Archive for the ‘Campania’ Category

Bus travolge due auto e finisce in una scarpata sull’autostrada A16, un morto e 14 feriti

domenica, Giugno 4th, 2023

di Felice Naddeo

L’incidente alle 4 nel comune di Vallesaccarda in provincia di Avellino. Il mezzo di linea Flixbus era partito da Lecce e diretto a Roma. Coinvolte altre tre autovetture

Bus travolge due auto e finisce in una scarpata sull'autostrada A16, un morto e 14 feriti

Un bus di linea della Flixbus si è ribaltato ed è finito in una scarpata, questa mattina alle 4 sull’autostrada A16 Napoli-Canosa nel territorio del comune di Vallesaccarda in provincia di  Avellino, dopo aver travolto due autovetture ferme sulla corsia per un violento tamponamento. Poi sono sopraggiunte altre tre autovetture che sono rimaste coinvolte nello schianto. Il bilancio dell’incidente è di un morto e 14 feriti.

Due incidenti

Da un prima ricostruzione, le autovetture occupavano quasi tutta la carreggiata autostradale perché coinvolte in un incidente. In questo impatto è morto sul colpo un automobilista, sbalzato dalla sua vettura a causa dello schianto. Il bus è arrivato qualche minuto dopo sul luogo dell’incidente. Ma l’autista non è riuscito ad evitare lo scontro con le auto. Il mezzo si è ribaltato ed è finito nella scarpata sul lato destro della carreggiata. L’urto è stato attutito dalle piante a bordo strada.

A bordo 38 persone

Il bus, partito da Lecce alle 23 di sabato 3 giugno e diretto a Roma Tiburtina con arrivo programmato alle 7, aveva a bordo 36 passeggeri e due autisti. Sul posto i vigili del fuoco che, con l’ausilio di una autogru, hanno sollevato il mezzo dalla scarpata per verificare se ci fossero altre vittime. Tre dei 14 feriti – due particolarmente gravi – sono stati traportati ad Ariano Irpino, altri tre ad Avellino e otto a Benevento. 

A Grottaminarda

I passeggeri del bus e delle auto coinvolte che non hanno avuto la necessità di ricorrere a particolari cure mediche sono stati ospitati nella palestra comunale di Grottaminarda. Qui i medici li hanno refertati e assistiti. Ma tutti sono in buone condizioni: solo qualcuno ha il collare o delle fasciature. Alle 6.45, è stato riaperto – anche se su una sola carreggiata – il tratto autostradale dell’A16 tra Candela e Grottaminarda che era stato chiuso per l’incidente.

La testimonianza

«Stavano tutti dormendo – ha raccontato uno dei passeggeri del bus, un giovane di Lecce – a svegliarci è stata la violenta frenata e poi il botto, quando ci siano scontrati con le auto, prima di finire nella scarpata». Il giovane, che da Roma poi avrebbe dovuto proseguire il viaggio verso Firenze, ha una forte contusione alla spalle.

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Napoli, spari alla festa scudetto: un morto e tre feriti

venerdì, Maggio 5th, 2023

Una grande festa quella che ha vissuto Napoli nella notte per la vittoria del terzo scudetto, a 33 anni dall’ultimo trionfo dell’epoca di Diego Maradona. Che porta con sé anche un bilancio drammatico: un morto e tre feriti, tutti raggiunti da colpi di arma da fuoco nella zona di piazza Carlo III. A perdere la vita è stato un 26enne. Altre tre persone, invece, sono finite all’ospedale ferite dall’esplosione di petardi. 

Il 26 anni, con precedenti, è morto nella notte dopo esser stato ferito da colpi d’arma da fuoco in varie parti del corpo. La vittima, Vincenzo Costanzo residente nel quartiere di Ponticelli, è stata ricoverata all’ospedale Caldarelli dove è morta poco dopo. Tra i feriti risultano una donna di 26 anni e due giovani di 24 e 20 anni, raggiunti da colpi d’arma da fuoco, ma non in pericolo di vita. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Una delle ipotesi più accreditate è che tutti siano stati feriti nello stesso luogo dove sarebbe stato colpito anche il 26enne morto ma la dinamica non è chiara.

