LONDRA – “Tutti gli obiettivi saranno realizzati”, ha detto questa settimana Sergej Shoigu, ministro della Difesa russo. Ma quali siano questi obiettivi non è chiaro. Nella prima fase della guerra, Vladimir Putin aveva parlato di “demilitarizzare e denazificare l’Ucraina”: poiché in passato il capo del Cremlino ha affermato che “l’Ucraina non esiste, ha sempre fatto parte della Russia”, le sue parole sono state intese come l’intenzione di abbattere il governo del presidente Volodymyr Zelensky, conquistare l’intero Paese e annetterlo. Alle parole sono seguiti i fatti, perché l’invasione è cominciata il 24 febbraio con un massiccio attacco contro la capitale Kiev e svariati tentativi di assassinare il presidente ucraino. Dopo che l’attacco è stato respinto, tuttavia, a inizio aprile lo stato maggiore russo ha reso noto che il “vero obiettivo è liberare il Donbass”, la regione abitata in prevalenza da ucraini di lingua e origine russa già parzialmente occupata da forze fedeli a Mosca dal 2014. Ed è sul Donbass che infuria la grande offensiva ora in corso, con graduali progressi per Mosca dopo settimane di intensi bombardamenti. Il dubbio è cosa voglia davvero Putin e come la situazione sul terreno può condizionare lui e la sua cerchia ristretta. Pur essendo un’autocrazia, anche all’interno dello Stato russo esiste un dibattito tra “falchi” e “colombe”: del resto esisteva perfino tra i membri del Politbjuro sovietico, anche se Putin ha accentrato il potere nelle proprie mani perfino più di Breznev. Le indiscrezioni e gli analisti individuano due correnti di pensiero. I falchi sono tradizionalmente i militari: il ministro della Difesa Shoigu, il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov, i loro generali. Le colombe sono il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e i suoi collaboratori. L’intelligence, che stava nel mezzo, è stata screditata da Putin, che ha scaricato sullo spionaggio civile le sconfitte nella prima fase della guerra, tanto da affidare l’Ucraina al Gru, lo spionaggio militare. La corrente dei duri vorrebbe conquistare tutto il Donbass e poi riprendere l’offensiva nel resto dell’Ucraina: i missili di due giorni fa su Kharkiv, seconda maggiore città ucraina, da dove le truppe russe si erano ritirate, sono un segnale. “Siamo a una svolta”, afferma Voenny Osvedomitel, canale pro-Putin con mezzo milione di abbonati, “dopo avere perso il Donbass l’esercito ucraino crollerà”. Le colombe mirano a dichiarare vittoria dopo avere preso tutto o quasi tutto il Donbass, compreso il corridoio fino alla Crimea lungo il mare di Azov dove sorge la martoriata città portuale di Mariupol, e concludere così “l’operazione militare speciale”, come il Cremlino chiama la guerra. La cattura del Battaglione Azov, accusato da Mosca di essere un nido di neonazisti, può dare a Putin lo spunto per proclamare che l’Ucraina è stata “denazificata”. E c’è anche chi chiede di mettere fine alla guerra subito, come Leonid Vasyukevich, un deputato comunista della Siberia: “Dobbiamo fermare l’azione militare e ritirarci o subiremo perdite ancora peggiori”. Su questi differenti obiettivi influiscono tre fattori.
È la guerra, quella primitiva, lineare, elementare,
annientatrice, polverizzatrice, che paralizza il cervello, istupidisce,
spezza la certezza fisica del penso e quindi sono. Invece non sei più,
muori prima di morire. La novecentesca tempesta di acciaio, distruzione e
morte allo stato puro. Non la guerra elegante, ingegnosa, high tech,
fantasiosa, eroica, creativa, futurista con cui gli ucraini ci hanno
illuso per novanta giorni. Questa è la guerra dei russi, non la guerra
putiniana: dei russi, la loro guerra da sempre. E infatti la stanno
vincendo.
È la guerra fatta con «il Garofano», «l’Acacia», «il Giacinto».
Purtroppo non sono fiori o alberi ma il beffardo soprannome che i russi
hanno dato ai loro cannoni semoventi, il loro dio della guerra: il
Gvozdika da 122 millimetri di calibro, gli Akatsiya, i Giatsint-S da 152
millimetri. E poi i lanciarazzi multipli, i vecchi Grad degli Anni
Sessanta da 122 millimetri, anticaglie per i buongustai della guerra
alla moda, ma che uccidono, oh! come uccidono. Con a fianco quelli
nuovi, gli Uragan da 220 millimetri e i mostruosi Smerch, turbine, da
300.
L’arte di vincere, da sempre, consiste nel trascinare con l’astuzia o
con la forza l’avversario a combattere la tua guerra, quella per cui
hai talento, sei più preparato nei mezzi e nelle tattiche o quella che
si adatta al terreno che hai scelto. Settimana dopo settimana i russi,
nel Donbass, hanno attirato gli ucraini nella loro guerra, quella in cui
sono maestri, la guerra-macina. Bisogna immaginare quelle antiche,
gigantesche macine di pietra che si vedono ancora nei vecchi mulini
dell’Ottocento. Un enorme macigno ruota su un’altra lastra di ardesia e a
poco a poco, chicco dopo chicco, il grano, l’avena, tutto viene ridotto
in polvere.
