L’ultima lezione di Piero Angela

ALESSANDRA COMAZZI

Da certe persone ti aspetti l’immortalità, la Regina Elisabetta, Clint Eastwood, Piero Angela. Ma poi accade. E così ieri, con un breve messaggio del figlio Alberto sui social, «Buon viaggio, papà», e soprattutto con uno suo pubblicato nella pagina di Superquark, si è congedato a 93 anni (ne avrebbe compiuti 94 il 22 dicembre) questo giornalista, pianista, divulgatore, scienziato-non scienziato con 12 lauree honoris causa, una quarantina di libri, onorificenze di ogni ordine e grado, uomo di tv amatissimo e torinesità da gran signore.

Era infatti nato per l’esattezza in corso Galileo Ferraris 14, nel 1928. Diceva di aver imparato la razionalità dal padre Carlo, medico, antifascista, insignito dell’onorificenza di “Giusto tra le nazioni” per aver aiutato molti ebrei durante la Shoah. Il giovane Piero frequentò il Liceo d’Azeglio, il liceo dell’aristocrazia e della buona borghesia, era un ragazzo molto curioso e a scuola si annoiava. Ma il pianoforte lo appassionava. E lo appassionò per tutta la vita. Così come per tutta la vita l’ha accompagnato la curiosità, lo ha sostenuto l’originalità.

Dunque per salutare tutti ha scritto sapete quei messaggi dei telefilm, se leggi questa lettera, se guardi questo video, vuol dire che io non ci sono più. Ecco, più o meno. «Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi». Ritmi che fino a mercoledì scorso, il 10 agosto, forse non casualmente classica notte delle stelle cadenti, lui ha rispettato davanti alle telecamere, presentando una nuova puntata di Superquark su Rai1. La prima parte era dedicata al gioco della seduzione. «Trovare il partner giusto non è facile per nessuno – diceva con quel fare cui il tempo non aveva appannato la proverbiale ironia – per certe specie animali è ancora più difficile. Per riprodursi hanno sviluppato strategie straordinarie». E via con quegli a loro volta straordinari documentari della Bbc con riprese di mirabolante definizione, dove c’è sempre qualcosa da imparare.

Imparare. Una parola chiave per comprendere il lungo percorso umano e professionale che ha portato questo jazzista/giornalista a diventare un non-scienziato più convincente di uno scienziato. È impressionante constatare come, nell’inevitabile girotondo dei social, Piero Angela sia persona, non personaggio, di gradimento trasversale. Qualcuno lo avrebbe voluto persino presidente della Repubblica, o moderatore super partes nel dibattito tra i candidati di svariate elezioni fa, Prodi e Berlusconi. Ma lui aveva declinato l’invito. Non si occupava di politica in senso stretto, ma in senso etimologico, la polis dei Greci, la vita delle città e soprattutto degli abitanti. Aveva cominciato la sua attività di divulgatore, di giornalista scientifico, negli Anni 70 e non ha mai smesso fino a mercoledì scorso. Quark, 1981, il capostipite di tante germinazioni, è un nome tratto dalla fisica delle particelle, «è un po’ come un andare dentro le cose», aveva spiegato. Scegliendo come sigla L’aria sulla quarta corda di Bach. Molta cultura, molta sapienza, nessuna apparenza.

Gli riuscì pure, tra un Quark, un Superquark, un Ulisse, un Viaggio nel cosmo, un esperimento finale, su RaiPlay, nel 2020, anno di pandemia e di paura. Proprio in quel momento così difficile, lui, giovane novantenne, confezionò per i giovani quindicenni Prepararsi al futuro, una serie di temi sviluppati in un quarto d’ora, con l’aiuto di fumetti e slide, massimamente divulgativi e comprensibili. Le «pillole», come le chiamava, erano dedicate a macro-argomenti che lui aveva seguito per tutta la vita, e che ancora si intestardiva a voler spiegare ai ragazzi, prima ancora che agli adulti: il clima e l’energia, la genetica e l’alimentazione, gli sviluppi dell’informatica tra ricerca e intrattenimento, l’intelligenza artificiale, l’economia globale e il problema demografico, sul quale insisteva moltissimo, il lavoro e il welfare.

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