Kuleba: “Sul grano accordo possibile entro 15 giorni se Mosca garantirà all’Onu di non attaccare Odessa”

dal nostro inviato Fabio Tonacci

Ministro Dmytro Kuleba, qual è per voi la soluzione migliore per sbloccare l’esportazione del grano ucraino?

“Lanciare un’operazione internazionale nel Mar Nero con l’aiuto di Paesi amici disponibili a inviare le loro navi per sminare le acque e scortare il passaggio dei cargo commerciali, a cominciare da quelli di Odessa. Si può fare solo con un impegno formale della Russia a non usare il corridoio per attaccarci”.

E’ l’ipotesi di cui hanno parlato al telefono Scholz, Macron e Putin. Vi fidate dei russi?

“No, nessuno si può fidare dei russi. Bisogna stare molto attenti, per questo non ci basta la garanzia unilaterale del Cremlino. Servono Paesi terzi che si prendano la responsabilità di far rispettare l’accordo. Ci va bene anche l’intervento delle Nazioni Unite. Il nostro primo interesse è che il nostro frumento arrivi alle nazioni che ne hanno bisogno”.

A che punto è la trattativa su questo?

“In fase avanzata. Siamo in contatto sia con l’Onu sia con gli Stati garante”.

Quando vedremo i cargo salpare da Odessa?

“E’ una corsa contro il tempo. Per evitare conseguenze disastrose, lo sblocco dei porti deve avvenire entro due settimane al massimo. Naturalmente, la migliore opzione sarebbe la fine della guerra, ma Putin non vuole”.

A quali condizioni ripartirà il negoziato di pace?

“Noi non poniamo condizioni specifiche e non abbiamo nulla in contrario a ritornare al tavolo, vogliamo solo che i delegati russi dimostrino di avere reale intenzione di trattare. Putin, invece, sa solo dare ultimatum. Guardate quel che sta accadendo: l’invasione del Donbass è brutale, nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia portano avanti l’annessione dei territori occupati e sparano missili sulle città. Se vuoi negoziare veramente non ti comporti così”.

Secondo alcune indiscrezioni, il presidente Zelensky è pronto a un colloquio con Putin alla presenza del presidente turco Erdogan. Conferma?

“Al momento non c’è questa possibilità. Quel che è vero è che Erdogan sta giocando un ruolo importante nei negoziati di pace e farà un altro giro di conversazioni con Zelensky e con Putin, separatamente”.

Perché la Turchia ha assunto il ruolo di playmaker?

“Dal 24 febbraio l’Ucraina accoglie con favore ogni iniziativa di mediazione avanzata da Paesi esteri. Tra tutti, la Turchia ha ottenuto di più organizzando il vertice delle due delegazioni a Instanbul. Molti hanno provato, Erdogan c’è riuscito. Puntiamo molto su di lui”

La proposta italiana è stata rigettata da Mosca e da Kiev. Cosa non andava?

“Tutte le proposte sono benvenute, ma a una condizione: l’integrità territoriale dell’Ucraina deve essere il presupposto base. Oltretutto, il clamore mediatico attorno al Piano italiano non ha aiutato, ma questa è una mia opinione personale. In ogni caso, l’Italia è sincera. Ci sono invece Paesi che fingono di essere interessati alla mediazione solo per trovare una scusa per mantenere relazioni dirette e amichevoli con Putin. Ecco, le loro proposte non sono benvenute”.

Di quali Paesi sta parlando?

“Preferisco essere diplomatico, almeno su questo…”

Siete in contatto con i combattenti dell’Azovstal detenuti nella Repubblica separatista di Donetsk?

“Siamo in contatto coi russi, lavoriamo per far tornare i nostri soldati a casa. Ci risulta che siano trattati adeguatamente”.

I filo-russi del Donbass vorrebbero un processo stile Norimberga. Se lo faranno, sarà l’ostacolo definitivo al negoziato di pace?

“Ogni guerra finisce con la pace. Da un punto di vista ideale, niente deve rovinare il negoziato e bisogna lasciare sempre uno spazio per trattare. Quel processo, se decideranno di farlo, complicherebbe tutto”.

C’è chi ritiene che Gran Bretagna e Stati Uniti non siano realmente interessati al cessate il fuoco e che preferiscano un conflitto lungo termine che indebolisca il più possibile la Federazione Russa.

“In Occidente ci sarà sempre chi ritiene che per stare tranquilli bisogna abbracciare e baciare Putin, concedendogli tutto ciò che pretende. Qualcuno, per pensarlo, è pagato dal Cremlino. Altri invece sono intellettualmente dipendenti dalla Russia e non riescono ad ammettere che, oggi, non stiamo trattando con Pushkin, Tchaikovsky o Dostoevskij ma con chi uccide i nostri bambini e stupra le nostre donne. Non credo affatto che Usa e Gran Bretagna preferiscano la guerra, anzi, apprezziamo tanto il loro aiuto”.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.