Ecco: questa è la guerra russa che purtroppo sta polverizzando il
Donbass. Il tambureggiare dell’artiglieria russa cresce come se in alto
fluttuasse una tempesta che ammassa gigantesche onde sonore mandandole a
infrangersi contro le cittadine, i villaggi, le linee ucraine. Quando
non c’è vento l’aria immobile rende quella musica infernale ancora più
spaventosa. Davanti agli uomini rannicchiati nelle cantine o curvi nelle
trincee, che tremano e bestemmiano, le esplosioni lanciano in ogni
direzione frammenti metallici, gli uomini e le cose, i muri, le strade, i
pali della luce, i ponti, volano in aria, si disintegrano. I proiettili
via via che il tiro si allunga volano gemendo e sibilando, assetati di
sangue. L’uragano dei colpi aumenta, sembra che il nemico disponga di
proiettili infiniti e poi il fragore dei lanciarazzi che varia di tanto
in tanto soltanto perché sembra arrivare da direzioni opposte, sommerge
ogni altro rumore.
Come la macina l’artiglieria tritura uomini, case, strade, campi,
vite, sogni, speranze, illusioni, paure e viltà, lascia solo briciole,
farina di vite e luoghi. La fanteria allora avanza guardinga, lei stessa
resa incerta dalla totalità minuziosa di quella distruzione, calpesta
ciò che era e non sarà più.
AGGIORNAMENTI DALL’UCRAINA DI FRANCESCA MANNOCCHI, MONICA PEROSINO, NICCOLÒ ZANCAN. DIRETTA A CURA DI MARCO ACCOSSATO, GIACOMO GALEAZZI, PASQUALE QUARANTA
È il 94° giorno di guerra. Le forze russe avanzano nel Donbass, sul
fronte Est dell’Ucraina: Severodonetsk e Lyschansk sono accerchiate.
Zelensky denuncia: «Vogliono ridurlo in cenere» e accusa Mosca di
genocidio. Un rapporto di 30 esperti internazionali di diritto documenta
«uccisioni di massa di civili, deportazioni forzate e retorica
disumanizzante». Biden si prepara ad inviare a Kiev armi pesanti, in
particolare di sistemi di missili a lungo raggio. L’ex presidente Usa
Trump lo attacca alla convention della lobby delle armi a
Houston: «Inviamo miliardi in Ucraina e non mettiamo in sicurezza le
nostre scuole». Il presidente ucraino parla al telefono con Draghi,
con il quale discute dei «modi per prevenire la crisi alimentare che
minaccia i Paesi più poveri del mondo». «Dobbiamo sbloccare i porti
insieme», ha scritto su Twitter Zelensky. Putin invita gli ucraini a
sminare i loro porti. Il Cremlino accusa Kiev di aver sospeso i
negoziati di pace, ma il presidente ucraino rispedisce l’accusa al
mittente e insiste su un incontro con l’omologo russo. La Banca
Centrale di Mosca limita l’operatività dei conti dei clienti italiani di
Intesa e Unicredit. I dati Istat sul commercio extra Ue dell’Italia ad
aprile mostrano un’esplosione delle importazioni di prodotti energetici
cioè il 193,8% su base annua: cresce la Russia, che raddoppia le sue
vendite in Italia (+118,8%) mentre l’export italiano verso Mosca cala
invece del 48,4%. Il leader della Lega Matteo Salvini potrebbe
recarsi a Mosca nei prossimi giorni. Un’iniziativa che, malgrado non sia
stata ancora formalizzata, sarebbe stata accolta con una certa
freddezza in ambienti di governo. Non a caso fonti della Lega hanno
fatto sapere che «qualora l’eventualità diventasse più concreta, Salvini
informerà il presidente Draghi».
9,07 – Salvini: “2 giugno data per Mosca? Non dipende da me” «Potrei
più comodamente come altri miei colleghi parlamentari o altri
parlamentari passarmi il ponte del 2 giugno con i figli. Magari sarà
così». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, a Rai Radio 1, e alla
domanda se il 2 giugno possa essere una data risponde aggiunge: «Non
dipende da me. Ognuno deve mettere il suo mattoncino, non ho certezze
che andrò. Ci è stato prospettato, ci stiamo lavorando, non è un weekend
a Forte dei Marmi, è qualcosa di più complicato da tutti i punti di
vista e soprattutto si fa se serve. Certezze non ce ne sono. Ci sono
buone relazioni. Le richieste che andiamo a fare le andiamo a fare a
tutti, rappresentiamo milioni di italiani, rappresentiamo la voglia di
pace, abbiamo votato come Lega l’invio di tutti gli aiuti possibili e
immaginabili all’Ucraina, economici, umanitari, l’Italia sta
accogliendo, sta abbracciando, sono terrorizzato dall’idea di un
espandersi del conflitto».
8.41– Mosca chiude confini di Kherson con aree di Kiev La
Russia ha chiuso i confini della regione di Kherson con le aree
dell’Ucraina controllate dal regime di Kiev «per motivi di sicurezza».
Lo riferisce Kirill Stremousov, vice capo dell’amministrazione
militare-civile della regione. «Attraversare il confine dalle regioni di
Mykolaiv e Dnipropetrovsk è molto pericoloso, visti i bombardamenti
sistematici dei militanti ucraini. Dopo l’ultimo bombardamento, i civili
finiti nella zona cuscinetto sono morti. Pertanto, non consigliamo di
recarsi in Ucraina, ci sono molte testimonianze secondo cui uomini
scompaiono e vengono immediatamente portati nell’esercito li’ come carne
da cannone», afferma. Durante l’operazione speciale, l’esercito russo
ha preso il controllo delle regioni di Kherson Oblast e la parte di Azov
della regione di di Zaporozhye.
8.25 – Kiev: “242 bambini uccisi e 440 feriti dall’ inizio della guerra” Sono
242 i bambini uccisi in Ucraina dal giorno dell’invasione russa del
Paese. 440 i feriti. Lo rende noto l’ufficio del Procuratore generale
ucraino, precisando che il maggior numero delle vittime si registra
nelle regioni di Donetsk, Kiev, Kharkiv e Chernihiv. I bombardamenti di
città e villaggi ucraini da parte delle forze armate russe hanno
danneggiato 1.888 istituzioni educative, 180 delle quali sono andate
completamente distrutte.
