Archive for the ‘Spettacoli -Eventi -TV’ Category

Dritto e rovescio, Mario Giordano: “Finitela di dire che i rom rubano per necessità”

venerdì, Giugno 16th, 2023

Mario Giordano, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e rovescio, su Rete 4, nella puntata del 15 giugno, parla dell’inchiesta sulle borseggiatrici rom: “È ora di finirla di dire che si ruba per necessità, molto spesso dietro i furti dei rom c’è una organizzazione criminale, che usa le situazioni di illegalità per organizzare l’illegalità”, tuona il conduttore di Fuori dal Coro.

Dritto e rovescio@Drittorovescio_·Segui“E’ ora di finirla di dire che si ruba per necessità” @mariogiordano5 a #Drittoerovescio

12:11 AM · 16 giu 2023116RispondiCopia link

“Le situazioni di illegalità, i campi rom, le case occupate, sono luoghi di cui si servono per coprire organizzazioni strutturate come quella che avete raccontato voi”, prosegue Mario Giordano. Che osserva ancora: “Quindi non è una cosa occasionale, non è la necessità, ma è la volontà, la scelta, l’organizzazione, l’imposizione spesso ai bambini e alle donne, con la violenza, di esercitare attività criminali”.

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2 giugno, Mattarella depone una corona all’Altare della Patria: la diretta video

venerdì, Giugno 2nd, 2023

La parata per la Festa della Repubblica

CorriereTv

Il 2 giugno 1946 venticinque milioni di italiane (ed era la prima volta per le donne) e di italiani si recarono alle urne per votare l`Assemblea Costituente e per il referendum istituzionale che doveva decidere fra Repubblica e Monarchia. La Corte di Cassazione rese noti i risultati definitivi del referendum: Repubblica 12.717.923 voti (54,3%), Monarchia 10.719. 284 voti (45.7%). Nacque così la Repubblica Italiana.

CORRIERE.IT

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Fabio Fazio, l’ultima puntata di Che tempo che fa. Serra: «Topo Gigio di che partito era?»

lunedì, Maggio 29th, 2023

di Renato Franco

Il conduttore affida il suo pensiero a Michele Serra: «La storia della Rai è fatta di persone e programmi, ma anche di ingerenza della politica»

Fabio Fazio, l’ultima puntata di Che tempo che fa. Serra: «Topo Gigio di che partito era?»

Sipario. Sigla. Che saluti che fa. Fabio Fazio chiude la sua esperienza in Rai. Ovazione in apertura di programma, lui che si batte la mano sul cuore, gli applausi che non finiscono. I ringraziamenti sono «al pubblico che mi ha sempre seguito», nessuna stoccata alla Rai («sono stati 40 anni bellissimi»), un’unica concessione all’amarezza ma con il sorriso («abbiamo aspettato segnali da Giove e da Marte che non sono arrivati»), allusione al contratto scaduto e non più rinnovato.

Quando c’è Luciana Littizzetto i riferimenti al «divorzio» invece hanno il taglio dell’ironia. La comica si presenta con un carrellino per fare il trasloco: «Dai, che a mezzanotte scatta lo sfratto, i pesci li diamo in comodato d’uso alla Clerici, il tavolo lo vendiamo su Ebay». Scrive anche una lettera alla Rai: «Non abbiamo superato la crisi del settimo governo, peccato andare via proprio adesso che qui in portineria hanno imparato a scrivere il mio cognome. Ringrazio Fabio, l’unico che se ottiene ottimi risultati gli danno addosso il doppio». Poi il saluto finale con la citazione polemica per Matteo Salvini: «Bello? Ciao».

Quello che davvero Fabio Fazio avrebbe voluto dire sembra affidarlo a Michele Serra, in «un editoriale» in cui il giornalista spiega che «la storia della Rai è fatta di persone e programmi, ma anche di ingerenza della politica». Eccolo il punto, la lottizzazione, il manuale Cencelli che distribuisce nomine e poltrone. Serra usa l’arma dell’ironia: «Oggi però, se Topo Gigio tornasse in onda, tutti si chiederebbero a quale partito è in quota. E se tornasse il Quartetto Cetra, sia ben chiaro che, dei quattro, uno dev’essere meloniano, uno leghista, uno grillino e il quarto del Pd. Poi quello grillino e quello del Pd si annullano litigando tra loro, e così diventa il duetto Cetra, solidamente governativo».

