Archive for Gennaio, 2023

Statua di Ercole di età imperiale affiora nel parco dell’Appia Antica: la scoperta durante i lavori all’Ardeatino

venerdì, Gennaio 27th, 2023

di Paolo Boccacci

Statua di Ercole di età imperiale affiora nel parco dell'Appia Antica: la scoperta durante i lavori all'Ardeatino

“Oggi il Parco Scott ci ha regalato una grande sorpresa: una statua marmorea a grandezza naturale che, per la presenza della clava e della leontè, la pelle di leone che ne copre il capo, possiamo senz’altro identificare con un personaggio in veste di Ercole”.

Dopo il tesoro dell’antico tracciato del primo miglio dell’Appia Antica di fronte alle Terme di Caracalla, dalla terra spunta, come annuncia su Facebook il Parco dell’Appia, un’altra magia.

Scavando la collina di un’area verde dell’Ardeatino, ecco affiorare la grande statua in marmo, probabilmente di età imperiale, e forse di un imperatore, “dopo settimane di movimentazioni di terra di riporto completamente priva di reperti di interesse archeologico” in un cantiere avviato da Acea gruppo con Bacino sud srl da alcuni mesi per la bonifica del condotto fognario, molto vecchio, che era collassato in più punti, provocando anche l’apertura di pericolose voragini nel parco e smottamenti della collina.

E così si erano aperte vere e proprie ferite in una zona del parco che è stata subito transennata per iniziare i lavori e anche per tornare poi a riempire la collina e piantare un nuovo filare di alberi. Lo sbancamento, che ha raggiunto la quota di ben 20 metri sotto il livello del parco, è quindi stato seguito dall’archeologa Federica Acierno, sotto i cui occhi ad un tratto è apparsa la statua. In un’area, al secondo miglio dell’Appia Antica, vicina al Sepolcro di Priscilla.

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Gli errori che Meloni non deve fare nella sua campagna d’Africa

venerdì, Gennaio 27th, 2023

di Andrea Bonanni

Giorgia Meloni ha scoperto una vocazione africana. Una rivelazione avvenuta fortunatamente non nel segno dei suoi antenati politici, ma in quello dell’ex partigiano e fondatore dell’Eni Enrico Mattei, precursore del sovranismo energetico quando il sovranismo energetico aveva un senso e un futuro. Domani la premier sarà a Tripoli, dove l’Eni firmerà un contratto da otto miliardi di dollari per lo sfruttamento di due giacimenti di gas al largo delle coste libiche. Pochi giorni fa ha concluso una visita di Stato in Algeria, che è ormai il nostro primo fornitore di metano, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani è appena tornato dall’Egitto dove ha concordato nuovi acquisti per tre miliardi di metri cubi di gas.

Questo attivismo del governo italiano si inquadra in quello che Meloni ha definito “il piano Mattei”: un progetto strategico che secondo lei dovrebbe articolarsi nel corso di tutta questa legislatura. In sostanza, visto che la guerra in Ucraina ha spostato l’asse della dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia all’Africa, l’Italia si propone di assumere un ruolo da protagonista in questa nuova fase diventando un hub, cioè uno snodo cruciale da cui far passare una gran parte dei 400 miliardi di metri cubi di gas all’anno che servono all’Europa per scaldare le case, alimentare le industrie e illuminare le strade. E non si parla solo di metano, ma anche dell’elettricità e dell’idrogeno che in prospettiva l’Africa produrrà ed esporterà grazie all’energia solare.

Messo in questi termini, il progetto è indubbiamente meritevole, purché non diventi un esercizio di nazionalismo e di sovranismo mascherato. Per decenni, dai tempi appunto di Mattei che sponsorizzò l’indipendenza algerina, la politica energetica dell’Italia verso il Nord Africa è stata improntata ad una costante competizione con la Francia. In nome di questa rivalità, l’Europa si è giocata la Libia, che ora è controllata in parte dalla Russia e in parte dalla Turchia. E non è mai riuscita ad esercitare pienamente la propria influenza politica e il proprio magistero democratico sulla regione, che rimane relativamente instabile ed estranea ai canoni della democrazia europea.