8.16 – Governatore Luhansk: “10 mila truppe russe nella regione” «Diecimila
truppe russe» sono presenti nella regione di Luhansk, nell’Ucraina
orientale. Lo ha detto il governatore di Luhansk Serhiy Haidai alla
televisione ucraina. «Ci sono unità stanziate permanentemente nella
regione di Luhansk, stanno cercando di assaltare e stanno cercando di
conquistare terreno in qualsiasi direzione», ha aggiunto.
8.03 – Lukashenko: “Ai confini situazione non facile, ma la Bielorussia si difenderà” La
situazione politico-militare ai confini della Bielorussia non è facile,
ma i bielorussi sono in grado di proteggere la loro indipendenza e
integrità territoriale. Lo ha affermato il presidente bielorusso
Alexander Lukashenko in occasione della Giornata della guardia di
frontiera. «Stiamo vivendo un momento difficile, proprio come ottanta
anni fa, si sta sviluppando una situazione politico-militare tesa vicino
ai confini della Patria. Senza dubbio, ognuno di voi è ben consapevole
delle sfide e delle minacce che dobbiamo affrontare oggi e che tipo di
confronto si sta verificando nel nostro stato. In prima linea voi siete
la linea di difesa», ha detto Lukashenko rivolgendosi alle guardie «con i
berretti verdi». Il presidente bielorusso ha sottolineato che «le
guardie di frontiera faranno tutto il possibile per mantenere intatti i
sacri confini della Patria». E si è detto «convinto che difenderemo la
nostra indipendenza e integrità territoriale».
7.49 – S&P taglia rating Ucraina, con guerra outlook negativo L’agenzia
S&P taglia il rating del debito di lungo termine in valuta estera
dell’Ucraina a CCC+. L’outlook è negativo. «Il rating riflette la nostra
attesa di un periodo prolungato di instabilità macroeconomica nel paese
a causa dell’intervento militare russo», spiega S&P.
07.00 – Addestramenti riservisti russi a Voronezh Continua,
secondo lo stato maggiore dell’esercito ucraino, la mobilitazione dei
riservisti russi. Secondo quanto riferiscono le forze armate di Kiev
nell’ultimo aggiornamento sulla situazione 3 mesi e 4 giorni dopo
l’inizio della guerra, «i riservisti vengono addestrati nella regione di
Voronezh», che si trova a 300 km dal confine orientale dell’Ucraina.
Inoltre, i russi stanno portando via dai «centri di mobilitazione» le
armi e le altre attrezzature militari «obsolete».
06.45 – Zelensky: “La Russia sta aggirando la maggior parte delle sanzioni” La
Russia sta aggirando la maggior parte delle sanzioni imposte dalla
comunità internazionale in seguito all’invasione dell’Ucraina in quando
manca una posizione globale condivisa. Lo ha detto in un discorso video
il presidente ucraino Volodymyr Zelensky affermando che «sfortunatamente
non stiamo vedendo che le sanzioni hanno esercitato molta pressione
sulla Russia». In un videomessaggio rivolto studenti della Stanford
University in California, il presidente ucraino ha esortato i leader
mondiali a imporre sanzioni a Mosca dicendo che è «l’arma giusta contro
la Russia».
La prossima settimana Washington
dovrebbe approvare un nuovo pacchetto di aiuti che comprende anche i
sistemi lanciarazzi multipli Mlrs, che permetterebbero di colpire
obiettivi da lunga distanza e con precisione
Un Mlrs dell’esercito americano
Gli alleati occidentali allungano il braccio militare di Zelensky e, al tempo stesso, mandano un messaggio politico a Putin. L’amministrazione Biden si prepara a inviare all’Ucraina sistemi lanciarazzi a lungo raggio, gli Mlrs
(Multiple Launch Rocket System) che il leader di Kiev chiedeva da tempo
e con insistenza, ma che Washington aveva resistito a fornire per paura
di irritare il Cremlino: il Consiglio per la sicurezza nazionale temeva che potessero essere usati per colpire obiettivi in Russia, come successo in particolare nella regione di Belgorod. La Casa Bianca aveva fatto la stessa valutazione sui caccia, i Mig-29 di progettazione sovietica che dovevano essere forniti dalla Polonia
in cambio di nuovi jet americani, un giro che alla fine è saltato
proprio per evitare che gli ucraini potessero portare la guerra in
Russia.
Secondo le indiscrezioni pubblicate da Cnn, invece, la prossima settimana gli Stati Uniti dovrebbero approvare un nuovo pacchetto di aiuti
che comprenderebbe anche gli Mlrs, con i quali la resistenza può
ingaggiare obiettivi da lunga distanza e con precisione. Sono sistemi
composti da 12 tubi che sparano razzi da 300 chilogrammi. La gittata
massima — dipende dalle munizioni — può arrivare a 300 chilometri, ben più ampia di qualunque mezzo
attualmente in dotazione agli ucraini. Il governo di Kiev chiede però
anche i sistemi Himars (High Mobility Artillery Rocket System), che
sparano razzi simili ma sono più leggeri e manovrabili. È un’arma
devastante contro concentrazioni di truppe e mezzi: essendo mobile,
spara e si sposta rapidamente sottraendosi al fuoco nemico.
