Il bivio del Quirinale, Draghi ai giovani: “Cerco la mia strada”

A 74 anni Draghi è di fronte a un bivio: restare a Palazzo Chigi, costruire su di sé un’alternativa politica al sovranismo, in Italia e in Europa, o trasferire la propria riconosciuta autorevolezza al Quirinale, dove vestirebbe i panni del garante costituzionale della stabilità economica. Sono scelte che in fondo possiedono la stessa drammatica intensità di quelle di un ragazzo o di una ragazza di fronte all’università, al lavoro, a un viaggio che ti può cambiare la vita o più semplicemente al tiro da tre che vale una partita di pallacanestro. Vinci, o non vinci. I pareggi non esistono. Soprattutto in politica. E dopotutto è quello che giorno dopo giorno i partiti gli stanno chiedendo. Di scegliere. Di battere un colpo, di segnare un punto. Ma mentre Silvio Berlusconi continua la sua campagna presidenziale e il nome di Paolo Gentiloni viene gettato nella rissa dei totonomi per il Quirinale da un pezzo di Pd, segretamente sostenuto da fronde disorganizzate di 5 Stelle, Draghi appare impermeabile alle pressioni. Una imperturbabilità che, davanti ai ragazzi di Save the children, riveste di quell’orgoglio che suona bene in romanesco: «Io so’ così, non è che mi cambiano».

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