CALTANISSETTA. Due quindicenni sono stati arrestati dai carabinieri
di Caltanissetta per aver sequestrato in un garage e picchiato per
un’ora e mezza un tredicenne. Il Tribunale per i minorenni ha disposto
il carcere minorile al termine di un’articolata attività investigativa
coordinata dal procuratore della Repubblica per i minorenni Rocco
Cosentino e condotta dalla Sezione operativa dei carabinieri. I
due quindicenni sono accusati, a vario titolo, di tortura, sequestro di
persona, minaccia, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad
offendere.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due, a settembre,
avrebbero attirato un tredicenne con l’inganno all’interno di un
garage di proprietà di uno dei due aguzzini, bloccandolo su una sedia e
legandogli caviglie, polsi e bocca con del nastro da imballaggio. Poi lo
avrebbero preso a schiaffi su tutto il corpo, sputandogli sul volto e
intimidendolo con attrezzi da lavoro e con un coltello, oltre a
versargli addosso acqua intrisa di olio per motori e minacciando di
dargli fuoco. Dopo circa un’ora e mezza il tredicenne sarebbe stato
liberato con l’ulteriore minaccia di morte qualora avesse raccontato a
qualcuno quanto accaduto.
Una giornata afosa a Palermo, preannuncio d’estate.
Tutti ricordano quel sabato maledetto e cosa stavano facendo
. Io ero di turno nella redazione Ansa
insieme al collega Franco Viviano. Giornata tranquilla, poche e di
routine le notizie da Palermo: il 45esimo anniversario della prima
seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana; l’assalto di una banda di
rapinatori all’abitazione di una coppia di coniugi. Sulle reti Ansa
scorrono invece da Roma le cronache politiche relative alle trattative
tra i partiti per l’elezione del Capo dello Stato. La notizia che
avrebbe cambiato di colpo non solo la giornata ma anche la storia
d’Italia
si materializza alle 17.58, attraverso la radio collegata con le frequenze delle forze dell’ordine.
Inizialmente si parla di un’esplosione, avvenuta forse nel cementificio di Isola delle Femmine, a due passi da Capaci. Poi, con il passare dei minuti e l’arrivo delle prime volanti, le conversazioni diventano, via via, sempre più concitate. “C’è stato un attentato. Ci sono morti e feriti, è un inferno…”. A un certo punto la centrale operativa della Questura parla di una “nota personalità” coinvolta
.
Il nome di Giovanni Falcone non viene mai pronunciato, ma non ci vuole
molto per capire che è proprio lui la “nota personalità” che si trova su
un’ambulanza diretta verso l’ospedale.
agenzia
Io e Franco ci dividiamo i compiti: lui rimane in redazione per passare i primi flash d’agenzia,
io corro in moto verso Capaci
.
Ma l’ingresso dell’autostrada è chiuso al traffico per consentire il
passaggio dei mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine. Bloccato in
auto c’è anche il nostro fotografo Franco Lannino, lo carico sulla moto e
insieme cerchiamo di raggiungere Capaci dalla statale, che procede
parallela all’autostrada. Superiamo lunghissime code di auto che intanto
si sono formate.
Avevano scontato una condanna per mafia ed erano tornati alla loro
attività di sempre. Due boss puntavano a fare tornare la cosca di
Barcellona Pozzo di Gotto agli splendori criminali di un tempo. E
c’erano riusciti, purtroppo. Le indagini dei carabinieri del comando
provinciale di Messina, coordinate dalla procura diretta da Maurizio de
Lucia, hanno svelato una presenza pressante di Cosa nostra sul
territorio. Questa notte, sono scattati 81 arresti. Notificati anche
cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
La cosca di Barcellona era tornata ad imporre i propri buttafuori ai locali della costa tirrenica. Molti altri imprenditori erano costretti a pagare il pizzo. I boss puntavano anche su nuovi traffici di droga. E poi reinvestivano i proventi illeciti in attività economiche lecite, nel settore dell’ortofrutta. Anche grazie all’aiuto di insospettabili.