Serra attacca anche il ministro Gennaro Sangiuliano che proprio a Che tempo che fa aveva detto che «alla Rai ci sono gli stalinisti», quindi «ci chiediamo quanto sia stato difficile per lui sopravvivere quando era direttore del Tg2: lo tenevano chiuso in una segreta?». Parla di «brutto clima, recriminatorio e meschino» e avverte: «Se fossi di destra sarei preoccupato, perché penseranno che lavoro in Rai non perché sono bravo ma perché sono di destra. Pensate che anche il direttore di Isoradio — le notizie sul traffico — è di nomina partitica». La riflessione finale è amara: «Bisogna ricordarsi che la Rai è dello Stato, non dei partiti».

Fazio conduce come al solito, serio quando serve, ironico quando deve. Quello che doveva dire lo aveva detto a divorzio caldo, appena consumato: «Il mio lavoro continuerà altrove, d’altronde non tutti i protagonisti sono adatti per tutte le narrazioni, me ne sono reso conto, e quindi continuo a fare serenamente altrove il mio lavoro, quello che ho sempre fatto in questi quarant’anni». Per la Rai cambierà tanto — bisogna trovare uno che arriva al 12%, il doppio di share della media dei Rai3 —, ma per il telespettatore cambierà poco. Solo qualche tasto più avanti del telecomando (il Nove), stesso format e stesso titolo (Che tempo che fa) perché il copyright non appartiene alla Rai.

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Moretti: io, i film e i principi per cui lottare

domenica, Maggio 21st, 2023

ANNALISA CUZZOCREA

Questa è la storia di un inseguimento: dei pensieri, dei ricordi, delle idee di Nanni Moretti su quel che sta accadendo a tutti noi; su quel che avviene nel Paese, con il governo più a destra di sempre nella storia repubblicana (spoiler: si resta e si lotta per quello in cui si crede); su quel che succede nel dibattito sulla guerra, dove l’antiamericanismo dà vita a follie come il filoputinismo e noi vorremmo fare come Giovanni nel Sol dell’Avvenire, quando strappa la foto perché «io Stalin che era un dittatore nel mio film non lo voglio vedere». Tra pochi giorni Moretti sarà a Cannes, che è luogo di elezione del suo cinema. Lì è stato premiato con la Palma d’oro per La stanza del figlio, che era insieme bellezza e dolore, disperazione e conforto. Lì torna con l’aria di chi sa di essere capito. Questa conversazione con La Stampa inizia dalla Francia e arriva alle canzoni. In mezzo, ci sono Nanni ragazzino, il suo preside al liceo, la pallanuoto, la «preveggenza» ma, sopra a tutto, il potere salvifico del cinema.

Come mai questa connessione sentimentale con la Francia?
«Un po’ è per caso, visto che i miei film sono pronti in primavera e li propongo a Cannes. Ma soprattutto: mi fa piacere che in Francia il cinema sia preso sul serio, sia come fatto artistico che industriale. Se lei mi dice cinema, io non penso agli Stati Uniti, penso alla Francia, penso alle sue tante sale, alle riviste di cinema (che qualcuno legge!), alle associazioni di categoria – produttori, distributori, esercenti – che in quel Paese contano davvero. I miei primi film a essere distribuiti in Francia (Bianca, La messa è finita) sono arrivati lì quando si era appena esaurita la stagione d’oro della commedia italiana, in Francia amatissima. E allora per un po’ di tempo i miei film hanno coperto un vuoto che si era creato, il pubblico li andava a vedere, a Cannes erano premiati. Finché dura… Mi viene in mente mio padre, professore di epigrafia greca, che quando al liceo io pur non sapendo niente di latino e greco venivo promosso mi diceva: “Finché dura…”. Non è durato: in prima liceo mi hanno prima rimandato in quattro materie e poi a settembre mi hanno bocciato».