I carabinieri a Napoli sono intervenuti in piazza Carlo III e nello stesso luogo potrebbero essere state ferite le altre persone portate in ospedale nella notte per ferite da arma da fuoco. Sulla dinamica ci sono ancora molti punti da chiarire, ma anche il luogo del ferimento del 26enne poi deceduto non è chiaro perché potrebbe essere accaduto nella vicina piazza Volturno.

All’ospedale Pellegrini, poi, è arrivata una ragazza di Portici di 26 anni, ferita alla caviglia, verosimilmente da colpo d’arma da fuoco, curata e dimessa con 10 giorni di prognosi. Nell’ospedale Villa Betania è arrivato un 24enne residente a Ponticelli ferito al gluteo destro, anche lui da colpo di pistola, curato e dimesso con 15 giorni di prognosi, e un ventenne di Portici con ferita e prognosi uguale. Una delle ipotesi più accreditata è che tutti siano stati feriti nello stesso luogo, lì dove sarebbe stato colpito anche Costanzo. Indagini ancora in corso.

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Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli a 18 anni per una scarpa sporcata: «Lo aspettavo a casa con il cornetto, non è più tornato»

martedì, Marzo 21st, 2023

di Chiara Marasca

Negli ultimi tempi il 18enne di Pianura viveva con i fratelli a casa di Monica D’Angelo, l’ex moglie del padre: «Lo amavano tutti, lavorava nella pizzeria di mia figlia Miriam. E sognava di averne una sua. Ora vogliamo giustizia»

napoli

«Lo amavo come un figlio, l’ho amato dal giorno in cui è nato. Pio era impossibile non amarlo. Era buono, allegro, disponibile. La prego lo scriva, bisogna raccontare chi era. E pensare che ieri lui non voleva nemmeno uscire. Ti aiuto a montare il mobile, resto qua, sono un po’ stanco, mi  aveva detto. Poi gli amici lo aspettavano e si è convinto ad andare a Mergellina con loro, a bere un drink. Con lui c’era Carlo, l’amico del cuore. Sono tutti bravi ragazzi i suoi amici, come lui. La prego di dirlo». Perché la paura più grande, in queste ore in cui il dolore è inconsolabile e ai suoi familiari non sembra ancora possibile non poterlo più abbracciare, è che Francesco Pio Maimone, il ragazzo di Pianura ucciso domenica sera davanti agli chalet, possa essere considerato un giovane con cattive frequentazioni, o, peggio, vicino agli ambienti criminali del suo quartiere, recentemente in fibrillazione E invece no.  Una lite tra altri ragazzi per una scarpa sporcata e lui al posto sbagliato nel momento sbagliato. Non c’entrava niente. Lo dicono le ipotesi degli investigatori, che con il passare delle ore si delineano con sempre maggiore nettezza, e lo ripete tante e tante volte Monica D’Angelo, l’ex moglie del papà, mamma di Alessia, Miriam ed Emanuele, tre dei sei fratelli di Pio, come tutti lo chiamavano in famiglia. 

La famiglia

Una grande famiglia allargata, la loro, dove negli anni la gioia per l’arrivo di nuovi bambini ha lenito il dolore per un matrimonio finito lasciando spazio a un clima sereno e a legami intensi. Sei fratelli, legatissimi. Negli ultimi mesi Pio viveva proprio in casa con la signora Monica, per lui una seconda mamma. Non c’erano problemi con i genitori, né con gli altri fratelli – Chiara e Antonio – ma lui amava stare con la sorella maggiore, Miriam e i suoi figli, ai quali era legatissimo. I nomi dei nipotini, di 7 mesi e sei anni, Pio se li era anche tatuati. «Impazziva per loro», racconta Monica senza riuscire a trattenere le lacrime, «e quando un anno fa il più grande ha avuto un problema di salute Pio non l’ha lasciato un attimo. Pensi che il bambino lo chiamava babbo».  

