Strage a Torino, tre operai morti. Si teme l’errore umano

Tutta la scena degli istanti successivi al crollo è stata filmata da un passante e finita poi in rete. Si vedono i corpi, le grida della gente, i pianti dei colleghi. Sono arrivate le ambulanze del 118, le squadre dei vigili del fuoco. I tre operai che stavano lavorando a quaranta metri d’altezza, trascinati giù da quella trappola di metallo. Stavano lavorando alle ultime fasi dell’assemblaggio della gru, noleggiata dall’impresa Fiammengo di Torino per avviare i lavori di ristrutturazione di un tetto condominiale di sette piani. Il cantiere era stato appena aperto ed era in fase di allestimento. Un contesto con qualche criticità: i lavori riguardano un palazzo interno di un ampio caseggiato, lontano una trentina di metri dal margine della strada. L’impresa Fiammengo è una grande azienda di ristrutturazioni e bonifica amianto. Le attività propedeutiche sono state appaltate ai partner specializzati. La gru edile è di proprietà della ditta torinese Locagru, un colosso del settore. In questa fase di cantieri, favorita dalla corsa ai superbonus 110, hanno commesse in ogni angolo d’Italia. Per le operazioni di assemblaggio la ditta Locagru ha chiesto la collaborazione dell’impresa Calabrese, altro colosso nel settore autogrù, dei mezzi speciali. I tre operai erano tutti artigiani, operai altamente specializzati, che di solito vengono ingaggiati all’occorrenza. Si spostano di cantiere in cantiere, e il loro lavoro non si improvvisa. Non solo non bisogna soffrire di vertigini, ma occorrono doti atletiche e un patentino professionale. «Stavano ultimando i lavori di ancoraggio dei tiranti del braccio di manovra: pochi minuti e avrebbero finito, c’erano già anche i blocchi di contrappeso – spiega Gian Luca Vigna, responsabile della ditta Fiammengo – La gru era a posto, era in perfetta efficienza e la ditta Logagru è un nostro partner affidabile, con cui collaboriamo da tempo. È un incidente che ci lascia sgomenti».

Alberto, titolare del bar all’angolo tra via Genova e via Millefonti, ha vissuto ogni istante della tragedia. «Una macchina è rimasta schiacciata, è volata via anche la portiera. In mezzo alla strada c’era una donna distesa a terra. L’ho soccorsa, l’ho aiutata ad alzarsi e ho tolto i calcinacci». Anna, un’inquilina del palazzo, era alla finestra l’altro ieri, a osservare l’inizio dell’assemblaggio. «Ho osservato quella gru per l’intero pomeriggio. Mi chiedevo che coraggio avessero per stare lassù. Li ho anche fotografati. Erano così felici, spensierati. E ora sono morti. Non riesco a pensarci». Raffaella, barista, ha incrociato i tre operai, nei giorni scorsi. «Sono venuti a pranzo venerdì. Ridevano, scherzavano».

Roberto Peretto e Marco Pozzetti abitavano in Lombardia, il primo a Cassano D’Adda, il secondo a Carugate. Marco Pozzetti viveva a Torino. L’altra sera, quando hanno ultimato l’ancoraggio della torre, si sono scattati un selfie catturando il tramonto di Torino. Alle loro spalle la collina e il Po.

La procura di Torino ha aperto un’inchiesta. Indagini articolate dirette dal pm Giorgio Nicola, affidate alla polizia, agli ispettore dello Spresal dell’Asl, al nucleo investigativo dei vigili del fuoco, all’ispettorato del lavoro. Ognuno per il proprio settore di competenza. Il pm ha affidato una consulenza tecnica a Giorgio Chiandussi, docente del Politecnico. «Tutta la zona urbana coinvolta nell’incidente resterà per il momento sotto sequestro giudiziario e interdetta. Nelle prossime ore valuteremo il da farsi per rimuovere in sicurezza le due gru. Saranno operazioni molto complicate» spiega il comandante dei vigili del fuoco di Torino Agatino Carrolo.

LA STAMPA

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