L’Italia a cena parla del suo film. Si divide tra «capolavoro» e «le merendine della mamma non torneranno più». Prevale il capolavoro. Ha fatto ridere ed emozionato tanti, non solo chi l’ha sempre seguita. Se lo aspettava?
«Avevo fatto un paio di proiezioni in una minuscola saletta con qualcuno della troupe e persone che con il film non c’entravano niente. Alla fine tutti avevano gli occhi rossi. Quando mettendoti a nudo racconti di te, quando parti da te e riesci ad arrivare agli altri è un miracolo, una fortuna di cui hai poca consapevolezza».

Adesso è più consapevole?
«Quando ero giovane avevo una reazione indispettita quando mi si diceva che con i miei film avevo raccontato una generazione, mi sembrava un’interpretazione troppo sociologica e poco cinematografica. Ora ho cambiato idea: se davvero è successo anche questo è per me un onore e una fortuna. Ho fatto un po’ di presentazioni in giro per l’Italia e mi ha toccato il calore e l’accoglienza affettuosa del pubblico».

Cosa ha smosso secondo lei?
«Forse è anche un fatto di credibilità: le persone percepiscono che faccio un film solo quando sento l’urgenza e la necessità di raccontare quella determinata storia con quel determinato stile».

Quanto c’è di lei nel volere riscrivere il finale della storia di Giovanni? Nel rifiuto della depressione, del cappio, esorcizzato attraverso l’arte? Nel dire: la storia è storta, ma io col cinema la posso raddrizzare?
«È proprio quello che mi è successo all’inizio di tutto, quando, finita la scuola, non sapevo cosa fare e mi sono aggrappato al cinema (anzi al desiderio, al miraggio di fare cinema, cominciando a fare dei filmini con la cinepresa Super8). A pallanuoto avevo esordito in serie A a quindici anni, ero il regista della nazionale giovanile. Avevo cominciato a fare un po’ di politica a scuola (non si riusciva a comunicare con gli studenti, l’unica comunicazione era con i rivali degli altri gruppi extraparlamentari di sinistra). E poi, in sequenza, abbandonai la pallanuoto, poi abbandonai la politica, poi all’ultimo anno di liceo mi ritirai da scuola: non volevo più studiare, non volevo più fare niente».

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Perché Fazio lascia la Rai (che non ha un sostituto) e la frase dopo le elezioni: «Ora qualcosa accadrà»

lunedì, Maggio 15th, 2023

di Renato Franco

Da tempo la posizione di Fazio era in bilico: per tre mesi nessuno dall’azienda lo ha contattato per il rinnovo del contratto. Le parole di de Bortoli: «Oggi la notizia sei tu: il tuo addio è un grandissimo errore editoriale»

Perché Fazio lascia la Rai (che non ha un sostituto) e la frase dopo le elezioni: «Ora qualcosa accadrà»

Ancora due puntate e poi, da domenica 28, Fabio Fazio scomparirà dai teleschermi Rai.

Cronaca di una morte (metaforica) annunciata, o meglio evocata per anni, pretesa, voluta, desiderata (Salvini, su tutti) e alla fine eccolo lì, lo scalpo eccellente. Il suo.

Durante «Che tempo che fa» sembra il solito Fazio — tranquillo, sereno, sornione, divertito — anche perché per lui questo divorzio dopo 40 anni di Rai non è un fulmine a ciel sereno. Aveva già intuito, capito da tempo che questa era la volta «buona».

La sua pratica — il rinnovo del contratto in scadenza — era nelle mani di Carlo Fuortes, l’amministratore delegato della Rai che pochi giorni fa ha deciso di rassegnare le dimissioni prendendo atto che «non ci sono più le condizioni per proseguire». Condizioni che da tempo erano precarie e nel momento in cui il potere dell’ad ha iniziato a vacillare nessuno si è fatto vivo con Fazio. Binario morto. Tre mesi di silenzio. E se uno non ti chiama per tre mesi, sai come va a finire…

Il conduttore ha dovuto solo unire i puntini
.