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Napoli, sette arresti per la guerriglia con gli ultrà dell’Eintracht. Devastato il centro della città

giovedì, Marzo 16th, 2023

di Angelo Agrippa

Cordone di polizia per il trasferimento degli ultrà tedeschi a Salerno e Roma per il rientro in Germania. Previsti altri arresti nelle prossime ore

Scontri ultrà Eintracht Francoforte a Napoli, Carlo Calenda (Azione) attacca Matteo Piantedosi. Carlo Calenda: «Ministro del nulla»

I cori sportivi si sono ben presto trasformati in inni di guerra. E la strada, nel terreno di scontro dove sampietrini, bombe carta e fumogeni hanno preso violentemente il sopravvento. Piazza del Gesù a Napoli è stata sfigurata dalla cecità dei teppisti, fino a cadere sotto i colpi della guerriglia. E ciò che è rimasto è soltanto rabbia e devastazione. Con un’auto della polizia data alle fiamme, altre vetture danneggiate, cinque bus dell’Azienda napoletana di mobilità presi a sassate, alcuni feriti — tra cui un autista, alla guida di uno dei mezzi per il trasferimento degli ultrà dell’Eintracht, colpito ad un occhio dal lancio di un oggetto contro il finestrino — locali e ristoranti saccheggiati, sette ultrà del Napoli arrestati e circa duecento tifosi tedeschi identificati e posti sotto controllo. Poi, la guerriglia si è spostata durante la notte nella zona del lungomare, tra via Chiatamone e via Partenope, dove i supporter bianconeri hanno scelto di alloggiare in uno dei principali alberghi. 

Gli assalti

Qui è continuata la sassaiola, a fine partita, con decine di ultrà azzurri che hanno assaltato con petardi e bombe carta l’hotel e colpito con i sampietrini i bus con a bordo i tifosi ospiti in predicato di essere trasferiti fuori città per organizzare il ritorno in Germania . Seicento, secondo una stima, gli ultrà di Francoforte che sono riusciti, martedì sera, a raggiungere Napoli in treno, facendo scalo a Salerno, e con essi anche supporters atalantini, rivali storici dei partenopei. Benché il prefetto di Napoli non avesse autorizzato la presenza della tifoseria tedesca allo stadio temendo proprio ciò che invece è avvenuto. Episodi che hanno spinto fonti di Polizia a sottolineare come «il divieto di vendita dei biglietti» ai tifosi dell’Eintracht «era più che giustificato». Del resto, gli apparati di sicurezza italiani avevano «piena contezza della pericolosità» delle frange estreme dei sostenitori tedeschi e del concreto rischio di conflitto con quelli locali, tanto da rinnovare il provvedimento dopo la decisione di sospensione del Tar, nonostante alcuni sostenessero che si trattasse di un «atto discriminatorio» quello commesso dall’Italia. 

Scontri e devastazioni

Già al loro arrivo si erano registrate le prime tensioni, con l’assalto condotto a colpi di petardi da alcune fazioni di facinorosi napoletani contro un bus su via Marina e il lancio di bottiglie all’indirizzo di un bar chiuso di piazza Bellini ad opera di un gruppo di ultrà della squadra ospite. Tuttavia, una volta accesa la miccia del conflitto è diventato quasi impossibile spegnerla. Fino alle 17 di ieri, quando almeno duecento supporters del Francoforte, sotto scorta della Polizia, hanno raggiunto il centro storico di Napoli, ma ad attenderli vi erano alcune decine di sostenitori azzurri. I tentativi di accerchiamento esperiti da questi ultimi sono stati più di una volta respinti dagli agenti di Polizia e dai Carabinieri che, in assetto anti sommossa, hanno separato e distanziato le due fazioni. È qui che, tra piazza del Gesù e Calata Trinità Maggiore, è stata scatenata la guerriglia. Nei luoghi della movida turistica e sotto lo sguardo terrorizzato di passanti e commercianti della zona che sono riusciti a malapena a trovare un riparo sicuro. 

