Archive for Aprile, 2020

Fase 2, Maurizio Molinari: “Ripartenza per Conte corsa a ostacoli nella quale potrebbe anche cadere”

mercoledì, Aprile 29th, 2020

Quali rischi comporta per il premier Giuseppe Conte la ripartenza del 4 maggio? Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari li ha illustrati nel corso del Tg5. Rischi sanitari: “non c’è certezza che la pandemia vada via e che non si ripresenti”. Economici: “milioni di italiani scopriranno di essere più poveri e potrebbe nascere una protesta sociale imprevedibile”.

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Indagata Irene Pivetti per l’affaire delle mascherine cinesi

mercoledì, Aprile 29th, 2020

di GIULIANO FOSCHINI, MARCO MENSURATI E FABIO TONACCI

ROMA – L’ex presidente della Camera Irene Pivetti è indagata a Siracusa per le mascherine importate dalla Cina. L’indagine ha al centro la Only Logistics, la società di cui è amministratrice unica e rappresentante legale, oggetto nei giorni scorsi di un’inchiesta di Repubblica. La principale accusa a carico di Pivetti è frode in commercio, perché ha importato mascherine modello Ffp2 “dotate di una falsa certificazione di conformità da parte della Icr Polska Co.Ltd”, e le ha poi vendute a distributori su tutto il territorio nazionale nonostante l’Inail, con un provvedimento del direttore centrale del 16 aprile, le avesse imposto il divieto di metterle sul mercato.

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Irene Pivetti e le mascherine cinesi sequestrate: un flop da 30 milioni

di MARCO MENSURATI, FABIO TONACCI E GIULIANO FOSCHINI
Le mascherine, in altre parole, non sono buone: sono pericolose per chi le indossa. Tant’è che Pivetti è indagata anche per l’illecito amministrativo per aver smerciato “dispositivi di protezione di terza categoria – si legge nel decreto di perquisizione disposto dal pm Salvatore Grillo – non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza”.

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Coronavirus, una telefonata alla residenza papale a Casa Santa Marta: così il premier Conte ha «disarmato» la Cei

mercoledì, Aprile 29th, 2020

di Massimo Franco

Coronavirus, una telefonata alla residenza papale a Casa Santa Marta: così il premier Conte ha «disarmato» la Cei

Viene sempre più da chiedersi se lo scontro sia davvero tra il governo, e il Vaticano e i vescovi italiani; oppure se la dialettica a volte aspra con Palazzo Chigi non rifletta le contraddizioni e la strategia ondivaga di una Chiesa cattolica disorientata fin dall’inizio della pandemia; e alla ricerca di una linea chiara al proprio interno. Il tema è delicato, perché comporta un’analisi dei rapporti tra Francesco e la Cei. E induce a pensare che alcune posizioni dell’episcopato siano nate dallo sforzo di interpretare il più fedelmente possibile le intenzioni del Pontefice: tranne poi essere corrette o perfino smentite nello spazio di poche ore. Anche se ieri sera, da fonti accreditate, è circolata la voce secondo la quale lunedì, poche ore dopo la dura presa di posizione della Conferenza episcopale contro le misure del governo nella fase 2, ci sarebbe stato una telefonata tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Casa Santa Marta, residenza papale dentro il Vaticano.

«Un protocollo per svolgere le messe in sicurezza»,

Da lì sarebbero nate l’ipotesi di «un protocollo per svolgere le messe in sicurezza», all’aperto, dall’11 maggio; e la presa di posizione di Francesco che ieri mattina, poco prima della messa a Santa Marta, ha scolpito poche parole suonate come appoggio al governo e frenata, se non sconfessione, delle critiche della Cei. «Preghiamo il Signore», ha detto, « perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni». Parole di grande responsabilità, accolte tuttavia con una punta di imbarazzo e di sorpresa ai vertici della Chiesa italiana. Ma non è la prima volta che succede. Già a metà marzo, quando il cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, aveva deciso dopo essersi consultato con il Papa di chiudere le chiese romane. Neanche un giorno dopo, quella decisione era stata disdetta da Francesco, che aveva spinto De Donatis a emanare un nuovo decreto, opposto al primo.