«L’Mlrs permetterebbe agli ucraini
di difendersi contro la brutale artiglieria russa, ed è dove il mondo
deve andare», ha affermato il premier britannico Boris Johnson in
un’intervista a Bloomberg, paragonando Putin a un «coccodrillo che sta mangiando la gamba sinistra dell’Ucraina» e di cui non si può fidare. Dopo tre mesi di combattimenti intensi, la resistenza è in grande difficoltà nell’est del Paese, dove i russi — aggiustate tattiche e obiettivi
— stanno avendo la meglio: procedono in modo lento ma costante, e
martellano da lontano con l’artiglieria. Così hanno preso Lyman e
circondato Severodonetsk. Proprio questi rovesci hanno convinto gli Stati Uniti a compiere un nuovo passo in avanti nell’invio di armi.
In sostanza si è ripetuto uno schema, con gli Usa che reagiscono in base alla realtà incombente. All’inizio dell’invasione la Casa Bianca pensava che Kiev sarebbe caduta in pochi giorni ed aveva persino offerto a Zelensky una fuga all’estero. Quando la resistenza ha tenuto testa al nemico sono passati al gradino superiore di assistenza:
ecco le spedizioni di missili anti-carro e anti-aereo portatili, come i
5.500 Javelin e i 1.400 Stinger che si sparano da spalla e hanno
bisogno di un addestramento breve. Numeri ai quali si aggiungono i pezzi
garantiti dalla Nato.
Delhi e Mosca stanno mettendo a
punto un meccanismo finanziario per facilitare i pagamenti e gli scambi
fra rublo e rupia: più acquisti di energia dalla Russia, a prezzi
scontati.
I motori dell’Air Force One erano
ancora caldi per la lunga trasferta di Joe Biden in Asia, dove il
presidente americano aveva partecipato anche a un vertice del Quad, il
quadrilatero strategico in funzione anti-Cina che include India,
Giappone, Australia. Ed ecco che da Delhi è arrivato l’ennesimo
tradimento. Altro che allinearsi con l’America sulla guerra in Ucraina.
Il governo di Narendra Modi ha annunciato che l’India continuerà a
comprare petrolio dalla Russia. Più di prima.
Delhi aggira le nostre sanzioni
Delhi e Mosca stanno mettendo a punto un meccanismo finanziario per facilitare i pagamenti e gli scambi fra rublo e rupia
aggirando le sanzioni occidentali contro Vladimir Putin. L’India si sta
comportando in modo perfino più «sfacciato» della Cina. Le aziende di
Stato cinesi sono più circospette nelle loro transazioni con la Russia
perché non vogliono finire a loro volta sulla lista nera delle sanzioni.
Il governo Modi invece procede alla luce del sole, incrementa i propri acquisti di energia dalla Russia, e lo fa con grande abilità negoziale: ottiene sconti molto sostanziali rispetto ai prezzi di mercato. L’India compete con la Cina per diventare il più grosso sbocco per l’energia fossile russa.
Narendra Modi sfrutta la rendita strategica
Il fatto di essere parte del «club delle democrazie», corteggiatissimo da Washington, non impedisce che sulla Russia il governo Modi continui a dissociarsi dall’Occidente. Anzi, proprio perché l’America non può fare a meno dell’India nelle sue strategie di contenimento della Cina, Delhi ne approfitta per esercitare la massima libertà e autonomia in altri campi. Il doppio gioco non sfugge agli americani,
anzi li allarma. Tant’è che Biden ha spedito in missione speciale un
viceministro, responsabile per la repressione dei finanziamenti al
terrorismo, che conduce colloqui con gli omologhi indiani. Per adesso
senza alcun frutto: un consorzio di aziende indiane si sta facendo avanti addirittura per rilevare gli interessi della Shell nel progetto energetico russo Sakhalin-2.
Le radici antiche dell’autonomia indiana
Come
si spiega il «disallineamento» strategico dell’India dall’Occidente,
nonostante le attenzioni di cui la mega-democrazia asiatica viene
circondata dall’Amministrazione Biden? Anzitutto c’è la storia: l’India fu uno dei paesi-guida nel movimento dei non-allineati, ovvero del Terzo mondo,
cioè quell’insieme di nazioni che durante la prima Guerra fredda non
vollero fare una scelta di campo precisa fra il blocco occidentale e
quello sovietico. Peraltro durante la prima Guerra fredda l’India era più vicina alla sfera sovietica che a quella americana, e risalgono a quei tempi dei legami economici tuttora solidi: oltre all’energia anche le armi.
L’India, che con un miliardo e 400 milioni di abitanti ha ormai
eguagliato la stazza demografica della Cina, ha sempre pensato che il
suo avversario vero è Pechino; di conseguenza non vuole avere rapporti
ostili con l’altro gigante asiatico che è la Russia. L’autonomia in
politica estera è considerata un valore prezioso della tradizione
indiana e ancora in questi giorni un alto esponente indiano a Davos ce
lo ha ricordato: «Voi occidentali vedete il mondo in bianco e nero, noi
vediamo molte sfumature di grigio».
di Francesco Battistini, Andrea Marinelli, Guido Olimpio, Marta Serafini
Le notizie di sabato 28 maggio sulla
guerra, in diretta. Salvini prepara la visita a Mosca. Kadyrov: un
gruppo di combattenti ceceni ha preso il pieno controllo della linea di
contatto con «i nazionalisti ucraini»
Bakhmut nel Donbass (Afp)
• La guerra in Ucraina è arrivata al 94esimo giorno: qui lo speciale sui tre mesi di conflitto. • I russi avanzano nel Donbass. Zelensky: «È genocidio». Biden pronto a inviare armi più potenti. • Salvini pensa alla possibilità di una visita a Mosca – ma nella mattinata di oggi ha anche affermato che «è difficile» e che «se vado, non è a nome del governo». • Ieri la telefonata tra Draghi e Zelensky:
«Dobbiamo sbloccare i porti insieme per prevenire una crisi
alimentare». Putin accusa gli ucraini per le mine nei porti che fermano
le navi con i carichi di grano e per i negoziati sospesi. • La Chiesa ortodossa ucraina si stacca da Mosca e si dichiara indipendente. • Secondo il sito di notizie Meduza, la Russia starebbe valutando un secondo assalto a Kiev, forse in autunno.