Le prime avvisaglie a ottobre scorso, con l’elezione di Giorgia Meloni, quando il vento era definitivamente cambiato. Lui un po’ se lo sentiva, «vedrai che dovranno fare qualcosa», confidava mesi fa. Nel momento in cui la firma del suo nuovo contratto si è arenata al settimo piano di Viale Mazzini, il cerchio si è chiuso. Se qualcuno aveva dubbi, il tweet di Salvini («Belli ciao») li cancella tutti: è la battuta che circola dietro le quinte della trasmissione.

Fazio rivela il suo stato d’animo in diretta al Tg3, poco prima di mettersi dietro il bancone di Che tempo che fa: «Il mio lavoro continuerà altrove, d’altronde non tutti i protagonisti sono adatti per tutte le narrazioni, quindi continuo a fare serenamente altrove il mio lavoro… Conserverò solo un ricordo meraviglioso di questi 40 anni».

Una foto con Blanco pubblicata sui social
, una lunga chiacchierata con Ferruccio de Bortoli (non a caso). Prima di andare in onda, il conduttore si intrattiene con i suoi ospiti come fa sempre. Contentissimo della nuova avventura, così lo dipingono adesso.

Ci pensa de Bortoli a rompere in diretta il muro del silenzio: «Oggi la notizia sei tu Fabio. Il tuo addio è una grandissima perdita per il servizio pubblico e un grandissimo errore editoriale». Come al solito, diretto al punto. Lui ne sa qualcosa. Fazio mantiene il basso profilo, nel suo stile: «Nessuna vocazione a essere considerati vittime, o martiri». Anche perché le amarezze riesce a metterle velocemente in soffitta.

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Eurovision Song Contest: vince Loreen con la sua “Tattoo”, Marco Mengoni ottimo quarto

domenica, Maggio 14th, 2023

LUCA DONDONI

Loreen con la sua “Tattoo” vince con 583 punti l’Eurovision Song Contest 2023. Marco Mengoni con 350 punti è degnamente quarto. Al secondo posto la Finlandia con 526 e al terzo Israele con 362. Il cantante di Due Vite è stato comunque protagonista della serata: ha voluto infatti portare sul palco la bandiera lgbtq+ disegnata dal graphic designer Daniel Quasar per rendere la celebre Rainbow Flag ancora più inclusiva. Cinque colori in più, il bianco, il rosa, l’azzurro, il marrone e il nero, posizionati a lato. Le nuove strisce colorate sono dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.

Il racconto della serata

Loreen, in gara per la Svezia, era fra i favoriti per la vittoria finale dell’Eurovision Song Contest 2023 con una canzone struggente e potente. Cantautrice ed attivista Loreen, si è assicurata dunque la 67esima edizione. Lorine Zineb Nora Talhaoui è nata nel 1983 a Åkersberga da genitori immigrati marocchini di origine berbera e nel 2004 ha raggiunto la grande popolarità partecipando allo swedish “Idol” classificandosi quarta.

Eurovision, le pagelle: Mengoni emozionante (8), Let 3 eccessivi ma con intelligenza (9) e Mae Muller senza voce (4)

Nel 2011 ci prova all’importantissimo Melodifestivalen, il programma con cui la Svezia decide il rappresentante all’Eurovision. Purtroppo in quel caso non arriva nemmeno in finale. L’anno dopo con il brano “Euphoria” si ripresenta e vince potendo rappresentare il proprio paese all’Eurovision Song Contest di Baku. Loreen, da “Euphoria” a “Tattoo” a questa incredibile manifestazione. Nello stesso anno esce con l’album “Heal”.