Le intercettazioni dei carabinieri del Reparto Operativo di Messina sono
davvero il racconto attualissimo della mafia che si trasforma:
l’aspetto più inquietante è nell’atteggiamento che viene registrato nei
confronti dei padrini tornati in libertà. Purtroppo, in tanti
continuano a cercare i boss, per risolvere le questioni più diverse.
Persino per cercare voti nel corso delle campagne elettorali. Il caso
Messina diventa allora emblematico. Da sempre, Barcellona Pozzo di Gotto
è un laboratorio per alleanze e relazioni criminali: al centro, c’è una
mafia antica, che custodisce il segreto di tante relazioni con le
cosche di Palermo e Catania.
La Digos di Palermo questa mattina
ha fermato tre persone, fra cui il leader dei no vax palermitani Filippo
Accetta. Venivano chiesti 400 euro per ogni finta vaccinazione.
Coinvolto anche un poliziotto
Una telecamera della Digos ha
ripreso un’infermiera mentre svuotava il contenuto del vaccino in una
garza senza iniettarlo al paziente, che però risultava regolarmente
vaccinato. Lo ha scoperto la Digos di Palermo che questa mattina ha
fermato tre persone, fra cui il leader dei no vax palermitano Filippo
Accetta. Coinvolto nel “giro” anche un poliziotto della Questura di
Palermo.
La falsa iniezione e i 100 euro all’infermiera
L’infermiera dell’hub vaccinale di Palermo Anna Maria Lo Brano, fermata
oggi dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’indagine sui falsi
vaccinati, agiva sempre nello stesso modo come ricostruito grazie alle
immagini dei sistemi di videosorveglianza. Dopo avere svuotato il siero
contenuto nella siringa, già precedentemente preparata, in una garza in
cotone, inseriva l’ago nel braccio del finto vaccinato senza iniettare
alcunché e senza muovere lo stantuffo della siringa. La truffa è
evidente, basta guardare le immagine registrate nel corso delle
indagini. Gli agenti per giorni hanno intercettato la donna accertando
contatti tra l’infermiera e chi si sottoponeva al finto vaccino,
disposto a sborsare cento euro pur di ottenere il Green pass. Le
indagini svolte hanno escluso il coinvolgimento dei medici che lavorano
al centro vaccinale e dei funzionari responsabili
Coinvolto anche un poliziotto
L’infermiera,
impegnata nell’hub della Fiera di Palermo (il più grande centro di
vaccinazione della provincia) si chiama Anna Maria Lo Brano. Il terzo
fermato, Giuseppe Tomasino è un amico di Accetta, anche lui no vax, che
avrebbe partecipato alle finte vaccinazioni. La scorsa notte, i tre sono
stati arrestati. L’infemiera si chiama è operativa all’ospedale Civico.
Il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Sergio Demontis hanno
emesso un provvedimento di fermo urgente, per fermare l’attività
illecita. L’inchiesta guidata dal sostituto Felice De Benedittis ha
scoperto una decina di false vaccinazioni, ma si ipotizza che il sistema
fosse più ampio. Non c’erano comunque solo motivazioni
ideologiche,sembra fossero richiesti 400 euro per ogni falsa
vaccinazione. Il questore Leopoldo Laricchia ha aaffermato: «Siamo
entrati nelle trame oscure e fraudolente di quei No Vax irriducibili che
non esitano a violare la legge, anche commettendo reati odiosi come la
corruzione. Tra i fruitori del servizio illecito purtroppo siamo
incappati in un poliziotto della questura di Palermo. Dopo la discovery
odierna delle indagini per il rispetto del segreto istruttorio, saranno
immediatamente avviati i provvedimenti sanzionatori previsti dalle norme
disciplinari e la sospensione dal servizio e dallo stipendio disposta
dalle recenti norme sull’obbligo vaccinale per le forze di polizia».
Allerta meteo proclamata dalla Protezione civile per le avverse
condizioni atmosferiche previste per il 25 ottobre su Calabria e
Sicilia. Sono previste 24 ore di precipitazioni intense e per questo
diversi sindaci hanno ordinato la chiusura preventiva delle scuole.
Istituti chiusi a Reggio Calabria, Messina, Catania, Siracusa ed Enna.
L’allerta è arrivata fino all’Agrigentino: anche la città di Sciacca ha
chiuso le proprie scuole.
