Archive for the ‘Sport’ Category

Il discorso di Ibrahimovic: «Sarò milanista per sempre, voglio dire “ciao” al calcio ma non a voi»

lunedì, Giugno 5th, 2023

Zlatan nel suo saluto d’addio sul prato di San Siro: «Forza Milan, arrivederci»

Un video celebrativo e tante lacrime da parte dei tifosi unite ai cori. Così il Milan ha voluto celebrare Zlatan Ibrahimovic nel suo saluto d’addio sul prato di San Siro al termine della vittoria del Milan sul Verona.

Rating 3.00 out of 5

Manovra stipendi: la Juve trova un accordo che oggi verrà portato in tribunale

martedì, Maggio 30th, 2023

Antonio Barillà

TORINO. Già condannata a 10 punti di penalizzazione per il caso plusvalenze e scivolata di conseguenza al settimo posto in classifica, la Juventus sceglie la strada del patteggiamento per il secondo filone, quello sulla doppia manovra stipendi, sui rapporti con gli agenti e le partnership sospette con altre società. Ieri, dopo una lunga trattativa, è stato raggiunto il fatidico accordo, così si prospetta una multa senza ulteriore sottrazione di punti e il club bianconero si impegna a non ricorrere. Il provvedimento, lasciando immutata la classifica, permette di scontare anche un’eventuale sanzione Uefa senza ripercussioni sulla prossima stagione: in base al regolamento, infatti, un’esclusione da parte di Nyon dalle sue competizioni deve essere scontata alla prima qualificazione, così la Juve, nell’eventualità, rinuncerebbe subito alla Coppa ma avrebbe la possibilità di accostarsi senza handicap al prossimo campionato e disputare quindi, nel 2024-25, la competizione cui dovesse qualificarsi.

Alternativa alla multa, nel trattare l’accordo, era un’ammenda sommata a un’ulteriore lievissima sottrazione di punti, due o tre al massimo perché avrebbero permesso di conservare almeno l’accesso alla Conference League. Il calcolo era basato sulla posizione della squadra di Massimiliano Allegri, settima a 59 punti, dietro la Roma sesta con 60 e davanti alla coppia Torino-Fiorentina, ottavo posto a quota 53. Se i bianconeri fossero stati penalizzati di due punti, vincendo a Udine all’ultima giornata, avrebbero potuto agguantare i giallorossi se sconfitti dallo Spezia ma sarebbero rimasti comunque settimi perché in svantaggio negli scontri diretti; con tre punti di penalizzazione avrebbero potuto invece essere raggiunti da granata e viola rispetto ai quali però sono favoriti negli scontri diretti: in entrambi i casi la Juve avrebbe comunque avuto accesso alla Conference, traguardo minimo per assicurare la conclusione dei procedimenti in questa stagione senza rischio di strascichi che potessero compromettere la prossima, in ogni caso l’intesa sulla multa ha azzerato tutto.

Alla luce dell’accelerata nella trattativa e dell’accordo raggiunto, il processo che era in calendario il 15 giugno è stato anticipato a stamani: tocca quindi ai giudici del Tribunale federale nazionale ratificare oggi l’intesa, teoricamente respingibile se non ritenuta congrua.

Rating 3.00 out of 5

Investimenti e intuizioni, ecco i segreti dietro lo scudetto del Napoli

venerdì, Maggio 5th, 2023

Andrea Muratore

Lo scudetto del Napoli viene da lontano. Ed è anche il premio al lavoro di una società che, sotto la guida del presidente Aurelio De Laurentiis, ha riportato nell’Olimpo del calcio italiano una piazza affamata di risultati. Se i due scudetti del 1987 e del 1990 del Napoli che ruotava attorno a Diego Armando Maradona erano stati i titoli del riscatto nazionalpopolare e populista di una squadra trascinata dal Diez al livello delle corazzate del Nord, quello del Napoli di Luciano Spalletti è il punto di arrivo di una corsa durata diciannove anni.

Plusvalenze e risultati

Era il 6 ottobre 2004 quando il Napoli targato De Laurentiis esordiva in Serie C1 dopo il fallimento battendo 1-0 la Vis Pesaro all’ultimo respiro al San Paolo, con gol di Massimiliano Varricchio. Da allora in avanti, soprattutto dopo il ritorno in Serie A concretizzatosi nel 2007, De Laurentiis e la sua società hanno portato gli azzurri nell’élite con programmazione e investimenti. Ha speso molto, il club guidato dal produttore cinematografico romano: 800 milioni di euro solo nell’ultimo decennio nelle sessioni di mercato e un miliardo di euro circa per gli stipendi nello stesso periodo. Ma spesso gli investimenti sono stati ripagati ampiamente da plusvalenze e risultati sul campo.

