Archive for the ‘Università’ Category

La classifica delle migliori università del mondo: ci sono la Sapienza, il Politecnico di Milano e la Bocconi

giovedì, Marzo 23rd, 2023

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Il Qs ranking by subject 2023: confermati i risultati dell’anno scorso. Il sistema Italia è terzo in Europa per i migliori piazzamenti. Anche la Normale al top in Classics. Risultato positivo per la Luiss di Roma

Le eccellenze

La Sapienza si conferma prima al mondo negli studi classici per il terzo anno di fila, davanti alle storiche rivali Oxford e Cambridge. Ma il «Qs ranking by subject 2023» la classifica mondiale che valuta le università in base ai diversi corsi di studio porta quest’anno risultati eccellenti anche per altre università italiane: sono nelle posizioni di testa, con piccoli cambiamenti rispetto al 2022, il Politecnico di Milano in Architettura e Design e in Ingegneria, la Bocconi in Economia, Marketing e Finanza, la Normale di Pisa in studi classici e la Luiss in Scienze Politiche e internazionali . Il Qs ranking by subject è una classifica internazionale incentrata – contrariamente ad altri ranking come il Times Higher Education e l’Arwu di Shanghai – sull’aspetto reputazionale, cioè sulla considerazione di cui un’università gode presso professori e ricercatori di altri atenei e presso i datori di lavoro. Un criterio che ha sollevato diverse critiche in quanto gli esperti di Qs possono fare consulenza alle università per aiutarle a migliorarne il gradimento.
Su 54 materie censite nella classifica, gli Stati Uniti si aggiudicano 32 prime posizioni, il Regno Unito 15, le altre sette se le spartiscono la Svizzera (quattro), l’Olanda (due) e l’Italia (una). Fuori tutti gli altri continenti, dall’Asia all’Oceania, dal Sudamerica all’Africa. Se allarghiamo lo sguardo alle prime dieci posizioni, l’Italia si piazza al terzo posto nell’Europa continentale, con sette piazzamenti nella top ten, dietro alla Svizzera (32) e all’Olanda (16) ma davanti a Francia (sei), Svezia (cinque) e Germania (quattro). In generale il sistema Paese registra un trend di crescita con 139 piazzamenti in salita e 103 in discesa.

Il Politecnico di Milano al vertice in Ingegneria, Architettura e Design

Al Politecnico di Milano per la prima volta quest’anno gli ingegneri battono gli architetti grazie all’exploit di Ingegneria Meccanica e Aeronautica, disciplina nella quale l’università milanese scala ben sei posizioni in un anno piazzandosi al settimo posto al mondo. Seguono Arte e Design (ottavo posto in leggera flessione rispetto al quinto posto dei due anni precedenti) e Architettura appunto in cui si conferma al decimo posto. Nella top twenty mondiale si confermano Ingegneria civile (12esimo posto: era undicesima nel 2022) seguita da Ingegneria elettrica e Ingegneria e tecnologia, entrambe 18esime (ma la prima guadagna una posizione, la seconda ne perde cinque). Merita una segnalazione Computer science, dove il Polimi guadagna ben 16 posizioni piazzandosi al 33esimo posto al mondo: un exploit notevole visto che in questo settore la competizione è durissima e le università asiatiche continuano a scalare posizioni. Subito dietro, al 34esimo posto, Ingegneria chimica (giù di quattro posizioni) e Scienze dei materiali (su di venti posizioni). Stessa posizione, 34esima,in Matematica:in questi caso però si tratta di un balzo in avanti di 25 posizioni. Anche il Politecnico di Torino si difende assai bene piazzando sei corsi nella top 50 mondiale: in particolar modo è al primo posto in Italia e 15esimo al mondo (era sedicesimo) in Ingegneria petrolifera.