A Scordia auto travolte dal fango: paura per una coppia di anziani – Danni
ingenti a causa del maltempo che si è abbattuto sulla Sicilia
orientale. In particolare a Scordia, nel Catanese, diverse auto sono
state trascinate via dalla furia dell’acqua che ha trasformato le strade
in fiumi in piena. Sembrava essersi risolta nel migliore dei modi la
ricerca di una coppia di anziani ritrovata dai vigili del fuoco e invece
ad essere stata trovata è un’altra coppia. Restano dunque in corso le
ricerche da parte dei soccorritori di una coppia di anziani la cui auto è
stata travolta da un fiume di fango in contrada Ogliastro sulla strada
provinciale 28 a qualche chilometro dal paese del Catanese. Nella zona
sono caduti quasi 150 millimetri di pioggia, una quantità che
solitamente si registra nell’arco di alcuni mesi.
Protezione civile: “E’ allarme rosso” – “E’ in atto
una perturbazione molto forte sulla Sicilia – dice Salvatore Cocina,
direttore della protezione civile regionale – una cellula temporalesca
che si è già abbattuta su Pantelleria e che si appresta a raggiungere le
zone dell’agrigentino e il nisseno. Un’altra cellula temporalesca ha
gia’ scaricato una grande quantità di pioggia tra Palagonia, Scordia,
Militello, Francofonte, provocando frane e allagamenti e danni alle cose
ma fortunatamente senza alcun ferito. Un’altra cella investe la zona di
Giarre. La situazione è in evoluzione e ci attendiamo ulteriori
fenomeni. Siamo in allarme rosso e sono aperti oltre cento centri
operativi comunali che stanno monitorando la situazione”.
Il volto del latitante più ricercato d’Italia riappare in un video. Il Tg2 ha trasmesso le immagini del numero uno di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, riprese da una telecamera di sicurezza su una strada in provincia di Agrigento nel dicembre 2009: le uniche finite in mano agli investigatori dal 1993. Intanto la polizia ha eseguito decine di perquisizioni in Sicilia con l’obiettivo di individuare dove si nasconde il boss.
Le nuove indagini – Durante i controlli, disposti
dalla Dda di Palermo, sono impegnati circa 150 agenti delle squadre
mobili di Palermo, Trapani e Agrigento, supportati dagli uomini del
Servizio centrale operativo e dei reparti prevenzione crimine di Sicilia
e Calabria. Al centro delle nuove verifiche sono finiti mafiosi e
favoreggiatori già finiti nella rete delle indagini, ma anche
insospettabili su cui adesso si concentra l’attenzione della polizia.
Il video in cui “riappare” Messina Denaro è in possesso degli investigatori della Direzione centrale anticrimine della polizia. Nelle immagini, che durano pochi secondi, si vede un suv blu che percorre una strada sterrata in piena campagna. A bordo ci sono due persone: l’autista e, sul sedile del passeggero, un uomo stempiato e con gli occhiali. Secondo investigatori e inquirenti, quell’uomo potrebbe essere proprio il 58enne superlatitante, conosciuto anche come Diabolik. Le immagini, sostiene sempre il Tg2, sono state riprese da una telecamera di sicurezza a poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle dei Templi e fedelissimo del numero uno di Cosa Nostra. In quel periodo Campo era protetto dalle famiglie agrigentine e, forse, stava andando proprio ad un incontro con i capi mafia locali.