Come aveva ben capito Mario Draghi, se davvero l’Italia ambisce a diventare lo snodo energetico dell’Europa, questo genere di competizione tra capitali deve cessare. Per almeno tre motivi. Il primo è che abbiamo bisogno dell’Europa non solo per venderle l’energia africana, ma anche per produrla. Il progetto “Global Gateway”, che Bruxelles ha appena varato in competizione con la “Belt and road initiative” cinese, punta a mobilitare investimenti pubblici e privati per 300 miliardi di euro nei prossimi cinque anni destinati ai Paesi in via di sviluppo e principalmente all’Africa. E sarà centrato soprattutto sulla creazione di grandi infrastrutture per la produzione e il trasporto di energia pulita, dall’elettrico all’idrogeno. Per ritagliarsi un ruolo da co-protagonista in questa avventura all’Italia, più che l’amicizia con i leader africani, serve l’amicizia con i leader europei.

Il secondo motivo è che non basta la geografia a disegnare il ruolo, come abbiamo appreso a nostre spese quando pretendevamo di essere “la portaerei del Mediterraneo” alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Come ha ricordato l’ad di Eni Claudio Descalzi, per diventare un “hub energetico” c’è ancora molto lavoro da fare: dal gasdotto lungo la dorsale adriatica ai rigassificatori nei nostri porti, alle connessioni per l’elettricità e il gas con Svizzera, Austria e Germania. E bisogna farlo in fretta, perché su questo terreno gli altri Paesi europei, dalla Spagna alla Francia, dal Portogallo alla Germania, si stanno muovendo più veloci di noi.

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Bollette, ecco i nuovi aiuti del governo: prezzo calmierato e sconti a chi consuma meno

venerdì, Gennaio 27th, 2023

di Giuseppe Colombo, Luca Pagni

ROMA – Il Governo continuerà a sostenere le famiglie e le imprese fino a quando durerà la crisi energetica per ridurre l’impatto sulle bollette del gas e dell’ elettricità. Non saranno più interventi diretti sulle tariffe (come la riduzione degli oneri di sistema o dell’Iva), “ma meccanismi più efficienti e più flessibili rispetto all’andamento dei consumi, che orientino le famiglie e premino i comportamenti virtuosi”. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anticipando il nuovo provvedimento allo studio. E di cosa si tratta? Dovrebbe essere applicato un modello già sperimentato da alcuni Paesi (Germania e Olanda, per esempio) e di cui si sta parlando anche a Bruxelles, per quanto non trovi il consenso di tutti gli Stati membri. 

Inflazione e caro energia, nel 2022 gli italiani hanno bruciato 41,5 miliardi di risparmi

di Caterina Maconi 25 Gennaio 2023

In pratica, ci saranno tariffe calmierate fino a un certo livello di prezzo del gas, oltre il quale il Governo interverrà per coprire la differenza in modo che non pesi sui bilanci dei cittadini e delle aziende. Ma non sull’ammontare totale dei consumi: per un 25-30 per cento i consumatori pagheranno tariffe di mercato, in modo da incentivarli a risparmiare. Il costo della bolletta sarà, quindi, diviso in due. Una parte, pari al 75-80 per cento del totale, sarà calmierata dallo Stato. Di quanto dipenderà dalle risorse a disposizione, a loro volta legate al livello del prezzo del gas, ma l’obiettivo di fondo è allineare il costo alla spesa che le famiglie sostenevano prima dello scoppio della guerra in Ucraina. L’altra parte, pari al 25-30% del costo totale, si pagherà a prezzo di mercato.

