Mimmo Lucano derubava i migranti, le motivazioni della sentenza: “Agiva con logica predatoria”

Il tribunale di Locri scrive che “nelle numerosissime pagine di intercettazioni e di documenti che saranno esaminati non vi è alcuna traccia dei fantomatici “reati di umanità” che sono stati in più occasione evocati da più parti, in quanto le vorticose sottrazioni che sono state compiute non servivano affatto a migliorare il sistema di accoglienza e la qualità dell’integrazione dei migranti, ma solo a trarre profitto, nelle diverse forme che non avranno nessuna connotazione altruistica, né alcunchè di edificante”.

E ancora: “ Lucano Domenico ed i suoi più stretti collaboratori, utilizzando liberamente le somme che venivano erogate per i progetti Sprar, Msna e Cas, come fossero proprie, le destinavano per l’acquisto di beni che non avevano alcuna connessione con le finalità per le quali quegli importi erano stati erogati, in quanto essi non venivano per nulla investiti per l’accoglienza e per l’integrazione dei migranti (come avrebbe dovuto essere), ma semplicemente impiegati o per la soddisfazione di interessi propri ( tra cui figuravano numerosi e costosi viaggi all’estero o l’acquisto di beni di arredo per le rispettive abitazioni), o anche per valorizzare il territorio di Riace, a cui era soprattutto interessato Lucano Domenico.

Quest’ultimo ne riceveva, infatti, un forte ritorno di immagine, da capitalizzare a livello politico, che veniva attuato sia mediante l’acquisito di beni strumentali per la realizzazione di un frantoio (che, però, veniva intestato all’associazione Città Futura), sia rimodernando in modo lussuoso numerose case (alcune delle quali destinate a persone molto vicine a lui, tra cui la sua compagna Tesfahun Lemlem)”. 

Secondo i magistrati Riace era modello sì, ma di “benefici invertiti, che venivano realizzati per fini esclusivamente privati, sfruttando la falsa retorica della realizzazione di un interesse pubblico, laddove invece quest’ultimo veniva costantemente umiliato dalle condotte predatorie di cui si diceva, che erano alimentate dagli appetiti più svariati e dalle plurime ambizioni private, spesso declinate in chiave politica”.

IL TEMPO

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