Medici di base nel mirino: quanto guadagnano. Stipendi alti e orari ridotti

di ILARIA ULIVELLI

Non godono di buona fama, i medici di famiglia. I loro assistiti giurano di non trovarli mai al telefono e di non averli mai visti a casa loro per una visita domiciliare. Hanno un contratto che prevede un minimo di 15 ore settimanali da spendere in ambulatorio. E stipendi assai più ricchi dei colleghi che lavorano in ospedale. Tanto che dal pronto soccorso i dottori si dimettono per andare a fare i medici di famiglia.

Guai a dirlo, però. Parlando con loro è tutto un pianto e un lamento. “Altro che fannulloni”, s’infuria subito Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg, la sigla sindacale che conta il maggior numero di iscritti tra i medici di medicina generale.

Perché non sarà fuga da Alcatraz come al pronto soccorso, ma loro raccontano che anche tra i medici di famiglia il carico di lavoro sta allontanando i dottori: dopo aver preso servizio e aver provato sulla pelle l’effetto che fa, hanno preferito fare retromarcia. In effetti dove gli stipendi piangono e il lavoro straripa sembra che il sacro fuoco acceso col giuramento d’Ippocrate languisca. “Altro che passacarte o fannulloni, ci sono medici di famiglia che a 64 anni salutano gli assistiti per prendere la specializzazione e fare libera professione: è sicuramente più motivante che subire questo linciaggio”, racconta Scotti.

Chiedono riforme ma respingono al mittente la possibilità di passare tout court alle dipendenze delle aziende sanitarie. “La riorganizzazione dev’essere un plus per gli assistiti, e questo plus è garantito dal rapporto di fiducia con il proprio medico, dalla vicinanza dello studio da casa loro – spiega il segretario Fimmg –. Dunque ok alle case di comunità a patto che sia realmente un rafforzamento della medicina generale e non un depotenziamento. Che sia un integrativo e non un sostitutivo”.

Dunque rapporto di fiducia, ma non si trovano mai. Ambulatorio vicino, ma quando è aperto. Non c’è forse il timore di perdere la pacchia delle 15 ore settimanali? “Ma basta con questa storia demotivante e lesiva, ormai si lavora 15 ore al giorno: i cittadini chiamano continuamente su whatsapp anche la sera e i giorni festivi. Se c’è qualche mela marcia certo non la giustifichiamo”.

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