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«Terremoto nei Campi Flegrei, la camera magmatica si sta riempiendo. Non conosciamo il punto critico»

mercoledì, Marzo 15th, 2023

di Roberto Russo

Il professore Giuseppe De Natale: «In queste condizioni la sismicità potrà solo aumentare. La prevenzione? Consolidare gli edifici»

De Natale Campi Flegrei
Il professore Giuseppe De Natale

Professore Giuseppe De Natale, lei è vulcanologo dell’Ingv, (sezione  di Napoli dell’Osservatorio Vesuviano). Dunque: l’attività sismica nell’Area flegrea sta aumentando come lei stesso aveva ipotizzato in uno studio,  assistiamo a terremoti sempre più forti e con maggiore frequenza. Cosa sta succedendo?
«Innanzitutto voglio precisare che quanto dirò in questa intervista non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale del mio istituto, né di qualunque altra istituzione. È semplicemente il mio personale pensiero, basato sulle mie ricerche e pubblicazioni da circa 40 anni. L’attività sismica può solo aumentare finché continua il sollevamento del suolo. Perché il sollevamento del suolo è un’indicazione dell’aumento di pressione nel sottosuolo. Lo scrivemmo già nel 2017, ed avvisammo che la sismicità, allora molto rara e di bassa magnitudo, sarebbe aumentata progressivamente: in numero ed in magnitudo. Oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1984. Non siamo ancora a quel livello soltanto perché, come abbiamo osservato già dagli anni ’80, la sismicità in quest’area, oltre che dal livello di pressione interna, dipende anche dal tasso di incremento della pressione, ossia del sollevamento. Nel bradisisma degli anni ’80, il tasso di sollevamento era oltre 5 volte maggiore di oggi, e quindi anche la sismicità era maggiore». 

Abbiamo ormai superato il punto di massimo sollevamento registrato nel precedente bradisismo ma la terra continua a lievitare, se lo aspettava?
«Il sollevamento del suolo iniziato alla fine del 2005 è quasi perfettamente speculare all’abbassamento osservato dal 1985 al 2003 circa. Quindi, personalmente speravo che sarebbe terminato una volta raggiunto il livello del 1984. Negli ultimi mesi invece abbiamo superato la quota massima del 1984, ormai siamo diversi centimetri più sopra». 

Secondo lei ci troviamo adesso in una situazione più rischiosa rispetto a uno o due anni fa?
«Il problema è che oggi, superato il valore massimo recente ottenuto nel 1984, il livello del suolo, e quindi verosimilmente il livello della pressione interna, è il più alto che abbiamo mai sperimentato, almeno negli ultimi due secoli. È chiaro che la resistenza delle rocce non è infinita, ma noi non sappiamo con esattezza qual è il punto critico, di non ritorno. Ci troviamo dunque in una situazione non sperimentata prima. In ogni caso, il degassamento continuo che osserviamo da 17 anni, che provoca il riscaldamento degli acquiferi e dunque l’aumento di pressione interna, è quasi certamente dovuto ad un afflusso progressivo di magma più profondo nella camera magmatica principale, localizzata a 7-8 km di profondità». 

Che cosa può comportare il riempimento magmatico del serbatoio a 7/8 chilometri di profondità?
«Come mostrano i modelli teorici presenti in letteratura, per causare grandi eruzioni da una camera magmatica profonda, i processi di riempimento magmatico possono durare centinaia o migliaia di anni. È anche vero però che il magma può risalire a livelli più superficiali (circa 3 km, come molto probabilmente è accaduto tra l’82 e l’83) e rendere quindi più probabili eruzioni di piccola taglia. A mio parere, oggi non c’è evidenza della presenza di intrusioni magmatiche a bassa profondità».

So che è una domanda complicata, ma realisticamente quale scenario dobbiamo aspettarci a breve e medio termine? 
«Questo non può saperlo nessuno. Possiamo dire solo con certezza che, finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare. Dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. Ma è chiaro che in futuro, anche a breve scadenza, non possiamo escludere che tali intrusioni non avvengano». 