La conferma della Bocconi

Anche la Bocconi si conferma al top nell’affollata classifica che riguarda le materie economiche e manageriali. Settima in Business & Management (era sesta nel 2022), è ottava in Marketing (materia censita per la prima volta e in cui si sono classificate solo venti università), 16esima in Economy & Econometrics. Perde due posti – da 15 a 17 – in Accounting & Finance.

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Concorsi e università, perché non viene premiato il merito

venerdì, Gennaio 21st, 2022

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Ogni tanto salta fuori un concorso truccato e, allora, si grida allo scandalo. Ma non c’è nemmeno bisogno di truccare le carte, vista la consuetudine a mettersi d’accordo sul finto rispetto delle procedure. Parliamo dell’università, il luogo che sforna i futuri professionisti e la futura classe dirigente e dove a fare la differenza è la qualità del corpo docente. Ebbene, le falle aperte nei meccanismi di reclutamento dei professori universitari vanno avanti da più di quarant’anni. Dal 1980 le norme sono cambiate quattro volte senza aver mai intaccato il cuore del problema: più attenzione alla cordata di appartenenza del candidato che alla sua preparazione. E questo disprezzo per il merito condanna il nostro Paese a essere fuori dalla top 100 delle migliori università mondiali. Nonostante la prima università europea sia proprio nata in Italia.

E questo disprezzo per il merito condanna il nostro Paese a essere fuori dalla top 100 delle migliori università mondiali

I ruoli

La carriera dentro i 97 atenei italiani inizia con il dottorato e l’assegno di ricerca, poi segue il titolo da ricercatore. Quindi si diventa associati (II fascia) e infine ordinari (I fascia). In totale, i professori sono 37.996. Il loro impegno tra lezioni, esercitazioni, laboratori e seminari, è di un minimo di 120 ore all’anno. Lo stipendio parte da 2.400 euro netti al mese per gli associati, e da 3.300 euro per gli ordinari.

Dal concorso nazionale a quello locale

La stima è che, di quelli in carica oggi, poco più di 29 mila siano stati selezionati con le vecchie norme. La prima grande riforma è il Dpr 382 del 1980 firmato dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini: nasce la distinzione tra la figura dell’associato da quella dell’ordinario, entrambi selezionati attraverso un concorso nazionale. Prendiamo Economia, la commissione che valuta chi vuole diventare associato è scelta così: sorteggiati ventisette professori della stessa disciplina e poi tutti i professori di Economia d’Italia ne eleggono nove. Quella che, invece, valuta gli ordinari è formata al contrario: prima vengono eletti gli aspiranti commissari e poi vengono sorteggiati cinque tra i più votati. Una volta stilata la lista dei vincitori, le facoltà che hanno bandito il posto deliberano la chiamata, anche in base alle preferenze indicate dall’aspirante professore. Ma il meccanismo viene considerato troppo rigido, perché non garantisce agli atenei la possibilità di scegliere il candidato con il profilo più adatto alle proprie esigenze, che può non coincidere con il migliore candidato in termini assoluti. Nel 1998 la legge 210 del governo Prodi, ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, decreta la fine dei concorsi nazionali. Ogni università si fa il suo. I commissari sono cinque, uno interno indicato dalla facoltà e quattro esterni eletti dai loro colleghi. Risultato: su cento aspiranti, gli interni che partecipano alla selezione sono ventiquattro e vincono il posto in un caso su due. Il rischio, che i numeri fotografano senza via di scampo, è che sia dato un eccessivo vantaggio a chi è già dentro la facoltà che bandisce il concorso, con un esito già predeterminato a favore del candidato interno, indipendentemente dalle sue qualità. Le commissioni sono disponibili ad accogliere le preferenze dell’ateneo – che è rappresentato dal commissario interno – e meno attente alla qualità oggettiva dei candidati. Il principio è che oggi tu accontenti me, e io domani accontenterò te.