La misura sarà confezionata al Tesoro entro la fine di marzo, quando si esauriranno gli aiuti contro il caro bollette stanziati con la legge di bilancio (21 miliardi); sarà un nuovo decreto a sancire il passaggio al nuovo schema. Fonti di governo, tuttavia, invitano alla prudenza: i prezzi – è il ragionamento – stanno calando (ieri, sul mercato Ttf, il gas ha chiuso a 54,3 euro per megawattora, ai minimi dall’inizio di dicembre 2021), ma c’è ancora incertezza sull’andamento dei prossimi due mesi. Se dovessero risalire bisognerà mantenere lo schema attuale. C’è anche un problema di risorse e per questo il modello tedesco, viene spiegato, potrà essere attivato solo se il prezzo del gas sarà inferiore a un valore che al momento è stato fissato a 60 euro per megawattora. 

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Un parcheggio per 7mila bici costruito sott’acqua: il timelapse della colossale opera d’ingegneria

venerdì, Gennaio 27th, 2023

Che Amsterdam sia per eccellenza la capitale europea delle biciclette e, più in generale, del trasporto green è un dato di fatto praticamente inconfutabile. Le statistiche parlano di 900mila bicilette per una popolazione di 882 abitanti. Numeri quasi spropositati che sebbene risolvano molti problemi riducendo a zero l’impatto ambientale ne creano uno non da poco: la difficoltà di trovare il parcheggio per le due ruote a pedali, soprattutto nei luoghi più congestionati come le stazioni. Ecco che la città di Amsterdam ha voluto agevolare ulteriormente i ciclisti e ha costruito in meno di 3 anni un parcheggio per le bicilette in prossimità della stazione centrale che, come noto, si trova su 3 isole artificiali. Come fare, dunque, a guadagnare spazio? Costruendo il mastodontico parcheggio sotto le acque del fiume Amstel che taglia la capitale dei Paesi Bassi. La struttura, realizzata 9 metri sotto il livello dell’acqua, può ospitare oltre 7mila bici ed è collegata tramite un tunnel direttamente con la stazione. 

LA STAMPA

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Meloni e il patto con il Guardasigilli per stoppare le iniziative di Lega e FI

venerdì, Gennaio 27th, 2023

ILARIO LOMBARDO

ROMA. Il cronoprogramma vero e proprio non c’è. C’è una prima mappa ideale sulla riforma della giustizia, alcuni punti fermi, qualche ragionamento più vago e qualche auspicio. Ma dopo tre ore di riunione, prima a due, e poi estese ad altri partecipanti, quello che emerge è un metodo, orientato a mantenere la tenuta politica della coalizione, a disinnescare le pressioni degli alleati di Lega e Forza Italia.

L’esempio di come le cose non devono andare, secondo Giorgia Meloni, viene servito dal Carroccio. In particolare, da Giulia Bongiorno, senatrice, avvocata di Matteo Salvini, e regista per conto del partito delle materie di giustizia. È lei che annuncia di aver depositato una proposta di legge sulla separazione delle carriere proprio mentre Meloni sta incontrando il Guardasigilli Carlo Nordio a Palazzo Chigi, dopo quasi una settimana di polemiche e di distinguo che hanno lacerato la maggioranza e imbarazzato Fratelli d’Italia. Ovviamente nessuno pensa a una casualità. Anche Forza Italia ha presentato una norma simile. E, all’opposizione, il Terzo Polo non ha perso neanche ieri l’occasione per mostrarsi disponibile a un accordo.

«La separazione delle carriere si farà, è nel programma – dice Meloni durante la riunione – Ma non così, senza inserirla in una riforma organica della giustizia che resta un nostro obiettivo di legislatura». Tanto più che servono modifiche di rango costituzionale. Sono iniziative spot, secondo Meloni, utili magari a drenare un po’ di consenso per le elezioni regionali in Lombardia, dove la Lega è in sofferenza, ma che rischiano di mandare in confusione il lavoro del governo. È quello che la premier spiega anche a Nordio e al sottosegretario Andrea Delmastro, pregandoli «di coordinarsi meglio sulle dichiarazioni». I due, l’ex pm veneto e il fedelissimo di Meloni spedito in via Arenula, si sono resi protagonisti per giorni di un duello a distanza. Per questo, la leader li incontra da soli, uno alla volta, prima di allargare il vertice a quattro anche al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Nordio calibri meglio le parole sui magistrati – e ieri lo ha fatto intervenendo all’apertura dell’anno giudiziario; Delmastro eviti di fare il controcanto al ministro: questo il senso delle raccomandazioni di Meloni. Il clima è abbastanza disteso. C’è voglia di sanare le incomprensioni e di chiarire il migliore percorso per la riforma. Il nodo delle intercettazioni viene sciolto con un compromesso che sembra dare ragione più alla posizione storica di FdI e meno a Nordio. «Non va colpito lo strumento in sé, ma l’uso distorto che se ne fa», concordano tutti: «Vanno fermati i processi sommari sulla stampa, la gogna mediatica». «Anche le fughe di notizie, però», aggiunge il ministro. Nordio in Parlamento aveva proposto una stretta all’uso delle intercettazioni da parte dei pm. Delmastro lo aveva corretto, sostenendo che andava invece colpita la pubblicazione sui giornali delle trascrizioni irrilevanti.

