Aperture impianti di sci, i dubbi della Lombardia: “Costi troppo alti con queste misure”

Un po’ poco perché per imbiancare le piste serve la produzione di neve artificiale che costa centinaia di migliaia di euro, per far funzionare gli impianti i costi sono altissimi (personale, energia) e perché le nuove norme imporrebbero una capacità sciistica pari al 50% delle potenzialità del comprensorio. Ma il problema principale è che, in una ipotetica zona arancione, potrebbero sciare sulle piste di una determinata località solo i residenti. Troppo pochi. La giornaliera va dai 30 euro ai 50 euro, a seconda della località, e capite bene che con un numero esiguo di sciatori sulle piste i guadagni diventano… perdite. Ingenti.

Il gestore: “Pochi margini per aprire”

“Quella che circola è una bozza – precisa Franco Vismara, amministratore delegato di Fab (Funivie al Bernina in Valmalenco) – ma se dovesse essere confermata ci sarebbero veramente pochi margini per un’apertura degli impianti in una zona arancione. In Valmalenco, per esempio, per chi apro le piste ? Per i soli residenti di Chiesa in Valmalenco ? Non sta in piedi. Lideale è che si riuscisse ad aprire per tutti i lombardi, almeno. In linea di principio, a queste condizioni, non si potrebbero aprire gli impianti, spero che nella bozza ci siano delle integrazioni così da permettere il via della stagione. I costi sono altissimi. Ogni anno per produrre la neve artificiale in Valmalenco spendiamo 500.000 Euro, tra energia elettrica e personale. Faccio un appello anche ai privati. oggi i costi “della neve”sono a carico dei proprietari degli impianti, totalmente. Invito i privati a pensare di contribuire alle spese perché senza neve… non lavorerebbero nemmeno loro. Da qualche anno Regione Lombardia ci alcuni aiuti, meglio che niente, ringrazio perché almeno c’è interesse ma a mio avviso anche i privati del luogo dovrebbero pensare di intervenire”. 

IL GIORNO

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