Il cratere di
Sud Est, in continua attività da dicembre, ha “scalzato” in altezza il
Nord Est. Ora il vulcano misura 3357 metri. Non accadeva da 40 anni. La
certificazione arriva dall’Osservatorio Etneo di Catania dell’Ingv
A sinistra il cratere di sud-est come si presentava il 17 gennaio, a destra dopo sei mesi
Tremilatrecentocinquantasette metri. E’ la nuova altezza
dell’Etna: 37 metri in più di quella che si conosceva finora. Ma ora il
punto più alto non è più il cratere di Nord Est (3320 metri), che
deteneva il primato da 40 anni, bensì il cratere di Sud Est, quello che
dalla fine dello scorso anno a intervalli sputa fuori lava
incandescente, cenere e lapilli e che ha riempito i social di foto
spettacolari e le strade e i tetti di mezza Sicilia orientale di polvere
nera, vetrosa e pericolosa per la salute delle persone e per la
circolazione stradale. Il sospetto che il Sud Est, il più giovane dei
quattro crateri sommitali dell’Etna e anche il più irrequieto a partire
dagli anni ‘90, avesse sopravanzato il Nord Est, i vulcanologi
dell’Osservatorio etneo di Catania dell’Ingv lo avevano già da un po’,
anche solo osservando da lontano il profilo del vulcano. Poi sono
arrivate le misurazioni ufficiali, un incrocio di rilievi sul campo,
dati Gps e satellitari, ed è saltata fuori anche l’ufficialità,
pubblicata oggi sul bollettino settimanale dell’Istituto nazionale di
geofisica e vhulcanologia.
L’Etna è dunque più alto. Ma non è detto che la misurazione di questi giorni resti così: potrebbe almeno momentaneamente aumentare ancora, visto che la lunga fase di oltre 50 parossismi del Sud Est da fine dicembre fino a ieri non si è ancora conclusa; ma potrebbe anche abbassarsi. Spiegano infatti i vulcanologi che, come peraltro accaduto a suo tempo per il cratere di Nord Est, negli anni i depositi di lava e scorie che hanno fatto aumentare l’altezza del cono del cratere, con il tempo subiscono assestamenti, parti possono franare, grosse porzioni possono rotolare più giù.
Catania – La Sicilia brucia, Catania è un inferno: il soffocante vento africano alimenta le fiamme di diversi incendi. Si contano una trentina di focolai, che si sospetta siano dolosi, solo in città. Le temperature sono roventi: oggi sono stati toccati i 40° e nei prossimi giorni dovrebbe peggiorare. La zona maggiormente colpita è quella nel rione Fossa Creta dove le fiamme hanno lambito le case e diverse famiglie sono state costrette a lasciare le loro abitazioni. Nella zona si alza un’intesa nube di fumo. Chiuso al traffico l’asse dei servizi e bloccato l’accesso anche ad alcune strade. Un rogo ha distrutto lo stabilimento balneare Le Capannine del lungomare della Plaia (nel video la distruzione delle fiamme). Sui diversi fronti sono impegnati numerosi vigili del fuoco. Rinforzi stanno arrivando a Catania da altri comandi principali della Sicilia.
Dalle periferie al centro storico, si moltiplicano le richieste
d’intervento – almeno 70 – che stanno impegnando vari mezzi e diverse
squadre dei vigili del fuoco. Scene da inferno di fuoco, con gli
abitanti preoccupati dall’evolversi della situazione: le fiamme sembrano
essere sotto controllo, ma il vento è tornato a spirare forte alimentandole. Le famiglie hanno tentato di difendere le loro abitazioni aggredite dalle fiamme usando l’acqua di casa.
Ci sono stati anche momenti di tensione tra gli abitanti con le case
invase dalle fiamme, e i soccorritori, dovuti alla drammaticità del
momento
Il capo dipartimento della Protezione civile, Salvo Cocina, ha richiamato tutto il personale e sospeso le ferie
per l’emergenza incendi non solo a Catania ma in diverse province in
Sicilia. A causa degli incendi scoppiati anche vicino lo scalo, l‘aeroporto internazionale di Catania ha sospeso per circa un’ora le operazioni di volo in arrivo e in partenza.
150 salvati via mare
Centocinquanta persone bloccate dagli incendi in due delle zone marinare di villeggiatura sono state salvate da mezzi navali e personale della Capitaneria di porto. Per fuggire alle fiamme sono si sono recate sulla spiaggia dove sono state soccorse dalla guardia costiera prima con dei gommoni e poi trasbordate su motovedette. Sul posto anche un rimorchiatore e una mezzo navale della Guardia di finanza.
Le persone soccorse sono dei villaggi Primosole e Azzurro. Alcuni di loro hanno perso la casa e saranno ospitati nel Palazzetto dello sport di piazza Spedini messo a disposizione dal Comune. Gli interventi sono stati coordinati dalla prefettura.
