Il campo avvelenato del centrosinistra

Il peggior lascito, purtroppo si teme irreversibile, del vittimismo aggressivo dei cinquestelle è stato l’elogio dell’incompetenza: dare a bere all’elettorato che chiunque, senza nessun titolo e nessuna esperienza, potesse fare qualunque cosa in nome del furore anticasta, del rinnovamento. Invece tutti cantano, sotto la doccia, ma esistono in natura Nina Simone Maria Nazionale e la zia Pina, e con tutto il rispetto per il coro della parrocchia, benemerito ogni dilettantismo, bisogna riconoscere che qualcuno – pur volenteroso – è molto scarso. Poi certo bisogna scegliere la musica che vogliamo suonare: votare, bisogna votare e scegliere. La tragedia, che Mattarella ha visto e spiegato bene quando ha chiamato Draghi, è che non c’è nessuna Callas all’orizzonte. Ma nemmeno una Tebaldi, magari. C’è, invece, un coro modestissimo e maldestro, il peggior coro di sempre: in buona parte non sa leggere la musica e lo rivendica come vanto. Disperazione. Sconcerto anche fra i più ostinati elettori.

La lezione dell’Emilia

Bisogna però dire, anche, che la sinistra riformista quando è stata generosa – aperta – ha dato buone prove, per esempio in Emilia. La dette in Puglia anni fa. In entrambi i casi, quando vinse Vendola la prima volta e quando ha vinto Bonaccini, la vittoria è stata determinata soprattutto dai più giovani, che sono andati o tornati a votare. In Puglia i ragazzi arrivarono con gli autobus, negli anni gloriosi di Vendola di cui Fratoianni era accaldato assistente. In Emilia sono state le schifatissime sardine a strappare la regione alla Lega. E alcune buone pratiche, quelle di Elly Schlein, Emily Clancy: giovani donne bravissime che l’apparato Pd non è riuscito, come d’abitudine, a mettere alla porta. Non per caso la prima battaglia di Schlein, futura probabile capolista, fu Occupy Pd. Occuparlo di forza. Se proprio si doveva richiamare qualcuno, sento chiedere, perché non Possibile di Pippo Civati, allora, che mobilita con la sua casa editrice People ragazzi sotto i trenta ed è verde almeno quanto Bonelli. Anche, non al posto di. Ma col senno di poi son bravi tutti.

Certo: tenere insieme il riformismo europeo e la sinistra radicale o quel che ne resta, il sostegno all’Ucraina e il teatro Ghione, la convenienza elettorale calibrata sui collegi, il baciatore Calenda, l’augusta Bonino, il sagace Bersani, il duo del cocomero, persino Di Maio che francamente sarà dura, votarlo, per un elettore di sinistra dotato di memoria media, era un compito soprannaturale. Di là però ci sono, dietro a Giorgia Meloni, Ignazio La Russa i fanatici del Family Day e Silvio B. ormai identico a Mao. Salvini che rivuole i porti perché si gasa a chiuderli, mentre Bari ha intitolato una piazza “Sono persone” – questo rispose il sindaco Dalfino al governo che gli diceva “gli albanesi della Vlora, rimandali indietro”. La sinistra per chi la vota è questa cosa qui, persone così. I terzi poli non decideranno niente, al massimo si accoderanno a chi vince. I cinquestelle potranno finalmente tornare a urlare vergogna e chiedi scusa senza l’imbarazzo di essere loro al governo, imparare intanto a scrivere le leggi in modo che si possano anche applicare: prepararsi per la prossima volta, insomma. Non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi e Di Maio ne è la prova.

Veti incrociati e tweet

Volendo giocare la partita, a questo punto della storia, un modo ci sarebbe. Si potrebbero candidare nei seggi uninominali, quelli dove si vince con un voto in più, persone magnifiche, di valore indiscusso: persone che fanno le cose con passione, amate e benvolute. Si potrebbero persino mettere da parte i risentimenti, i diktat, gli editti: provare addirittura a spiegarlo a Conte. Guarda, non la farà nessuno la tua agenda sociale: certamente non la farà Giorgia Meloni a meno che tu non pensi, dopo aver governato con tutti, di poter governare con la Fiamma. Pensi questo? Parlarsi. Ma non sarà possibile esercitare la ragionevolezza. Ci sono le quote, le nomenclature, le pretese, i veti incrociati. I dannatissimi tweet. Il personale politico già eroso dal parlamento bonsai. Gli intoccabili. Il personale politico. Anche bravi, nelle città ce ne sono di bravissimi. Ma qui servono i fuoriclasse. Quelli che leggi il nome e dici: caspita, che buona idea. Quelli che partono gli autobus per tornare a votarli perché siamo un paese di emigrati, ancora e di nuovo: da fuori sede votare è difficile assai. Peccato. Anche questa una riforma che si poteva fare. Favorire il diritto di voto, facilitarlo. Una cosa da agenda Draghi, direbbero i centristi. Ma non esiste, purtroppo: caduto Draghi è sparita anche l’agenda. Sarà un inverno molto duro. Sacrifici e altri sacrifici. Per gli italiani e per chi li governerà. L’estate della Colonia Mariuccia sta per finire. Gli sgambetti, la colla nei capelli, specchio specchio chi lo dice gli ritorna. A fine settembre si va a scuola, e c’è subito esame.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.