Archive for the ‘Cronaca’ Category

Imperia, il sindaco Scajola indagato per minacce all’ex comandante della polizia municipale

sabato, Giugno 24th, 2023

di Paolo Isaia

Il sindaco di Imperia, Claudio Scajola, è indagato alla Procura della Repubblica di Imperia con l’accusa di minaccia a pubblico ufficiale. L’inchiesta, partita da una denuncia dell’ex comandante della polizia locale Aldo Bergaminelli, da alcune settimane trasferito a Roma. A Scajola è già stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. In particolare, gli viene contestata una telefonata a Bergaminelli con la quale gli avrebbe ordinato di interrompere un sopralluogo di polizia giudiziaria in un terreno di Caramagna. Non ci sarebbe stata una minaccia esplicita ma, come sancito dalla Cassazione, “ai fini dell’integrazione del delitto di minaccia non è necessaria una minaccia diretta o personale, essendo invece sufficiente l’uso di qualsiasi coazione, anche morale, ovvero una minaccia anche indiretta, purché sussista la idoneità a coartare la libertà di azione del pubblico ufficiale”. Il controllo di polizia giudiziaria al centro della vicenda riguardava l’area di proprietà delle Ferrovie, e destinata ad accogliere la pista ciclabile, sulla quale sorgeva un’officina meccanica, gestita da Antonio Maiolino. All’artigiano era stato revocato in anticipo il contratto di locazione, che avrebbe dovuto scadere nel 2024. Secondo quanto dichiarato dall’ex comandante dei vigili di Imperia, gli era stato detto che il terreno era interessato da una richiesta di sanatoria, circostanza risultata poi non corrispondente al vero. Bergaminelli era stato ascoltato dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta su appalti e tangenti che aveva portati agli arresti dell’ex sindaco di Aurigo ed ex consigliere provinciale Luigino Dellerba, e dell’imprenditore edile Vincenzo Speranza, assieme al fratello Gaetano.

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Disastro del Titan, cosa sappiamo: l’ipotesi dell’infiltrazione nella discesa e la tenuta del «cilindro»

sabato, Giugno 24th, 2023

di Viviana Mazza

Le perplessità sulla «capsula» in fibra di carbonio spesso 13 centimetri e sui controlli dopo ogni missione. Il modello di «controller» da videogiochi per guidarlo


Disastro del Titan, cosa sappiamo: l’ipotesi dell’infiltrazione nella discesa e la tenuta del «cilindro»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Determinare come è avvenuta esattamente (e quando) l’implosione del Titan dipenderà dal ritrovamento dei rottami sparpagliati sul fondale dell’oceano Atlantico, non lontano dal relitto del Titanic. A indicare che una «catastrofica perdita di pressione» sia il motivo della fine del piccolo sommergibile usato per le spedizioni turistiche sono stati giovedì i primi due rottami — la parte posteriore appuntita e la rampa sottostante — individuati da un Rov (remotely operated vehicle) a 500 metri dalla prua del Titanic. Gli esperti credono che possa esserci stata una infiltrazione durante la discesa in profondità, dove la pressione sullo scafo è equivalente al peso della Torre Eiffel (decine di migliaia di tonnellate) e la struttura sperimentale in fibra di carbonio dello scafo si sarebbe disintegrata.

Per capire perché questo è accaduto e che cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo il ritrovamento dei rottami è cruciale, ha spiegato alla Bbc Ryan Ramsey, ex capitano di sottomarini della Royal navy britannica. «Non esiste una scatola nera, per cui non è possibile tracciare gli ultimi movimenti del sommergibile. Ma al di là di questo il processo di indagine non è diverso da quello che si fa nel caso di disastri aerei».

