La legge sul fine vita in Parlamento rischia di fare la fine del ddl Zan

di Simone Alliva

Battaglia in aula sugli emendamenti. In arrivo dal centrodestra la richiesta del voto segreto. Con cui si è affossata la legge contro l’omotransfobia. Intanto, fuori dai Palazzi, sono già oltre 100 i nomi di chi ha scelto di sostenere il Referendum Eutanasia Legale

A bassa voce lo ripetono tutti, con rassegnazione o con gioia, dipende dal partito di appartenenza: la legge sul suicidio assistito è destinata a far la fine del ddl Zan al voto segreto.

«Fiducioso» si dice Nicola Provenza del M5S relatore del fine-vita insieme ad Alfredo Bazoli del Partito Democratico, quest’ultimo, paventa: «Cauto ottimismo» e aggiunge: «Questo è un testo che ha cercato di trovare un punto di mediazione. Non mi aspetto che il centrodestra voti a favore ma che non faccia ostruzionismo. E che alcuni esponenti votino in dissenso al gruppo».

Aspettative alte per l’approvazione alla Camera. Ma come sempre, in politica, quello che si dice sottovoce è quello che conta. In mattinata il segretario del PD Enrico Letta e la Capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, indicano la linea durante una riunione su Zoom in diretta con il gruppo dem: «Ci teniamo saldi sul testo uscito dalla commissione».

A fine riunione il Transatlantico ribolle di deputati che si sfogano protetti dall’anonimato: «Così si va a sbattere». Il testo non convince molti dem. Tra i punti più discussi, ad esempio, quello sulle cosiddette ‘cure palliative’, richiesta del centrodestra accolta dal fronte Pd-M5s (la persona deve essere stata “previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate”). «Una scelta che esclude buona parte dei cittadini italiani. Alle cure palliative possono avere accesso solo pochissimi cittadini in pochissime città e questo è di per sé discriminatorio», lamentano. Oppure: «Una persona come Dj Fabo non avrebbe avuto accesso a questa legge perché non era in condizione di fine vita. Questo testo va anche contro le decisioni della sentenza». Spaccature che spalleggiano Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni e forte del successo del referendum per legalizzare l’eutanasia, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che tra pochi giorni (15 febbraio) potrebbe considerare legittimo. Cappato osserva come: «Le nuove norme del ddl non migliorano il quadro, perché escludono chi non è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, come i malati di tumore, e non fissano tempi certi. Anzi, fanno dei passi indietro su obiezione di coscienza, sofferenza psichica e cure palliative».

Il ddl, infatti, rischia proprio di scontrarsi con la sentenza attesa per la prossima settimana (il 15 febbraio) della Corte Costituzionale sul referendum dell’Associazione Coscioni che ha già raccolto oltre 100 i nomi di chi ha scelto di sostenere il Referendum Eutanasia Legale, promosso e finanziato dall’Associa-zione Luca Coscioni, ed e’ pronto ad attivarsi e a votare si’, nel caso in cui il Referendum sia considerato ammissibile dalla Corte Costituzionale.

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