Coronavirus, la crisi cancellerà mezzo milione di posti: in cassa integrazione un dipendente su due
di Enrico Marro
Quando il governo ha presentato il decreto Cura Italia ha detto: «Nessuno perderà il lavoro per il coronavirus». Parole che ancora ieri il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ripetuto in Parlamento illustrando il Documento di economia e finanza, con l’aggiunta della promessa che «il sostegno al reddito dei lavoratori (dalla cassa integrazione al bonus per autonomi e professionisti, ndr.) sarà erogato finché ce ne sarà bisogno». Eppure nello stesso Def l’esecutivo stima che quest’anno gli occupati caleranno del 2,1%. Il che significa che si perderanno quasi mezzo milione di posti, calcolandoli sulla rilevazione delle forze di lavoro (gli occupati nel 2019 erano 23.360.000). Il calo, dice lo stesso Def, sarà del 2,2%, cioè di 560 mila posti di lavoro, se riferito all’aggregato di contabilità nazionale (occupati 2019 pari a 25,5 milioni) che include anche i lavoratori in nero. E si tratta di un impatto del coronavirus sul mercato del lavoro mitigato dagli ammortizzatori sociali. Infatti, l’Istat considera ancora occupati i lavoratori per i primi 3 mesi di cassa integrazione. La moria di posti si vedrà quindi nella seconda parte dell’anno, a meno che non resti in vigore il blocco dei licenziamenti varato col Cura Italia per due mesi.
Crollo delle ore lavorate
Senza considerare gli ammortizzatori, si legge nel Def, «l’occupazione espressa in unità di lavoro equivalente», cioè a tempo pieno, e il monte ore lavorato in un anno crolleranno nel 2020 «rispettivamente del 6,5 e del 6,3%» sul 2019. Significa che non solo ci saranno meno occupati, ma che molti saranno costretti a passare dal tempo pieno al part time o da lavori stabili a precari. «Nonostante le rilevanti misure adottate a tutela dell’occupazione dipendente, la crisi colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle con contratti a termine». La situazione migliorerà nel 2021. «Il tasso di disoccupazione peggiora nel 2020 all’11,6% (10% nel 2019) e recupera parzialmente all’11% nel 2021», stima il Def. Sono numeri pesanti. Basti pensare che dopo la crisi del 2007 avevamo perso in 5 anni, fino al 2013, un milione di occupati e ci abbiamo messo altri 4 anni per recuperarli. Ora in un solo anno si tornerebbe indietro di mezzo milione, senza contare che ancora non eravamo tornati ai livelli di ore annue lavorare pre crisi.
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