Kuleba: “Sul grano accordo possibile entro 15 giorni se Mosca garantirà all’Onu di non attaccare Odessa”

Come sono le relazioni con l’Italia?

“Il ministro Luigi Di Maio in questi mesi ha dimostrato di essere un politico capace e che rispetta gli impegni. Zelensky ha un rapporto ottimo con il premier Draghi, il quale a sua volta ha capito che l’Europa sarà al sicuro solo se l’Ucraina vincerà la guerra”.

Mentre parliamo è in corso il Consiglio europeo e il sesto pacchetto di sanzioni, che comprende il bando al petrolio di Mosca, non è ancora stato formalmente approvato.

“Sarebbe davvero imbarazzante se non lo facessero. Vorrebbe dire che Putin è riuscito nel suo intento di spaccare l’Unione Europea”.

Alcuni governi, ad esempio quello ungherese, hanno dubbi perché rinunciare al petrolio russo potrebbe portare alla crisi economica. Cosa risponde?

“Credo che rompere la dipendenza dal petrolio e gas della Russia sia interesse dell’Ue, perché Putin ha dimostrato di poter usare queste risorse come arma di pressione e, tra l’altro, ve le sta facendo pagare il doppio. Con gli introiti finanzia l’invasione. A chi pensa che il bando sia impossibile, chiedo: non avevate detto di voler rispettare la ‘green agenda’ e passare allo sfruttamento di risorse ecosostenibili? L’ipocrisia si può risolvere con le sanzioni a Mosca”.

Il sostegno europeo all’Ucraina è solido come all’inizio del conflitto?

“Sì. E’ vero, però, che alcune voci si sono indebolite perché c’è chi si è abituato a questa guerra. Noi ucraini, però, non ci possiamo proprio abituare”.

Dopo le sanzioni sul petrolio russo, cosa chiedete?

“L’obiettivo è mettere l’economia russa in ginocchio, così da impedire a Putin di pagare le armi e l’esercito. E’ un Paese che dipende molto dalle sue esportazioni, principalmente via mare, quindi chiediamo che venga colpita l’industria delle spedizioni all’estero e che siano bloccate tramite sanzioni le esportazioni di gas, ferro ed energia nucleare in Europa”.

Si rende conto che l’impatto economico per alcuni Paesi sarà enorme?

“Ci saranno delle conseguenze, ma non così devastanti. E’ il prezzo che bisogna pagare per fermare il conflitto. Per attenuare l’impatto globale, in una prima fase si può decidere di escludere alcuni beni essenziali”.

In Donbass i soldati ucraini con cui abbiamo parlato si lamentano di non aver ricevuto ancora tutte le armi promesse dai Paesi partner. Com’è la situazione?

“Colgo l’occasione di quest’intervista per chiedere all’Occidente, ancora una volta, di mandarci il più possibile i cannoni da 155 millimetri di calibro e i sistemi multipli di lanciamissili”.

Risulta che la Germania sia in ritardo nella consegna.

“Ci sono Paesi da cui aspettiamo la consegna e Paesi per cui ci siamo stufati di aspettare. La Germania appartiene al secondo gruppo”.

Zelensky ha detto che non sarete in grado di riconquistare il Donbass e la Crimea. Vi state preparando a perdere le due zone?

“Non le perderemo. Zelensky ha solo detto che è meglio riconquistarle attraverso la via diplomatica per evitare perdite umane indicibili. La nostra strategia è recuperare tutto ciò che possiamo per via militare, e il resto per via diplomatica. L’equilibrio tra le due vie va ancora trovato”.

State preparando la controffensiva in Donbass e a Kherson?

“Se avessimo avuto le armi dell’Occidente in tempo, avremmo già liberato Kherson e altre zone. Un giorno o l’altro lanceremo la controffensiva. Siamo in guerra con un Paese che ha un presidente che ci odia e non vuole che esistiamo. Non ci arrenderemo mai”.

REP.IT

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