La Marina Usa, usando dati provenienti da una rete segreta di sensori creata per individuare sottomarini nemici, ha captato domenica scorsa «una anomalia che può indicare una implosione o esplosione» proprio nelle ore in cui il Titan fu calato in profondità. I dati, combinati con informazioni degli aerei di sorveglianza e delle sono boe, sono serviti a localizzare la posizione approssimativa del Titan ed erano stati comunicati alla Guardia costiera già durante le ricerche. Potrebbe però essere difficile individuare il luogo preciso anche perché i rottami cercati dai Rov si trovano sul fondale, sono piccoli e c’è una totale oscurità.

Saranno analizzati in superficie al microscopio, esaminando le fibre di carbonio, in cerca di lacerazioni che possano dare degli indizi. Se gli esperti concluderanno che c’è stata una falla, la domanda cruciale è se ciò dipenda dalla mancanza di test completi sul sottomarino, come suggerito da diversi ex dipendenti di OceanGate. Il Titan non era stato certificato da un organismo esterno: l’azienda sostiene che era un mezzo così innovativo che le attuali metodologie di valutazione sarebbero state obsolete, ma diversi campanelli d’allarme erano emersi prima dell’ultimo viaggio fatale del sommergibile. Era composto da due «cupole» in titanio tenute insieme ad un cilindro in fibra di carbonio spesso 13 centimetri (una scelta poco convenzionale per un sommergibile destinato alle grandi profondità, di solito in acciaio o titanio): era più leggero ed economico, ma come ha osservato il regista del film «Titanic» ed esperto di spedizioni sottomarine James Cameron, meno resistente alla pressione. Ogni volta che il Titan è stato usato per spedizioni dal 2021, lo scafo avrebbe subito cambi di pressione e questo continuo sforzo sulla struttura ha quasi certamente portato ad un suo indebolimento.

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Sommergibile disperso vicino al relitto del Titanic: corsa contro il tempo per ritrovare il Titan

giovedì, Giugno 22nd, 2023

di Viviana Mazza

Robot in mare, sentiti dei rumori. Le speranze di poter trovare e riportare in superficie i passeggeri sono ormai flebili. «L’ossigeno sta per finire»

Sommergibile disperso vicino al relitto del Titanic: corsa contro il tempo per ritrovare il Titan

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK — «È un’operazione di ricerca e soccorso, dobbiamo per forza continuare a sperare», ha risposto ieri sera a Boston il capitano della Guardia Costiera Jamie Frederick ai giornalisti che gli chiedevano se ancora fosse ottimista, mentre ormai mancavano 20 ore prima che l’ossigeno a disposizione dei cinque passeggeri del Titan si esaurisse. Le famiglie aspettano disperatamente su una delle cinque navi americane e canadesi — destinate nelle ore successive a diventare dieci — che dalla superficie li cercano nei pressi del relitto del Titanic. «Dopo aver considerato tutti i fattori, a volte ti trovi nella posizione di dover fare una scelta difficile — ha aggiunto Frederick —. Potremmo trovarci a quel punto, e allora ne discuteremo innanzitutto con le famiglie».

La speranza di poter trovare e riportare in superficie i passeggeri del sommergibile, disperso da domenica nell’Atlantico, ieri sera era ormai flebile. La fine dell’ossigeno, secondo una stima, è fissata alle 6 del mattino di oggi, cioè intorno a mezzogiorno ora italiana. Nessuno poteva dire se fossero ancora vivi: non era noto nemmeno se il sistema di riscaldamento a bordo fosse rimasto in funzione. Ma ad alimentare la speranza c’erano dei suoni captati dai sonar di un aereo canadese sia ieri che il giorno prima: possibili colpi contro lo scafo, hanno affermato i media americani, citando un rapporto inviato al dipartimento di sicurezza interna del governo che parlava di rumori ogni 30 minuti. La Guardia costiera non ha confermato quest’ultimo dettaglio, che però è rilevante: almeno uno dei 5 dispersi, Paul-Henri Nargeolet, ex capitano della Marina francese, senz’altro conosce il protocollo di fare rumore ogni mezz’ora per tre minuti, in modo da essere notati dai sonar.