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Quali armi forniscono all’Ucraina i Paesi alleati?

venerdì, Gennaio 27th, 2023

di Samuele Finetti, Luigi Ippolito, Andrea Marinelli, Viviana Mazza, Stefano Montefiori, Alessandra Muglia, Guido Olimpio, Paolo Valentino, Francesco Verderami

Aiuti all’Ucraina, le armi fornite da ciascun Paese. L’obiettivo europeo è di formare due battaglioni di Leopard per l’Ucraina, circa 80 tank che dovrebbero arrivare da Spagna, Portogallo, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi

Quali armi forniscono all’Ucraina i Paesi alleati?

Ciò che sembrava difficile, all’improvviso è diventato realtà: tutti — o quasi — promettono carri armati per Kiev. La Germania ha messo fine alle titubanze annunciando l’invio di una compagnia» di Leopard 2, 14 mezzi che saranno consegnati entro tre mesi e che si aggiungono ai 14 promessi dalla Polonia e ai 14 Challenger 2 della Gran Bretagna. L’obiettivo europeo è di formare due battaglioni di Leopard da destinare a Kiev, circa 80 tank che dovrebbero arrivare da Spagna, Portogallo, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi.

Il via libera di Berlino — necessario per i Paesi intenzionati a cedere i carri di produzione tedesca — è arrivato solo dopo che gli Stati Uniti hanno promesso la fornitura di 31 tank Abrams: questa era la condizione posta dal cancelliere Olaf Scholz, che non voleva essere il primo né l’unico a fare il passo.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Per vedere sul campo i carri americani, però, ci vorranno parecchi mesi, forse un anno: Washington non invierà gli Abrams a disposizione — ne ha 4.400, molti già in Europa — perché non vuole condividere la tecnologia, ma ne ordinerà una versione meno performante a General Dynamics.

Questo dettaglio confermerebbe che quella presa da Joe Biden è una decisione di «facciata», necessaria per convincere la Germania a inviare i tank che la Nato considerava più adatti alla guerra in Ucraina: i Leopard 2 sono relativamente semplici, richiedono un addestramento di 4-6 settimane, sono in dotazione a 13 Paesi europei e hanno scorte di munizioni. Seppur riluttante, spiega il New York Times, Biden si è deciso a offrire a Scholz la copertura politica perché è diminuito il timore che Mosca usi armi nucleari, ma anche perché voleva mostrare solidarietà all’Europa.

I tank non sono ancora arrivati, ma Zelensky già pensa ai caccia. Il presidente ucraino ha inoltrato la richiesta in pubblico, i Paesi Bassi hanno offerto i propri F16 ma non sono state prese decisioni: Washington è contraria, Londra restia. L’invio di velivoli è considerato una linea rossa, ma spesso i «confini» sono scritti sulla sabbia.