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I fragili equilibri politici

mercoledì, Aprile 29th, 2020

di Angelo Panebianco

Per quanto tempo, in una democrazia (molto) difficile come la nostra, il Parlamento può essere commissariato di fatto prima che ciò produca conseguenze irreversibili? Prima, cioè, che in tanti si convincano che del Parlamento si possa anche fare a meno? Si ricordi che in questo Paese l’attuale partito di maggioranza relativa è nato come forza programmaticamente antiparlamentare. E che, inoltre, secondo certi sondaggi, in questo momento un’ampia fetta di italiani simpatizza per Russia e Cina mentre è ostile a Stati Uniti e a Germania. In una situazione di gravissima emergenza come l’attuale è inevitabile che il potere decisionale si centralizzi e che quindi le assemblee parlamentari perdano temporaneamente peso e influenza. Di più: è, in larga misura, necessario che ciò avvenga, checché ne dicano certi puristi della democrazia privi di senso della realtà. In una condizione di emergenza il primo problema è affrontare l’emergenza, punto. Anche, quando serve (e in questo frangente è servito) con restrizioni delle libertà individuali: per esempio della libertà di movimento o del diritto di disporre liberamente delle proprie proprietà, aziende comprese. Magari sarebbe più costituzionalmente corretto (o perlomeno elegante) se certi provvedimenti non venissero presi solo per via amministrativa ma ottenessero anche la formale approvazione del Parlamento. Però l’emergenza va fronteggiata. A caval donato non si guarda in bocca, primum vivere, eccetera eccetera. Tutto ciò però riguarda il breve, brevissimo periodo. Se l’arco temporale si allunga allora cambia tutto: perché, senza che i più nemmeno se ne accorgano si va tutti a finir male, ci si ritrova ad avere abrogato di fatto (non temporaneamente sospeso) le garanzie costituzionali per via amministrativa.
Lo scenario politico futuro che alcuni dei più attenti osservatori della nostra vita pubblica immaginano, non è rassicurante. Di fronte alla rovinosa caduta del Pil e alle inevitabili ripercussioni sociali e politiche, si pensa che l’attuale governo non possa reggere a lungo. Soprattutto a causa del processo, che sembra irreversibile, di disgregazione dei 5 Stelle, il partito di maggioranza relativa. Si ipotizza che l’attuale formula di governo venga presto sostituita da una qualche forma di solidarietà nazionale: in pratica, il solito governo tecnico, o governo del presidente sostenuto per l’occasione da un ampio arco di forze parlamentari: dal Pd a Forza Italia a quella parte dei 5 Stelle che, con la solita scarsa fantasia italica, verrebbe subito battezzata dei «responsabili». Per reggere, una simile alleanza parlamentare dovrebbe coinvolgere in un modo o nell’altro anche Salvini e Meloni. In effetti, non è fantapolitica. Se, come si prevede, la crisi economico-sociale sarà gravissima, molte forze politiche potrebbero trovare conveniente mettere temporaneamente la sordina alle reciproche ostilità. Provocherebbero mal di pancia nei più esagitati e settari dei loro sostenitori ma col vantaggio di apparire affidabili agli occhi di molti elettori.

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Coronavirus, la crisi cancellerà mezzo milione di posti: in cassa integrazione un dipendente su due

mercoledì, Aprile 29th, 2020

di Enrico Marro

Quando il governo ha presentato il decreto Cura Italia ha detto: «Nessuno perderà il lavoro per il coronavirus». Parole che ancora ieri il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ripetuto in Parlamento illustrando il Documento di economia e finanza, con l’aggiunta della promessa che «il sostegno al reddito dei lavoratori (dalla cassa integrazione al bonus per autonomi e professionisti, ndr.) sarà erogato finché ce ne sarà bisogno». Eppure nello stesso Def l’esecutivo stima che quest’anno gli occupati caleranno del 2,1%. Il che significa che si perderanno quasi mezzo milione di posti, calcolandoli sulla rilevazione delle forze di lavoro (gli occupati nel 2019 erano 23.360.000). Il calo, dice lo stesso Def, sarà del 2,2%, cioè di 560 mila posti di lavoro, se riferito all’aggregato di contabilità nazionale (occupati 2019 pari a 25,5 milioni) che include anche i lavoratori in nero. E si tratta di un impatto del coronavirus sul mercato del lavoro mitigato dagli ammortizzatori sociali. Infatti, l’Istat considera ancora occupati i lavoratori per i primi 3 mesi di cassa integrazione. La moria di posti si vedrà quindi nella seconda parte dell’anno, a meno che non resti in vigore il blocco dei licenziamenti varato col Cura Italia per due mesi.