«C’è la possibilità che questi suoni siano umani», dice al Corriere l’ex capitano della Marina militare americana David Marquet, che ha comandato il sottomarino nucleare USS Santa Fe e scritto il bestseller pubblicato anche in Italia «The Leader Ship». Ma l’oceano è un luogo rumoroso: «Ci sono molti suoni, di balene, navi di passaggio, di quelle stesse navi usate ora per le ricerche. Anche gli aerei producono suoni che arrivano sott’acqua», continua il capitano. Gli esperti, che includono britannici e francesi, hanno deciso di seguire questa pista. «Così gli aerei hanno lasciato cadere nell’oceano delle boe acustiche a un chilometro di distanza l’una dall’altra. Se più di una boa capta il rumore si può ottenere una localizzazione che di solito è grande quanto un campo da football — spiega Marquet —. Questa localizzazione viene trasmessa al sistema di controllo di un ROV (remotely operated vehicle, ndr), un veicolo subacqueo che va in profondità».

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Stanati 8.924 evasori totali, 45.041 i lavoratori in nero o irregolari

mercoledì, Giugno 21st, 2023

Edoardo Izzo

ROMA. Un milione e mezzo di interventi, 99mila indagini, 83 mila controlli doganali sulle merci in entrata in Italia, oltre 177mila giornate/ uomo in servizi di ordine pubblico. E ancora: quasi 20 mila denunce per reati tributari e sequestri di beni per frodi fiscali per quasi 5 miliardi. Sono solo alcuni dei numeri con cui la Guardia di Finanza si presenta all’appuntamento del 21 giugno con il proprio 249° anniversario dalla fondazione. All’epoca si chiamava “Legione Truppe Leggere”: era stata pensata come uno speciale Corpo militare che già prima dell’unità d’Italia aveva compiti complessi, dal vigilare sui diritti doganali al difendere i confini del Regno. Dopo quasi duecentocinquant’anni, quello che non è cambiato per le Fiamme Gialle è l’impegno “a tutto campo” nel contrastare gli illeciti economico-finanziari e le infiltrazioni della criminalità nell’economia, a tutela di famiglie e imprese.

Questo nel dettaglio gli aspetti principali del il bilancio operativo delle attività della GDF nei diversi capitoli che la vedono coinvolta, nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, dal gennaio 1922 al maggio 2023.

Frodi ed evasioni fiscali
Stanati 8.924 evasori totali, completamente sconosciuti al fisco (molti attivi su piattaforme di commercio elettronico) e 45.041 lavoratori in “nero” o irregolari, scoperti 1.246 casi di evasione fiscale internazionale, denunciate 19.712 persone per reati tributari. E ancora: contrasto al contrabbando e al gioco illegale. Ma quel che spicca di più, in epoca di bonus, è il sequestro di crediti inesistenti per un ammontare di circa 5,4 miliardi nell’ambito delle indagini su crediti d’imposta agevolativi in materia edilizia ed energetica.

Danni erariali
Specifica e cruciale l’attività svolta nel comparto della tutela della spesa pubblica, vigilando sul corretto utilizzo delle risorse nazionali e dell’Unione europea. Complessivamente nell’ultimo anno e mezzo la GDF ha svolto 50.171 interventi nel settore e 19.935 indagini delegate dalla magistratura nazionale ed europea: 35.651 i soggetti denunciati e 5.766 segnalati alla Corte dei conti per l’accertamento di danni erariali per oltre 3,33 miliardi di euro. Scoperte inoltre frodi ai danni delle risorse Ue per oltre 491 milioni e analoghe frodi sulla spesa previdenziale e assistenziale nazionale per altri 852 milioni. Sono stati infine 24.290 i controlli eseguiti in tema di reddito di cittadinanza per un totale di 18.240 denunce in relazione a 203 milioni indebitamente richiesti o percepiti. Mentre ammontano a 3.944 le persone denunciate – di cui 291 tratte in arresto – per corruzione e delitti contro la P.A.