Roghi anche in provincia
Per l’aggravarsi della situazione si è reso necessario l’arrivo, da
altri Comandi Principali della Sicilia, di rinforzi. Tre squadre di
colonna mobile regionale sono in assetto antincendio
boschivo. Situazione critica anche in provincia: 15 i roghi segnalati tra Paternò, Ragalna e Biancavilla; 14 interventi nella zona del Calatino e sei richieste tra Acireale e Giarre.
Palermo, 19 maggio 2021 – Una colonna di fumo alta, il lancio di lapilliincandescenti e un’ampia fuorisciuta di lava segnalano una forte eruzione del vulcano di Stromboli. La colata di lava sta scendendo verso il mare lungo la depressione desertica dell’isola, zona di Stroboli chiamata sciara del fuoco. Sono diverse le piccola frane provocate dall’eruzione del vulcano e dalla colata della lava. Il boato è stato avvertito distintamente dagli abitanti e dai turisti che hanno cominciato in questi giorni a popolare l’isola delle Eolie.
L’attività del vulcano di Stromboli si era intensificata negli ultimi giorni, come sottolineato anche dai bollettini dell’Ingv di Catania che
ieri aveva evidenziato “una attività vulcanica esplosiva normale di
tipo stromboliano accompagnata da attività a tratti intensa all’area
numero 2”. Oggi l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha
comunicato che “a partire dalle ore 12:47 si è osservato un incremento
dell’attività esplosiva dall’area craterica Nord che alle ore 12:51 ha
prodotto un flusso piroclastico che ha raggiunto la
linea di costa sviluppandosi in mare per oltre 1 km e producendo una
nube di cenere che ha raggiunto un’altezza stimata di circa 1.5-2 km sul
livello del mare. Altri flussi piroclastici di minore intensità –
prosegue la nota – si sono verificati a partire dalle ore 13:02
producendo modeste nubi di cenere e materiale grossolana caldo che
raggiunge la linea di costa. Il fenomeno è tuttora in corso”.
All’Adnkronos ha parlato un abitante di Ginostra, Gianluca
Giuffrè, testimone seppur a distanza della forte eruzione del vulcano:
“C’è stata una forte eruzione, ma senza boato. Si è alzato un
grossissimo nuvolone che però si è riversato sul lato di Stromboli, sul
lato di Ginostra dove vivo io non è successo nulla”.
Cinque dipendenti avevano trasformato un centro residenziale per
l’assistenza ai disabili affetti da paralisi spastica in un luogo di
terrore, con violenze fisiche e verbali, minacce e umiliazioni nei
confronti degli ospiti disabili, incapaci di difendersi o di chiedere
aiuto. Schiaffi, calci, insulti e minacce erano all’ordine del giorno
nella struttura privata nel quartiere Brancaccio a Palermo. Fino a
questa mattina quando i carabinieri della stazione di Brancaccio hanno
messo fine alle torture subite dai disabili con l’esecuzione di cinque
misure di custodia cautelare firmate dal gip su richiesta della
procuratrice aggiunta Laura Vaccaro e dei suoi sostituti del
dipartimento fasce deboli della procura di Palermo. Per tre operatori è
stata disposta la misura degli arresti domiciliari, mentre altri due
hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria con
contestuale “divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati
dalle persone offese”. I cinque indagati sono ritenuti a vario titolo
responsabili del reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi.
Mesi di intercettazioni e videoriprese hanno accertato la violenza
che quotidianamente subivano i disabili ospiti della struttura: le
telecamere nascoste piazzate dai carabinieri hanno ripreso un dipendente
che prendeva per i capelli un ragazzo seduto sul divano e lo trascinava
a terra, hanno immortalato un suo collega mentre colpiva ripetutamente
un paziente alla testa e al volto quando era con gli altri ospiti in una
delle stanze comuni della struttura, hanno filmato un operatore
prendere la testa di un ragazzo e sbatterla contro un muro. In altre
immagini un dipendente della struttura lancia contro il paziente una
sedia a rotelle. Immagini tremende che testimoniano la violenza dei
cinque dipendenti della struttura nei confronti dei disabili spastici.