Crollo delle ore lavorate

Senza considerare gli ammortizzatori, si legge nel Def, «l’occupazione espressa in unità di lavoro equivalente», cioè a tempo pieno, e il monte ore lavorato in un anno crolleranno nel 2020 «rispettivamente del 6,5 e del 6,3%» sul 2019. Significa che non solo ci saranno meno occupati, ma che molti saranno costretti a passare dal tempo pieno al part time o da lavori stabili a precari. «Nonostante le rilevanti misure adottate a tutela dell’occupazione dipendente, la crisi colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle con contratti a termine». La situazione migliorerà nel 2021. «Il tasso di disoccupazione peggiora nel 2020 all’11,6% (10% nel 2019) e recupera parzialmente all’11% nel 2021», stima il Def. Sono numeri pesanti. Basti pensare che dopo la crisi del 2007 avevamo perso in 5 anni, fino al 2013, un milione di occupati e ci abbiamo messo altri 4 anni per recuperarli. Ora in un solo anno si tornerebbe indietro di mezzo milione, senza contare che ancora non eravamo tornati ai livelli di ore annue lavorare pre crisi.

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Coronavirus, Colao: «Un’apertura a ondate per testare il sistema. L’app entro maggio oppure servirà a poco»

mercoledì, Aprile 29th, 2020

di Aldo Cazzullo

Coronavirus, Colao: «Un'apertura a ondate per testare il sistema. L'app entro maggio oppure servirà a poco»

Vittorio Colao, gli italiani si aspettavano dalla fase 2 più libertà. Personali ed economiche. Che cosa risponde?
«Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani, tra costruzioni, manifattura, servizi collegati, ovviamente nel rispetto dei protocolli. Molti sono già partiti lunedì, anche se questo nella comunicazione si è un po’ perso. Ne rimangono due milioni e 700 mila, più la pubblica amministrazione. È una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema».

C’è anche chi dice invece che stiamo riaprendo troppo presto. In Germania i casi aumentano, la Francia rinvia l’apertura delle scuole. L’Italia ripartirà in sicurezza?
«Abbiamo raccomandato tre precondizioni che vanno monitorate. La prima: il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia. La seconda: la tenuta del sistema ospedaliero, non solo le terapie intensive, anche i posti-letto Covid. La terza: la disponibilità di mascherine, gel e altri materiali di protezione. A queste condizioni si può riaprire».

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Renzi contro Conte: “Un premier non può cambiare la Costituzione, non si può mettere in discussione la libertà”

mercoledì, Aprile 29th, 2020

“Un presidente del Consiglio non può con proprio decreto cambiare la Costituzione“. Lo ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, al Tg5. “Meno male che c’è la libertà d’opinione”, ha aggiunto riferendosi alle parole di Conte. “Noi siamo dalla sua parte, ma non può essere un atto personale del premier, non si può fare con un dpcm. E’ vero che la salute è importante, ma è importante anche la liberta e non può esser messa in discussione”.

Pur riconoscendo tra i diritti-doveri dell’attuale responsabile di Palazzo Chigi quello di prendere decisioni, Renzi dice “basta” all’uso della decretazione, definendolo uno “scandalo istituzionale”. Il leader di Italia Viva è duro: “Non possiamo calpestare i diritti costituzionali con un dpcm, trasformiamo il testo in un decreto e portiamolo in Parlamento”. Nella sua e-news poi chiarisce che “non può esistere uno Stato etico che ti fa autocertificare se la tua relazione affettiva è stabile o saltuaria: se nessuno si indigna per questo, significa che abbiamo un problema. La libertà legittima il governo, non viceversa”. 

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Fase 2, si prepara una nuova fuga da Milano verso il Sud: treni, bus e aerei presi d’assalto

mercoledì, Aprile 29th, 2020

E’ ancora viva nella memoria la fuga da Milano coi treni presi d’assalto pochi minuti dopo l’annuncio del lockdown da parte di Giuseppe Conte. Immagini che hanno indignato l’intero Paese e messo a rischio la salute pubblica visto che si usciva da una zona in piena epidemia Covid-19. E ora, il 4 maggio, potrebbe verificarsi il bis. Treni, autobus e i pochi aerei nella tratta Milano-Napoli sono stati già presi d’assalto. E Trenitalia ha già raddoppiato i convogli.