Il costo dell’evasione fiscale: 1.700 euro a testa

Fabrizio Goria 20 Giugno 2023

Criminalità organizzata

È uno dei capitoli più ricchi dell’attività espletata dai finanzieri: sono stati 1.572 gli interventi in materia di riciclaggio e autoriciclaggio, che hanno portato alla denuncia di 5.066 persone, di cui 379 tratte in arresto, e al sequestro di beni per un valore di oltre 1,7 miliardi, mentre ammontano a circa 43 milioni i sequestri per usura e a 240mila le segnalazioni di operazioni sospette analizzate, di cui quasi 750 attinenti al finanziamento del terrorismo. Ai confini terrestri e marittimi sono stati eseguiti oltre 23.400 controlli sulla circolazione della valuta con la scoperta di illecite movimentazioni per oltre 247 milioni e l’accertamento di 10.494 violazioni.

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Il sottomarino disperso con i turisti del Titanic: il biglietto costa 250 mila dollari, «c’è gente che ipoteca la casa»

martedì, Giugno 20th, 2023

Di Viviana Mazza

Allarme nell’Atlantico. Il biglietto costa 250 mila dollari

Il sottomarino disperso con i turisti del Titanic: il biglietto costa 250 mila dollari, «c’è gente che ipoteca la casa»

Per alcuni è un sogno poter vedere il Titanic con i propri occhi. Scoperto nel 1985 sul fondo oceanico, il relitto del transatlantico più grande della sua epoca che affondò nel 1912 dopo lo scontro con un iceberg portando con sé 1.500 anime continua a colpire l’immaginazione collettiva, al punto da diventare meta turistica. Ma un piccolo sommergibile chiamato Titan, usato per portare i turisti sul sito, a 3.800 metri di profondità e a circa 640 chilometri di distanza dall’isola canadese di Terranova, è scomparso ieri nei pressi del relitto .

A bordo

La capienza del Titan è di cinque persone. A bordo l’imprenditore ed esploratore britannico Hamish Harding , che aveva scritto sui social di essere in «compagnia di un paio di leggendari esploratori che si sono immersi per vedere il Titanic trenta volte dagli anni Ottanta ad oggi». Secondo Sky News sarebbero l’esperto esploratore francese Paul-Henry Nargeolet e il fondatore e amministratore delegato della compagnia che ha organizzato la spedizione, Stockton Rush.

La missione — la terza di quest’anno — era stata organizzata dalla compagnia privata OceanGate Expeditions, che chiede 250mila dollari a persona. Normalmente ci sono tre ospiti paganti oltre al pilota e a un «esperto». «Sto provando a realizzare un sogno. Qualcuno sogna di comprare una Ferrari, altri una casa, io volevo andare a vedere il Titanic. E i sogni non hanno prezzo», ha detto Renata Rocas, una banchiera che fece quest’esperienza la scorsa estate. «Abbiamo clienti appassionati del Titanic, li chiamiamo Titaniacs — ha detto l’amministratore delegato della società Stockton Russ, che ha paragonato queste spedizioni al nascente turismo spaziale —: c’è gente che ipoteca la casa per fare il viaggio». La visita prevede la partenza in nave da St. John’s, la capitale della provincia di Terranova e Labrador, in Canada, fino al punto in cui avviene l’immersione. Sul sito web della compagnia vengono pubblicizzati viaggi di otto giorni descritti come «un’occasione per scoprire qualcosa di veramente straordinario». Questa spedizione era giunta sul luogo domenica mattina, stando a un post su Facebook di Harding. I contatti sono stati persi domenica sera. L’autonomia di ossigeno disponibile è di 96 ore, ieri poco dopo l’inizio delle ricerche ne erano passate circa 32. Harding aveva aggiunto che sarebbe stata l’unica spedizione dell’anno a causa delle condizioni meteorologiche.