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Suarez e la presunta truffa, da dove nasce l’inchiesta: l’ateneo, la convenzione con un’agenzia cinese e un “buco” da 3 milioni

martedì, Settembre 22nd, 2020

di Valentina Santarpia

Suarez e la presunta truffa, da dove nasce l'inchiesta:  l'ateneo, la convenzione con un'agenzia cinese e un  'buco' da 3 milioni

L’esame di Suarez? L’università per Stranieri di Perugia si difende, e sottolinea «la correttezza e la trasparenza delle procedure seguite. L’Ateneo «confida che ciò emergerà con chiarezza al termine delle verifiche in corso». Ma le intercettazioni che hanno portato al blitz di oggi nascono da lontano: l’ateneo è nel mirino delle Fiamme Gialle da tempo. Risalgono a giugno dello scorso anno le notizie sugli ammanchi nelle casse dell’università per stranieri di Perugia, che a settembre aveva già subito un sequestro amministrativo con la Guardia di Finanza impegnata a verificare la presenza dei dipendenti negli uffici e e il lavoro svolto. Nel mirino tre milioni e passa di euro che mancavano alle casse dell’università, e che hanno portato i revisori dei conti a non dare la loro approvazione al bilancio 2018-2019, lo scorso 6 settembre, con parole di biasimo nei confronti dell’amministrazione: «Il Collegio rileva che l’operazione di quantificazione dell’ammanco è avvenuta senza che l’amministrazione abbia preventivamente intrapreso le percorribili azioni di recupero dell’asserito credito – riscontrato già dal mese di aprile 2019 – nei confronti degli studenti limitandosi a richiedere agli stessi il saldo delle somme che residuano. Tale condotta integra ipotesi autonoma di danno erariale».

L’attuale amministrazione ha sempre parlato di «irregolarità» commesse dalla gestione precedente: la rettrice Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri, che ora sono indagati per la vicenda Suarez, hanno convocato una conferenza stampa a gennaio 2020 per spiegare la «gestione lacunosa e omissiva» della precedente amministrazione. Nel marzo 2019, raccontano, era stato scoperto che le entrate per tasse d’iscrizione erano inferiori al 2017 benché il numero degli studenti dei corsi Marco Polo Turandot fosse uguale. A quel punto era partita un’indagine interna che aveva fatto emergere «una situazione amministrativa grave e pesantemente confusa». In più era venuto fuori che nel 2015 erano state firmate dall’Ateneo due convenzioni con un’Agenzia cinese, «delle quali la precedente governance non si era neppure accorta», che garantivano sconti «eccezionalmente elevati» (fra il 37 e il 39%). I tre milioni di «buco» sarebbero quelli che l’agenzia cinese avrebbe dovuto versare per le quote d’iscrizione degli studenti.

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Università: immatricolazioni in crescita

venerdì, Settembre 18th, 2020

di CORRADO ZUNINO

ROMA – Dice il ministro Gaetano Manfredi che il temuto crollo delle iscrizioni all’università non c’è stato. I dati completi arriveranno a metà ottobre, ma i segnali sulle immatricolazioni – le iscrizioni al primo anno – sono incoraggianti. Anche al Sud. “Abbiamo un aumento delle matricole tra il 5 e il 10 per cento nel Mezzogiorno”. In particolare si sta verificando un fenomeno inedito: “Alcuni giovani, che prima cambiavano regione, ora tentano di restare nel territorio di appartenenza. Vale soprattutto per i neo-immatricolati”. Il Covid starebbe mitigando la migrazione al Nord dei diplomati.

Il ministro dell’Universitàha dettagliato un caso: “A Catania l’incremento delle iscrizioni è del 5 per cento”. In generale, Manfredi ha attribuito la buona risposta delle famiglie italiane alle politiche di sconto attuate dal governo: “Abbiamo innalzato la No tax area nelle università al di sopra dei 20-25mila euro, quasi la metà degli studenti in corso non pagano tasse o le pagano in modo estremamente ridotto”.

