Archive for the ‘Sanità’ Category

I soldi alla Sanità: trasformati a tempo indeterminato i contratti per gli “eroi” della pandemia

domenica, Ottobre 31st, 2021

Paolo Russo

Li hanno chiamati eroi quando più di un anno fa risposero in massa alla chiamata alle armi per contrastare la pandemia. Ora vengono premiati dalla manovra appena varata dal governo che trasforma a tempo indeterminato i loro contratti prossimi alla scadenza. Una promessa che il ministro della Salute Roberto Speranza è riuscito a mantenere portandosi a casa questo e molto altro. Come l’aumento di due miliardi l’anno per tre anni del Fondo sanitario nazionale, un altro miliardo e 850 milioni per i vaccini e altri 2 miliardi e 345 milioni da qui al 2027 per aumentare le borse di studio dei medici specializzandi e supplire così una volta per tutte alla carenza di camici bianchi, dopo anni di cattiva programmazione delle specializzazioni universitarie. ***Iscriviti alla Newsletter Speciale coronavirus
Salvati i sanitari volontari La stabilizzazione riguarda secondo le stime della Fiaso, la Federazione di asl e ospedali che l’ha a suo tempo proposta, 53mila tra medici e infermieri assunti con contratti a tempo determinato nell’era terribile della prima ondata pandemica. Per tutti coloro che abbiano lavorato almeno sei mesi dal gennaio 2020 a giugno del 2021 il contratto verrà trasformato a tempo indeterminato, senza passare attraverso le forche caudine dei concorsi. Secondo il sindacato dei medici ospedalieri Anaao all’operazione sarebbero però interessati non più di 4mila camici bianchi dei 20 mila precari, tra i quali 5mila sarebbero specializzandi, altrettanti neo laureati non ancora avviati alla specializzazione e altri assunti con contratti libero-professionali “a chiamata” (altri mille erano i pensionati). I costi sarebbero già coperti dall’aumento di 4 miliardi del fondo sanitario dello scorso anno. L’operazione va comunque a otturare la falla aperta dai 35mila medici e 58 mila infermieri che da qui al 2024 andranno in quiescenza secondo le stime della Fiaso. Quasi 2 miliardi per i vaccini La manovra implementa di un miliardo e 850 milioni il fondo a disposizione del Commissario straordinario Francesco Figliuolo per l’acquisto dei vaccini anti-Covid nel 2022. Con oltre l’80% della popolazione vaccinabile già immunizzata è chiaro che lo stanziamento servirà ad estendere, se non a tutta la popolazione poco ci manca, la terza dose, fino ad oggi riservata a over 60, pazienti fragili, Rsa e personale sanitario. Altri 600 milioni da qui al 2024 sono invece destinati all’acquisto dei farmaci innovativi, tra i quali diversi costosi antitumorali, antibatterici a antivirali di nuova generazione già in rampa di lancio. Più specializzandi «Dopo le circa 30mila borse di specializzazione in medicina finanziate negli ultimi due anni nella manovra di bilancio ne abbiamo reso permanenti altre 12mila, chiudendo per sempre l’era dell’imbuto formativo», annuncia con soddisfazione Speranza. «I nostri medici, apprezzati in tutto il mondo, studiano dai 9 agli 11 anni acquisendo competenze, skill ed esperienza prima di entrare stabilmente nel sistema.

Rating 3.00 out of 5

Il ministro Speranza agli over 60: «Fate la terza dose, le scorte ci sono»

mercoledì, Ottobre 27th, 2021

di Fabrizio Caccia

Prenotazioni al via in Lombardia. Attesa la decisione su Sputnik. Mattarella contro i No Vax: «Non possono prevalere i pochi che vogliono imporre le loro teorie antiscientifiche»

desc img

Guai ad abbassare la guardia contro il Covid. La pandemia in Italia sta subendo una ripresa, seppur lieve. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, che la guardia non l’ha mai abbassata, invita i cittadini a prepararsi: «Ci si può vaccinare con la terza dose a partire dai 60 anni. Il nostro invito perciò è rivolto a tutti, ad iniziare dal personale sanitario, dalle Rsa, ma in generale a tutte le persone che hanno più di 60 anni per le quali siano passati almeno 6 mesi dal completamento del ciclo. È un passaggio fondamentale per proteggerci ancora meglio. E non abbiamo nessun problema di scorte, le dosi ci sono, siamo in grado di assicurare a tutti la terza dose».

