Il libro nero «inquietante» di Paratici e le motivazioni contro la Juventus: come si difende il club e cosa succede ora

di Monica Colombo e Massimiliano Nerozzi

Il documento di 36 pagine della Corte d’Appello federale: «Illecito grave, ripetuto e prolungato; bilanci non attendibili; alterazione del risultato sportivo». La replica della società: «Evidente illogicità e infondatezza»

 Il libro nero «inquietante» di Paratici e le motivazioni contro la Juventus: come si difende il club e cosa succede ora

Le parole fanno quasi più impressione del numero — il meno 15 di penalizzazione — a leggere le 36 pagine della motivazione della corte d’Appello federale contro la Juve e i suoi (11) dirigenti: illecito grave, ripetuto e prolungato; bilanci non attendibili; alterazione del risultato sportivo. Per rendere l’idea — secondo i giudici — bastano due passi: il «Libro nero di FP» (Fabio Paratici) è «inquietante» e la «mancata presa di distanze da esso della Juve, a prescindere da ogni ulteriore rilevanza, ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva». L’altro, di una riga: i bilanci «semplicemente non sono attendibili».

La difesa del club bianconero

Parole e motivazione non convincono invece il club bianconero che, in serata, ha fatto sapere in un comunicato la propria idea sulla sentenza: «Si tratta di un documento, prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto, cui la società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni, nei termini previsti». E ancora: «La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso». Tante cose non vanno giù alla società e ai dirigenti ed ex finiti nel mirino, a partire da questioni che dal diritto sconfinano nel buon senso, guardando con occhi difensivi: non esiste una norma dell’ordinamento che proibisca le plusvalenze o che ne disciplini l’utilizzo. Per non parlare — sempre secondo la tesi bianconera — della violazione delle garanzie per la difesa. Di fronte a un processo sportivo per il quale — ancora una volta, e ovviamente — i giudici spiegano la specificità: «la diversità e l’autonomia» dell’ordinamento sportivo giustificano il discostamento anche da principi costituzionali afferenti al giusto processo. Per lo meno discutibile, secondo diversi giuristi e avvocati.

Bilanci non attendibili

Non c’era e non c’è invece alcun dubbio per la corte, presieduta da Mario Luigi Torsello: nel provvedimento si spiega perché il processo sulle plusvalenze sia stato riaperto — dopo le sentenze di assoluzione della primavera scorsa — accogliendo la tesi della Procura federale; e perché la pena richiesta da Giuseppe Chiné (meno 9 in classifica) sia stata addirittura inasprita. «È indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura di Torino alla Procura federale non era conosciuto al momento della decisione revocata e, ove conosciuto, avrebbe determinato per certo una diversa decisione» viene spiegato nel documento. «E si tratta di un quadro fattuale sostenuto da una impressionante mole di documentazione probatoria». La conclusione a cui giunge la corte è lapidaria, appunto. «I bilanci della Juventus non sono attendibili».

Illecito disciplinare

La violazione, a cui Torsello più volte fa riferimento, è quella della lealtà, citata nell’articolo 4 del codice di giustizia sportiva. «La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione». In generale viene rappresentato un sistema definito «fraudolento». Nelle motivazioni emerge come tutta la catena di comando della società bianconera — dall’allora ds Fabio Paratici al suo braccio destro Cherubini passando per il presidente Andrea Agnelli e l’ad Maurizio Arrivabene — avesse «consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa. Tutti erano direttamente o indirettamente coscienti di una situazione fuori controllo». L’altra norma non rispettata e più volte citata è infatti l’articolo 31, che riguarda gli illeciti amministrativi. Si cita infatti «l’esistenza di un sistema collaudato della Juventus di scambi incrociati di calciatori con altre società sportive, finalizzati alla realizzazione di plusvalenze artificiali».

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