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Manfredi: “Ora temo una fuga delle matricole. Meno tasse per fermarla”

di CORRADO ZUNINO  
A proposito dell’Università di Catania, il rettore Francesco Priolo ha annunciato, viste le richieste, mille posti in più nei corsi di laurea a numero programmato. L’Università della Calabria annuncia un 60 per cento di preiscritti in più, da 754 a 1.210, per un ateneo che “negli ultimi anni perdeva sistematicamente studenti iscritti”, ha detto il rettore Nicola Leone. Dal 2 settembre Unical ha incrementato i posti per le immatricolazioni in dodici corsi di laurea. Per Comunicazione e Dams, Economia aziendale, Filosofia e storia, Scienze dell’educazione “tutti i candidati che hanno partecipato al concorso hanno ora la facoltà di immatricolarsi”. L’aumento dei posti c’è stato anche per Chimica e Tecnologia farmaceutiche, Farmacia, Informazione scientifica del farmaco e dei prodotti per la salute, Lettere e Beni culturali, Lingue e Culture moderne, Scienza della nutrizione, Scienze e Tecnologie biologiche, Servizio sociale.

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Caos test di Medicina e Veterinaria. Esclusi (per ora) quelli che sono in quarantena per il coronavirus

martedì, Settembre 1st, 2020

di Orsola Riva

Il più classico dei granelli di sabbia rischia di inceppare l’intero ingranaggio dei test d’accesso all’università. Sì, perché accanto ai ragazzi che hanno ballato un’ora di troppo quest’estate, ci sono anche i loro amici che invece hanno trascorso luglio e agosto a spaccarsi la testa sui quiz di Medicina. E, con loro, i futuri infermieri, gli aspiranti architetti, maestri e veterinari. L’impennata dei contagi ha colpito pure loro. Basta essere un contatto stretto per finire in isolamento e addio test. Difficile dire quanti sono, il ministero dell’Università finora ha ricevuto solo qualche segnalazione isolata. Ma potrebbero essere di più. Come fare per dare anche a loro una possibilità?

Il ministro in campo

Qualche giorno fa, il ministro Gaetano Manfredi aveva aperto un piccolo spiraglio. «Stiamo valutando la possibilità di trovare una data alternativa per consentire anche a loro di sostenere il test». Ma lui stesso aveva anticipato che si trattava «di un problema giuridico molto complesso». Alla vigilia della prima prova – quella di Veterinaria al via oggi: diecimila iscritti per 890 posti (ma la vera bomba è Medicina il 3 settembre: più di 65 mila candidati per 13.072 posti) – sul sito del ministero è apparso un avviso dal quale si capisce che il problema è ben presente, ma la soluzione ancora non si è trovata. «Si informa che il Ministero dell’Università e della Ricerca, vista la presenza di candidati destinatari dei provvedimenti sanitari di prevenzione del Covid-19 che non potranno sostenere le prove di accesso programmato, ha provveduto ad avvisare i Ministeri competenti al fine di verificare ogni eventuale possibile gestione delle suddetta situazione». Detto altrimenti: non sappiamo come fare.

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Scuola, il piano degli esperti: più posti sugli autobus e per gli studenti mascherine di stoffa

giovedì, Agosto 27th, 2020

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Scuola, il piano degli esperti: più posti sugli autobus e per gli studenti mascherine di stoffa

Con la riunione di ieri pomeriggio il Comitato tecnico scientifico ha riscritto le regole per i trasporti pubblici in vista della riapertura delle scuole. Se i bus possono garantire una buon ricambio di aria o dispositivi di distanziamento tra le teste dei passeggeri, la capienza potrà passare dal 50 per cento attuale al 70-75 per cento. Queste disposizioni saranno pubblicate nel verbale della riunione.