La liberatoria

Per salire a bordo bisogna firmare una liberatoria, come racconta il giornalista David Pogue, ospitato un anno fa per un servizio su Cbs News. «Non dirò bugie: ero un po’ nervoso, soprattutto a causa delle scartoffie da firmare: “Questo natante — c’era scritto — non è stato approvato o certificato da nessun organismo di regolamentazione e potrebbe provocare lesioni fisiche, traumi emotivi o la morte”». Nel suo caso, per due volte i tentativi di raggiungere il fondale erano falliti, prima di riuscirci e le comunicazioni con la superficie si erano interrotte per un paio d’ore.

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Crepet: «Il virtuale è spietato con i nostri ragazzi. E oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli»

lunedì, Giugno 19th, 2023

di Walter Veltroni

Lo psichiatra: «Gli ex contestatori sono servi dei figli». La Pandemia? «È stato un big bang. Ha prodotto disagio per il modo in cui è stata gestita»

Crepet: «Il virtuale è spietato con i nostri ragazzi.  E oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli»

Paolo Crepet è uno degli analisti più attenti dello stato della condizione giovanile. Sta per uscire un suo volume, per Mondadori, intitolato Prendetevi la luna .

Come vedi l’esplodere del disagio tra i ragazzi del nostro tempo?
«Coesistono due fenomeni: da una parte la tendenza all’autoisolamento, la diffusa perdita di speranze, la difficoltà di vedere il futuro. Ma non è solo questo, il senso di rinuncia convive con un atteggiamento opposto: la rabbia, la violenza, la prepotenza del bullismo. Non è un fenomeno nuovo, se ci si pensa. Negli anni in cui eravamo giovani una parte dei ragazzi precipitò, fino a morirne, nell’eroina, la cui improvvisa esplosione è un fenomeno mai indagato davvero, e un’altra nel terrorismo che, in fondo, era una forma di indifferenza e di cinismo nei confronti della vita altrui. E persino della propria. Se si vuole il racconto più drammatico di quella condizione di disagio bisognerebbe rileggere le lettere a Lotta Continua. In quel tempo esisteva, infatti, una diffusa e coinvolgente partecipazione politica e civile. Ciò che manca, oggi. Sia chiaro, comunque: un adolescente non inquieto è inquietante».

Quanto ha pesato la pandemia?
«È stato un big bang. Ha prodotto disagio per il modo in cui è stata gestita: chiusura delle scuole, didattica a distanza, conseguente chiusura in casa dei ragazzi, isolati dal contesto sociale. È stata dura per tutti, ma per loro è stata un’esperienza afflittiva. A scuola si va certo per imparare, certo perché è un dovere. Ma si va anche perché c’è un cortile, un corridoio, una ricreazione. Lì si trovano gli amici, gli amori, si costruisce la ragnatela fondamentale, la prima, dei rapporti sociali. I ragazzi sono stati rinchiusi nel loro cellulare. Quando una ragazza di un liceo di Bologna alla quale è stato tolto il cellulare ti dice, due settimane dopo, “Non è male, questo esperimento, finalmente siamo tornati a parlare” ci sta parlando di una possibilità. Se io prendo una ragazza di sedici anni e la chiudo con le cuffiette, con una visione del mondo che passa solo attraverso lo schermo, è chiaro che qualcosa in quella esperienza umana accade. Dovremmo studiarla bene».

Cosa pensi degli sviluppi tecnologici annunciati, come il visore Apple e l’intelligenza artificiale?
«Tim Cook ha ragione a dire che il visore sarà una rivoluzione. La terza tappa: il computer, l’Iphone, ora il visore. Ma il visore porta a un mondo prevalentemente virtuale. La prima cosa che mi viene in mente è la follia. Il mondo della psicosi è sempre stato descritto come un mondo altro, in cui tu costruisci una tua vita virtuale. Parli da solo, pensi da solo. È l’uomo sull’albero di Amarcord di Fellini. Mondi altri, costruiti per sfuggire a quello reale. Che inquieta, fa soffrire. Il virtuale è stare su quell’albero».

