Massima sintonia con Draghi, Giorgetti non parla agli industriali

Quando giovedì mattina Carlo Bonomi concluderà il suo intervento dal palco dell’assemblea di Confindustria a parlare sarà Mario Draghi. Il discorso del presidente del Consiglio è stato inserito da giorni in scaletta, ma il tradizionale protocollo dell’assise degli industriali dice che prima parla il presidente dell’associazione di viale dell’Astronomia, poi il ministro dello Sviluppo economico e infine il premier. Così è sempre stato e così è sempre avvenuto, al netto di qualche defezione (Matteo Renzi nel 2015 preferì visitare lo stabilimento Fca di Melfi) che è rimasta impressa proprio perché sporadica. Chi non parlerà quest’anno sarà Giancarlo Giorgetti. Una scelta che il ministro avrebbe maturato nelle ultime ore per non accavallarsi a Draghi.

Il premier non è solito concedersi alle platee, neppure a quelle amiche. Parlerà direttamente agli imprenditori per la prima volta da quando è a palazzo Chigi e Giorgetti, spiegano fonti vicine al ministro, non vuole sottrargli spazio. Un gesto di cortesia istituzionale, ma anche la consapevolezza che un suo intervento risulterebbe ripetitivo visto che con Draghi la pensano allo stesso modo sui temi che riguardano le imprese, a iniziare dalle misure sulle delocalizzazioni e sui licenziamenti. Insomma il silenzio di Giorgetti è un silenzio-assenso alla direzione che il premier illustrerà ai 1.700 imprenditori che siederanno al Palazzo dello Sport di Roma, per quella che si annuncia un’assemblea dal forte valore evocativo, imperniata sul tema della rinascita e sul parallelismo con il Dopoguerra. 

La scelta di Giorgetti marca una sintonia totale con il premier. Un altro tassello di una vicinanza che cresce da settimane e che ha trovato un ulteriore slancio nella spinta del ministro leghista all’estensione dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro. E anche quello di cui si parla nelle ultime ore a palazzo Chigi, cioè un intervento sui licenziamenti e sulla fuga delle imprese dall’Italia, vede i due perfettamente allineati. La palla ce l’ha in mano Francesco Giavazzi, consulente economico e fedelissimo del premier, ma il lavoro viene portato avanti in stretto contatto con Giorgetti.

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