Nei primi anni dopo il ritorno in Serie A il Napoli fu guidato da uomini-simbolo poi divenuti la chiave di volta per eccellenti plusvalenze. Iniziò Ezequiel Lavezzi, il fantasista argentino acquistato per 5 milioni di euro dal San Lorenzo nel 2007 e venduto al Paris Saint Germain per 30 milioni cinque anni dopo. Alla stessa squadra parigina si trasferì l’anno successivo il bomber uruguaiano Edinson Cavani. De Laurentiis aveva investito nel 2010 17 milioni di euro per strapparlo al Palermo, ma lo cedette per ben 66 milioni di euro al club degli emiri qatarioti dopo che il Matador aveva segnato 104 gol in 138 partite contribuendo alla vittoria della Coppa Italia 2011-2012.

A sostituire Cavani fu chiamato Gonzalo Higuain, acquistato dal Real Madrid per 40 milioni di euro, in quella che fu la più onerosa trattativa della storia del Napoli. Investimento lautamente ricompensato dalla vendita del Pipita argentino alla Juventus per 90 milioni di euro tre anni dopo

Questi erano i racconti di un Napoli capace di muoversi tra le big ma presto o tardi destinato a separarsi dai suoi migliori talenti. Per la stabilizzazione l’uomo del destino è stato, in quest’ottica, Cristiano Giuntoli. Dopo la sua chiamata alla carica di direttore sportivo, il manager ed ex calciatore classe 1972 artefice del miracolo Carpi, guidato come dirigente dalla D alla Serie A nel decennio precedente, ha impostato in tandem con De Laurentiis una strategia di programmazione societaria molto ambiziosa.

Il modello Napoli che ha portato allo scudetto

Il Napoli non ha alle spalle una struttura tale da poter gestire vivai ramificati come quelli che hanno in Europa società come l’Ajax e l’Atalanta. La struttura stessa del club e della sua tifoseria, che sovraespone gli enfant du pays sotto il profilo delle aspettative, ha fatto sì che pochi, a parte lo storico ex capitano Lorenzo Insigne, abbiano avuto modo di emergere dalla Primavera ai ranghi dei titolarissimi. La strategia di Giuntoli è stata invece pragmatica e a metà strada. Acquisti di giocatori da campionati minori e dalla classe medio-bassa delle massime leghe europee si sono saldati a investimenti mirati su dei big capaci però di garantire, in prospettiva, rendimenti sul campo notevoli e una crescita delle prestazioni capace di stabilizzare ad alti livelli il club.

I giocatori in questione, inoltre, sono stati chiamati anche sulla logica della fidelizzazione alla maglia, sfruttando la tendenza di De Laurentiis e Giuntoli a chiedere ai neo-firmatari del club l’impegno a garantire al club la gestione esclusiva dei propri diritti d’immagine. Una scelta spesso ritenuta controversa, ma che ha creato un’identificazione del Napoli come collettivo al di sopra dei singoli.

Rating 3.00 out of 5

Le lacrime di Spalletti dopo lo scudetto e la dedica al fratello Marcello morto

venerdì, Maggio 5th, 2023

di Monica Scozzafava, inviata a Udine

L’allenatore del Napoli si commuove quando dedica lo scudetto: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello», morto quattro anni fa

Le lacrime di Spalletti dopo lo scudetto e la dedica al fratello Marcello morto

Lo ha vinto sul campo, come voleva. Non nel suo, e il finale è stato incandescente. Spalletti, il visionario, l’allenatore geniale, distende la fronte, libera il sorriso, abbraccia chiunque gli capiti a tiro. Molla i freni dopo una gara tiratissima, si rivolge a Napoli:«Questo traguardo è per te». Ha tutti i giocatori attorno, nello stadio friulano i tifosi dell’Udinese (qui 117 panchine e la qualificazione ai preliminari di Champions) lo hanno offeso per tutta la durata della partita. Agli insulti lui risponde alzando le braccia: il calcio sa essere ingrato, il suo è anche lo scudetto della rivincita. Al triplice fischio di Abisso non si aprono le danze alla Dacia Arena, la festa è rovinata dall’invasione di campo: lo scudetto è servito in trasferta, il finale è rissa. De Laurentiis è a Napoli tra la sua gente: «Una gioia immensa», la sua gioia è incontenibile. Sciarpa azzurra al collo, dice ai tifosi del Maradona: «Mi avete sempre detto noi vogliamo vincere, lo abbiamo fatto tutti insieme. Lo rifaremo ancora, ci manca la Champions e la conquisteremo. Stasera ci vorrebbe Modugno per cantare: Meraviglioso».