Ore 08:53 – La «mobilitazione segreta» in Russia
Pochi giorni fa, la
Russia ha cancellato alcuni dei limiti per l’arruolamento — in
particolare, quello «superiore», che era finora in vigore, e che
impediva di arruolare gli over 40.
Secondo Kiev, però, le operazioni di mobilitazione in corso a Mosca sono ben più ampie.
«In Russia sono in corso misure di mobilitazione segrete», scrive su
Facebook lo Stato Maggiore Generale delle Forze Armate dell’Ucraina,
secondo cui, tra l’atro, «continua la formazione degli ufficiali di
riserva per le esigenze delle unità dell’aeronautica e delle forze di
difesa aerea negli istituti di istruzione della Repubblica di
Bielorussia».
Ore 08:34 – Perché siamo entrati nella «terza fase» della guerra
(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Dopo tre mesi di combattimenti intensi, la resistenza è in grande difficoltà nell’est del Paese, dove i russi — aggiustate tattiche e obiettivi — stanno avendo la meglio.
Proprio questi rovesci hanno convinto gli Stati Uniti a compiere un nuovo passo in avanti nell’invio di armi.
La prossima settimana gli Usa dovrebbero approvare un nuovo pacchetto di aiuti che comprenderebbe anche gli Mlrs, con i quali la resistenza può ingaggiare obiettivi da lunga distanza e con precisione.
Sono sistemi composti da 12 tubi che sparano razzi da 300 chilogrammi. La gittata massima — dipende dalle munizioni — può arrivare a 300 chilometri, ben più ampia di qualunque mezzo attualmente in dotazione agli ucraini.
Il governo di Kiev chiede però anche i sistemi Himars (High Mobility Artillery Rocket System), che sparano razzi simili ma sono più leggeri e manovrabili. È un’arma devastante contro concentrazioni di truppe e mezzi: essendo mobile, spara e si sposta rapidamente sottraendosi al fuoco nemico.
Con queste armi, si entrerebbe in una «terza fase» del conflitto, e del supporto occidentale all’Ucraina: «La prima “ondata” di armi ha permesso un “contenimento”, poi gli ucraini hanno sollecitato una mossa ulteriore: carri armati, aerei, armi pesanti per provare a riconquistare territorio. Gli Stati Uniti hanno risposto nei primi giorni d’aprile. E tra la fine di aprile e metà maggio c’è stato un altro momento importante, proiettato verso il futuro. Al vertice di Ramstein, in Germania, i Paesi donatori hanno deciso una transizione dell’esercito ucraino verso i prodotti Nato, che permetterà di fornire armi e soprattutto munizioni — di cui c’è continua necessità — senza doverle racimolare alla «fiera» dell’Est Europa».
Qui sotto, il grafico con le «tre fasi» di guerra.
Ore 08:21 – L’India aggira le sanzioni occidentali: il «doppio gioco» di Modi
(Federico Rampini)
I motori dell’Air Force One erano ancora caldi per la lunga trasferta
di Joe Biden in Asia, dove il presidente americano aveva partecipato
anche a un vertice del Quad, il quadrilatero strategico in funzione
anti-Cina che include India, Giappone, Australia.
Ed ecco che da Delhi è arrivato l’ennesimo tradimento. Altro che allinearsi con l’America sulla guerra in Ucraina.
Il governo di Narendra Modi ha annunciato che l’India continuerà a comprare petrolio dalla Russia. Più di prima.
Delhi e Mosca stanno mettendo a punto un meccanismo finanziario per facilitare i pagamenti e gli scambi fra rublo e rupia aggirando le sanzioni occidentali contro Vladimir Putin.
L’India si sta comportando in modo perfino più «sfacciato» della
Cina. Le aziende di Stato cinesi sono più circospette nelle loro
transazioni con la Russia perché non vogliono finire a loro volta sulla
lista nera delle sanzioni. Il governo Modi invece procede alla luce del sole,
incrementa i propri acquisti di energia dalla Russia, e lo fa con
grande abilità negoziale: ottiene sconti molto sostanziali rispetto ai
prezzi di mercato.
Ore 08:15 – «Ci sono diecimila russi, in questa regione»
Due giorni fa, il
governatore della regione di Luhansk, Sergiy Gaidai, aveva parlato dello
«choc» della popolazione e dei militari, vedendo i soldati russi
«uscire da ogni parte».
Oggi — parlando alla tv nazionale ucraina — prova a dare una
dimensione numerica a quello choc: ci sarebbero, ha spiegato, «diecimila
truppe russe» nella sua regione. E si tratta di «unità stanziate in
modo permanente nella regione, che stanno cercando di assaltarla e di
conquistare terreno in qualsiasi direzione».
Ore 07:47 – I russi hanno conquistato una città strategicamente importante
Ormai è un appuntamento noto: ogni giorno, il ministero della Difesa britannico pubblica un report che fa il punto sull’andamento delle operazioni sul campo. Ed è un report colmo di informazioni di enorme rilevanza — anche perché la Gran Bretagna ha mostrato di avere, fino ad ora, informazioni estremamente accurate su ciò che accade tra Mosca e Kiev.
Quello di oggi, però, è un report preoccupante per l’Ucraina. Perché l’intelligence militare di Londra spiega che «il 27 maggio, le forze russe hanno probabilmente catturato la maggior parte della città di Lyman, nel nord dell’Oblast di Donetsk, in quella che probabilmente è un’operazione preliminare per la prossima fase dell’offensiva russa nel Donbas».