Il nostro tempo è causa di infelicità?
«Mi viene in mente il caso del “ragazzo selvaggio” magnificamente raccontato nel film di Francois Truffaut. Un adolescente trovato nel bosco dove aveva trascorso i primi dodici anni della sua vita che si cerca di riportare nel mondo civile. Siamo in pieno illuminismo e la domanda che si fanno i medici che lo curano è: la civiltà porta felicità?».

Nel caso del ragazzo la risposta è no. Non riuscì mai a integrarsi, morì infelice.
«Perché citare questo caso? Perché questo è il tema. E se le tecnologie, nel separarci e relegarci in un mondo virtuale costruissero la nostra infelicità? “Think different” diceva Apple: era un messaggio di libertà, di innovazione, era una promessa di libertà e di felicità. È stato davvero così? Gran parte del disagio giovanile nasce o si alimenta in relazione con questi strumenti. Torniamo all’illuminismo: libertè, egalitè, fraternitè. Cos’è la fraternitè, Facebook? E cos’è la libertè, il metaverso? Tutto questo crea appagamento, dipendenza o maggiore libertà? Forse è venuto il momento di ragionarne senza le catene dell’ovvio o del politicamente corretto imposte dallo spirito del tempo».

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Chi c’era sul Suv dei Theborderline? Perché i clic sono crollati? I dubbi sull’incidente e l’addio degli youtuber: «Pensiamo solo a Manuel»

lunedì, Giugno 19th, 2023

di Erica Dellapasqua e Rinaldo Frignani

«Impossibile moralmente proseguire, pensiamo solo a Manuel», hanno scritto sulla loro pagina di Youtube. Matteo Di Pietro ha schiacciato il piede sull’acceleratore per superare un’auto, forse una bravata

Chi c'era sul Suv dei Theborderline? Perché i clic sono crollati? I dubbi sull'incidente e l'addio degli youtuber: «Pensiamo solo a Manuel»
I fiori e i pelouche lasciati a Casal Palocco in ricordo del piccolo Manuel 

Oltre 30mila visualizzazioni in meno di un’ora per l’addio degli youtuber di «TheBorderline». I ragazzi che dal 2020 hanno catturato l’attenzione di milioni di utenti in Rete e circa 600 mila iscritti alla loro pagina, hanno comunicato ieri sera di aver chiuso con la loro attività dopo l’incidente nel quale, mercoledì scorso, uno dei fondatori della crew, Matteo Di Pietro, 20 anni, ha ucciso il piccolo Manuel travolgendo con un Suv l’auto della mamma nel quartiere romano di Casal Palocco. «I TheBorderline — hanno scritto in un testo pubblicato nell’ultimo video — esprimono alla famiglia il massimo, sincero e più profondo dolore. Quanto accaduto ha lasciato tutti segnati con una profonda ferita, nulla potrà mai più essere come prima». 

E ancora: «L’idea di TheBorderline era quella di offrire ai giovani un intrattenimento con uno spirito sano. La tragedia accaduta è talmente profonda che rende per noi moralmente impossibile proseguire questo percorso. Pertanto, il gruppo TheBorderline interrompe ogni attività con quest’ultimo messaggio. Il nostro pensiero è solo per Manuel».

Chi c’era sul Suv?

Sul fronte delle indagini da chiarire ci sono ancora alcuni aspetti. Come chi c’era davvero sul Suv che ha ucciso Manuel. A parte Di Pietro, indagato per omicidio stradale, e Vito Loiacono, la sua spalla in numerose challenge su YouTube, secondo chi indaga sulla Lamborghini Urus lanciata a 110 chilometri all’ora c’erano almeno due ragazzi e una ragazza sui quali il riserbo è massimo. 