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Napoli, netturbini con la laurea: 26mila in coda per 500 posti da operatore ecologico

martedì, Settembre 13th, 2022

Antonio Piedimonte

NAPOLI. Tutti in coda per un posto da spazzino. La Napoli in perenne ricerca di lavoro ieri si è ritrovata dinanzi all’ingresso della Mostra d’Oltremare per provare a vincere il concorso e lavorare come operatore ecologico nell’«Asia», la più grande azienda di servizi di igiene ambientale del Sud. Cinquecento i posti a disposizione, 26.114 i candidati; non è un record ma ci manca poco. Oltre mille partecipanti – per l’esattezza 1.232 – hanno una laurea, 10.445 un diploma di scuola media superiore, il resto, dunque la maggior parte, possiede la sola licenza media.

Nel lungo percorso transennato c’è di tutto, dal giovanotto in bermuda e maglietta volutamente sgualcita alla signora con un attillato vestito leopardato, dagli over 35 accompagnati da mammà alle donne in stato di gravidanza, sino ai non pochi signori con i capelli grigi o persino bianchi. I candidati che superano i 50 anni sfiorano quota tremila.

Sono tutti in attesa di entrare, hanno una busta gialla con gli effetti personali (borse e zaini sono stati trattenuti come da prassi) e appaiono piuttosto tesi. Il pensiero è rivolto ai cinquanta quesiti a risposta multipla, e al fatto che ci sono cinquanta minuti per rispondere ad almeno trenta quiz sorteggiati fra oltre cinquemila domande di cultura generale, nozioni di igiene ambientale, gestione rifiuti e altro.

Il tema delle risposte si riverbera anche dall’altra parte delle transenne, lì dove sta uscendo chi ha già fatto l’esame. «Io proprio non ho capito il criterio, tante domande per andare a scopare le strade?», dice Luisa. Che poi aggiunge ironica: «Se non so chi ha vinto il festival di Sanremo o non ho visto i film sui pirati non sono idonea al lavoro di spazzino?». Il riferimento è a due quiz che chiedono l’anno in cui i Maneskin hanno vinto la celebre gara canora e il nome del capitano della saga dei Pirati dei Caraibi, una polemica già riecheggiata.

Tra chi aspetta di entrare, invece, c’è Daniele Aterrano, neolaureato in lingua cinese, uno dei pochi disposti a parlare: «Sì, lo so, con il mio titolo di studio le aspettative sarebbero diverse, che dire?, la situazione la conosciamo tutti. Io provo a fare tutte le cose che posso fare, poi vediamo. Tanti amici mi dicono “sali” (al Nord, ndr), però trasferirsi non è una cosa così semplice, e lo stesso vale per la Cina, dove per giunta hanno ancora problemi con il Covid». Ha qualche desiderio nel cassetto? «Vorrei usare la mia laurea e lavorare con le aziende». Sorride al taccuino della Stampa anche Angela, che sembra una ragazzina ma ha trentotto anni e la fede al dito. «Ho una laurea in Scienze sociali ma sono ancora una precaria. Che dovevo fare? Ho una famiglia, i tempi sono quelli che sono, il lavoro è lavoro. Se mi pigliano sarò una netturbina con la laurea».

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Reddito di cittadinanza, maxi-operazione in 5 Regioni: scoperti 5mila irregolari | Tra loro anche camorristi, rapinatori e parcheggiatori abusivi

mercoledì, Novembre 3rd, 2021

Percepivano il reddito di cittadinanza senza averne diritto. Sono in totale 4.839 le posizioni irregolari scoperte dai carabinieri nel corso di una maxi-operazione in Campania, Puglia, Abruzzo, Molise e Basilicata. La truffa ai danni dello Stato ammonta a quasi 20 milioni di euro. Solo nel Napoletano, i percettori irregolari erano 2.441: tra loro anche camorristi, parcheggiatori abusivi, rapinatori, truffatori e lavoratori in nero.

C’è chi aveva la Ferrari, chi la barca, chi molteplici appartamenti, chi un autonoleggio con 27 auto, chi una scuola di ballo. E c’è persino chi si è inventato di avere dei figli. Le irregolarità sono state riscontrate nel 12% dei 38.450 nuclei familiari controllati per un campione di 87.198 persone. Ben 1.338 percettori indebiti del reddito erano già noti alle forze di polizia per altri motivi e 90 di loro hanno condanne o precedenti per gravi reati di tipo associativo. 

