Grazie Piero, la vera agenda per questa Italia era la tua

MASSIMO GIANNINI

Se n’è andato con il garbo, la discrezione e la classe che ci ha regalato in una carriera lunga settant’anni. E adesso che non c’è più, sappiamo per certo che se c’è davvero una “agenda” di cui l’Italia avrebbe un disperato bisogno è quella di Piero Angela. È stato quel che sappiamo, e che ora tutti insieme ricordiamo e celebriamo. Soprattutto quelli tra di noi che hanno avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo. Uno straordinario divulgatore scientifico, un comunicatore universale, un perfetto educatore culturale, un incredibile trascinatore di folle. Ma prima di tutto questo, Piero Angela è stato un grande italiano. Uno dei più amati. Da tutti: progressisti e conservatori, vecchi e giovani. Soprattutto giovani, che accorrevano in massa, cuore in gola e taccuino in mano, ovunque lui fosse invitato su un palco a parlare del mondo e di sé.

Mi sono chiesto spesso quali fossero i “segreti” della sua formidabile popolarità. E mi sono sempre risposto allo stesso modo: non ci sono segreti, ma solo le qualità che servirebbero a questo Paese diviso, disuguale e disincantato. Lui, per come era e per come si mostrava, queste qualità le riassumeva tutte. L’arte del dubbio e la fede nella ragione umana, alla quale «nessun essere vivente e senziente può resistere». La semplicità e la chiarezza, principi scomodi «perché ti obbligano a non barare». L’umiltà e la capacità di ascolto, che ti inducono a «cercare sempre la critiche tra la gente». La curiosità e la felicità della scoperta, ispirate all’idea che «se accetti di uscire dal recinto accadono cose straordinarie». Ma poi soprattutto due pregi ulteriori, che lo rendevano così unico e prezioso nell’era delle Grandi Crisi di oggi.

La gentilezza e il rispetto, le cui radici antiche e piemontesi ti spingono a essere «forte dentro e cortese fuori». E lo sguardo positivo e sempre aperto sul futuro, nella certezza che “siamo un Paese straordinario, nonostante tutto, dove ci sono tante intelligenze individuali e manca solo un’intelligenza di sistema”. Il nostro caro Angela ci saluta nel pieno di una campagna elettorale dove non c’è traccia dell’inestimabile tesoro che ci lascia. In una delle magnifiche “lezioni” che venne a donarci in studio a Ballarò, su Raitre nel 2015, lui che di politica parlava sempre poco e malvolentieri mi disse: «Oggi la classe politica è totalmente sbilanciata sul versante della distribuzione, cioè la ricerca dei consensi, mentre è estremamente carente sul versante della produzione di ricchezza, che è alla base della crescita.

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