Ballottaggio, cosa si giocano i leader: le sfide di Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta, Conte e Calenda

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Silvio Berlusconi

Enrico Letta

Se il secondo turno delle Amministra-tive fosse una competizione stile «notte degli Oscar», allora Enrico Letta passerebbe l’intera giornata di oggi nell’attesa di capire se porterà a casa entrambi i premi, uno solo oppure nessuno. Perché sono due le «statuet-te» per cui concorre il segretario del Pd: la prima è quella del leader del «miglior partito», la seconda come regista della «migliore coalizione». Per portare il Pd nell’ideale pole position delle Politiche 2023, Regionali siciliane in ottobre permettendo, a Letta basta vincere in almeno 5 delle 7 città capoluogo in cui il centrosinistra si presenta in vantaggio già al primo turno (Como, Verona, Alessandria, Parma, Cuneo, Piacenza, Lucca), di cui solo due (Cuneo e Lucca) hanno un sindaco progressista. Per tenere in piedi il sogno del «campo largo», due vittorie sono imprescindibili: Verona e Alessandria, dove il Pd corre a braccetto coi 5 Stelle.

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Enrico Letta

Giuseppe Conte

Il conto riservato all’ex presidente del Consiglio da questa tornata di elezioni amministrative si era già rivelato salatissimo ancor prima del primo turno.
Il Movimento Cinque Stelle da lui guidato si è presentato al voto praticamente senza candidati sindaci e con presenze sulla lista elettorale ridotte quasi al lumicino.
La performance nelle urne ha peggiorato un quadro di per sé drammatico,
con sofferenze che la scissione di Luigi Di Maio non ha fatto che acuire. Ribaltare una sconfitta conclamata è impossibile ma la strada per uscirne quantomeno a testa alta non è del tutto sbarrata. Occhio quindi ai candidati sindaci sostenuti dal M5S insieme al Pd: da Damiano Tommasi (Verona) e Giorgio Abonante (Alessandria), che partono in vantaggio; da Domenico Marzi (Frosinone) e Nicola Fiorita (Catanzaro), che invece inseguono. Con un incredbile en plein, l’avvocato del popolo ritroverebbe un mezzo sorriso.

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Giuseppe Conte

Carlo Calenda

A 10 anni dalla «foto di Vasto», che scandì il tempo dell’ascesa e poi del rapido tracollo del vecchio centrosinistra a trazione Bersani-Vendola-Di Pietro, alle 23 di stasera, a urne chiuse, in tanti passeranno in rassegna la «foto di Lucca», che ritrae Calenda e Letta insieme al comizio di chiusura del candidato sindaco del centrosinistra Francesco Raspini. Nel primo turno, il leader di Azione ha testato «la scelta molto radicale» (ipse dixit) di andare da solo a L’Aquila, Palermo, Catanzaro e Parma. Stasera guarderà a Lucca per capire l’effetto che fa vincere o perdere a braccetto col partito che l’ha candidato alle Europee, di cui però non condivide l’alleanza con i 5 Stelle. Se il centrosinistra vincesse nel capoluogo toscano e arretras-se là dove c’è lo zampino di Conte, Calenda avrebbe solo da premere «invio» sui tweet che gli vengono ormai in automatico. In caso contrario, continuerà a tessere la tela riformista. Rigorosamente, senza Di Maio.

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Carlo Calenda

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