Rezza: «4 mila casi in un giorno? Non succedeva da tanto»

Parole importanti, specie dopo aver letto i dati di ieri, con le curve in leggero aumento: 4.054 i nuovi positivi nelle ultime 24 ore (lunedì erano stati 2.535) e 48 vittime (lunedì 30).«Quattromila nuovi casi in un giorno non succedeva da tanto – il commento preoccupato di Gianni Rezza, il direttore generale della Prevenzione – ma siamo in una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei». Anche l’effetto green pass si fa sentire: ieri nuova cifra record di tamponi (639.745), quasi il triplo di lunedì (222.385). Ma la situazione per fortuna resta sotto controllo, pure nelle scuole le cose vanno benino: dopo 5 settimane di lezioni sono risultati positivi appena 5.414 ragazzi su 8 milioni.

Sileri: «Da gennaio 2022 si allarga la platea»

E allora ci pensa il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, a mettere un altro punto fermo sull’importanza di vaccinarsi: «Non possono prevalere i pochi che vogliono rumorosamente imporre le loro teorie antiscientifiche e che danno sfogo, talvolta, ad una violenza insensata».

Costa: «Presto novità per le badanti e i camionisti dell’Est»

Così, già a partire da oggi, in Lombardia, i cittadini over 60 e le persone maggiorenni con elevata fragilità potranno prenotarsi per ricevere la terza dose, che può essere somministrata – lo ricordiamo – solo dopo che sono trascorsi almeno 6 mesi dal completamento del ciclo primario. «Verosimilmente la terza dose sarà necessaria per tutti – ha detto ieri il sottosegretario M5S alla Salute, Pierpaolo Sileri – Entro l’anno si partirà con anziani e personale sanitario. Poi da gennaio 2022 toccherà al resto della popolazione». Anche l’altro sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, di Noi con l’Italia, sembra convinto dell’imminenza della terza dose per tutti: «È ragionevole pensare che già entro fine anno ci possa essere un’estensione della platea.

Rating 3.00 out of 5

Medici di base nel mirino: quanto guadagnano. Stipendi alti e orari ridotti

giovedì, Settembre 23rd, 2021

di ILARIA ULIVELLI

Non godono di buona fama, i medici di famiglia. I loro assistiti giurano di non trovarli mai al telefono e di non averli mai visti a casa loro per una visita domiciliare. Hanno un contratto che prevede un minimo di 15 ore settimanali da spendere in ambulatorio. E stipendi assai più ricchi dei colleghi che lavorano in ospedale. Tanto che dal pronto soccorso i dottori si dimettono per andare a fare i medici di famiglia.

Guai a dirlo, però. Parlando con loro è tutto un pianto e un lamento. “Altro che fannulloni”, s’infuria subito Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg, la sigla sindacale che conta il maggior numero di iscritti tra i medici di medicina generale.

Perché non sarà fuga da Alcatraz come al pronto soccorso, ma loro raccontano che anche tra i medici di famiglia il carico di lavoro sta allontanando i dottori: dopo aver preso servizio e aver provato sulla pelle l’effetto che fa, hanno preferito fare retromarcia. In effetti dove gli stipendi piangono e il lavoro straripa sembra che il sacro fuoco acceso col giuramento d’Ippocrate languisca. “Altro che passacarte o fannulloni, ci sono medici di famiglia che a 64 anni salutano gli assistiti per prendere la specializzazione e fare libera professione: è sicuramente più motivante che subire questo linciaggio”, racconta Scotti.

Chiedono riforme ma respingono al mittente la possibilità di passare tout court alle dipendenze delle aziende sanitarie. “La riorganizzazione dev’essere un plus per gli assistiti, e questo plus è garantito dal rapporto di fiducia con il proprio medico, dalla vicinanza dello studio da casa loro – spiega il segretario Fimmg –. Dunque ok alle case di comunità a patto che sia realmente un rafforzamento della medicina generale e non un depotenziamento. Che sia un integrativo e non un sostitutivo”.

