Magrini: “Servirà un richiamo ogni sei mesi. Giusto ridurre la durata del Green Pass”

Niccolò Carratelli

Fare subito la terza dose, perché protegge dalla variante Omicron, ma sapendo già che «ne servirà un’altra nel 2022, magari tra sei mesi». Nicola Magrini, direttore generale della nostra Agenzia del farmaco, non aspetta con particolare trepidazione l’aggiornamento dei vaccini contro le nuove varianti, annunciato da Pfizer e Moderna: «Non è detto sia necessario – spiega – e comunque dovrà superare tutte i passaggi per arrivare all’autorizzazione».

In che modo la variante Omicron scombina i piani che avevamo fatto finora rispetto alla copertura vaccinale anti Covid?

«Non li scombina più di tanto, ma rafforza l’evidenza della necessità di continuare a vaccinare rapidamente con i richiami. Una cosa è certa: più sostenuta è la circolazione del virus, più alto è il rischio dell’insorgere di nuove varianti. Incrementare i livelli di copertura vaccinale, non solo nel nostro Paese e in Europa, ma anche nel Sud del mondo, rimane la strategia chiave per uscire dall’emergenza pandemica».

Il direttore dell’Oms Ghebreyesus si è detto deluso per l’incapacità di affrontare il tema della «iniquità vaccinale»: all’ultimo G20 se n’è discusso, ma servono azioni più incisive…

«Condivido, bisogna dare seguito alle buone intenzioni proclamate durante i vertici: non è solo una questione di soldi da stanziare, ma di infrastrutture da potenziare, dall’Oms all’Unicef. Anche sul programma Covax serve maggior coordinamento, fare in modo che le dosi di vaccino promesse arrivino nei tempi previsti ai Paesi. Se nel 2022 non riusciamo a vaccinare almeno il 60% della popolazione mondiale, sarà difficile superare la crisi».

Per noi che possiamo pensare alla terza dose: siamo certi che ci metta al sicuro?

«I dati preliminari disponibili sembrano indicare chiaramente come, a fronte di una diminuzione della capacità neutralizzante degli anticorpi dopo due dosi di vaccino, con la dose booster si ottenga un forte aumento della risposta immunitaria e della copertura: secondo uno studio israeliano, dopo 5 mesi copre per oltre il 95% le forme gravi, rispetto a due sole dosi. Ma va ricordato che, a proteggerci dalle forme più severe della malattia, c’è anche la risposta veicolata dalle cellule T (deputate alla memoria immunitaria), che potrebbe essere meno compromessa dalla variante Omicron».

È possibile dire oggi quanto durerà la protezione dell’infezione dopo aver fatto il booster e se servirà un’ulteriore iniezione?

«Sappiamo che servirà, dobbiamo solo decidere quando. È noto che diversi vaccini si giovano della terza dose, con un importante consolidamento dell’efficacia. Per questo all’inizio pensavamo che saremmo andati verso un richiamo annuale, ma, con questo scenario epidemiologico, è probabile che le iniezioni saranno più frequenti, magari una ogni 6 mesi. Del resto, ora abbiamo quantitativi e capacità di somministrazione per garantire a tutti le dosi necessarie».

Pfizer e Moderna stanno lavorando a una versione aggiornata dei loro vaccini, per contrastare meglio le ultime varianti. In cosa sarà diversa rispetto all’attuale?

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