A Napoli scoperti 2.441 irregolari

 Nel Napoletano il blitz ha permesso di individuare 2.441 percettori irregolari. Nel lungo elenco figurano truffatori di anziani, scippatori, pusher, contrabbandieri di sigarette, e lavoratori “in nero” (un carrozziere, un barista, una commessa). C’è un finto spazzino il quale, armato di scopa, rapinava le sue vittime la mattina presto mentre si recavano al lavoro. Ci sono anche 75 individui con precedenti che sono risultati imparentati con note famiglie malavitose napoletane (Tolomelli, D’Amico, Sorianiello, Puccinelli, Giuliano e Giannelli).

Tra i beneficiari anche la moglie di un boss

A percepire il sussidio, in modo indiretto poiché era intestato alla moglie convivente, c’era anche il boss Fausto Frizziero, ai domiciliari per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e reati connessi allo spaccio di droga. Frizziero è ritenuto un elemento di vertice dell’omonimo clan che fa affari illegali tra i quartieri Chiaia e Posillipo di Napoli. Ma tra i ‘furbetti’ dalla fedina penale nera ci sono anche cinque persone legate agli Amato-Pagano, gli scissionisti di Secondigliano, alcuni ritenuti appartenenti al clan Cifrone, alla famiglia malavitosa dei Balzano. Dieci sono affiliati al clan Grimaldi/Vanella Grassi.

In provincia di Napoli, invece, sono 25 le figure di spicco della criminalità organizzata locale che rientrano nel novero dei percettori illeciti: si tratta di familiari di affiliati ai clan Nuvoletta, Orlando, Polverino, Amato-Pagano e De Rosa-Pianese. C’è la moglie di un affiliato al clan “Polverino”, la moglie del nipote del capo clan della stessa organizzazione mafiosa.

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La rapina di Casavatore: i fucili puntati contro i bimbi in pizzeria sono l’abisso

martedì, Ottobre 12th, 2021

di Marco Demarco

Una pizza con i genitori a «Un posto al sole». Ma poi eccoli precipitare tutti, e più di tutti i bambini, in una livida atmosfera da «Gomorra-La serie», in un abisso di paura, minacciati da fucili spianati in faccia. Noi guardiamo le immagini della rapina di Casavatore, protetti dall’incredulità, storditi dall’assenza del sonoro, scossi dall’improvviso apparire di qualcosa che sì, è proprio un fucile, mentre quello più in là è davvero un kalashnikov. Noi abbiamo anche avuto tutto il tempo di razionalizzare, di indignarci, di chiederci come siano possibili cose del genere.

Ma i bambini? Loro che erano nella realtà e non nell’immaterialità della videoregistrazione, che hanno visto il fucile finire sulla faccia del padre e hanno incrociato gli occhi terrorizzati della madre, riusciranno mai a dimenticare gli attimi che hanno vissuto? Doveva essere una felice serata passata in compagnia, in una pizzeria che porta il nome di una fiction famosa, un nome che evoca la Napoli bella di Posillipo e di Marechiaro. Si è trasformata invece nel suo opposto, in un precipitare improvviso nella città brutta, quella delle bande di camorra, delle «stese», cioè delle sparatorie nelle piazze e nei vicoli. O delle rapine a mano armata.

Come questa. Casavatore è un paesone grigio della parte più grigia dell’area metropolitana di Napoli. È al confine col quartiere di Secondigliano, a due passi dalla location preferita dal cinema e dalle tv per le storie criminali. Qui sabato hanno fatto irruzione in due, col volto coperto da mascherine anti-Covid, e hanno cambiato in pochi secondi la vita degli altri. Quello col mitra rimane sulla porta, defilato, a controllare da lontano. E a vedere il video quasi si ha l’impressione che nessuno se lo fili. Né i camerieri, che continuano ad attraversare la sala con le pizze in mano, né i clienti.