Dunque rapporto di fiducia, ma non si trovano mai. Ambulatorio vicino, ma quando è aperto. Non c’è forse il timore di perdere la pacchia delle 15 ore settimanali? “Ma basta con questa storia demotivante e lesiva, ormai si lavora 15 ore al giorno: i cittadini chiamano continuamente su whatsapp anche la sera e i giorni festivi. Se c’è qualche mela marcia certo non la giustifichiamo”.

Rating 3.00 out of 5

Medici di base, inchiesta sulla loro lobby di potere

lunedì, Settembre 20th, 2021

di Milena Gabanelli, Mario Gerevini, Simona Ravizza

Il sistema sanitario nazionale è costruito attorno al presidio numero uno: i medici di base. Devono assistere i pazienti il più possibile a casa, e ogni cittadino da lì deve passare per accedere a qualunque prestazione, dalle visite specialistiche alle ricette per i farmaci. Come abbiamo documentato durante i lunghi mesi dell’epidemia Covid-19, il loro ruolo diventerà sempre più cruciale: tra 10 anni ci saranno quasi 800 mila ultra 80enni in più, ovvero 5,2 milioni (quasi il 9% della popolazione), i malati cronici sono in aumento (23 milioni) e bisogna evitare di riempire inutilmente i Pronto soccorso di codici bianchi e verdi. Ogni anno sono 16 milioni di accessi (su un totale di 21 milioni), e l’87% non sfocia in un ricovero. Con la legge di Bilancio del 2020 sono stati stanziati 235 milioni di euro per dotare i dottori di famiglia di ecografi, spirometri ed elettrocardiografi, in modo da poter eseguire finalmente nei loro ambulatori gli esami di primo livello, evitando così ai pazienti penose liste d’attesa. Vuol dire nuovi compiti e competenze. Di qui la necessità di preparare al meglio chi intraprende la professione di medico di medicina generale.

Come sono formati?

In tutta Europa, dopo la laurea in Medicina, bisogna fare tre anni di corso tra teoria e pratica in ambulatorio e ospedale. Questo tirocinio è molto diverso da un Paese all’altro: in Baviera è governato dalla Bayerische Landesärztekammer, l’Associazione medica bavarese, e i medici sono pagati come dipendenti a 5 mila euro circa al mese. In Inghilterra i corsi e l’attività pratica sono coordinati dall’Health Education England, l’Agenzia governativa nazionale, e lo stipendio è di 4.166 sterline al mese. In Italia occorre un «diploma di formazione specifica in medicina generale», che si ottiene attraverso un corso post laurea di tre anni formato da 1.600 ore di teoria e 3.200 di pratica in ospedale e negli ambulatori dei dottori di famiglia. Sono pagati con una borsa di studio (dunque inquadrati come studenti) di 11 mila euro l’anno, cioè 966 euro al mese, soggetti a Irpef, con contributi a carico, ed erogati dal Ministero della Salute. Ben diversa dalla borsa di studio degli specializzandi ospedalieri, che è di 26 mila euro l’anno, contributi inclusi e senza Irpef. Già questo indica a monte la scarsa considerazione per il medico di base.

I sindacati preparano i medici
Rating 3.00 out of 5

Vaccini, Figliuolo: “Dal 20 settembre terza dose per le categorie a rischio” | In Italia hanno completato il ciclo vaccinale 40 milioni di persone

martedì, Settembre 14th, 2021

A partire da lunedì 20 settembre sarà somministrata la terza dose di vaccino anti-Covid ai soggetti immunocompromessi. E’ quanto deciso nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il Commissario per l’Emergenza Francesco Figliuolo. 

La nota – A seguito del parere favorevole espresso dalla Commissione tecnico-scientifica dell’AIFA e del CTS, è iniziato da parte del ministero della Salute un confronto con i tecnici delle Regioni per la puntuale definizione della popolazione target, che riceverà dal 20 settembre la terza dose di vaccino. Lo comunica in una nota la struttura commissariale guidata dal generale, Francesco Paolo Figliuolo. “Saranno di conseguenza aggiornati i sistemi  informatici per l’avvio delle somministrazioni su tutto il territorio nazionale”, conclude la nota.

