Non capite? Ha voluto tenere l’udienza all’aperto proprio per far vedere che sta bene, che ce la fa, che ora celebra pure la Via Crucis e la Messa di Pasqua!». Il Papa adesso si fruga nella tasca alla ricerca di qualcosa. Fazzoletto? Rosario? No, la custodia degli occhiali da lettura.

Quando prende la parola, la tensione si scioglie. La sofferenza o anche solo il disagio di Bergoglio diventano fuoco, energia. «Perché tanta indifferenza verso Dio? Perché tanto male nel mondo? Guardate quanto male c’è nel mondo!». Francesco scuote le coscienze, come sempre: «Perché le disuguaglianze continuano a crescere? Perché la sospirata pace non arriva? Perché quella sensazione che i tempi passati fossero migliori e che nel mondo, magari pure nella Chiesa, le cose non vadano come una volta?».

La risposta il Papa la dà nella sua lingua madre, il castigliano, salutando i fedeli che sventolano bandiere argentine, spagnole, boliviane. «La Pasqua può essere un nuevo comienzo, un nuovo inizio. È sempre il momento per cominciare. Per convertire il male in bene, il dolore in amore. Per dimenticarci di noi stessi». Il narcisismo, l’accumulazione dell’inutile – «a Santa Marta, dove abito, abbiamo deciso di disfarci delle cose superflue per darle ai bisognosi: erano tantissime» -, il maquillage per nascondere le ferite: «Ma poi il trucco cola, e resti con la tua vera faccia. Quella che Dio ama».

Ora il Papa parla a braccio, senza leggere: «Quando potevo andare in giro – mi è sempre piaciuto andare in giro, adesso non mi lasciano più – mi piaceva vedere gli sguardi della gente. Ma spesso erano sguardi tristi. Gente che va in giro parlando con se stessa. Gente sempre china sul telefonino». Una signora in seconda fila ride, il Papa un po’ ride con lei, un po’ la rimprovera: «Sì, tu ridi, ma guarda che è così! Tutti sempre con il telefonino!».

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Il Papa avvisa i “corvi” e torna alla normalità: subito la prima udienza poi i riti della Pasqua

domenica, Aprile 2nd, 2023

Stefano Zecchi

Era impietosa la fotografia, pubblicata su tutti i quotidiani, che riprendeva il Papa nel momento in cui scendeva dall’auto per entrare in ospedale. Una smorfia di dolore che parlava nel modo più vero della sofferenza che stava patendo il pontefice. Da qualche tempo lo vedevamo in difficoltà nella deambulazione, sistemato talvolta sulla sedia a rotelle, oppure vigorosamente sostenuto da braccia amiche, lento e insicuro nell’incedere col bastone. Ma si governa con la testa, diceva Papa Francesco, e, finché la testa funziona bene, la saggezza può continuare a illuminare l’amministrazione pontificia.

Tuttavia quella foto racconta anche un’altra verità che eravamo stati abituati a conoscere durante il pontificato di Giovanni Paolo II, instancabile pellegrino nel mondo. Grande fierezza comunicativa esprimeva l’atletica corporeità di Wojtyla, e la voce della sua preghiera non poteva essere sentita e accolta senza essere associata al suo vigore fisico. Poi ci siamo dovuti abituare ad altra immagine: la decadenza del corpo ferito e guarito miracolosamente, ma ormai provato nella propria carne. Il governo della Chiesa era sempre amministrato dalla testa geniale di Giovanni Paolo II, ma la fragilità del corpo diventava una costante immagine di dolore che accompagnava le sue preghiere, le sue omelie.

Papa Francesco lo abbiamo conosciuto non con il fisico da atleta, ma con una rassicurante, ampia e generosa corporeità che ben si è accompagnata alle sue parole, quasi mai espresse con toni forti e imperiosi. Adesso, l’immagine del dolore sul volto accomuna i due papi. Diversi, molto diversi dai grandi pontefici che nel secolo scorso li avevano preceduti. Paolo VI, Papa Giovanni, Pio XII: in pubblico si muovevano sulla sedia gestatoria, prevalentemente chiusi tra le mura vaticane, viaggi apostolici molto vicini alla sede pontificia e non protratti nel tempo.

Per loro governare con la testa, mettendo tra parentesi la condizione fisica del loro corpo, era per noi non solo qualcosa di scontato ma faceva crescere la ieraticità della loro persona. Certo, infinite sofferenze avrà patito il loro corpo, ma quel dolore era custodito nel segreto dell’anima.

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