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È il grande giorno di re Carlo III: gli occhi del mondo sull’incoronazione

sabato, Maggio 6th, 2023

Emanuela Minucci

È il giorno più lungo di Carlo III, l’eterno successore che oggi realizzerà il suo sogno. Anche se il nuovo sovrano ha preteso una cerimonia snella. L’operazione «Golden Orb» durerà meno di quattro ore: ma sarà sempre la giornata che il primogenito di Elisabetta II aspettava da settant’anni, ovvero da quando sua madre salì al trono e lui ne diventò automaticamente l’erede. Oggi Carlo III sarà il 40° monarca del Regno Unito a essere incoronato nell’Abbazia di Westminster, attraverso un rito che più solenne non si può e la cui storia risale a mille anni or sono. Londra oggi è sul serio l’ombelico del mondo con gli oltre cento capi di Stato e le teste coronate di tutta Europa che siederanno nei primi banchi dell’abbazia di Westminster. Sempre oggi, però, è anche il giorno di Camilla, la donna che ha saputo aspettare mezzo secolo il suo re e oggi verrà incoronata regina: finalmente un passo avanti rispetto all’ingombrante ombra di Diana, la Principessa del popolo.

L’atmosfera che si respira a Londra è davvero da show della Great Britain. Non si vedeva dai tempi del matrimonio fra l’allora Principe Carlo e Lady D. Migliaia di sudditi si sono accampati da giorni lungo il percorso, lungo 7 chilometri, della Carrozza Reale, la Diamond Jubilee State Coach trainata da sei cavalli bianchi, e sono pronti a immortalare sui loro smartphone l’evento.

Tutti i segreti dell’incoronazione di Re Carlo: dal balcone-gate all’incognita Meghan sino ai droni intelligenti sulla folla

Fra le curiosità: la corona di Carlo III – che pesa due chili – contiene il diamante Cullinan II, talvolta chiamato Seconda Stella d’Africa, che fu donato a Edoardo VII il giorno del suo 66esimo compleanno dal governo del Transvaal, un’ex colonia della corona britannica, nell’attuale Sudafrica. Mentre l’olio usato per Carlo III, come precisa la BBC, non conterrà ingredienti di origine animale. Il sovrano reggerà lo scettro: un’inestimabile asta d’oro tempestata di ametiste, diamanti, rubini e smeraldi, che rappresenta il controllo sulla nazione.Punti chiave

  • 08:51 Harry arriva all’ultimo e se ne andrà per primo
  • 08:25 Biden assente: «Incontrerò Carlo III in estate»
  • 08:16 Harry sarà relegato in terza fila

09:24

Da Mayfair a Battersea Power Station, dove vedere l’incoronazione Diversi maxischemi nel centro e nei sobborghi londinesi

Prevedendo che il Mall, il primo tratto della processione per l’incoronazione fra Buckingham Palace all’Abbazia di Westminster, sarà strapieno, a Londra sono stati allestiti diversi maxischermi in aree verdi per consentire ai cittadini di assistere alla cerimonia facendo l’agognato picnic. Uno sarà allestito a Grosvenor Square, a Mayfair, altri a Hyde Park nella zona dei campi di calcio, del Coskpit e del Boathouse Lawn. Uno schermo più piccolo è localizzato a St James’s Park, presso l’entrata di Malborough Gate e uno a Green Park, sul viale del Broad Walk. Più decentrato, uno schermo decorato con festoni di Union Jack troneggia all’interno dell’ex Battersea Power Station, l’iconica ex centrale elettrica in stile art déco con quattro ciminiere sulla riva sud del Tamigi, riconvertita in grande centro commerciale e compound abitativo di lusso. Si potrà assistere all’aperto alla cerimonia anche a Croydon, sobborgo a sud di Londra, presso il Boxpark, nello stadio di Wembley e nel sobborgo di Walthamstow, nel nord-est della capitale. 09:14