Rating 3.00 out of 5

Andrea Costa, sottosegretario alla Salute: “Lezioni in presenza, siamo pronti. Ora l’obbligo di certificato per gli statali”

domenica, Settembre 12th, 2021

Federico Capurso

ROMA. Il Green Pass totale per la scuola è stato appena varato, ma nel governo già si discute della possibilità di estendere l’obbligo di certificato anche ai dipendenti della pubblica amministrazione. Forse, con un decreto in arrivo giovedì in Consiglio dei ministri. Tra i favorevoli c’è senza dubbio il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, esponente di Noi con l’Italia, che spinge in questa direzione: «Sarebbe positivo adottare una misura del genere – dice –, specie se c’è contatto con il pubblico. E poi si deve dare un segnale di progressivo ritorno alla normalità ai cittadini. Ce lo chiedono anche le imprese, che hanno bisogno di veder tornare gli uffici pubblici a lavorare in presenza».

È contrario allo smart working?

«Preferisco il Green Pass. Poi si può mantenere una quota di telelavoro, come previsto dal ministro Brunetta, perché i servizi procedono lo stesso, ma nelle agenzie del territorio le imprese non possono aspettare settimane per un appuntamento. Dobbiamo ripartire e il segnale arriva anche da lì».Estenderebbe il Green Pass ad altre realtà lavorative?

«Sì, ma non in maniera generalizzata. Piuttosto, correggerei alcune contraddizioni che si sono create in questi mesi. Se un cittadino deve esibire il Green Pass per andare in un ristorante al chiuso, allora anche chi prepara la cena e la serve dovrebbe avere il certificato. Vale lo stesso discorso per chi lavora nei cinema, nei teatri, allo stadio, e così via. Quello che vale per i clienti, deve valere per chi lavora».

Potrebbero riaprire le discoteche? In tutta Europa i giovani si radunano a migliaia per ballare. Perché non in Italia?

«Le discoteche, con il criterio del Green Pass, dovrebbero poter essere aperte. Lo avessimo fatto prima, avremmo potuto contrastare fenomeni abusivi come i rave e avremmo sottoposto tantissimi giovani ai tamponi, necessari per avere il Green Pass. Si sarebbe fatto uno screening più forte e avremmo intercettato tanti contagiati che invece ci siamo persi. Dovevamo avere un po’ di coraggio in più, ma nel governo ci sono posizioni diverse e ha prevalso la linea più dura. Per me, abbiamo fatto un errore».

Molte scuole riapriranno domani i loro portoni. Dobbiamo aspettarci problemi?

«No, direi che siamo pronti. L’obiettivo di garantire le lezioni in presenza lo abbiamo raggiunto e ci sono le condizioni per proseguire in questa direzione per il resto dell’anno scolastico. L’estensione del Green Pass nelle scuole serve a questo, così come gli investimenti nei trasporti e nel sistema di screening con tamponi salivari. Ci potrà essere qualche criticità all’inizio, ma andrà tutto bene».

Rating 3.00 out of 5

Le cure che verranno: quali sono i 9 farmaci in commercio che gli scienziati stanno testando contro il Covid

domenica, Settembre 12th, 2021

Paolo Russo

ROMA. Sono accatastati negli scaffali delle farmacie già da anni e costano quasi sempre meno di 10 euro, ma ora potrebbero tornare sotto i riflettori in veste di paladini della lotta al Covid. Sono i magnifici 9 vecchi farmaci, approvati dall’Fda americana dal lontano 1971 in poi, passati ora al setaccio dai ricercatori dell’Università di Manchester e che in laboratorio si sono mostrati capaci di bloccare la replicazione del SarsCov2 nelle cellule umane. Dati ancora parziali ma solidi, tanto da essere pubblicati nella rivista scientifica Plos Pathogens, la stessa scelta dal nostro prestigioso Iss per pubblicare un suo studio, quello sul ruolo che l’interferone sembra svolgere nel prevenire la malattia da Covid.

Contro il virus si rispolverano i vecchi farmaci ma se ne continuano a ricercare di nuovi, perché come ha di nuovo ribadito il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, i vaccini vanno bene per ridurre al minimo i danni, ma l’immunità di gregge con questo virus è una chimera. Per cui la guerra si vincerà solo con una cura capace di bloccarlo quando entra nel nostro organismo, superando i limiti dei pur efficaci monoclonali. Che prima di tutto costano tanto, tra mille e duemila euro. E poi per funzionare devono essere somministrati per via endovenosa quando i sintomi ci sono già ma prima che la malattia assuma forme gravi.