Si tratta di una conquista «strategicamente importante», perché Lyman «è sede di un importante nodo ferroviario e dà accesso a importanti ponti ferroviari e stradali sul fiume Siverskyy Donets».
«Nei prossimi giorni», quindi , «è probabile che le unità russe nell’area diano priorità alla forzatura dell’attraversamento del fiume»: e «una testa di ponte vicino a Lyman darebbe alla Russia un vantaggio nella potenziale prossima fase dell’offensiva nel Donbass, quando probabilmente cercherà di avanzare verso le città chiave controllate dagli ucraini più in profondità nell’Oblast di Donetsk, Sloviansk e Kramatorsk».
«Se la Russia riuscisse a conquistare queste aree, molto probabilmente il Cremlino lo vedrebbe come un risultato politico sostanziale e lo ritrarrebbe al popolo russo come una giustificazione dell’invasione».
Sotto le armi fino a cinquant’anni. È la risposta di Vladimir Putin alle pesanti perdite subite dalle sue forze in tre mesi di guerra in Ucraina. Il parlamento russo ha approvato una legge che alza l’età massima per servire nell’esercito dai 40 ai 50 anni. Non significa che tutti gli uomini fino a quella età saranno costretti a indossare l’uniforme e andare a combattere nel Donbass: è soltanto, per il ministero della Difesa, la possibilità di arruolare volontari cinquantenni, a contratto, ovvero stipendiati. Non si tratta dunque della mobilitazione generale, che secondo alcune indiscrezioni sarebbe stata annunciata dal capo del Cremlino nel discorso del 9 maggio per la parata sulla Piazza Rossa, nell’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Una misura del genere avrebbe rivelato al Paese che l’invasione del vicino non è una “operazione militare speciale”, com’è obbligatorio chiamarla in Russia, bensì un’autentica guerra. E una leva di massa per gli adulti di ogni età sarebbe stata uno strumento rischioso, capace di allargare il dissenso popolare verso il conflitto: a nessuno piace armarsi e partire per il fronte, specie a chi ha passato da un pezzo gli anni del servizio militare e ha già un lavoro, una famiglia. Ma l’iniziativa lanciata da Mosca sembra una mobilitazione strisciante, una leva nascosta, per reagire ai 15 mila morti e al numero ancora più grande di soldati feriti e fatti prigionieri dal 24 febbraio a oggi: in tutto pari a un terzo della forza di invasione di 150 mila uomini, secondo l’intelligence occidentale.
di Francesco Battistini, Andrea Marinelli, Guido Olimpio, Marta Serafini, Paolo Foschi
Le notizie di venerdì 27 maggio
sulla guerra, in diretta: secondo gli analisti la Russia avanza ancora
nel Donbass. Draghi: non vedo spiragli di pace
• La guerra in Ucraina è arrivata al 93esimo giorno: qui lo speciale sui tre mesi di conflitto. • Mosca stringe la morsa su Severodonetsk. L’esercito russo continua a martellare con l’artiglieria ed «è al momento in vantaggio» nella regione di Lugansk, come ha riconosciuto il generale ucraino Oleksiy Gromov. Zelensky ha parlato di nuovo di genocidio, mentre gli Usa, secondo quanto riferito dalla Cnn, si preparano a inviare a Kiev i missili a lungo raggio che potrebbero permettere all’Ucraina di arrestate la lenta ma inesorabile avanzata russa nel Donbass. • Telefonata tra Putin e Draghi sulla crisi ucraina. Il premier: «Iniziativa che ho sentito il dovere di prendere, la crisi alimentare che si sta avvicinando avrà proporzioni gigantesche e conseguenze terribili. Parlerò con Zelensky». Ma il Cremlino replica: «È Kiev che blocca i porti, pronti a collaborare ma prima via le sanzioni». Mosca rassicura l’Italia sul gas: «Continueremo a garantire forniture ininterrotte ai prezzi fissati nei contratti». •
Il ministro degli Esteri russo ammonisce l’Occidente: «Guai a fornire
armi che colpiscano la Russia, sarebbe un passo verso una escalation». E
boccia il piano di pace italiano, «non è serio». • Ramzan Kadyrov, leader ceceno e alleato del presidente russo Vladimir Putin, si è detto pronto ad attaccare la Polonia. • La procuratrice capo dell’Ucraina Iryna Venediktova ha detto alla Bbc che sta indagando su quasi 14.000 casi di presunti crimini di guerra da parte delle forze russe.
Ore 06:15 – Washington: Putin usa il cibo come arma
A Washington, il
portavoce del Pentagono John Kirby ha accusato la Russia di «usare il
cibo come arma. E ovviamente stiamo discutendo con i nostri partner
internazionali e alleati su come rispondere al meglio a tutto questo».
Il presidente russo Vladimir Putin ha invece assicurato che le accuse
occidentali secondo cui Mosca, dalla sua offensiva in Ucraina, blocca le
esportazioni di grano ucraine sono «infondate». Il leader del Cremlino
si è detto oggi pronto ad aiutare «a superare la crisi alimentare». La
questione è stata trattata anche nel colloquio telefonico di giovedì fra Putin e mario Draghi, come riferito da Marco Galluzzo sul Corriere.
Ore 06:14 – Casa Bianca: la Russia rischia il default
Le misure assunte dagli
Stati Uniti contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina
potrebbero provocare il «default dell’economia russa». Lo ha detto la
portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la
stampa sottolineando che, invece, l’impatto sull’economia Usa e quelle
del resto del mondo sarà «minimo». Il 25 maggio gli Usa hanno fatto
scattare una nuova stretta alle modalità di restituzione del debito russo attraverso i circuiti internazionali.