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Re Carlo III, dalla corona agli invitati a tutti i segreti della carrozza reale: le 10 cose da sapere sull’incoronazione

sabato, Maggio 6th, 2023

Gli occhi del mondo sono puntati su re Carlo III oggi per l’incoronazione, che giunge otto mesi dopo l’ascesa al trono a seguito della morte della regina Elisabetta a settembre. La cerimonia solenne verrà celebrata nell’abbazia di Westminster a Londra dall’arcivescovo di Canterbury e si prevede che sarà più breve e meno sontuosa della celebrazione di 3 ore con cui Elisabetta II si insediò nel 1953, in linea con i piani di Carlo per una monarchia più snella. “Operazione Golden Orb” è il nome in codice dei piani per l’incoronazione, che verrà festeggiata per l’intero fine settimana: si inizia questa mattina, con l’investitura di re Carlo III e della regina Camilla, poi domani, domenica 7 maggio, si terranno feste di strada e pranzi comunitari, anche il premier ne ospiterà uno a Downing Street, nonché un concerto nel parco del Castello di Windsor con diverse star sul palco, da Andrea Bocelli a Lionel Richie, dai Take That a Katy Perry. Anche lunedì 8 maggio sarà una giornata festiva.

Incoronazione di re Carlo III – la diretta

QUANDO E DOVE – La cerimonia di incoronazione di re Carlo III e della regina consorte Camilla si tiene oggi, 6 maggio, alle 11 ora locale, le 12 in Italia, all’abbazia di Westminster. Qui la coppia reale arriverà con la cosiddetta ‘King’s Procession’ da Buckingham Palace, un percorso di circa 7 chilometri al via alle 10.30 locali, le 11.30 in Italia, a bordo della carrozza Diamond Jubilee State Coach, un mezzo che è stato modernizzato con dettagli come aria condizionata e finestrini elettrici. La durata prevista della cerimonia è di un’ora circa, rispetto alle 3 della regina Elisabetta II.

Incoronazione, Kate e William salutano la folla vicino a Buckingham Palace

LA CARROZZA – La Diamond Jubilee State Coach, 3 tonnellate di peso, è stata costruita nel 2012 in Australia in occasione dei 60 anni di regno della regina Elisabetta II ed è stata ammodernata. La scelta costituisce una rottura rispetto alla tradizione, che sarebbe stata quella di utilizzare la Gold State Coach, più antica e meno comoda. In un altro segno di rottura con la tradizione, è atteso che Carlo indossi un’uniforme militare anziché i tradizionali calzoni e calze di seta indossati dai re prima di lui. L’interno della carrozza è stato arredato con legni, metalli e materiali che hanno un legame specifico con la Gran Bretagna e la sua storia. Dalle residenze reali di Buckingham Palace, Palazzo di Kensington, Castello di Windsor, Palazzo di Holyroodhouse; alle Cattedrali: la Cattedrale di San Paolo, l’Abbazia di Westminster la nave Mary Rose, Downing Street 10, la Base in Antartide di Ernest Shacleton.
LA CERIMONIA – Per diventare re non è necessario che un monarca venga incoronato, infatti Carlo è automaticamente diventato re al momento della morte di Elisabetta II. Ma la cerimonia religiosa simbolica dell’incoronazione formalizza il ruolo del monarca come capo della Chiesa d’Inghilterra e segna il trasferimento di titoli e poteri. Le fasi previste della cerimonia sono: riconoscimento, giuramento, unzione, investitura, intronizzazione e omaggio. Carlo sarà seduto sulla cosiddetta ‘sedia dell’incoronazione’, o ‘sedia di Edoardo’: è accanto a questa sedia settecentesca che viene presentato dall’arcivescovo di Canterbury ai fedeli riuniti nell’abbazia; i presenti gridano “God Save the King” e le trombe risuonano. Successivamente il sovrano giura di sostenere la legge e la Chiesa d’Inghilterra. Segue l’unzione: il re si toglie la veste cerimoniale e si siede sulla sedia dell’incoronazione, sulla quale viene tenuto un drappo dorato per nascondere il re alla vista; l’arcivescovo di Canterbury unge le mani, il petto e la testa del re con un olio sacro preparato secondo una ricetta segreta, noto per contenere ambra grigia, fiori d’arancio, rose, gelsomino e cannella. L’olio usato per Carlo non conterrà ingredienti di origine animale, precisa la Bbc.