I primi test in laboratorio
Non hanno certo un problema di prezzo i vecchi medicinali esaminati dai ricercatori di Manchester, che alla fine ne hanno selezionati nove, che almeno in laboratorio hanno dimostrato di saper mettere la museruola al virus. Per farlo hanno utilizzato una versione del SarsCov2 «etichettato» con un enzima luminescente per quantificare la carica virale delle cellule umane infettate, che sono poi state messe in contatto con i farmaci old style, 9 dei quali hanno bloccato la replicazione del virus. Tra questi ci sono due antimalarici: l’amodiachina, che in Marocco si vende a meno di un euro e l’atovaquone, che di euro ne costa invece 48. L’esame lo ha superato anche la bedaquilina, un anti micobatterico utilizzato soprattutto contro le forme più ostiche delle tubercolosi, che la Johnson&Johnson, proprietaria di uno dei vaccini contro il Covid, ha deciso lo scorso anno di vendere a solo un euro e mezzo la pillola. Costa poco, 7 euro, anche l’ebastina, vecchio antistaminico fino ad oggi indicato nel trattamento sintomatico di forme allergiche, come rinite e congiuntivite allergica.

Flourish logo

Interactive content by Flourish

Rating 3.00 out of 5

Covid, sospesi i medici no vax: niente mansioni né stipendio senza vaccino

venerdì, Agosto 13th, 2021

Antonio Sbraga

Ferragosto amaro per i primi 10 operatori sanitari della provincia romana sospesi per «inosservanza dell’obbligo vaccinale». Una sospensione immediata, con «decorrenza dalla data di notifica del provvedimento» deliberato dall’As1 Roma 5 e inviato all’ufficio gestione del personale e alle varie strutture d’appartenenza dei 10 tra medici, infermieri e tecnici coinvolti. I quali rimarranno «senza retribuzione, né altro compenso o emolumento fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale, e comunque sino al 31 dicembre 2021».

I provvedimenti adottati dall’azienda sanitaria del quadrante est dell’hinterland capitolino arrivano per secondi nel Lazio dopo le 6 sospensioni e gli 11 trasferimenti ad altre mansioni decise dall’As1 di Viterbo. Anche l’As1 di Tivoli, la più estesa della Regione con mezzo milione di residenti in 70 Comuni, ha scritto di aver «verificato la possibilità di adibire, ove possibile, a mansioni, anche inferiori, diverse da quelle del profilo di appartenenza, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate e che, comunque, non implichino rischi di diffusione del contagio».

Pere, non ne ha trovate per i 10 operatori sanitari sospesi, individuati grazie al riscontro effettuato dall’azienda presso «le banche dati vaccinali regionali e l’elenco dei dipendenti della As1 Roma S del ruolo sanitario». Sin dai primi di luglio il «personale sanitario risultante non vaccinato» era stato invitato dall’As1 Roma 5 «a produrre certificazione di avvenuta vaccinazione o certificazione del medico di medicina generale comprovante la mancata vaccinazione per motivi di salute». Ed è proprio su questo punto che si preannuncia lo scontro legale che verrà, perché i dipendenti della sede legale tiburtina di via Acquaregna lamentano invece la mancanza da 8 mesi del medico competente proprio all’interno dell’azienda sanitaria. «Un fatto grave – denuncia il segretario territoriale Fials As1 Roma 5, Laura Mosticchio – perché alcuni dipendenti attendono la valutazione di idoneità “fragilità” da parte del medico competente, attualmente non presente per il personale afferente alla direzione generale, per quiescenza del titolare dal gennaio scorso». P

Rating 3.00 out of 5

Basta virologi in tv, preso di mira Matteo Bassetti: valanga di firme per la petizione sulla radiazione