I mezzi pubblici

Il piano del Cts indica ai Comuni e alle aziende di trasporto urbano e regionale di moltiplicare le corse e di allungare gli orari di punta. Questo dovrebbe consentire alle scuole di organizzare gli ingressi degli alunni a scaglioni. A prendere autobus, treni e metro sono principalmente i ragazzi delle scuole superiori. Per loro è indicato che l’inizio delle lezioni sia dopo l’abituale picco di traffico delle 8.30. Ma la misura più importante per garantire l’effettivo arrivo degli studenti a scuola è il via libera, a determinate condizioni, a un aumento della capienza del mezzi. Per quelli più nuovi, che possono garantire un ricambio di aria con filtri certificati o la messa in opera di distanziatori mobili (tendine, poggiatesta, divisori), sarà possibile arrivare a riempirli fino al 70-75 per cento.

Per garantire più corse — e pagare gli straordinari o eventualmente affittare anche bus privati — ci vorranno più soldi: almeno 200 milioni, secondo la stima del presidente dell’Anci Antonio De Caro. Naturalmente, su tutti i mezzi pubblici, resta obbligatorio l’uso delle mascherine. Si è discusso anche di quelle ieri. Il viceministro della Salute grillino Pierpaolo Sileri e l’infettivologo Massimo Galli chiedono di esonerare i bambini delle elementari. Mentre le Regioni chiedono di calibrarne l’uso in modo differenziato a seconda dell’indice dei contagi dei diversi territori.

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Le università riaprono a metà: boom di stanze disponibili, frena il caro-affitti

martedì, Agosto 25th, 2020

MILANO – Le incertezze sulla ripresa scolastica e, in particolare, i piani contingentati di riapertura delle Università stravolgono il mercato delle stanze in affitto. Una tendenza messa in evidenza dai dati raccolti dal portale Immobiliare.it, secondo il quale “dopo anni in cui accaparrarsi una stanza era diventata per molti studenti e lavoratori ardua impresa, il 2020 registra un’impennata nell’offerta, con picchi che arrivano al +290%”.

Come ricostruito da Repubblica, gli Atenei stanno programmando una ripartenza ‘a metà’ con aule a numero chiuso e riempimento previsto al 50%. In ogni caso si adottano situazioni differenti: se a Bergamo si prevedono le lezioni in presenza solo con meno di 50 studenti, a Roma Tre è prevista l’accoglienza fisica delle matricole mentre per tutti gli altri si andrà avanti con la didattica online. “Il Covid-19 ha avuto come effetto collaterale quello di svuotare, da Nord a Sud, le stanze generalmente affittate agli studenti e ai lavoratori fuori sede. A livello Italia la disponibilità di camere rispetto al 2019 è infatti più che raddoppiata (+149%)”, dicono dal portale immobiliare.

Ecco i dati raccolti sul web. Milano è la città record per quanto riguarda la disponibilità di stanze: +290% su base annuale, seguita da Bologna (+270%). Offerta quasi triplicata a Padova (+180%) e Firenze (+175%) e raddoppiata a Torino (108%), Roma (+130%) e Napoli (+100%).

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Concorso docenti, il grande business dei crediti: migliaia di euro alle università private

sabato, Luglio 18th, 2020

di Francesca Sironi

Davide si è laureato nel 2009. Biologia alla Statale di Milano. Ha preso un master in cooperazione internazionale ed è partito con un progetto all’estero. Quando è tornato in Lombardia, a febbraio, ha saputo, insieme a migliaia di altri laureati precari, che la ministra Lucia Azzolina stava per indire un maxi-concorso pubblico per l’arruolamento di nuovi professori alle scuole medie e superiori. La sua categoria, scienze, è una delle più richieste, insieme a italiano e geografia per le medie, matematica, e soprattutto, sostegno.

Così si è attivato. Per iscriversi al concorso doveva ottenere, secondo una legge del 2017 firmata dall’ex ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, 24 crediti in ambiti specifici: pedagogia, psicologia, antropologia, metodologie didattiche. Lo spirito della legge era chiaro: garantire che i futuri docenti abbiano una preparazione di base sui nuovi approcci all’insegnamento.