Napoli campione d’Italia, la festa scudetto e le reazioni in diretta

desc img

APPROFONDIMENTI

Luciano Spalletti ha 64 anni: 1000 panchine, Totti e 8 segreti. Dai quaderni al vino e alla quercia, la filosofia del mister

L’interminabile attesa è finita, capitan Di Lorenzo urla: «Siamo campioni d’Italia» con l’ultima vocale ripetuta oltre l’inverosimile. Gli vanno incontro gli altri compagni: braccia al cielo, sorrisi, applausi come se non ci fosse un domani. L’euforia tocca picchi altissimi, nonostante la tensione. Lui, il grande vincitore Spalletti resta in campo. «La felicità è un attimo fugace» ripete, ed è talmente forte l’emozione che stavolta un po’ si lascia andare. È l’ottavo allenatore dell’era De Laurentiis in serie A, il primo a vincere. Risponde così, con la gioia esagerata, a quell’etichetta di uomo spigoloso che pure a Napoli si era portato addosso. «Il problema per quelli abituati a lavorare duramente sempre, come me — dice — è che non riescono a gioire totalmente nemmeno delle vittorie. Bisogna di nuovo lavorare». Quando vinse allo Zenit con una temperatura polare sfilò in campo a torso nudo. La sua prima volta a 64 anni in Italia è il traguardo della maturità e della commozione («ho dedicato tutto il mio tempo a questi ragazzi»), soprattutto quando alla fine arriva la dedica agli affetti più cari: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello». E a quel punto Spalletti, nominando il fratello scomparso 4 anni fa, si commuove e in lacrime lascia la postazione dell’intervista. Riavvolge il nastro e per una notte vive intensamente e senza limiti. Il bagno di spumante nello spogliatoio è un rito inedito per questo Napoli, viene ripetuto più e più volte mentre sui cellulari arrivano le immagini dal Maradona: una città impazzita. IL NAPOLI È CAMPIONE D’ITALIA 2022/2023

Alla Dacia Arena festeggiano gli oltre 13 mila napoletani arrivati in mattinata, poi quando a tarda sera la squadra torna in hotel (rientrerà a Napoli in mattinata) anche lì è un via vai di amici friulani, si tira tardi e arrivano davanti all’ingresso un migliaio di tifosi. Spalletti fa fatica a ricomporre il puzzle del campionato che resta: ci sono altre cinque partite da giocare, vuole (ancora) il massimo, deve stravincere, lui è così. «Questa è una vittoria extralusso. Napoli è una città unica, inimitabile. Bellissima, passionale» aveva detto prima della partenza. Nella notte dello scudetto l’elogio è ancora più forte: «I napoletani lo sanno che è bella ma quanto lo sia veramente lo può dire meglio chi come me ne è ospite e ne resta folgorato».

Rating 3.00 out of 5

Scudetto Napoli, la gioia De Laurentiis e la commozione di Spalletti. Scontri a Udine

venerdì, Maggio 5th, 2023

di Paolo Foschi, Monica Scozzafava e Redazione Online

Il Napoli di Spalletti va sotto con l’Udinese, poi pareggia grazie a un gol di Osimhen: vince così aritmeticamente il terzo scudetto della sua storia, con 5 giornate di anticipo. Al fischio finale tensione a Udine

Scudetto Napoli, la gioia De Laurentiis e la commozione di Spalletti. Scontri a Udine

• Il Napoli è Campione d’Italia per la terza volta nella sua storia.
• La squadra allenata da Luciano Spalletti ha vinto lo scudetto dopo il pareggio di giovedì sera contro l’Udinese, gol di Victor Osimehn.
• L’urlo liberatorio al fischio finale si è levato dallo stadio Maradona, dove 50 mila tifosi hanno assistito alla sfida.
• La festa ufficiale sarà il 4 giugno, ultima gara di campionato.
Il pagellone della stagione: lode a Spalletti, Kvara e Osimhen da 10

Ore 02:39 – È morto uno dei feriti nei festeggiamenti

È morta una delle quattro persone ferite a Napoli da colpi d’arma da fuoco durante i festeggiamenti per lo scudetto. Lo si apprende dalla Polizia. Si tratta di un giovane di 26 anni che era stato ricoverato all’ospedale Cardarelli in gravi condizioni. La dinamica è in corso d’accertamento.