Le scelta di aumentare le corse delle Freccerosse non è stata presa per agevolare questo secondo esodo ma solo in vista della riapertura prevista dal decreto del 4 maggio. Sarà infatti consentito spostarsi tra Regioni in virtù di compravate esigenze lavorative, di salute o per tornare al proprio domicilio. E sono questi ultimi che hanno preso d’assalto le biglietterie virtuali per accaparrarsi un posto per tornare al Sud. Secondo quanto risulta da un’indagine condotta dal quotidiano Il Mattino, sono praticamente esauriti i posti su treni e aerei (i pochi, visto che solo Alitalia ha ancora attiva la  tratta) che collegano i due capoluoghi.

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Comunicato Stampa: Vogliamo e dobbiamo decidere autonomamente il futuro della nostra provincia, della nostra gente.

martedì, Aprile 28th, 2020

Un politico deve fare delle scelte, deve avere il coraggio di prendere decisioni, a volte difficili, altre volte impopolari, ma sempre nel bene e per il bene della gente.

Noi non possiamo rimanere fermi dinnanzi all’immobilismo di questo governo, che non rappresenta il popolo, che non è eletto dal popolo, che non lavora per il popolo.

I discorsi di Conte, all’ora del massimo audience televisivo, sono sempre più votati all’autocelebrazione che alle vere esigenze dei cittadini.

Non tutti vivono di stipendio fisso, vi sono categorie lavorative che muoiono economicamente d’innanzi a questa inerzia politica.

Ed allora, dobbiamo ripartire! Nel rispetto delle norme igienico sanitarie, dobbiamo tornare a lavorare perché il virus uccide, ma la disoccupazione, la povertà ed i debiti non sono meno letali!

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Coronavirus nel mondo, la Germania allenta lockdown, il tasso di contagio risale. A rischio Olimpiadi nel 2021. Slitta apertura scuole in Francia

martedì, Aprile 28th, 2020

Mappa aggiornata · Evoluzione contagi

Sono oltre tre milioni i casi e più di 211.000 i morti nel mondo a causa della pandemia di coronavirus. Gli ultimi dati aggiornati della Johns Hopkins University parlano di 3.041.550 casi e 211.159 decessi. Solo negli Stati Uniti i contagi sono 988.451 e 56.245 i morti, 1.303 persone solo nelle ultime 24 ore. Durante la guerra in Vietnam, in 20 anni, dal 1955 al 1975, morirono 58.220 americani di cui 47.343 in combattimento. Dopo gli Usa, il Paese più colpito risulta essere la Spagna con 229.422 casi e 23.521 vittime.


NY, il sindaco: “Fine liceo sarà indimenticabile”

La fine del liceo sarà indimenticabile. Una festa virtuale ma condivisa da tutta la città, ha annunciato il sindaco di New York Bill de Blasio. “Faremo una grande cerimonia per il diploma virtuale e in tutta la città, una grande celebrazione delle scuole superiori di New York City. Sarà speciale. Forse non sarà la cerimonia tradizionale che avevate sognato e non vedevate l’ora di fare, ma vi daremo qualcosa che ricorderete per il resto della vostra vita”, ha detto parlando direttamente agli studenti e ai genitori durante una conferenza stampa. La città riunirà “alcuni ospiti molto speciali”, ha aggiunto il sindaco, “aspettatevi che sia memorabile”.

La Germania allenta le misure e i casi aumentano

Primi segni di ripresa dell’epidemia in Germania, subito dopo l’allentamento delle misure di contenimento. Il tasso di contagio è risalito a 1, ovvero ogni persona infetta ne contagia un’altra, stando ai dati diffusi dal Robert Koch Institute (RKI). Da metà aprile, il tasso di infezione è sceso fino a 0,7 prima di risalire di nuovo. Nel frattempo anche il tasso di mortalità per la malattia è aumentato di giorno in giorno. Secondo i dati dell’RKI, ieri ha raggiunto il 3,8 per cento: comunque al di sotto di alcuni Paesi vicini come la Francia.

Slitta la riapertura delle scuole in Francia

Secondo informazioni rivelate da Bfm-tv, le scuole francesi resteranno chiuse almeno fino al mese di giugno. Il presidente Emmanuel Macron aveva dichiarato, in un primo tempo, che avrebbero riaperto progressivamente dall’11 maggio, data di inizio della fase 2, con la fine delle misure di rigido confinamento decretate da quasi due mesi, il 17 marzo. Il premier, Édouard Philippe, illustrerà oggi in parlamento il piano francese di uscita dal lockdown.

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