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Incidente a Fonte Nuova, a Roma: si ribalta una Fiat 500 nella notte, morti cinque ragazzi. Grave un 21enne

venerdì, Gennaio 27th, 2023

di  Rinaldo Frignani

Grave incidente questa notte alle porte di Roma. Le vittime avevano dai 17 ai 21 anni. Il fatto è avvenuto intorno alle 2.30 a Fonte Nuova su via Nomentana

Incidente a Fonte Nuova, a Roma: si ribalta una Fiat 500 nella notte, morti cinque ragazzi. Grave un 21enne

Gravissimo incidente stradale in via Nomentana, a Fonte Nuova, Comune di 33 mila abitanti vicino a Mentana e Monterotondo nell’hinterland di Roma. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e carabinieri. Una Fiat 500 con sei persone a bordo, per cause ancora da chiarire, si è ribaltata più volte. Nello schianto sono morti cinque giovani, compreso il conducente, alla cui madre è intestata la macchina, mentre un sesto ragazzo è stato trasportato all’ospedale Sant’Andrea. I carabinieri di Mentana sono intervenuti per i rilievi.

Secondo la prima ricostruzione dei militari intervenuti, intorno alle 2,30   la Fiat Cinquecento che andava in direzione Roma ha perso il controllo, si è ribaltata e è finita prima contro un piccolo albero, crollato per l’impatto, e poi su  un palo della luce nei pressi dell’Ufficio Postale al centro della frazione. Valerio Di Paolo, Alessio Guerrieri, e Simone Ramazzotti avevano 22 anni, Giulia Sclavo (morta all’Umberto I dove era stata trasportata) e Flavia Troisi, di cui proprio giovedì era il compleanno, solo 17.  Grave in ospedale Leonardo Chiapparelli, 22 anni, il sesto ragazzo a bordo dell’auto. Erano tutti amici fin dall’infanzia, sempre insieme anche nelle foto sui social. E erano usciti insieme anche ieri sera, forse proprio per festeggiare il compleanno di Flavia. 

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Liliana Segre: «Iniziai a testimoniare quando divenni nonna»

venerdì, Gennaio 27th, 2023

La senatrice a vita, superstite della Shoah, spiega la scelta di raccontare l’orrore dopo quarantacinque anni di silenzio

CorriereTv

«Quando un silenzio, per l’impossibilità di parlare di un argomento, dura quarantacinque anni, la testimone si domanda se le uscirà la voce, a chi interesseranno le sue parole…». Inizia così la videointervista di Liliana Segre che pubblichiamo qui sopra, nella quale la senatrice a vita, superstite della Shoah, racconta la sua scelta di testimoniare. Una decisione presa «quando divenni nonna, esperienza straordinaria per una che sarebbe dovuta morire». Ha parlato per trent’anni, Liliana Segre, in centinaia di scuole, davanti a migliaia di studenti, fino a quando a novant’anni il dolore di rivivere ogni volta la tragica esperienza di Auschwitz e la fatica fisica non l’hanno portata a smettere. L’ultima indimenticabile testimonianza l’ha resa il 9 ottobre 2020 nella Cittadella della Pace di Rondine, un luogo quanto mai simbolico dove, in uno Studentato internazionale, giovani provenienti da Paesi in conflitto convivono e costruiscono il dialogo.

Il filmato che pubblichiamo, online nel Giorno della Memoria, nasce da un dialogo con il regista Ruggero Gabbai ed è prodotto dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), cui la senatrice ha deciso di donare l’archivio della sua testimonianza nelle scuole. Appunti su carte sparse e block notes d’epoca, ma anche tantissime lettere ricevute da alunni e insegnanti, articoli di giornale, contenuti didattici. Dal 1992 a oggi. «Intorno agli ottant’anni — ha raccontato lo scorso giugno Liliana Segre al «Corriere» — pensai di buttare tutti quei materiali. Non volevo restassero ai miei figli, già coinvolti nei traumi di una mamma sopravvissuta. Però non l’ho fatto. E quando il Cdec mi ha chiesto se poteva occuparsene, ho detto di sì». Sono documenti «che fin dall’inizio custodii religiosamente perché erano lo specchio di una profonda scelta di vita fatta a sessant’anni, un mare che mi ha travolto, una spinta inarrestabile a rompere il silenzio».