Ore 02:16 – Napoli: 4 feriti da arma da fuoco, uno è grave

Sono quattro le persone ferite da arma da fuoco stasera a Napoli, mentre erano in corso i festeggiamenti per la conquista dello scudetto. È quanto si apprende dalla Questura. Una delle quattro persone ferite è in gravi condizioni ed è ricoverata all’ospedale Cardarelli. La dinamica è attualmente in fase di ricostruzione.

Ore 02:05 – L’ex moglie di Maradona: «Il cielo è in festa»

Claudia Villafane, ex moglie di Diego Maradona e madre di Dalma e Giannina, ha pubblicato una storia su Instagram per celebrare lo scudetto ottenuto dal Napoli. Un’immagine mostra un cielo azzurro con le scritte «Napoli Campione d’Italia» e «di sicuro state festeggiando, il cielo è in festa», riferendosi al campione scomparso quasi tre anni fa che aveva guidato la squadra azzurra alla conquista dei primi due titoli.

Ore 01:37 – Udine, folla di tifosi davanti all’Hotel del Napoli

Centinaia di tifosi azzurri stazionano ancora davanti all’albergo Là di Moret di Udine, dove è alloggiata la squadra del Napoli per la seconda notte consecutiva. Adulti, giovani ma anche molti bambini sventolano bandiere e ogni tanto intonano cori per i loro beniamini, nonostante l’ora tarda. I giocatori sono usciti per qualche momento a ringraziarli e a fare qualche selfie insieme. Qualcuno ha acceso fumogeni in una atmosfera pacificamente festosa. Le forze dell’ordine non consentono comunque che la folla si avvicini troppo all’albergo, tenendola a distanza.

Ore 01:36 – Napoli: spari e petardi, cinque feriti

Cominciano a registrarsi purtroppo i primi feriti – cinque – dei festeggiamenti per il Napoli campione d’Italia. Secondo quanto apprende l’ANSA da fonti dell’Asl Napoli 1, due persone sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco nella zona di piazza Garibaldi ed altre tre dall’esplosione di petardi. I primi due sono stati trasportati all’Ospedale del mare e al Cardarelli, mentre gli altri tre – tutti feriti alle mani – sono stati ricoverati al Vecchio Pellegrini.

Ore 01:29 – Il prefetto di Udine: 8 feriti (non gravi) nella calca allo stadio

È di otto feriti non in gravi condizioni il bilancio della calca provocata alla Dacia Arena, alla fine della partita tra Udinese e Napoli, dai tafferugli in campo: lo ha riferito all’ANSA il prefetto di Udine, Massimo Marchesiello. «Da quanto abbiamo registrato – ha fatto sapere – non si tratta di feriti da scontri o da colluttazione, ma di traumi da caduta provocati dalla calca». Il direttore della Sores Fvg, Amato De Monte, ha confermato il bilancio spiegando che in totale il servizio di emergenza si è occupato di 15 persone prima durante e dopo la partita: non ci sono casi gravi salvo alcune fratture provocate da cadute dall’alto nel momento in cui i tifosi stavano entrando in contatto e c’è stata calca.

Ore 01:23 – Il sindaco Manfredi: «Lo scudetto ha mostrato la città, quella vera»

«C’e’ un messaggio positivo che va al di là del calcio. Io non credo sia stato lo scudetto del riscatto ma lo scudetto che ha mostrato la città, quella vera, organizzata, di competenze, di capacita’ e che ha raggiunto un risultato vincente»: così il sindaco Gaetano Manfredi parlando dalla terrazza di Palazzo Reale dopo il terzo scudetto conquistato dal Napoli. Dal punto di vista della sicurezza «finora non abbiamo avuto grandi criticità, siamo in contatto con le forze dell’ordine, è stato esploso qualche mortaretto, questo fa parte della festa. Il centro di controllo in prefettura ha rilevato minime criticità».