Perché? Le smentite della «dirigenza» dei «TheBorderline» — in tre hanno ribadito che non c’erano — fanno ritenere che i due a bordo abbiano fatto salire altri giovani. Come un ragazzo coinvolto nella zuffa con i genitori di altri bambini dopo l’incidente: è stato ripreso in un video mentre una poliziotta cerca di fermarlo. 

Chi è? Interrogativi che alimentano il mistero, insieme con la presunta fuga di uno o più passeggeri del Suv da via di Macchia Saponara. Anche su questo aspetto lavorano i carabinieri che indagano sulla morte del bambino: fra le informazioni contenute nei telefonini sequestrati agli youtuber insieme con telecamere e schede video, ci sarebbero anche le chat con i messaggi che i ragazzi si sono scambiati prima ma soprattutto dopo lo schianto.

L’auto superata

Dalla ricostruzione dei vigili urbani viene soprattutto confermato il fatto che Di Pietro prima dell’incidente ha superato un’auto a forte velocità. Da capire se sia stata solo una manovra azzardata o una bravata al volante di una supercar capace di toccare i 100 km/h in meno di 3,5 secondi. E comunque al vaglio c’è il ruolo di questa terza vettura.

Funerali in settimana 

Oggi intanto dovrebbe arrivare il nulla osta della procura per restituire Manuel alla famiglia come richiesto dai suoi legali. I funerali potrebbero essere celebrati a metà settimana, preceduti da una fiaccolata di solidarietà a Casal Palocco. Una dimostrazione di affetto alla famiglia della piccola vittima, ma anche di rabbia nei confronti dei ragazzi coinvolti che continuano a ricevere minacce social, come anche il noleggiatore del Suv, titolare della società Skylimit. Alcuni di loro sono stati costretti a trasferirsi.

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Una settimana senza Kata, il mistero della bimba scomparsa non trova soluzione. Pm: sgombero dell’ex hotel Astor occupato a scopo preventivo

sabato, Giugno 17th, 2023

dalla nostra inviata Grazia Longo

FIRENZE. Sette lunghissimi giorni. E ancora Kata non si trova. Il suo papà, Miguel Angel Romero Chicillo, 27 anni, giovedì notte è andato a cercarla con alcuni amici in un campo nomadi di Firenze. Perché insieme alla moglie Kathrina non sa più dove sbattere la testa e si aggrappa a tutte le piste possibili. Anche a quella di una zingara ladra di bambini. Ma della piccola peruviana di 5 anni, rapita il pomeriggio di sabato scorso dall’hotel Astor occupato abusivamente, tra le roulette dei Rom non c’era traccia. Una spedizione a vuoto, dunque, sintomo tuttavia del tormento che attanaglia Miguel e Kathrina, 26 anni, genitori anche di un altro figlio di 8 anni.

Intanto è iniziato lo sgombero del palazzo Astor occupato: sul posto numerose forze dell’ordine tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e municipale. Il tratto della strada dove si affaccia l’ex hotel e la strada laterale, via Boccherini sono bloccate al traffico. Si vuole procedere all’abbattimento di tutte quelle parti interne dietro le quali potrebbe essere stata nascosta la bimba. I carabinieri, nei giorni scorsi, hanno provveduto ad un censimento interno degli occupanti abusivi, che sono stati anche tutti fotografati. Le assessore al welfare e alla sicurezza, Sara Funaro e Benedetta Albanese, da sette mesi chiedevano lo sgombero, «esattamente da quando è occupato, cioè da quando la destra ha vinto le elezioni».