Il risultato però, più che una grande opera di aggiornamento professionale, sembra esser diventato un sukh di offerte a 500 euro a pacchetto, 790 tutto-incluso compreso un master che fa salire un po’ in graduatoria, pronta-consegna di esempi da cui imparare, esami ritagliati dai corsi di laurea per avere nel modo più diretto possibile tutte le condizioni previste all’abilitazione. Gli atenei privati, soprattutto telematici, si sono mossi per primi, nell’offrire le certificazioni necessarie ad iscriversi alla prova nazionale per vie efficaci e soprattutto flessibili.

Gli esami sono diventati presto, così, cartelle di quiz a risposta multipla da preparare a casa e poi sostenere a distanza davanti a una telecamera. Monografico di Psicologia modello patente. Il tutto per cifre che partono da una base d’asta di 50 euro a “credito”, il valore base dei meccanismi dell’università per stabilire la consistenza (in termini di studio, solitamente) di ogni esame.

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Università, Svimez: si rischia di avere 10mila iscritti in meno per la crisi innescata dal Covid-19

lunedì, Giugno 22nd, 2020

Nell’anno accademico 2020/21 si rischia un crollo degli iscritti all’Università a causa della crisi economica innescata dall’emergenza coronavirus. Lo denuncia lo Svimez stimando 10mila iscritti in meno, di cui due terzi al Sud. “Una valutazione dei possibili effetti della crisi Covid sulle iscrizioni all’Università, basata su quanto accadde nella precedente crisi, fa scattare l’allarme, soprattutto con riferimento al Mezzogiorno“, si legge.

Già la precedente crisi economica, quella del 2008-2009 che si è trascinata fino al 2013, aveva provocato un crollo delle iscrizioni alle Università, soprattutto nel Mezzogiorno, evidenzia lo Svimez: tra il 2008 e il 2013 il tasso di passaggio scuola-Università nel Mezzogiorno è crollato di 8,3 punti percentuali, quattro volte la diminuzione del Centro-Nord (1,6 punti).

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QS World University Rankings, la scalata delle università italiane

mercoledì, Giugno 10th, 2020

di ILARIA VENTURI

Sempre al top il Politecnico di Milano, fa un balzo in avanti l’ateneo di Bologna, la Sapienza rientra nelle top 200. In generale aumentano di due le università italiane in gara. Non è andata male, anzi. La diciassettesima edizione del QS World University Rankings, la classifica universitaria globale più consultata al mondo, pubblicata oggi dagli analisti di QS Quacquarelli Symonds, certifica l’avanzata dell’accademia italiana. Nonostante tutto, ovvero un sistema sottofinanziato, che soffre per i cervelli in fuga e la ricerca precaria. Reputazione accademica e impatto della ricerca prodotta, due degli indicatori del Ranking, sono i punti forti dei nostri atenei in questa analisi.

La classifica mondiale è dominata dal Massachusetts Institute of Technology, al primo posto per il nono anno consecutivo. Le prime tre università rimangono americane: Stanford University (seconda) e Harvard (terza). La prima università del Regno Unito e in Europa è Oxford, che è quinta, cedendo il quarto posto al California Institute of Technology. La sua concorrente connazionale, Cambridge, è al settimo gradino come lo scorso anno. Sesta è l’ETH di Zurigo. Le due migliori università asiatiche sono di Singapore: la National University of Singapore (undicesima) e la Nanyang Technological University (tredicesima).

Rispetto alle italiane Ben Sowter, direttore QS Intelligence Unit, commenta: “Quest’anno si assiste ad un trend positivo e di crescita per la maggior parte delle università italiane incluse nella nostra classifica, grazie ad un miglioramento in media significativo nell’indicatore che misura la reputazione accademica e in quello che misura l’impatto della ricerca prodotta. Esiste una chiara correlazione tra queste due dimensioni”.

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