Ore 00:54 – Nation: «È successo, primo titolo dopo era Maradona»

«È successo! Esattamente 33 anni e cinque giorni dopo che Diego Armando Maradona portò il Napoli all’ultimo titolo in Serie A, la squadra del Sud d’Italia ha finalmente conquistato il suo terzo scudetto». La partita pareggiata dal Napoli con l’Udinese apre il sito online del giornale argentino La Nation, dove la foto dello stadio di Udine in festa campeggia nell’Homepage. La partita nel paese latino americano, patria del campione storico del Napoli, è stata trasmessa in diretta da Espn-Star+ che al termine ha mostrato l’invasione festante di campo dei tifosi napoletani alla squadra e all’allenatore.

Rating 3.00 out of 5

Gp d’Australia, succede di tutto e alla fine vince Verstappen. Safety car, incidenti, notte fonda per la Ferrari e Leclerc subito fuori

domenica, Aprile 2nd, 2023

Max Verstappen vince anche il Gran Premio d’Australia, terzo appuntamento della stagione di Formula 1. Il pilota della Red Bull, dopo esser stato bruciato alla prima partenza dalle due Mercedes, domina come al solito grazie alla forza della sua monoposto e va a vincere poi in modo rocambolesco in un finale di gara con due bandiere rosse consecutive (tre totali). Si chiude dietro la Safety Car con Lewis Hamilton e Fernando Alonso a completare il podio, il terzo consecutivo per lo spagnolo dell’Aston Martin.

Ancora notte fonda per la Ferrari: Carlos Sainz chiude addirittura 12 costretto a scontare una penalita’ di 5 secondi per il contatto con Alonso nel finale, mentre Charles Leclerc ha rimediato il secondo zero stagionale dopo un incidente con Stroll al via. Sfortunatissimo invece George Russell, ritirato nel corso nel 18 giro per problemi al motore della sua Mercedes, dopo esser stato leader nelle prime tornate grazie ad una super partenza. Chiude con un buon sesto posto Sergio Perez, che partiva addirittura dalla pit-lane con l’altra Red Bull. La partenza sorride alle due Mercedes, con Russell che si prende subito la prima posizione bruciando Verstappen, superato qualche tornata dopo anche da Hamilton. Sainz invece passa il connazionale Alonso, mentre appena dietro Leclerc prova subito a lanciare qualche segnale, ma un contatto con l’Aston Martin di Stroll lo mette immediatamente fuori dai giochi.

Nel corso dell’ottavo giro un incidente di Albon forza la bandiera rossa da parte della direzione gara: si erano appena fermati Russell e Sainz, in quel momento rispettivamente primo e quarto, che alla ripartenza si ritrovano sfortunatamente settimo ed undicesimo in griglia. Hamilton diventa quindi il nuovo leader, ma alla ripartenza la sua Mercedes viene letteralmente sverniciata dalla Red Bull del campione del mondo in carica.

Rating 3.00 out of 5

Sinner contro Medvedev: è arrivato il grande giorno

domenica, Aprile 2nd, 2023

Jannik per evitare il cappotto e salire al numero 6 del mondo, Daniil per vincere la sua quarta finale sulle cinque disputate negli ultimi cinque tornei, e rimettersi in caccia del numero 1.

La finale di Miami di stasera fra Sinner e Medvedev mette di fronte i due giocatori più in palla e continui di questo inizio di 2023, rispettivamente numero 4 e numero 1 della Race, la classifica che conta solo i punti dell’anno solare (il n.2 è Djokovic, il 3 Alcaraz)

Medvedev ha visto la sua striscia vincente di 19 partite interrotta da da Alcaraz due settimane fa nella finale di Indian Wells, ed è in vantaggio 5-0 nei precedenti con Sinner. L’ultimo risale a febbraio, nella finale di Rotterdam, quando Medvedev ha chiuso in rimonta 5-7, 6-2, 6-2, conquistando il primo di tre titoli consecutivi.

Grazie alla vittoria contro Khachanov ora Daniil ora vanta almeno la finale in tutti i sei Masters 1000 e nei due Slam che si disputano sul veloce, mentre Jannik è l’unico italiano capace di approdare a due finali di Masters 1000 (la prima sempre a Miami la perse nel 2021 contro il polacco Hurkacz), l’unico a riuscirci sul veloce, e può diventare il secondo a vincerne uno nell’era Open dopo Fabio Fognini, trionfatore a Monte Carlo nel 2019 (Berrettini vanta invece una finale a Madrid). E’ anche il settimo azzurro a sconfiggere un numero 1 in carica dopo Corrado Barazzutti (Nastase, 1972), Adriano Panatta (Connors 1975 e 1977), Pozzi (Agassi, 2000), Filippo Volandri (Federer 2007), Fabio Fognini (Murray 2017) e Lorenzo Sonego (Djokovic, 2020).