L’altro, invece, occupa di forza la scena. Dovendo scegliere dove colpire, non esita un momento: sceglie di proposito il tavolo con i bambini. Nelle immagini si vede una mamma che prova a proteggere il figlio stringendolo a sé. Un padre si proietta invece su un altro bambino per coprirgli gli occhi con le mani. E poi anche le orecchie, alternativamente. Solo così riusciamo a intuire fino a che punto le minacce che noi non sentiamo, in quella sala invece rimbombano. Non c’è perciò bisogno di scomodare Zygmunt Bauman per capire quale sarà la peggiore conseguenza di questi momenti.

Per questi bambini sarà assai difficile ricostruire la fiducia in qualcosa e in qualcuno, avendo verificato di persona che il male ti può trovare ovunque, anche se sei c on i tuoi genitori. Per altri versi, invece, noi che guardiamo a distanza rimaniamo spiazzati da un’altra presenza. In una diversa inquadratura si vede un uomo con una chitarra in mano, un «posteggiatore», uno di quelli che cantano con un filo di voce «Era di Maggio» o «Indifferentemente». È immobile. Impietrito. Il contrasto tra il fucile e la chitarra è da sceneggiatura, più che da cronaca vera.

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Bimbo precipitato dal balcone, la confessione del domestico: “Ho fatto cadere Samuele, poi sono andato a mangiare una pizza”

martedì, Settembre 21st, 2021

Grazia Longo

ROMA. Si può lanciare un bimbo di quattro anni dal terzo piano e poi uscire di casa come niente fosse per andare a mangiare una pizza, ignorando l’orrore? Non è il copione di una sceneggiatura pulp, ma proprio quello che venerdì alle 12,30 ha fatto a Napoli Mariano Cannio, 38 anni, arrestato per la morte del piccolo Samuele Gargiulo.

Ieri la gip Valentina Gallo ha convalidato il fermo emesso venerdì scorso dalla Procura di Napoli, guidata da Giovanni Melillo, nei confronti di Cannio, affetto da problemi psichici, domestico a ore da pochi giorni a casa della famiglia Gargiulo. L’uomo, difeso dall’avvocato Mariassunta Zotti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma le nove pagine dell’ordinanza di convalida contengono i verbali degli interrogatori di venerdì: «Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone. Giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo». Ecco le parole da brividi pronunciate da Cannio, mentre rendeva le prime sommarie informazioni.

«Sono fuggito a casa – ha poi aggiunto – e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità. Poi, sono rientrato, mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo e ho preso un cappuccino e un cornetto, perché avevo una fame nervosa. Poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato». Sempre venerdì sera, dopo la nomina del difensore d’ufficio, l’uomo di fronte alla pm Barbara Aprea e alla polizia della squadra mobile ha corretto un po’ il tiro e ha accennato ad un malore: «Fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto».

Ma la gip Valentina Gallo non crede «alla circostanza del capogiro, peraltro non dichiarata in prima battuta dal Cannio nel corso delle sommarie informazioni. Non è verosimile che l’indagato avesse avvertito un malore di tale intensità mentre lasciava la presa del bambino che aveva in braccio lasciandolo cadere, dimostrandosi invece totalmente cosciente nei momenti immediatamente precedenti e successivi al gesto».

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Napoli, la spesa per il reddito di cittadinanza sfiora quella dell’intero Nord

mercoledì, Aprile 28th, 2021

La spesa per il reddito di cittadinanza a marzo a Napoli si avvicina a quella dell’intero Nord Italia. E’ quanto emerge dalle tabelle dell’Inps, secondo cui nel capoluogo campano 157mila famiglie percepivano il reddito o la pensione di cittadinanza, mentre nell’intero Nord 224.872 nuclei. Poiché l’importo medio è più basso al Nord che al Sud, a marzo sono stati spesi per il sussidio 109,7 milioni nel Settentrione e 102,2 solo a Napoli.

Su base geografica, dal rapporto dell’Inps emerge che 1,8 milioni di percettori del reddito di cittadinanza si trovano nelle Regioni del Sud, 452mila nelle Regioni del Nord e 334mila in quelle del Centro. La Campania è la prima Regione in Italia per sussidi, con il 22% delle prestazioni erogate, seguita dalla Sicilia con il 20%, dal Lazio con il 10% e dalla Puglia con il 9%: in queste regioni risiede il 61% delle famiglie con il reddito.

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