G20, la spinta dei Grandi a Roma: vaccini al 70% nel mondo

di Viviana Mazza

Nei Paesi ricchi quasi 3 persone su 4 hanno ricevuto la prima dose, ma in quelli poveri si crolla al 3%. Sì all’imposta globale per le multinazionali. Per Biden si tratta di un «accordo storico». Si negozia sulle emissioni, ma sul clima c’è tensione

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Un impegno ambizioso per appianare le diseguaglianze sui vaccini, cui dovranno seguire però i fatti. Un accordo sulla tassa minima globale per le più grosse corporation, iniziativa portata avanti dalla Casa Bianca che ha avuto più successo a venderla nel mondo che nel Congresso Usa. Nessun passo avanti per ora sui cambiamenti climatici. Si conclude così la prima giornata del G20 dei leader a Roma . Il summit è iniziato con il benvenuto del presidente del Consiglio Mario Draghi ai capi di stato e di governo , salutati uno per uno, al loro arrivo alla Nuvola dell’Eur — chi con un quasi-abbraccio come Joe Biden o Emmanuel Macron, chi come Jair Bolsonaro con sorrisi a distanza di sicurezza. Poi la «foto di famiglia» con il personale sanitario.

La pandemia

Oltre il 70 per cento della popolazione nei Paesi ricchi ha ricevuto almeno una dose di vaccino mentre nei più poveri questa percentuale crolla al 3 per cento, ha detto Draghi: differenze «moralmente inaccettabili che minano la ripresa globale». I leader si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo, indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, a vaccinare il 40 per cento della popolazione globale entro il 2021 e il 70 per cento entro la metà del 2022. Ma per farlo davvero saranno necessarie non solo promesse di donare dosi, ma tra le altre cose una effettiva prevedibilità nella loro consegna, investimenti anche nella ricerca, l’abbattimento di barriere commerciali.

La tassa minima globale

I leader del G20 hanno formalmente approvato la tassa minima globale del 15 per cento sugli utili delle grandi multinazionali , un accordo che dovrà essere trasformato in norme vere e proprie nei singoli Paesi. Biden, che sta avendo difficoltà a convincere il suo stesso partito ad aumentare le tasse per finanziare il suo piano per la spesa pubblica, definisce la tassa minima globale una svolta storica «per i lavoratori, i contribuenti e le aziende in America», un’intesa che «ridisegna le regole dell’economia globale» e la prova che la Casa Bianca sta perseguendo una «politica estera per il ceto medio».

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