«Jannik sta facendo grandi progressi», ha ammesso il russo. Da fondo campo picchia fortissimo, con il diritto arriva a 160 chilometri all’ora, io non ci riesco, e questo è un vantaggio».

Percussione contro imprevedibilità, progressione contro accelerazioni, risposta contro servizio. Tutti e due puntano soprattutto su un tennis di grande potenza da fondo, gli indicatori statistici dicono che a Miami finora nessuno è riuscito a comandare il gioco come Jannik. Fra l’altro l’italiano ha aumentato, con successo, le sue discese a rete, e aggredire Medvedev togliendogli ritmo e punti di riferimento potrebbe diventare una chiave tattica importante. Ma Jannik dovrà anche migliorare il suo rendimento al servizio, uno dei punti di forza di Medvedev. «Sicuramente sarà una partita completamente diversa da quella con Carlos», ha ammesso Jannik. «Non ho mai battuto Daniil. Ci siamo già affrontati in finale a Rotterdam. quando sono riuscito a vincere un set, ma devo fare qualche cambiamento, cercando di variare un po’ il gioco. Sono felice di essere in finale, vediamo come andrà». Tre dei loro cinque incontri hanno avuto bisogno del set decisivo, compresa la vittoria di Medvedev alle Atp Finals del 2021, ma il Sinner di oggi è un giocatore diverso, più maturo e sicuro di se stesso, cresciuto sia muscolarmente sia tatticamente.

Per gli appassionati, la giornata di domenica può trasformarsi in una lunga preparazione al big match del giorno. Le emozioni dell’incontro elettrizzante con Alcaraz si possono rivivere grazie alle repliche di Sky Sport, con ampio spazio anche sul canale all news Sky Sport 24 con highlight e interviste da Miami. Anche il canale Sky Sport Tennis è dedicato al campione altoatesino con le repliche del match notturno (disponibile anche on demand) e lo speciale «Sinner oltre il tennis».

Rating 3.00 out of 5

Juve, nuovo fronte dell’inchiesta: accordi segreti con altri club

giovedì, Febbraio 23rd, 2023

di Simona Lorenzetti

Accordi segreti con altri club, per acquisti e cessioni di calciatori, difformi da quelli depositati in Lega. Contratti occulti, al pari delle side letter delle manovre stipendi, per riuscire a far quadrare i conti dei bilanci. 

Sarebbe questo il nuovo sviluppo investigativo su cui stanno lavorando i magistrati torinesi, che accusano gli ex vertici della Juventus — tra loro l’ex presidente Andrea Agnelli e il suo vice Pavel Nedved — di falso in bilancio e false comunicazioni sociali. Di presunti «rapporti opachi» tra la società bianconera e altri club si racconta diffusamente negli atti dell’inchiesta. Ora, però, sarebbero emersi nuovi episodi (che potrebbero portare a contestazioni suppletive nell’udienza preliminare del 27 marzo) in cui si parla di plusvalenze e di debiti, verso altre società, non registrati. 

«Debiti morali», li aveva definiti il ds Fabio Paratici. «Debiti reali» derivanti da «side letter», secondo gli inquirenti. Ed è in questo contesto che vanno lette alcune audizioni avvenute nell’ultima settimana. Davanti ai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello si sono seduti l’ex calciatore juventino Rolando Mandragora, il padre (che di fatto è il suo agente), il vice presidente dell’Udinese Stefano Campoccia (il suo nome era già emerso tra i partecipanti alla cena organizzata il 23 settembre 2021 da Agnelli alla Mandria e alla quale era stato invitato il presidente della Lega Gabriele Gravina) e Maurizio Lombardo (ex dirigente Juve, oggi alla Roma). Mandragora, oggi nella rosa della Fiorentina, viene ceduto dalla Juve all’Udinese nel 2018 per 20 milioni di euro, con una plusvalenza di oltre 13 milioni. 