mercoledì, Luglio 7th, 2021

Matteo Bassetti ha tirato troppo la corda sul Covid e sulle possibili restrizioni da attuare in futuro. È questa l’idea di Robby Giusti, che ha lanciato una petizione e l’ha diretta a Filippo Anelli, il nuovo Presidente dell’Ordine Nazionale dei Medici. “Chiediamo la ‘RADIAZIONE dall’ALBO’ del Virologo Matteo Bassetti – Basta Tv” il titolo della petizione che in poco più di quattro ore ha portato a casa oltre 26mila firme, marciando come un treno. In particolare a Bassetti viene contestata questa frase pronunciata negli scorsi giorni: “Hai deciso di non vaccinarti, di mettere a rischio la tua salute, ma anche quella degli altri? Bene, i vaccinati faranno una vita normale, i non vaccinati si chiuderanno in casa”. “Riteniamo che Matteo Bassetti, debba essere Richiamato dall’Albo dei Medici in quanto un medico non si può permettere con le sue dichiarazioni di fomentare l’incitamento all’Odio ed alimentare la discriminazione. La ‘Radiazione dall’Albo’ – spiega il promotore della petizione già virale – è palesemente una provocazione, perché radiare un luminare del suo calibro sarebbe un peccato, ma invece una radiazione di tutti i Virologi dall’ambiente televisivo sarebbe giusto”. 

L’affondo poi conclude: “I medici devono stare in ospedale non in Tv. Il Comportamento del Medico Virologo, viola la libertà dei cittadini, la libera scelta ed è ancora più grave dato la notorietà e la stima internazionale nei confronti del Dott. Bassetti”.

Rating 3.00 out of 5

Oltre 6,5 milioni di anziani a rischio I medici: mani legate dalla privacy

sabato, Luglio 3rd, 2021

PAOLO RUSSO

Come previsto la “flash survey” a cura dell’Iss ha certificato che la variante Delta sta dilagando anche in Italia, superando il 20% di incidenza rispetto al totale dei casi Covid. Ma si tratta di una fotografia vecchia di 10 giorni, scattata sui sequenziamenti a campione del 22 giugno. La mutazione B.1.617.2 però corre veloce, come ci ha insegnato l’esperienza britannica, dove da giorni si viaggia al ritmo di circa 28mila ma con un numero di morti contenuti intorno alla ventina. Merito di una campagna vaccinale che ha già protetto con due dosi dalla Delta il 63% della popolazione adulta, mentre da noi ad aver completato il ciclo di immunizzazione è il 35,6% degli over 12, ossia 19 milioni e 233mila persone.

Letto al contrario significa che oltre 41 milioni di italiani sono esposti a rischio di infezione da variante o perché non vaccinati proprio o perché coperti con una sola dose, che si è dimostrata essere facilmente perforabile dalla mutazione ex indiana. E a preoccupare di più è il fatto che questo rischio lo corrono ben 6 milioni e 672mila over 60, i più esposti al pericolo di finire in ospedale o peggio ancora. Di questi 3 milioni e 752 mila appartengono alla fascia 60-69 anni, 2 milioni e 387mila a quella 70-79 e 533mila agli ultraottantenni. Numeri che fanno capire come in questo momento la Delta abbia in Italia ancora terreno fertile per far incrementare ricoveri e decessi.

Per questo la parola d’ordine è accelerare con le vaccinazioni. Facile a dirsi meno a farsi, come denuncia il governatore piemontese Alberto Cirio. «Stiamo facendo di tutto per recuperare alla campagna vaccinale gli over 60 ancora non immunizzati. Abbiamo fatto open day dedicati a loro, lasciamo libertà di scelta del vaccino da somministrare, ma c’è bisogno di un’opera di persuasione porta a porta che purtroppo non possiamo fare per via delle norme sulla privacy, che non ci consentono di individuare e contattare chi non si è vaccinato». Paradossi che il presidente del Piemonte, con oltre 200mila over 60 non immunizzati, chiede al governo di risolvere al più presto.

Sempre per motivi di privacy continuano ad avere le mani legate i medici di famiglia. «La struttura commissariale -spiega Vincenzo Scotti, segretario nazionale del loro sindacato, la Fimmg- sta esaminando gli aspetti legati alla riservatezza dei dati per consentirci finalmente di utilizzare il software che abbiamo messo a punto, sia per individuare i pazienti più fragili che quelli già immunizzati che è inutile andare a contattare». Uno strumento che potrebbe facilitare la campagna di sensibilizzazione sugli over 60 fino ad oggi adottato solo dalla Campania. Tra l’altro con buoni risultati. Eppure i medici di famiglia, a detta di Speranza e dello stesso Figliuolo, in questa fase possono fare la differenza, perché fuori dai radar della campagna non ci sono soltanto i circa 3 milioni dai 60 anni in su che non hanno nemmeno una volta mostrato il braccio.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.