Un mistero sempre più fitto
In questo giallo che da una settimana non trova soluzione, le suggestioni purtroppo si accavallano con pochi elementi concreti e sembra di rimanere in un tunnel alla fine del quale non compare alcuna luce. Tra gli ultimi tam tam che circolano tra gli occupanti peruviani dell’Astor ora domina anche il timore per «un nordafricano che dà fastidio ai bambini, li avvicina e poi cerca di farseli amici». Sospetti infondati? Timori che affondano le radici in un clima di rivalità perenne con persone di altre etnie? Fatto sta che giovedì sera una zia peruviana è andata all’Astor a prelevare i suoi due nipoti di 9 e 14 anni (che vivevano nell’ex albergo insieme alla mamma) per portarli via con sé proprio per il timore che possano anch’essi essere molestati dal nordafricano. C’è dunque un orco che ha approfittato di Kata dietro il suo sequestro? La prudenza è d’obbligo in questi casi e le indagini dei carabinieri procedono fra mille cautele.

Anche perché comunque, al momento, la pista più accreditata è quella del rapimento come vendetta nell’ambito di una guerra tra bande per la gestione del racket delle stanze. Un sistema più che collaudato e sicuro, in cui la famiglia di Kata avrebbe svolto un ruolo attivo, per riscuotere 500 euro al mese per l’affitto delle camere. A contendersi la riscossione del “pizzo” due bande di peruviani e un clan di romeni che vivono all’Astor.

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Bimbo ucciso da youtuber, due testimoni: «Quel Suv andava velocissimo». Perquisite le abitazioni dei 5 ragazzi, trovate anche schede video

sabato, Giugno 17th, 2023

di Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni

Si tratta di un conducente di bus e di un automobilista che si trovavano dietro la Smart della mamma di Manuel a Casal Palocco. L’avvocato dell’indagato Matteo Di Pietro: «L’altra auto doveva dare la precedenza»

Fiori sul luogo dove è stato ucciso in un incidente stradale, Manuel Proietti, travolto da una lamborghini guidata da un giovane influencer. Casal Palocco, Roma. 15 giugno 2023. ANSA/EMANUELE VALERI
Una bimba depone una piantina dove il piccolo Manuel è morto a Casal Palocco

«Quel Suv andava velocissimo». È una testimonianza chiave quella del conducente di un bus di linea e di un giovane automobilista che mercoledì scorso hanno assistito all’incidente stradale costato la vita al piccolo Manuel. I due sarebbero stati già sentiti da chi indaga mentre potrebbe arrivare dalle perquisizioni dei carabinieri la svolta nelle indagini sulla morte del bimbo che si trovava in auto con la mamma e la sorellina a Casal Palocco, alle porte della Capitale. 

I militari del Nucleo di Palazzo di Giustizia hanno infatti ricevuto la delega dai pm per acquisire documenti e non si esclude anche telefonini, schede video e altri supporti informatici, nelle abitazioni di Matteo Di Pietro, il 20enne indagato per omicidio stradale, e risultato positivo alla cannabis, e degli altri 4 youtuber con lui sul Suv Lamborghini a noleggio che ha travolto la Smart. Fra loro Vito Lojacono e Leonardo Golinelli, quest’ultimo socio fondatore della «Theborderline» con Di Pietro. I carabinieri si sono presentati anche nella sede legale della società nei pressi di San Pietro.

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Funerali Berlusconi, l’omelia di monsignor Delpini: “Vivere e amare la vita”

giovedì, Giugno 15th, 2023

Silenzio commosso, alternato ad applausi. La folla di circa 10mila persone riunite in piazza Duomo a Milano, che ha assistito ai funerali di Stato di Silvio Berlusconi dai due maxischermi, ha reagito così all’omelia dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. L’alto prelato ha esaltato la vitalità dell’ex premier e presidente di Forza Italia. Parole pronunciate con grande trasporto quelle di monsignor Delpini che hanno esaltato la forza del Cavaliere: “Vivere e accettare le sfide della vita”. Ecco il testo integrale dell’omelia dell’arcivescovo di Milano.

Vivere
Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

Amare ed essere amato
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

Essere contento
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

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