Ore 06:12 – Assemblea Oms condanna l’aggressione militare russa
I Paesi membri
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno adottato giovedì
una risoluzione presentata dall’Ucraina che condanna «nei termini più
forti l’aggressione militare della Russia e in particolare gli attacchi
ai servizi sanitari. Il testo, invece, adottato con 88 voti, 12 contrari
e 53 astenuti, non prevede sanzioni concrete nei confronti della Russia
all’interno dell’Oms. Gli attacchi alle strutture sanitarie sono anche al centro delle indagini da parte della procura generale di Kiev su presunti crimini di guerra.
Ore 06:11 – Zelensky: la Russia nel Donbass sta compiendo un genocidio
Il presidente ucraino
Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia di compiere un «genocidio» nel
Donbass. La Russia sta praticando la «deportazione» e «l’uccisione di
massa di civili» nel Donbass, ha detto Zelensky nel suo discorso video
quotidiano precisando che «tutto questo (…) è un’evidente politica di
genocidio portata avanti dalla Russia».
Ore 06:09 – Cnn: Biden pronto a inviare missili a lungo raggio a Kiev
L’amministrazione
Biden si sta preparando a inviare all’Ucraina armi più potenti
nell’ambito di un nuovo pacchetto la prossima settimana. Lo riferiscono
fonti dell’amministrazione alla Cnn. Si tratterebbe in particolare di
sistemi di missili a lungo raggio, Multiple Launch Rocket System o MLRS,
che da tempo sta chiedendo Volodymyr Zelensky. Le armi, prodotte negli
Stati Uniti, possono sparare una raffica di razzi per centinaia di
chilometri, molto più lontano di qualsiasi altro sistema già presente in
Ucraina, e secondo Kiev potrebbe essere il punto di svolta nella loro
guerra contro la Russia. La notizia arriva n un momento di grossa
difficoltà per le truppe ucraine, sottoposte a pressanti bombardamenti
nel Donbass. Un altro sistema richiesto dall’Ucraina è il High Mobility
Artillery Rocket System o HIMARS, più leggero dell’Mlrs ma in grado di
sparare lo stesso tipo di munizioni. Finora Biden aveva evitato di
inviare questi sistemi per timore che l’Ucraina potesse utilizzarli per
attaccare all’interno del territorio russo con la conseguenza di una
reazione da parte di Mosca. (Qui il punto di Andrea Marinelli e Guido Olimpio sulla situazione militare)
AGGIORNAMENTI DALL’UCRAINA DI FRANCESCA MANNOCCHI, MONICA PEROSINO, NICCOLÒ ZANCAN. DIRETTA A CURA DI PASQUALE QUARANTA, DANIELA LANNI
Oggi è il 92° giorno di guerra in Ucraina. Mosca annuncia
l’accerchiamento del Severodonetsk e continua la massiccia offensiva per
il controllo del Donbass: le strade sono bloccate dalle bombe, i
rifornimenti arrivano attraverso i campi. Missili a Balakliia hanno
causato la morte di due persone e sette feriti. «L’offensiva delle
truppe russe nell’est è estremamente brutale» afferma il presidente
ucraino Zelensky in un videomessaggio. «In alcuni luoghi, il nemico
supera di gran lunga l’equipaggiamento e il numero dei nostri soldati»,
ha aggiunto, tornando a chiedere agli alleati occidentali pieno sostegno
nella fornitura di armi. Per il ministro degli Esteri ucraino
Kuleba «contro l’aggressione la Nato non fa nulla». Questa
mattina il presidente francese Macron ha in programma una conversazione
telefonica con il leader turco Erdogan: la Turchia ha minacciato di
esprimersi contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato,
esercitando il potere di veto che spetta a tutti i membri dell’Alleanza
sulle nuove adesioni. Intanto, l’Ue estende la confisca anche agli
oligarchi che violano le sanzioni: congelati 10 miliardi di beni. In
Italia, il monito del presidente Mattarella è «raddoppiare l’impegno per
la pace». Il premier Draghi: «La dipendenza dal gas russo è
sottomissione, lo compreremo dall’Africa».
Segui gli aggiornamenti ora per ora 08.55 Crimea: Mar d’Azov perduto per sempre per l’Ucraina «Il
Mar d’Azov è perduto per sempre per l’Ucraina. I porti delle regioni di
Zaporizhzhia e Kherson non saranno mai più ucraini. Sono sicuro che
dopo la riunificazione delle nostre regioni con la Russia, il Mar d’Azov
tornerà ad essere, come prima, esclusivamente un mare interno della
Federazione Russa», ha dichiarato il vice primo ministro del governo
della Crimea Georgy Muradov, riportato da Ria Novosti.
L’agenzia russa cita anche Vladimir Rogov, un funzionario nominato da
Mosca nella regione occupata di Zaporizhzhia, il quale ha affermato che
«le regioni di Zaporizhzhia e Kherson non torneranno mai sotto il
controllo di Kiev».
08.50 Consigliere sindaco Mariupol: “Mosca prolunga anno scolastico per insegnare il russo” Le
autorità russe hanno prorogato l’anno scolastico fino al 1 settembre
nelle scuole di Mariupol occupata, ha dichiarato il consigliere del
sindaco Petro Andryushchenko. «L’obiettivo principale – ha detto – è la
deucrainizzazione e la preparazione per l’anno scolastico secondo il
programma russo. Ai bambini verrà insegnato per tutta l’estate la lingua
e la letteratura russa, storia e matematica russa in russo».