Il contratto prevedeva una clausola facoltativa di «recompra» a 26 milioni da esercitare entro il 2020. Mandragora gioca due anni, con risultati poco brillanti, e nel giugno 2020 si infortuna al crociato. Tuttavia, la Juve lo ricompra a 10 milioni di euro (più 6 di bonus) per poi lasciarlo in prestito ai friulani. Secondo i pm, parallelamente al contratto depositato in Lega in cui si parlava di «facoltà» di riacquisto, la Juve avrebbe sottoscritto un secondo accordo segreto con «obbligo» di riacquisto. L’operazione — stando all’ipotesi investigativa — avrebbe permesso alla società bianconera di iscrivere nel bilancio 2019 la plusvalenza e di non iscrivere il debito di 26 milioni. Traccia del debito emergerebbe da una mail del 10 luglio 2020 in cui Claudio Chiellini, capo dell’area prestiti della Juve, elenca le cifre ancora dovute a club e agenti: accanto all’Udinese c’è scritto 26 milioni.
 

Rating 3.00 out of 5

Il libro nero «inquietante» di Paratici e le motivazioni contro la Juventus: come si difende il club e cosa succede ora

martedì, Gennaio 31st, 2023

di Monica Colombo e Massimiliano Nerozzi

Il documento di 36 pagine della Corte d’Appello federale: «Illecito grave, ripetuto e prolungato; bilanci non attendibili; alterazione del risultato sportivo». La replica della società: «Evidente illogicità e infondatezza»

 Il libro nero «inquietante» di Paratici e le motivazioni contro la Juventus: come si difende il club e cosa succede ora

Le parole fanno quasi più impressione del numero — il meno 15 di penalizzazione — a leggere le 36 pagine della motivazione della corte d’Appello federale contro la Juve e i suoi (11) dirigenti: illecito grave, ripetuto e prolungato; bilanci non attendibili; alterazione del risultato sportivo. Per rendere l’idea — secondo i giudici — bastano due passi: il «Libro nero di FP» (Fabio Paratici) è «inquietante» e la «mancata presa di distanze da esso della Juve, a prescindere da ogni ulteriore rilevanza, ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva». L’altro, di una riga: i bilanci «semplicemente non sono attendibili».

La difesa del club bianconero

Parole e motivazione non convincono invece il club bianconero che, in serata, ha fatto sapere in un comunicato la propria idea sulla sentenza: «Si tratta di un documento, prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto, cui la società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni, nei termini previsti». E ancora: «La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso». Tante cose non vanno giù alla società e ai dirigenti ed ex finiti nel mirino, a partire da questioni che dal diritto sconfinano nel buon senso, guardando con occhi difensivi: non esiste una norma dell’ordinamento che proibisca le plusvalenze o che ne disciplini l’utilizzo. Per non parlare — sempre secondo la tesi bianconera — della violazione delle garanzie per la difesa. Di fronte a un processo sportivo per il quale — ancora una volta, e ovviamente — i giudici spiegano la specificità: «la diversità e l’autonomia» dell’ordinamento sportivo giustificano il discostamento anche da principi costituzionali afferenti al giusto processo. Per lo meno discutibile, secondo diversi giuristi e avvocati.

Bilanci non attendibili

Non c’era e non c’è invece alcun dubbio per la corte, presieduta da Mario Luigi Torsello: nel provvedimento si spiega perché il processo sulle plusvalenze sia stato riaperto — dopo le sentenze di assoluzione della primavera scorsa — accogliendo la tesi della Procura federale; e perché la pena richiesta da Giuseppe Chiné (meno 9 in classifica) sia stata addirittura inasprita. «È indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura di Torino alla Procura federale non era conosciuto al momento della decisione revocata e, ove conosciuto, avrebbe determinato per certo una diversa decisione» viene spiegato nel documento. «E si tratta di un quadro fattuale sostenuto da una impressionante mole di documentazione probatoria». La conclusione a cui giunge la corte è lapidaria, appunto. «I bilanci della Juventus non sono attendibili».

Illecito disciplinare

La violazione, a cui Torsello più volte fa riferimento, è quella della lealtà, citata nell’articolo 4 del codice di giustizia sportiva. «La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione». In generale viene rappresentato un sistema definito «fraudolento». Nelle motivazioni emerge come tutta la catena di comando della società bianconera — dall’allora ds Fabio Paratici al suo braccio destro Cherubini passando per il presidente Andrea Agnelli e l’ad Maurizio Arrivabene — avesse «consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa. Tutti erano direttamente o indirettamente coscienti di una situazione fuori controllo». L’altra norma non rispettata e più volte citata è infatti l’articolo 31, che riguarda gli illeciti amministrativi. Si cita infatti «l’esistenza di un sistema collaudato della Juventus di scambi incrociati di calciatori con altre società sportive, finalizzati alla realizzazione di plusvalenze artificiali».