«Nel corso del nostro lavoro — spiegano ora gli archivisti Francesco Lisanti e Rori Mancino — ci siamo trovati di fronte alla costruzione e alla continua rielaborazione del racconto dell’esperienza individuale di una testimone diretta e di quanti, accanto a lei, non sopravvissero. Un’esperienza condivisa con studenti di diverse fasce d’età e di diversi indirizzi scolastici che, spesso, hanno ripreso ciò che avevano ascoltato, rielaborando le parole di Liliana Segre in modo personale e inviando a lei il risultato».

Nel video la senatrice, che non è mai più tornata ad Auschwitz, dove fu deportata a tredici anni, racconta anche un episodio del 1995. «Nel cinquantenario della liberazione, ero in macchina con mio marito e abbiamo sentito una cronaca in diretta in cui venivano descritti la regina d’Olanda e altri che erano lì. Tutti in pelliccia. Siccome io lo so cos’è il freddo, ho detto: come ho fatto bene a non andare. Li avrei obbligati a spogliarsi e avere freddo, perché non si può andare in pelliccia ad Auschwitz. Se uno vuole visitare quel posto, deve avere freddo e anche un po’ fame».

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Shoah, il messaggio del premier Meloni: “Coltiviamo ogni giorno il nostro impegno per la Memoria”

venerdì, Gennaio 27th, 2023

«Il 27 gennaio di 78 anni fa, con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, il mondo ha visto con i suoi occhi l’orrore della Shoah, il deliberato piano nazista di persecuzione e sterminio del popolo ebraico. Oggi l’Italia rende omaggio alle vittime, si stringe ai loro cari, onora il coraggio di tutti i giusti che hanno rischiato o perso la loro vita per salvarne altre e si inchina ai sopravvissuti per l’instancabile servizio di testimonianza che portano avanti». Comincia così il messaggio scritto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni dedicato al giorno della Memoria.

«La Shoah rappresenta l’abisso dell’umanità. Un male che ha toccato in profondità anche la nostra Nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938. È nostro dovere fare in modo che la memoria di quei fatti e di ciò che è successo non si riduca ad un mero esercizio di stile perché, come ha recentemente ricordato Ferruccio De Bortoli dalle colonne del “Corriere della Sera”, “la memoria è come un giardino. Va curata. Altrimenti si ricoprirà di erbacce. E i fiori dei giusti scompariranno. Divorati”.

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Siamo tutti Lia, Liliana e Sami

venerdì, Gennaio 27th, 2023

MASSIMO GIANNINI

Non vi stancate. Non vi annoiate. Ricordatevi di noi. Urliamo noi quello che Liliana Segre, Sami Modiano, Lia Levi dicono piano, con la voce gentile e sommessa di chi è sopravvissuto alla più immane tragedia di ogni tempo ma ha visto l’anima fuggire via per sempre insieme al fumo di un camino. Gridiamo noi la loro paura dell’oblio, che sfumerebbe fino a cancellarlo lo sterminio di sei milioni di esseri umani colpevoli solo di essere nati. “Una riga sui libri di Storia, e poi neanche più quella…”: non è un’iperbole vittimistica, quella che Liliana ci consegna oggi, riaffacciandosi sull’abisso del Binario 21 della Stazione di Milano, dal quale partivano per i lager i treni della nostra vergogna. Persino l’Olocausto può stufare, in quest’epoca di algoritmi forti e di pensieri deboli. Persino Auschwitz può svanire, nel gorgo dei piccoli rancori quotidiani consumati in quella tavola calda per antropofagi chiamata Rete.

Non abbiamo tempo per indagare ancora quella banalità del male. Non abbiamo voglia di indugiare ancora su quel cuore di tenebra. Il nazifascismo e le leggi razziali, la notte dei cristalli e la Shoah. Come accusa Lia: lo spirito dei tempi sembra dire “è roba vecchia, è passata, non ci riguarda più”. E se proprio dobbiamo, ascoltiamoli ancora per un po’, questi pochi vecchietti che vanno per scuole e Parlamenti a dire “io c’ero, io ho visto, io vi racconto”.

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