08.44 – Kiev: 240 bambini uccisi e 436 feriti da inizio guerra Sono
240 i bambini uccisi in Ucraina dal giorno dell’invasione russa del
Paese. 436 i feriti. Lo rende noto l’ufficio del Procuratore generale
ucraino, precisando che il maggior numero delle vittime si registra
nelle regioni di Donetsk, Kiev, Kharkiv e Chernihiv. I bombardamenti di
città e villaggi ucraini da parte delle forze armate russe – aggiunge la
nota – hanno danneggiato 1.883 istituzioni educative, 178 delle quali
sono andate completamente distrutte.
08.41 – Ministro tedesco: “È importante che l’Ue resti unita” «È
importante che l’Europa resti unita e che tutti gli Stati si sforzino
per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, anche l’Ungheria». Lo
ha detto il ministro tedesco dell’Economia e del Clima, Robert Habeck,
al suo arrivo al G7 Energia a Berlino. «Il problema è che gli Stati
hanno diverse situazioni di approvvigionamento» e la
«preoccupazione» della dipendenza di alcuni Paesi è sfida «rilevante e
reale». «So che si parla intensamente in questi giorni della questione.
Credo che il prossimo consiglio europeo sarà il corridoio in cui si
potrebbe raggiungere l’accordo o si deciderà di intraprendere altre
strade».
08.30 – Filo-russi: nel Donbass 8mila prigionieri ucraini Sono
circa 8.000 i prigionieri di guerra ucraini detenuti nelle
autoproclamate repubbliche popolari filo-russe di Lugansk e Donetsk. Lo
ha riferito un funzionario filo-russo citato dalla Tass. «Ci sono molti
prigionieri. Certo, ce ne sono di più sul territorio della Repubblica
popolare di Donetsk, ma anche noi ne abbiamo abbastanza e ora il numero
totale è di circa 8.000. Centinaia se ne aggiungono ogni giorno», ha
affermato il funzionario.
08.18 Kiev: massicci bombardamenti russi sulla città di Slavyansk L’offensiva
dell’esercito russo con massicci bombardamenti è ripresa sulla città
orientale di Slavyansk, riferisce lo Stato maggiore ucraino su Facebook,
riportato da Ukrinform. «Nella direzione di Donetsk, gli attacchi delle
truppe russe sono concentrati sulla presa del pieno controllo di Lyman e
sul miglioramento della strategia vicino a Severodonetsk e Avdiivka. Il
nemico… ha usato artiglieria e aerei da combattimento nelle posizioni
delle nostre unità e nelle infrastrutture civili della regione», si
legge nel rapporto del mattino.
07.57 – Serhiy Dvornik: la Russia sta portando i bambini ucraini nel suo territorio per distruggere la nazione ucraina La
Russia sta portando i bambini ucraini nel suo territorio per
distruggere la nazione ucraina. È la denuncia rilanciata da Serhiy
Dvornik, consigliere della Missione permanente dell’Ucraina presso le
Nazioni Unite, durante un dibattito aperto al Consiglio di sicurezza
sulla protezione dei civili in situazioni di conflitto. «Il rapimento di
almeno 230.000 bambini ucraini, tra 1,4 milioni di cittadini ucraini
deportati con la forza in Russia, è un crimine volto a distruggere la
nostra nazione privandola delle sue giovani generazioni, che è una
moderna manifestazione del colonialismo», ha detto all’agenzia
Ukrinform.
Le guerre finanziarie sono fatte di atti concreti e di gesti
simbolici. L’ultima decisione del Dipartimento del Tesoro Usa è l’una e
l’altra cosa: nella notte di mercoledì ha lasciato scadere senza
rinnovarla l’esenzione alle sanzioni che consentiva alla Banca centrale
russa di pagare in dollari gli interessi sui bond venduti agli
investitori di tutto il mondo. In pratica fino all’altro ieri i
funzionari guidati da Elvira Nabiullina potevano utilizzare il circuito
bancario internazionale per la conversione della valuta e i pagamenti,
d’ora in avanti non sarà più così. Con la conseguenza che l’insolvenza
di Mosca sul debito è sempre più vicina.
Il Ministero delle
Finanze russo ha replicato annunciando che procederà al versamento degli
interessi in rubli, ma non tutti i prestiti lo consentono. Domani, per
esempio, scatta il pagamento delle cedole per due bond diversi con un
valore totale di poco superiore ai 100 milioni di dollari. Uno prevede
che le cedole siano, in caso di necessità, pagate anche in valuta russa;
l’altro lo esclude. Se Mosca non pagherà, inizierà il cosiddetto
periodo di tolleranza lungo 30 giorni e si andrà dunque a fine giugno,
periodo nel quale verranno a maturazione cedole per altri 400 milioni di
dollari. Per questo alcuni osservatori prevedono che il default diventi
effettivo nel mese di luglio.
Sul
breve termine l’insolvenza di Mosca non avrà conseguenze clamorose.
Come ha spiegato nei giorni scorsi la Presidente della Federal Reserve
Janet Yellen, in seguito alle sanzioni la Russia già «non è in grado di
finanziarsi sui mercati finanziari internazionali e se mancherà il
pagamento sul debito non ci saranno grandi cambiamenti».
Ciò
nonostante gli americani sembrano decisi a costringere Mosca al default,
il primo dopo quello degli anni di Eltsin nel 1998 e quello, ormai
storico, del primo governo bolscevico nel 1917. Agli occhi di Washington
l’insolvenza è un’arma in più che si aggiunge alle sanzioni per
costringere Mosca in un angolo. I creditori potranno fare causa al
governo di Putin, cercando di bloccare tutti i beni posseduti
all’estero. Lo stigma reputazionale e i meccanismi dei mercati
finanziari finiranno per rendere più difficili e costosi anche i
rapporti con Paesi terzi, come la Cina, che non hanno aderito alle
sanzioni.