Rating 3.00 out of 5

Sla, leucemie, tumori: le morti misteriose nel calcio. Dall’Epo alle gocce di Micoren ai beta-bloccanti: ecco l’armadietto farmaceutico degli orrori

sabato, Gennaio 21st, 2023

Paolo Russo

Rossi, Mihajlovic, Vialli, Saltutti, Beatrice, Benedetti, Bertuzzo, Rognoni, Zuccheri, Petrini, Viganò, Imbriani, Ferruccio Mazzola, Borgonovo, Zucchini, Aldo Maldera, Rosato, Musiello, Pinotti. La rosa completa di una squadra di calcio. Che c’era e non c’è più. Morti tutti tra i 36 e i 68 anni per Sla, tumore, leucemia, malattie rare e infarto. Come quello che nel 2003 si portò via a 56 anni Nello Saltutti, centrocampista della viola, la squadra che piange un “undici” tra titolari e riserve colpiti e uccisi dalla Sla. «Se avessi saputo che per tutta quella roba avrei perso amici, e rischiato di morire anch’io, non credo che potendo tornare indietro, rifarei tutto da capo. E mi domando, se valga ancora la pena che un giovane sacrifichi tutta la sua vita per un calcio del genere». Si chiude così l’ultima intervista a Nello, pubblicata su “Palla avvelenata”, volume che corre parallelo all’indagine Guariniello sulle malattie e le morti sospette nel calcio. “Quando ero ancora nella Primavera già mi davano di tutto, l’infermeria del Milan era una cosa impressionante, e non so se sarà stato un caso, ma io da un metro e sessanta, in un anno ero passato ai miei 175 centimetri. Strano no?” riflette Saltutti. Che di cose ne racconta tante. Come la flebo a cui passava ore attaccato Bruno Beatrice, suo amico inseparabile nella Fiorentina, morto di leucemia linfoblastica nell’87. «Durante il ritiro -racconta il buon Nello- Bruno era sempre sotto flebo, dal venerdì sera alla domenica; lo avevano convinto che con quelle avrebbe corso il doppio. Tanto per capirci, era uno che al naturale andava molto più forte di Davids, perciò gli chiedevo: ma che bisogno hai di farti iniettare tutte quelle schifezze? A noi dicevano: sono solo vitamine, prendetele e starete meglio. Ma chissà che ci davano invece…». Nel 2005 la procura di Firenze aprì un’indagine conclusasi con una archiviazione 4 anni dopo, perché i calciatori di quella generazione non sapevano mica cosa gli veniva somministrato. Prima di una partita tosta contro il Manchester United tra Nello e suoi compagni di squadra nello spogliatoio venne fatto girare un termos con “caffè speciale”. “Bevetelo, ci dissero, vi farà bene”. E impresa fu. Saltutti che allora giocava da punta divenne immarcabile, fece il gol dell’1 a 1 e all’indomani i tabloid inglesi lo ribattezzarono il “levriero italiano”.

Ora delle tante, troppe morti precoci tra gli eroi della pelota si torna a parlare dopo gli addii di Sinisa e Gianluca Vialli, seguiti all’allarme lanciato dagli ex campioni del Mondo e compagni azzurri di Pablito, Baggio e zio Bergomi.

Sui casi di Sla, 34 quelli accertati, c’è uno studio condotto dal prestigioso Istituto farmaceutico “Mario Negri” effettuato su ben 23mila e passa calciatori di seria A, B e C, dalla stagione ’59-60 a quella 1.999-2000. Ebbene, i ricercatori hanno rilevato che una correlazione c’è, perché l’incidenza della malattia è due volte superiore rispetto alla popolazione che non tira calci alla palla di mestiere. Addirittura sei volte maggiore se si considerano solo i giocatori di serie A. Tra i quali l’insorgenza della Sla è peraltro molto precoce: 45 anni, anziché 65 com’è in media nella popolazione generale. Le cause più probabili sono un mix tra traumi cranici e predisposizione genetica, mentre è più difficile provare la responsabilità di certi fertilizzanti tossici utilizzati nei campi di gioco e dell’abuso di farmaci. Questi ultimi per via del fatto che su di loro i fari si sono iniziati ad accendere solo quando, in tempi più recenti, sono stati messi fuori commercio o inseriti nella lista di quelli dopanti.

Me le inchieste di questi anni, pur non arrivando a sentenza, ci permettono di ricostruire un armadietto degli orrori farmaceutiche e delle pratiche da apprendisti stregoni alle quali sono stati sottoposti i giocatori.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.