Scuola al via tra le proteste. “Mancano gli insegnanti, i concorsi sono fatti male”

Serena Riformato

Nelle intenzioni del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dovrà essere l’anno scolastico del “ritorno alla normalità”. Da oggi – e nei giorni successivi in base ai calendari regionali – oltre 7 milioni di studenti torneranno sui banchi, per la prima volta dal 2020 senza l’obbligo di mascherina e senza didattica a distanza. La prima campanella suonerà stamattina in Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento, il 13 settembre in Campania, il 14 settembre in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Dal 15 toccherà a Emilia Romagna, Lazio e Toscana. Il 19 settembre, per ultime, Sicilia e Valle d’Aosta.

Mentre gli istituti scolastici cercano di lasciarsi alle spalle le anomalie di due anni e mezzo di pandemia, secondo i sindacati rimane irrisolto un problema strutturale sempreverde: le cattedre vuote, inevitabilmente coperte in maniera discontinua dai precari e stimate per i prossimi mesi fra le 150 e le 200 mila. Così, se Bianchi garantisce l’avvio di «un anno scolastico in cui non mancano i docenti», da Flc Cgil il segretario nazionale Alessandro Rapezzi parla di «mistificazione» perché «gli insegnanti saranno perlopiù supplenti e non ci saranno nemmeno tutti», alla partenza delle lezioni.

Secondo la segretaria nazionale di Cisl Scuola, Ivana Barbacci, il «dato più preoccupante è che non sia stato possibile completare le 94 mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate per il 2022-2023 dal ministero dell’Economia». Il ministero di viale Trastevere ha immesso in ruolo solo 50.415 docenti (a cui vanno aggiunti 9.021 Ata e 317 dirigenti scolastici), quindi altri 40 mila incarichi andranno comunque assegnati ai supplenti. I sindacati puntano il dito contro i concorsi «fatti male» dai quali si è ottenuto un numero di candidati idonei inferiore ai posti a disposizione.

Il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli vede invece una «patologia che affligge il sistema da anni» e non permette di rispondere al reale fabbisogno degli istituti: «Il ministro Bianchi si è impegnato per risolvere il problema – sostiene Giannelli – ma non cambierà davvero qualcosa finché non si darà alle scuole, tramite gli organi collegiali già presenti, la facoltà di assumere direttamente gli insegnanti».

Gli studenti, intanto, reclamano l’attenzione della politica. Con un flash mob davanti al ministero ieri sera e questa mattina all’entrata di cinquanta scuole, la Rete degli studenti Medi e l’Unione degli Universitari annunciano la pubblicazione, nei prossimi giorni, di un manifesto di cento proposte da contrapporre a una «campagna elettorale in cui si parla di Peppa Pig anziché di temi ben più importanti come il diritto allo studio e il benessere psichico», spiega Tommaso Biancuzzi di Rete degli studenti medi. «In testa alla nostra “contro-agenda” c’è anche la gratuità dei libri di testo – aggiunge Biancuzzi –, studiare è sempre di più un lusso».

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