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L’isola dei famosi, l’isola del nostro sconcerto

giovedì, Aprile 20th, 2023

È un brutto programma, non all’altezza di una rete ammiraglia

di Aldo Grasso / CorriereTv

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Giletti, il ricatto di Baiardo e il mistero della foto di Berlusconi con il boss

domenica, Aprile 16th, 2023

Giuseppe Legato, Grazia Longo

Esiste davvero la foto di Silvio Berlusconi accanto al boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano? Di quell’immagine – fin qui mai trovata dagli inquirenti della Dda di Firenze nemmeno nel corso dell’ultima perquisizione datata 27 marzo 2023 – che ritrarrebbe il fondatore di Forza Italia, l’allora generale dei carabinieri Francesco Delfino e Giuseppe Graviano prima che si alzasse il sipario sulla stagione delle stragi continentali, Salvatore Baiardo – considerato dagli investigatori alla stregua di un ventriloquo dei boss stragisti – non ne ha parlato solo con Massimo Giletti, ma anche con Report.

Ha detto di averla, l’ha fatta vedere da lontano, ma non l’ha consegnata a nessuno. «C’è un’indagine in corso e non posso scendere nei dettagli – afferma il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci – posso solo dire che noi non abbiamo mai pagato una fonte in 25 anni di storia».

Ma perché Baiardo voleva piazzare a tutti i costi quella foto, di cui ancora oggi non sappiamo se fosse reale o se si trattasse di un fotomontaggio? L’idea che comincia a farsi largo, per ora solo come ipotesi ma pur sempre al vaglio degli investigatori, è che dietro questo atteggiamento di Baiardo ci sia un intento ricattatorio. Verso chi, non è noto nella forma ufficiale, ma non sarebbe complicato intuirlo per un uomo, già condannato per favoreggiamento dei mafiosi, che da mesi sproloquia profetizzando clamorosi arresti (vedi Matteo Messina Denaro, le cui chat nella clinica privata di Palermo sarebbero state vendute a «Non è l’Arena» da Fabrizio Corona), augurandosi – o chiedendo palesemente – la concessione di benefici per membri di spicco di Cosa Nostra detenuti al 41 bis diventati, nel suo pericoloso lessico «bravi ragazzi che hanno fatto degli errori». Il bersaglio è la magistratura? Il conduttore Massimo Giletti, convocato (non auto-presentatosi) come persone informata sui fatti e quindi come testimone e sentito già due volte dal procuratore Luca Tescaroli è stato tra i primi a introdurre il tema del ricatto: «Me l’ha fatta vedere (la foto ,ndr), senza consegnarmela, tenendola lontana da me, eravamo in un luogo scuro in un bar a Castano, vicino a Milano».

Ma il conduttore tv, non sa se l’uomo ritratto insieme a Berlusconi e Delfino fosse Graviano perché, come ha spiegato ai magistrati, «non avevo una sua immagine in mente. Poteva essere chiunque, fu Baiardo a dirmi che si trattava del boss mafioso, ma io non potei riconoscerlo». «Baiardo – aggiunge Giletti – accennò, inoltre, che avrebbe potuto mandare la foto ai magistrati. Mi disse “questa potrebbe un domani arrivare ai pm, se le cose non vanno in un certo modo” . Da quanto mi ha riferito, ho compreso che la foto è stata scattata di nascosto e che dunque non era stata fatta con il consenso di Berlusconi. Era dunque stata effettuata per fini di ricatto».

E ancora: «Durante l’incontro che ho avuto con Baiardo mi ha detto che la foto c’è e che, se le cose non dovessero andare in un certo modo, me la potrebbe dare». L’anchorman ha poi chiarito agli inquirenti come quella fotografia «mi è parsa una foto del tipo di quelle autoscatto macchinetta usa e getta. Ho visto tre persone sedute a un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni 90, sono certo fosse lui anche perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente. Ho riconosciuto anche Delfino, ma non so se fosse autentica, se Berlusconi fosse consapevole che il terzo uomo ritratto fosse Graviano e se quest’ultimo fosse realmente il boss».

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