Lezioni americane sulle democrazie, nessuna libertà è data per sempre

È dunque il legislatore che deve aggiornare l’evoluzione della società alle sue leggi, mentre la Corte resta neutrale e distante. In questo cambio di fase, la democrazia americana è in piena crisi. Anche all’America servirebbe un nuovo Patto Sociale, che consenta alla nazione di ritrovare le ragioni dello stare insieme, del bene comune, del rispetto dei bisogni collettivi, della difesa delle minoranze. Se manca questo, tutto può tornare in pericolo. Il diritto di voto per i neri, l’accesso alle università per le minoranze etniche, le libertà connesse al gender, le sentenze sul matrimonio e i diritti sessuali. Una lezione imprescindibile, in vista del voto di Midterm. Non solo per Biden, che in queste ore balbetta parole di vago buon senso. Ma anche per i repubblicani moderati, che assistono al tronfio trionfo di Trump mentre vagano in una terra incognita, dove mancano anche a loro i riferimenti politico-culturali di un tempo.

Ma più in generale, la lezione americana che possiamo cogliere da questa sentenza riguarda tutti noi, che viviamo al di qua dell’Atlantico. Anche in Europa si avverte una tendenza alla Grande Restaurazione. Se parliamo di aborto, basta vedere quello che sta succedendo in Polonia, dove una legge del gennaio 2021 ha ristretto drasticamente il diritto all’interruzione di gravidanza, e dove da allora più di una donna è morta in ospedale, senza alcuna assistenza. L’ultima è Agnieszka T., di 37 anni, lasciata morire con i suoi due gemelli in grembo dai medici di Czestochowa. Ma poi anche a Malta, o in Ungheria, dove Orban ha fatto inserire in Costituzione «la tutela del feto fin dal suo concepimento». In Italia c’è chi adesso spera che la “brezza” americana attraversi l’Oceano ed arrivi fino a noi. E non è solo l’ineffabile onorevole Pillon. Per fortuna Giorgia Meloni ha detto che la normativa italiana non si tocca. Ma già ora in molte strutture ospedaliere i medici obiettori si rifiutano di applicare la legge. E non sempre le Regioni sono attente a farle rispettare come dovrebbero. Bisogna dire no a queste tentazioni di nuovo Medioevo, che colpiscono le donne ma alla fine danneggiano tutti. La legge 194 è una conquista intangibile. In passato, c’è stato un tempo in cui non sono mancati gli abusi, e l’interruzione di gravidanza è stata usata come metodo contraccettivo. Non è più così. Oggi la pillola è di uso comune. E l’aborto rimane una tragedia immensa, che ogni donna affronta quando non può farne a meno, prima di tutto per ragioni di salute, con grande dolore e con profonda consapevolezza. Difendere il diritto all’interruzione di gravidanza non è gridare sì alla morte, ma dire sì alla vita della donna, che è la sola a poter decidere del proprio corpo, nel rispetto delle leggi dello Stato. Ma perché tutto questo accada, occorre che il patto tra lo Stato e i cittadini si rinnovi ogni volta, e che le istituzioni e la società civile siano unite nella condivisione dei valori fondamentali. Oggi le democrazie sono fragili, stremate, e per questo faticano a riconoscere e tutelare i diritti di tutti. Hanno bisogno di manutenzione e di cura quotidiana. E la cura è la politica, che produce inclusione e partecipazione. Tutto quello che stiamo perdendo. E che dovremmo recuperare, evitando il conflitto e la polarizzazione. È la morale di Roth: «Io prendo posizione per qualcosa di assai meno importante che aprire ogni cosa a colpi d’ascia: si chiama tranquillità». Se c’è in giro una “forza tranquilla”, nelle democrazie occidentali, è ora che batta un colpo.

LA STAMPA

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